Storia di O. - parte 1

di
genere
saffico

Il racconto, di cui segue la prima parte, nasce da uno scambio di fantasie con una giovane lettrice del sito.

Mi guardo allo specchio soddisfatta ed eccitata.
Oggi devo sedurre una donna; usare i miei vent’anni anni, il mio corpo, la mia indecenza, per catturare la lussuria di una sconosciuta.
Sono un po' nervosa, lo ammetto. Sarebbe la prima volta che fotterei con una persona del mio stesso sesso ma non è questo, in realtà, a darmi inquietudine: Saffo ha sempre spadroneggiato nelle mie fantasie, guidando la mano verso orgasmi deliziosi, e non mi dispiacerebbe per nulla lesbicare.
Ciò che mi mette in ansia è altro: riuscirò a portare a termine il compito che il mio Padrone mi ha affidato? E il mio Padrone sarà soddisfatto della sua schiava?
Sì, perché io, O (come mi ha ribattezzata), mi sono concessa in schiavitù ad un Padrone ed oggi è il battesimo del fuoco, il primo ordine che devo eseguire, e non voglio assolutamente mancare gli obblighi imposti dalla mia nuova condizione.
In realtà del mio padrone non so nulla, non so chi sia, cosa faccia nella vita, dove risieda, che faccia abbia; di lui conosco solo l’immagine del membro eretto – un cazzo virile, grosso, nodoso, affascinante – e dello sperma con cui imbratta le foto dei miei piedi, delle mie mani, del mio sedere, che mi impone di mandargli.
Sconvolta, scioccata, ma attratta, dalla perversità brutale dei suoi racconti – pubblicati in un sito erotico specializzato, di cui sono curiosa lettrice – mi sono decisa a scrivergli.
A quell’uomo esperto sono bastate pochi scambi di mail per svelare, innanzitutto a me stessa, la mia natura più intima e proibita: femmina da sottomettere, schiava!
Sotto la sua guida stimolante ho portato in superficie i miei desideri più laidi; mi ha ipnotizzata con la forza devastante del suo linguaggio lubrico; la sua dura disciplina mi ha sedotta ad ogni tipo di sconcezza e umiliazione cui, con fedeltà cieca, mi sono sottoposta docile e sottomessa: per lui ho spaccato la mia figa col pugno; per lui ho rotto il buco del culo con falli di gomma di ogni dimensione; per lui mi sono legata, mi sono imbavagliata, mi sono frustata; per lui ho pubblicato le mie foto su un sito di incontri dove, incappucciata, mi sono offerta oscenamente ai commenti più sconci e volgari che il libertinaggio può ispirare.
Dopo avermi traviata così, giorno per giorno, fino a disperdere e distruggere ogni pudore, dopo avermi privata di una coscienza morale individuale per sostituirlo con uno stato continuo di frenesia sessuale – come una sorta di orgasmo inappagato – e di devozione morbosa, questo oracolo lontano e oscuro ha sentenziato un bel giorno “Da oggi il tuo corpo servirà al piacere di ogni uomo o donna cui vorrò concederti, attendi a breve istruzioni.”.
Dopo tre giorni di silenzio assoluto, in cui ho temuto che il mio Padrone mi avesse abbandonato, ho ricevuto un messaggio con cui, seccamente, mi forniva il codice per ritirare un pacco.
Dentro c’erano gli ordini e gli abiti che avrei dovuto indossare.
Eccomi pronta, truccata e vestita da troia come lui ha voluto.
Un corsetto di cotone nero, attillato e senza maniche, con la zip sul lato posteriore, modella i miei fianchi e le mie tette lasciando scoperte l’ombelico, buona parte del petto, le spalle e la schiena.
Una minigonna plissettata a vita alta lascia scoperte le mie gambe dalla pelle sottile e liscia, coprendomi appena sotto la figa.
Sono senza mutandine . Il mio padrone vuole che provi l’imbarazzo perverso dell’odore di femmina in calore che si sparge intorno a me pungente e accattivante, che il liquore denso sia libero di stillare dalla figa bagnata e scorrere, copioso, a rinfrescare il calore delle cosce. E poi, le mani della libertina che sono destinata a soddisfare debbono trovarmi complice, con la figa e il buco del culo già pronti e disponibili ad essere palpati, vellicati e titillati.
I tacchi a spillo altissimi, con la zeppa, sono di un rosso sgargiante, eccessivo e smodato.
I capelli, lisci, neri e lunghi, sono raccolti a coda affinché le labbra e gli occhi, truccati in maniera pesante, e la mosca, che ho disegnato con la matita sulla guancia desta, spicchino assassini con malizia troiesca.
Un girocollo in velluto nero mi cinge il collo, una giarrettiera in pizzo nero stringe la mia coscia sinistra, una cavigliera di corallo, a grani grossi, mi impreziosisce la caviglia destra: particolari raffinati e impudichi che mi donano un tocco di perversità in più, conferendomi la spudoratezza sensuale della donna di piacere.
Il mio compito: recarmi, mezz’ora prima dell’orario di chiusura, in un negozietto/libreria di genere fetish – di cui mi ha segnato l’indirizzo – e, lì, seguendo il canovaccio che ha approntato, per sommi capi, sedurre la titolare e lasciarmi scopare. In borsa terrò acceso il telefono della chat affinché Lui possa seguire a distanza l’evolversi della situazione.
È l’ora, esco dalla macchina dove lascio il soprabito e mi incammino verso il luogo.
Per suo ordine devo fare l’ultimo tratto a piedi: per essere esposta, per sentire addosso gli occhi dei passanti che la mia sfrontatezza e il mio abbigliamento osceno calamitano tra mormorii, chi di disapprovazione chi di voluttà.
Nel varcare la porta d’ingresso mi arriva un messaggio in chat. “Brava puttanella, fino ad ora stai eseguendo i miei ordini a meraviglia. Continua così” e, di seguito, la foto di me davanti al negozio.
Lui è qui! Mi giro di scatto ma può essere chiunque nella folla.
Oddio, sono in calore! Il mio Padrone è a poca distanza da me, mi osserva e veglia sulla mia depravazione, non lo voglio deludere.
Così pensando, entro.
CONTINUA

Se ci sono donne curiose che vogliono scambiare fantasie o proporre temi scrivetemi a romalazio100@gmail.com
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scritto il
2022-05-02
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