Il Reverendo
di
reginella24
genere
dominazione
Era una caldissima estate. Umida e opprimente. Mi trovavo nella piazza della chiesa a giocare a palla. Avendo sempre odiato il calcio, mi trovavo per questo, come sempre, a coprire il ruolo di portiere.
La pallonata mi arrivò in faccia all'improvviso e non riuscii ad evitarla.
Caddi a terra, naso sanguinante e leggera perdita di sensi. Un signore che si trovava a poca distanza corse verso di me. Mi prese in braccio e mi portò verso la fontanella d'acqua adiacente all'entrata della canonica.
Cominciò a bagnarmi fronte e polsi. Ripresi subito conoscenza. "Tutto bene?" chiese. Io, ancora un po' intontito, dissi che stavo meglio.
Lo schiamazzo attirò l'attenzione del parroco che uscì chiedendo cosa fosse successo. Dopo un sommario resoconto, cominciò la ramanzina su quanto fossero pericolosi certi giochi (!) e invitò gli altri ragazzi a cambiare terreno di gioco.
Poi, rivoltosi al mio premuroso salvatore, disse:" Forse è meglio che il ragazzo si riposi un po' all'interno. Fa molto caldo, mentre dentro c'è una fresca temperatura che lo rimetterà in sesto subito.
"Buonasera! Vada pure. E grazie per l'aiuto". L'altro salutò devotamente e se ne andò. Entrammo.
Mi investì una zaffata di aria viziata e di esalazioni di candele accese.
L'ambiente era in totale penombra. Una porta finestra, che dava in un cortile interno, faceva intravedere uno splendido fico sui cui rami erano posate delle splendide colombe bianche. Era sufficiente. Diedi subito un valore mistico a ciò che vedevo. In quel periodo io, acerbo teenager, passavo il mio tempo tra messe e funzioni religiose. I miei genitori, devoti, pii ed intrisi di una morbosa religiosità, avevano come unico scopo nella vita l'assicurare ai figli una sana e ipocrita educazione.
Nutrivano per il parroco una sconfinata ammirazione e, io pure, lo consideravo un essere divino al di sopra della povera gente del paesello.
Il parroco aveva circa 55 anni. Alto e di aspetto trasandato, viso rubicondo, cento chili di peso.
Io vestivo un paio di calzoncini attillati ed una maglietta aderente.
Il mio corpo, ricordava molto quello delle mie coetanee femminucce.
Avevo un fisico esile, ma con le rotondità al posto giusto che mi davano delle fattezze femminili.
Il mio culetto, molto tonico, era un'esplosione di gioia.
Mi fece accomodare sul grande divano. Sedette vicino a me. La logora tonaca che portava, puzzava di stantìo. Mi cinse le spalle con un braccio dicendo, in modo lascivo: "Stai meglio? Sembrerebbe di si. Vuoi bere qualcosa?" E senza aspettare la mia risposta, si allontanò tornando poco dopo con una bottiglia di scadente brandy. "Questo rosolio ti farà riacquistare subito le forze, vedrai! Mi riempì un bicchiere mal lavato e me lo porse. Ne versò un'abbondante razione anche per lui.
"Tutto in un sorso! Se no non fa effetto!" Naturalmente seguii il suo consiglio. Non avevo mai bevuto, sino ad allora, nessun alcolico.
Mi andò di traverso. Tossii forte. La gola bruciava.
Subito dopo, provai un rilassamento mai provato prima. Il prete, nel frattempo, era già al terzo bicchierone. Ricordo che i suoi occhi cambiarono luce. Sembrava emozionato. Ora posso dire che era semplicemente eccitato.
"Ora devi pregare con me, tesoro". Mentre sciorinava suppliche al Padre Eterno, mi prese la mano. La sua, grassoccia, sudava copiosamente.
E, senza interrompere la preghiera e senza guardarmi, portò la mia tenera manina al suo basso ventre. Mi colpì la cosa durissima che la tonaca nascondeva. Ero incuriosito. Per me era solo un nuovo cerimoniale religioso. La mia educazione sessuale era pari a zero. I genitori non parlavano di queste cose e, con gli amici, si faceva solo qualche stupido commento sulle nostre coetanee.
Ansimava. Mi chiese se volevo vedere lo scettro. Proprio così. Lo chiamò "scettro". Risposi affermativamente. Sollevando la lercia tonaca, liberò un enorme cazzo perfettamente eretto e di una solidità marmorea. Disse sottovoce: "Ti piace?"
Io, complice il brandy che mi aveva notevolmente ubriacato, feci un cenno affermativo con il capo.
"Puoi toccarlo, se vuoi". La mia manina lo prese curiosa, ma non riusciva a chiudere la circonferenza dell'enorme uccello. Penso che superasse i 20 centimetri, mentre il diametro non era inferiore ai 4. Istintivamente, lui allargò le gambe, si tolse la tonaca, e si spogliò completamente. Il suo enorme ventre da beone, mi dava un non so che di rassicurante e di potente. Ora la proporzione di quel duro manganello era mostruosa. La mia mano iniziò a manovrare l'asta. Lo facevo con amore e devozione. Mi trovavo davanti al rappresentante di Dio in terra. Doveva per forza essere qualcosa di lecito. Sentivo un odore penetrante. Provavo una strana eccitazione. Dopo aver versato un’altra abbondante razione di brandy a tutti e due e dopo aver bevuto, mi prese bruscamente per la nuca e portò la mia dolce boccuccia verso la sua verga. A malapena mi entrava in bocca, ma, in modo istintivo cominciai a succhiare appassionatamente. Lui strabuzzava gli occhi e sussurrava: "Brava! Così! Tra poco arriva il premio! Quando arriva il premio, non ti deve sfuggire una sola goccia del miele bianco che sgorgherà nella tua bocca. Hai capito?" Con un mugolio feci capire che avevo inteso. Tornai a concentrarmi verso l'enorme attrezzo che odorava di pipì e di sborra. Dopo aver ripetutamente ripassato la lingua sul rosso glande e aver succhiato (come da suo consiglio) le enormi palle gonfie, lo presi in bocca nell'esatto istante in cui si produceva in un'eruzione violenta di sborra. Ingoiai. Ma il flusso era talmente copioso che lo sperma iniziò a colare lungo le pareti del durissimo cazzone.
Il miele lo ingoiai comunque tutto. Lo ripulii con voracità. La sua lingua e il suo fiato maleodorante mi entrarono in bocca. Lappava residui di sborra talmente densa che sembrava incollata. Penso che il prete non sborrasse da mesi. E' raro vedere uno schizzo di tale portata in un maschio.
Si alzò in preda ai tremori. Mise la segreteria al telefono di casa e mi invitò ad andare al piano superiore. La sua stanza da letto comprendeva un letto matrimoniale (non ad una piazza e mezza come per tutti i religiosi) e un mobilio veramente povero. L'immancabile Vangelo sul comodino, parlava, la sera, con l'uomo di Dio.
Aprì un piccolo armadio. Tirò fuori delle calze bianche. Molto belle. Me le fece mettere. Cadevano. Un reggicalze risolse il problema. Mi fece calzare, in totale adorazione, delle perfette scarpe bianche con un altissimo tacco. Perfette. Numero 36.
Una parrucca bionda mi aveva trasformato. Quando mi truccò, specchiandomi nel lordo specchio, mi piacqui. Il mio corpo non aveva ancora un solo pelo, e quando mi frizionò la pelle con un profumo dolciastro e volgare, mi vidi stranamente "femmina". Mi bisbigliò: "Io ti ho battezzato, ti ho fatto entrare nella comunità dei fedeli con la comunione. Ora, c'è un altro passo da fare. Sarà bello, vedrai.. " Prese un barattolo di plastica, lo aprì, e presa una sostanza densa e oleosa con due dita, se la spalmò sull'uccellone che non aveva mai perso la sua maestosità. "Mettiti a pecorina!" comandò. Non sapevo cosa volesse dire. Lo capii quando, con uno strattone, mi fece mettere nella posizione desiderata. La sua lingua iniziò a ripassarmi con voluttà il buco del culo. Venni posseduto da uno strano desiderio. Iniziai a gemere. Era bello. Il mio essere stava per essere violato. Solo che non lo sapevo ancora.
Dopo un'assatanata scorpacciata del mio culo, si inginocchiò dietro di me. Sentii la grossa cappella appoggiarsi fremente al mio orifizio. Entrò. Solo la gigantesca cappella. Urlai. Il dolore era profondo. Dissi: "No! Mi fa male!" Cominciai a singhiozzare.
Lui non si fermò. Anzi, lo sentivo più deciso, più forte. Più cattivo.
Non dimenticherò mai quella prima volta. L'asta venne spinta fino in fondo, brutalmente. Lanciai un urlo straziante. Rimase perfettamente immobile, ansimando. Il mio buco del culo, completamente dilatato, era interamente riempito da quel durissimo membro. Il dolore si attenuò. L'abbondante lubrificante di cui era cosparso il magnifico arnese, faceva il suo lavoro.
Iniziò un'assatanata cavalcata. Si sollevò, e in quel modo, l'enorme stantuffo entrava dall'alto dentro di me. Non smetteva più. Ora parlava a voce alta: "Ti inculo puttana! Dio Porco quanto mi piaci!" Capii che qualcosa non andava. L'uomo di Dio bestemmiava? Non poteva essere! Mi balenò il dubbio che forse non era il rappresentante sulla terra dell'Onnipotente. L'inculata aumentò di intensità. L'urlo del prete che seguiva una colorita bestemmia, mi assordò. Mi sentii riempire. Il fiume di sborra che entrava violentemente in me, mi fece godere. Era la prima volta. Dopo aver dato gli ultimi violenti colpi ed avermi assestato potenti schiaffi sui glutei, tremò. Uscì da me. Istintivamente, leccai la sborra che continuava ad uscire con potenti fiotti, dall'uccello del prete.
Ebbi paura quando vidi il grosso affare completamente insanguinato.
"E' normale tesoro..." disse il religioso.
Mi fece fare una doccia, mi pulì il viso, e con l'enorme mano, mi spalmò sul buco del culo un unguento che mi fece stare meglio.
"Questo è un segreto tra te, me, e Dio" disse. "Ora vai a casa".
Barcollante, uscii dalla canonica. Quando arrivai a casa, mia madre mi guardò sospettosa. "Che hai?. Stai male? Ma... puzzi di alcol!"
Spiegai cosa era successo (tralasciando naturalmente il magistrale pompino che avevo fatto al prete e la bestiale inculata).
Parlai della pallonata e del liquore che mi aveva dato il parroco. Il ceffone arrivò violento: "mi vorresti far credere che quel sant'uomo ti ha fatto bere?!". Secondo ceffone. "Bugiardo!" Ora vai nella tua stanza e stasera salti la cena! Non dirò nulla a tuo padre altrimenti ti ammazza di botte".
Piangendo, scivolai in camera mia. Mi calmai. Ero abituato ad essere considerato un mentitore di prima categoria.
Mi toccai le parti intime. Il cazzo si stava indurendo. Ero un uomo. Anzi, ero donna.
Mi resi conto, un po' in colpa, di desiderare nuovamente di essere montata. Al più presto.
Le vacanze estive erano ancora lunghe. Sicuramente, a breve, avrei rivisto quell'orco in abito talare che mi aveva svelato quanto è favoloso prendersi una nerchia di quelle dimensioni nel buco del culo.
reginella2462@virgilio.it
La pallonata mi arrivò in faccia all'improvviso e non riuscii ad evitarla.
Caddi a terra, naso sanguinante e leggera perdita di sensi. Un signore che si trovava a poca distanza corse verso di me. Mi prese in braccio e mi portò verso la fontanella d'acqua adiacente all'entrata della canonica.
Cominciò a bagnarmi fronte e polsi. Ripresi subito conoscenza. "Tutto bene?" chiese. Io, ancora un po' intontito, dissi che stavo meglio.
Lo schiamazzo attirò l'attenzione del parroco che uscì chiedendo cosa fosse successo. Dopo un sommario resoconto, cominciò la ramanzina su quanto fossero pericolosi certi giochi (!) e invitò gli altri ragazzi a cambiare terreno di gioco.
Poi, rivoltosi al mio premuroso salvatore, disse:" Forse è meglio che il ragazzo si riposi un po' all'interno. Fa molto caldo, mentre dentro c'è una fresca temperatura che lo rimetterà in sesto subito.
"Buonasera! Vada pure. E grazie per l'aiuto". L'altro salutò devotamente e se ne andò. Entrammo.
Mi investì una zaffata di aria viziata e di esalazioni di candele accese.
L'ambiente era in totale penombra. Una porta finestra, che dava in un cortile interno, faceva intravedere uno splendido fico sui cui rami erano posate delle splendide colombe bianche. Era sufficiente. Diedi subito un valore mistico a ciò che vedevo. In quel periodo io, acerbo teenager, passavo il mio tempo tra messe e funzioni religiose. I miei genitori, devoti, pii ed intrisi di una morbosa religiosità, avevano come unico scopo nella vita l'assicurare ai figli una sana e ipocrita educazione.
Nutrivano per il parroco una sconfinata ammirazione e, io pure, lo consideravo un essere divino al di sopra della povera gente del paesello.
Il parroco aveva circa 55 anni. Alto e di aspetto trasandato, viso rubicondo, cento chili di peso.
Io vestivo un paio di calzoncini attillati ed una maglietta aderente.
Il mio corpo, ricordava molto quello delle mie coetanee femminucce.
Avevo un fisico esile, ma con le rotondità al posto giusto che mi davano delle fattezze femminili.
Il mio culetto, molto tonico, era un'esplosione di gioia.
Mi fece accomodare sul grande divano. Sedette vicino a me. La logora tonaca che portava, puzzava di stantìo. Mi cinse le spalle con un braccio dicendo, in modo lascivo: "Stai meglio? Sembrerebbe di si. Vuoi bere qualcosa?" E senza aspettare la mia risposta, si allontanò tornando poco dopo con una bottiglia di scadente brandy. "Questo rosolio ti farà riacquistare subito le forze, vedrai! Mi riempì un bicchiere mal lavato e me lo porse. Ne versò un'abbondante razione anche per lui.
"Tutto in un sorso! Se no non fa effetto!" Naturalmente seguii il suo consiglio. Non avevo mai bevuto, sino ad allora, nessun alcolico.
Mi andò di traverso. Tossii forte. La gola bruciava.
Subito dopo, provai un rilassamento mai provato prima. Il prete, nel frattempo, era già al terzo bicchierone. Ricordo che i suoi occhi cambiarono luce. Sembrava emozionato. Ora posso dire che era semplicemente eccitato.
"Ora devi pregare con me, tesoro". Mentre sciorinava suppliche al Padre Eterno, mi prese la mano. La sua, grassoccia, sudava copiosamente.
E, senza interrompere la preghiera e senza guardarmi, portò la mia tenera manina al suo basso ventre. Mi colpì la cosa durissima che la tonaca nascondeva. Ero incuriosito. Per me era solo un nuovo cerimoniale religioso. La mia educazione sessuale era pari a zero. I genitori non parlavano di queste cose e, con gli amici, si faceva solo qualche stupido commento sulle nostre coetanee.
Ansimava. Mi chiese se volevo vedere lo scettro. Proprio così. Lo chiamò "scettro". Risposi affermativamente. Sollevando la lercia tonaca, liberò un enorme cazzo perfettamente eretto e di una solidità marmorea. Disse sottovoce: "Ti piace?"
Io, complice il brandy che mi aveva notevolmente ubriacato, feci un cenno affermativo con il capo.
"Puoi toccarlo, se vuoi". La mia manina lo prese curiosa, ma non riusciva a chiudere la circonferenza dell'enorme uccello. Penso che superasse i 20 centimetri, mentre il diametro non era inferiore ai 4. Istintivamente, lui allargò le gambe, si tolse la tonaca, e si spogliò completamente. Il suo enorme ventre da beone, mi dava un non so che di rassicurante e di potente. Ora la proporzione di quel duro manganello era mostruosa. La mia mano iniziò a manovrare l'asta. Lo facevo con amore e devozione. Mi trovavo davanti al rappresentante di Dio in terra. Doveva per forza essere qualcosa di lecito. Sentivo un odore penetrante. Provavo una strana eccitazione. Dopo aver versato un’altra abbondante razione di brandy a tutti e due e dopo aver bevuto, mi prese bruscamente per la nuca e portò la mia dolce boccuccia verso la sua verga. A malapena mi entrava in bocca, ma, in modo istintivo cominciai a succhiare appassionatamente. Lui strabuzzava gli occhi e sussurrava: "Brava! Così! Tra poco arriva il premio! Quando arriva il premio, non ti deve sfuggire una sola goccia del miele bianco che sgorgherà nella tua bocca. Hai capito?" Con un mugolio feci capire che avevo inteso. Tornai a concentrarmi verso l'enorme attrezzo che odorava di pipì e di sborra. Dopo aver ripetutamente ripassato la lingua sul rosso glande e aver succhiato (come da suo consiglio) le enormi palle gonfie, lo presi in bocca nell'esatto istante in cui si produceva in un'eruzione violenta di sborra. Ingoiai. Ma il flusso era talmente copioso che lo sperma iniziò a colare lungo le pareti del durissimo cazzone.
Il miele lo ingoiai comunque tutto. Lo ripulii con voracità. La sua lingua e il suo fiato maleodorante mi entrarono in bocca. Lappava residui di sborra talmente densa che sembrava incollata. Penso che il prete non sborrasse da mesi. E' raro vedere uno schizzo di tale portata in un maschio.
Si alzò in preda ai tremori. Mise la segreteria al telefono di casa e mi invitò ad andare al piano superiore. La sua stanza da letto comprendeva un letto matrimoniale (non ad una piazza e mezza come per tutti i religiosi) e un mobilio veramente povero. L'immancabile Vangelo sul comodino, parlava, la sera, con l'uomo di Dio.
Aprì un piccolo armadio. Tirò fuori delle calze bianche. Molto belle. Me le fece mettere. Cadevano. Un reggicalze risolse il problema. Mi fece calzare, in totale adorazione, delle perfette scarpe bianche con un altissimo tacco. Perfette. Numero 36.
Una parrucca bionda mi aveva trasformato. Quando mi truccò, specchiandomi nel lordo specchio, mi piacqui. Il mio corpo non aveva ancora un solo pelo, e quando mi frizionò la pelle con un profumo dolciastro e volgare, mi vidi stranamente "femmina". Mi bisbigliò: "Io ti ho battezzato, ti ho fatto entrare nella comunità dei fedeli con la comunione. Ora, c'è un altro passo da fare. Sarà bello, vedrai.. " Prese un barattolo di plastica, lo aprì, e presa una sostanza densa e oleosa con due dita, se la spalmò sull'uccellone che non aveva mai perso la sua maestosità. "Mettiti a pecorina!" comandò. Non sapevo cosa volesse dire. Lo capii quando, con uno strattone, mi fece mettere nella posizione desiderata. La sua lingua iniziò a ripassarmi con voluttà il buco del culo. Venni posseduto da uno strano desiderio. Iniziai a gemere. Era bello. Il mio essere stava per essere violato. Solo che non lo sapevo ancora.
Dopo un'assatanata scorpacciata del mio culo, si inginocchiò dietro di me. Sentii la grossa cappella appoggiarsi fremente al mio orifizio. Entrò. Solo la gigantesca cappella. Urlai. Il dolore era profondo. Dissi: "No! Mi fa male!" Cominciai a singhiozzare.
Lui non si fermò. Anzi, lo sentivo più deciso, più forte. Più cattivo.
Non dimenticherò mai quella prima volta. L'asta venne spinta fino in fondo, brutalmente. Lanciai un urlo straziante. Rimase perfettamente immobile, ansimando. Il mio buco del culo, completamente dilatato, era interamente riempito da quel durissimo membro. Il dolore si attenuò. L'abbondante lubrificante di cui era cosparso il magnifico arnese, faceva il suo lavoro.
Iniziò un'assatanata cavalcata. Si sollevò, e in quel modo, l'enorme stantuffo entrava dall'alto dentro di me. Non smetteva più. Ora parlava a voce alta: "Ti inculo puttana! Dio Porco quanto mi piaci!" Capii che qualcosa non andava. L'uomo di Dio bestemmiava? Non poteva essere! Mi balenò il dubbio che forse non era il rappresentante sulla terra dell'Onnipotente. L'inculata aumentò di intensità. L'urlo del prete che seguiva una colorita bestemmia, mi assordò. Mi sentii riempire. Il fiume di sborra che entrava violentemente in me, mi fece godere. Era la prima volta. Dopo aver dato gli ultimi violenti colpi ed avermi assestato potenti schiaffi sui glutei, tremò. Uscì da me. Istintivamente, leccai la sborra che continuava ad uscire con potenti fiotti, dall'uccello del prete.
Ebbi paura quando vidi il grosso affare completamente insanguinato.
"E' normale tesoro..." disse il religioso.
Mi fece fare una doccia, mi pulì il viso, e con l'enorme mano, mi spalmò sul buco del culo un unguento che mi fece stare meglio.
"Questo è un segreto tra te, me, e Dio" disse. "Ora vai a casa".
Barcollante, uscii dalla canonica. Quando arrivai a casa, mia madre mi guardò sospettosa. "Che hai?. Stai male? Ma... puzzi di alcol!"
Spiegai cosa era successo (tralasciando naturalmente il magistrale pompino che avevo fatto al prete e la bestiale inculata).
Parlai della pallonata e del liquore che mi aveva dato il parroco. Il ceffone arrivò violento: "mi vorresti far credere che quel sant'uomo ti ha fatto bere?!". Secondo ceffone. "Bugiardo!" Ora vai nella tua stanza e stasera salti la cena! Non dirò nulla a tuo padre altrimenti ti ammazza di botte".
Piangendo, scivolai in camera mia. Mi calmai. Ero abituato ad essere considerato un mentitore di prima categoria.
Mi toccai le parti intime. Il cazzo si stava indurendo. Ero un uomo. Anzi, ero donna.
Mi resi conto, un po' in colpa, di desiderare nuovamente di essere montata. Al più presto.
Le vacanze estive erano ancora lunghe. Sicuramente, a breve, avrei rivisto quell'orco in abito talare che mi aveva svelato quanto è favoloso prendersi una nerchia di quelle dimensioni nel buco del culo.
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