Un padre, una figlia e una matrigna parte 2
di
Naga
genere
incesti
“Che troia assatanata che sei. Continua, continua…mangiami la figa, puttana!”.
Che quadretto delizioso ho davanti: mia figlia, a pecorina e culo in pizzo, col musetto affondato nella figa di mia moglie.
Che eccitante contrasto di fisici e di pelli, confusi tra loro: Vanessa è una ragazzina esile, leggera e graziosa come una farfalla, dalla pelle diafana e candida come il latte e i capelli biondo paglia; Eduarda, invece, ha un colorito bruno estremamente seducente, occhi neri e cattivi, forme sode ma estremamente abbondanti e procaci.
I miei ultimi scrupoli paterni sono andati a farsi benedire. L’odore di femmina che impregna l’aria – un tanfo afrodisiaco di sudore e miele di figa – mi dà alla testa; tutta quella carne palpitante che gode e sborra senza pudore, i gemiti e gli orgasmi che si rincorrono, le sconcezze irripetibili che si dicono a vicenda per stimolare i loro piaceri ad essere sempre più perversi, la docilità con cui Vanessa consente agli abusi sfrenati della sua matrigna libertina ed esperta, mi hanno messo nel sangue il narcotico potente della lussuria,
Entro in stanza senza più avere una coscienza o una ragione. Sono un satiro ebbro, sconvolto dalla carnalità brutale, che corre ad unirsi alle sue donne in un amplesso barbaro, incivile, sconveniente.
Quando ci saremo ingozzati, quando la razionalità tornerà a ravvivare i nostri corpi sfiniti e contaminati, forse comprenderemo quante regole etiche e sociali, quanti tabu, abbiamo abbattuto in questa notte di orge. Incesto, adulterio, sodomia, lesbismo, libertinaggio: non ci sarà crimine, per quanto scandaloso che sia, che non consumeremo con accanita ostinazione pur di schizzare seme dai lombi eccitati.
Mi accosto al culo di mia figlia.
Lo bacio e lo palpo: è piccolo, sodo, rotondo, bianco e malizioso.
Faccio scivolare la mano lungo lo spacco che separa le pacche, titillo il buchetto che cede subito risucchiando il mio dito medio nella caverna: la via di Sodoma è già aperta, il culo è rotto, Eduarda ha lavorato bene.
Punisco questa piccola sodomita sculacciandola con ritmo e vigore. La bimba, sotto i colpi severi delle mie mani incestuose, alza il naso dalla figa che stava lappando per un istante “Maiale, picchi forte tu! Ma mi piace, continua.” e si rituffa nella conchiglia di mia moglie.
Passo la mano tra le cosce di mia figlia, afferro il suo sesso piccolo e lo stringo nel palmo. È vero, le sculacciate l’hanno eccitata parecchio: il fighino è slabbrato, polposo e viscido come una pesca matura e spaccata.
Incrocio lo sguardo di Eduarda, ebbra di lussuria per le leccate della sua figlioccia, che mi esorta a montare “Lo senti quanto è calda questa piccola troia? Incannala, mettiglielo dentro, sbattila, sbattila cazzo…sbattila!”.
È arrivato il momento che le viscere di Vanessa ricevano la verga paterna.
Con la punta del cazzo gioco un po' con quella passerina di diciotto anni: la sfrego sul grilletto o la uso per allargare le labbra della spacca; voglio che assapori, in larghezza e lunghezza, il randello che la deve sfondare.
“Scopami, stronzo. Ce l’ho in calore ‘sta cazzo di fregna! Se continui a menarla finisce che sborro come una troia…dai, dammi il cazzo!”.
Che linguaggio da troia che ha mia figlia.
Mi aggrappo ai suoi fianchi sottili e glielo sbatto dentro fino alle palle. La minchia scivola dentro come un coltello nel burro tanto è bagnata la porcella.
La siringata di cazzo la sconvolge. Al primo ingresso caccia un urlo e una bestemmia la piccola depravata “Bastardo, mi sfondi…è immenso….cazzooohh”.
“Fottila a questa troia, spaccala che gli piace….Puttanella, lo volevi il cazzo maturo, eh? Questo porco ha l’età di quel cornutone di tuo padre.”.
La fica di Vanessa è il paradiso del cazzo. Caldissima, bagnata, non più illibata ma ancora stretta: le sue labbra me lo stringono forte, ad ogni colpo che assesto lo sfregamento è una colata di fuoco nelle vene.
Sto martellando senza alcun rispetto, come se fosse una battona di strada e non mia figlia: ad ogni colpo che assesto le chiappe sbattono con violenza sul mio ventre, schioccando come campane.
La sgualdrina gode spudoratamente inarcando la groppa per farsi rovistare meglio. Urla e sborra a ripetizione la zoccola: ho i peli dei coglioni tutti imbrattati della sborra che sta smielando.
“Troietta, ti innaffio….ahhh, ahhh, godo porca puttana…apri la bocca, stronza, che ti faccio bere….sborrooohh!”.
Che squirtata quella di Eduarda, gli ha lavato letteralmente la faccia.
“Puliscimi troia! Inghiotti e pulisci…dai, dai, dai…forza con questa lingua, cagna! Passala anche sul culo…dai, nel culo, nel culo!”.
Vedere mia figlia mangiarsi quel culone, slinguare il buchetto di mia moglie come una troia da lecca è troppo pure per un maniaco depravato come me.
Mi accascio su mia figlia, le afferro con violenza le tette e mordendola sul collo le allago il fondo della pancia con una tonnellata di sperma. E vaffanculo se l’ho messa incinta!
Appena esco, Vanessa cade lunga sul letto, disfatta e stremata. È bellissima e puttana vederla riversa sul letto pigramente, arrossata, soddisfatta e sporca. Sotto la fica il lenzuolo è zuppo: quello sborratoio slabbrato sta eruttando i nostri umori, sperma di padre e sperma di figlia mescolati incestuosamente insieme.
Dopo averla accarezzata sui capelli un poco Eduarda se la prende in grembo sistemandola in modo da avere le fiche una sopra quella dell’altra: mi avvento su quelle tane imbrattate, leccando e bevendo tutto con gusto.
“Vanessa, che porco servizievole che è il tuo amante, un vero stura-fiche. Ma è stato davvero bravo”.
“Oh, sì…che chiavata, mi ha davvero strapazzata, è stato divino.”.
“Porco, non senti quanto ti ama questa piccola puttana? Baciala.”.
Mi sollevo e mi infilo, inginocchiato, tra le loro gambe. Iniziamo a limonare con passione e gusto reciproco mentre Eduarda afferra il mio uccello con una mano e lo strofina sul grilletto di mia figlia.
Ad un certo punto anche mia moglie unisce la sua lingua alle nostre in una pomiciata a tre salivosa e perversa, poi si rivolge a Vanessa “Piccola, non vuoi conoscere meglio il montone che ti ha fottuta? Togligli il cappuccio, dai.”.
“Oh, sì!” La birbante getta le sue mani sulla mia testa, Avrà una sorpresa incredibile, ma è giusto così.
Mi sfila il cappuccio, strabuzza gli occhi, impallidisce “Papà…”.
CONTINUA
Donne eccitate e curiose che vogliono condividere fantasie perverse o suggerire temi da sviluppare in altri racconti scrivetemi pure a romalazio100@gmail.com
Che quadretto delizioso ho davanti: mia figlia, a pecorina e culo in pizzo, col musetto affondato nella figa di mia moglie.
Che eccitante contrasto di fisici e di pelli, confusi tra loro: Vanessa è una ragazzina esile, leggera e graziosa come una farfalla, dalla pelle diafana e candida come il latte e i capelli biondo paglia; Eduarda, invece, ha un colorito bruno estremamente seducente, occhi neri e cattivi, forme sode ma estremamente abbondanti e procaci.
I miei ultimi scrupoli paterni sono andati a farsi benedire. L’odore di femmina che impregna l’aria – un tanfo afrodisiaco di sudore e miele di figa – mi dà alla testa; tutta quella carne palpitante che gode e sborra senza pudore, i gemiti e gli orgasmi che si rincorrono, le sconcezze irripetibili che si dicono a vicenda per stimolare i loro piaceri ad essere sempre più perversi, la docilità con cui Vanessa consente agli abusi sfrenati della sua matrigna libertina ed esperta, mi hanno messo nel sangue il narcotico potente della lussuria,
Entro in stanza senza più avere una coscienza o una ragione. Sono un satiro ebbro, sconvolto dalla carnalità brutale, che corre ad unirsi alle sue donne in un amplesso barbaro, incivile, sconveniente.
Quando ci saremo ingozzati, quando la razionalità tornerà a ravvivare i nostri corpi sfiniti e contaminati, forse comprenderemo quante regole etiche e sociali, quanti tabu, abbiamo abbattuto in questa notte di orge. Incesto, adulterio, sodomia, lesbismo, libertinaggio: non ci sarà crimine, per quanto scandaloso che sia, che non consumeremo con accanita ostinazione pur di schizzare seme dai lombi eccitati.
Mi accosto al culo di mia figlia.
Lo bacio e lo palpo: è piccolo, sodo, rotondo, bianco e malizioso.
Faccio scivolare la mano lungo lo spacco che separa le pacche, titillo il buchetto che cede subito risucchiando il mio dito medio nella caverna: la via di Sodoma è già aperta, il culo è rotto, Eduarda ha lavorato bene.
Punisco questa piccola sodomita sculacciandola con ritmo e vigore. La bimba, sotto i colpi severi delle mie mani incestuose, alza il naso dalla figa che stava lappando per un istante “Maiale, picchi forte tu! Ma mi piace, continua.” e si rituffa nella conchiglia di mia moglie.
Passo la mano tra le cosce di mia figlia, afferro il suo sesso piccolo e lo stringo nel palmo. È vero, le sculacciate l’hanno eccitata parecchio: il fighino è slabbrato, polposo e viscido come una pesca matura e spaccata.
Incrocio lo sguardo di Eduarda, ebbra di lussuria per le leccate della sua figlioccia, che mi esorta a montare “Lo senti quanto è calda questa piccola troia? Incannala, mettiglielo dentro, sbattila, sbattila cazzo…sbattila!”.
È arrivato il momento che le viscere di Vanessa ricevano la verga paterna.
Con la punta del cazzo gioco un po' con quella passerina di diciotto anni: la sfrego sul grilletto o la uso per allargare le labbra della spacca; voglio che assapori, in larghezza e lunghezza, il randello che la deve sfondare.
“Scopami, stronzo. Ce l’ho in calore ‘sta cazzo di fregna! Se continui a menarla finisce che sborro come una troia…dai, dammi il cazzo!”.
Che linguaggio da troia che ha mia figlia.
Mi aggrappo ai suoi fianchi sottili e glielo sbatto dentro fino alle palle. La minchia scivola dentro come un coltello nel burro tanto è bagnata la porcella.
La siringata di cazzo la sconvolge. Al primo ingresso caccia un urlo e una bestemmia la piccola depravata “Bastardo, mi sfondi…è immenso….cazzooohh”.
“Fottila a questa troia, spaccala che gli piace….Puttanella, lo volevi il cazzo maturo, eh? Questo porco ha l’età di quel cornutone di tuo padre.”.
La fica di Vanessa è il paradiso del cazzo. Caldissima, bagnata, non più illibata ma ancora stretta: le sue labbra me lo stringono forte, ad ogni colpo che assesto lo sfregamento è una colata di fuoco nelle vene.
Sto martellando senza alcun rispetto, come se fosse una battona di strada e non mia figlia: ad ogni colpo che assesto le chiappe sbattono con violenza sul mio ventre, schioccando come campane.
La sgualdrina gode spudoratamente inarcando la groppa per farsi rovistare meglio. Urla e sborra a ripetizione la zoccola: ho i peli dei coglioni tutti imbrattati della sborra che sta smielando.
“Troietta, ti innaffio….ahhh, ahhh, godo porca puttana…apri la bocca, stronza, che ti faccio bere….sborrooohh!”.
Che squirtata quella di Eduarda, gli ha lavato letteralmente la faccia.
“Puliscimi troia! Inghiotti e pulisci…dai, dai, dai…forza con questa lingua, cagna! Passala anche sul culo…dai, nel culo, nel culo!”.
Vedere mia figlia mangiarsi quel culone, slinguare il buchetto di mia moglie come una troia da lecca è troppo pure per un maniaco depravato come me.
Mi accascio su mia figlia, le afferro con violenza le tette e mordendola sul collo le allago il fondo della pancia con una tonnellata di sperma. E vaffanculo se l’ho messa incinta!
Appena esco, Vanessa cade lunga sul letto, disfatta e stremata. È bellissima e puttana vederla riversa sul letto pigramente, arrossata, soddisfatta e sporca. Sotto la fica il lenzuolo è zuppo: quello sborratoio slabbrato sta eruttando i nostri umori, sperma di padre e sperma di figlia mescolati incestuosamente insieme.
Dopo averla accarezzata sui capelli un poco Eduarda se la prende in grembo sistemandola in modo da avere le fiche una sopra quella dell’altra: mi avvento su quelle tane imbrattate, leccando e bevendo tutto con gusto.
“Vanessa, che porco servizievole che è il tuo amante, un vero stura-fiche. Ma è stato davvero bravo”.
“Oh, sì…che chiavata, mi ha davvero strapazzata, è stato divino.”.
“Porco, non senti quanto ti ama questa piccola puttana? Baciala.”.
Mi sollevo e mi infilo, inginocchiato, tra le loro gambe. Iniziamo a limonare con passione e gusto reciproco mentre Eduarda afferra il mio uccello con una mano e lo strofina sul grilletto di mia figlia.
Ad un certo punto anche mia moglie unisce la sua lingua alle nostre in una pomiciata a tre salivosa e perversa, poi si rivolge a Vanessa “Piccola, non vuoi conoscere meglio il montone che ti ha fottuta? Togligli il cappuccio, dai.”.
“Oh, sì!” La birbante getta le sue mani sulla mia testa, Avrà una sorpresa incredibile, ma è giusto così.
Mi sfila il cappuccio, strabuzza gli occhi, impallidisce “Papà…”.
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Donne eccitate e curiose che vogliono condividere fantasie perverse o suggerire temi da sviluppare in altri racconti scrivetemi pure a romalazio100@gmail.com
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