Le avventure di Sabrina Q., una preside libertina. Vol. 1
di
Naga
genere
incesti
“Forza bamboletta, prendi in bocca il bottoncino. Non essere timida, ti piacerà molto vedrai.”.
Getto uno sguardo soddisfatto sulla lesbicata che sta iniziando sul letto di casa mia, e a cui, a breve, mi unirò. Questa volta mi sono davvero superata; l’intrigo che ho architettato, e di cui ora raccolgo i frutti, è davvero perverso.
Non mi basta fottere per soddisfare il mio libertinaggio. Ho sempre bisogno di una vittima da sacrificare sull’altare del mio vizio. Un’innocente da prendere nella rete, circuire, corrompere, insudiciare e, infine, divorare.
Perché? Per il gusto di farlo, per manifestare la mia potenza o, forse, soltanto per schizzare con maggiore ardore
Chiara è ancora molto impacciata, è tremendamente imbarazzata con la bocca incollata sul sesso di Pamela e ad altri – forse a chiunque – farebbe tanta tenerezza. C’è da capirla, del resto: ha 18 anni, ha provato solo qualche cazzetto fino ad oggi e non l’ha mai fatto con una donna. Ora si trova, invece, a letto con due pitonesse senza scrupoli, due tigri che si accingono a sbranarla.
Da domani, poi, incomincerà a fare marchette: diciamo che oggi è lo svezzamento di una giovane puttana, il tirocinio da battona.
Non che la ragazzina non abbia l’indole della troia. Per carità, da parte mia ricatti ce ne sono stati ma la prospettiva di cazzo e soldi ha subito attratto questa viziosetta impertinente.
Andiamo con ordine. Chi siamo? Dove andiamo? E, soprattutto, che cazzo stiamo facendo?
Sono Sabrina Q., preside di liceo, una cinquantenne bella, seducente e porca. Ho sempre sfruttato la funzione per scopare i ragazzi che frequentano l’istituto ma la mia vera passione “scolastica” sono le cerbiatte: giovani birbanti, tanto vogliose quanto inesperte, da pervertire e trasformare in zoccole da letto.
Chiara, è ovvio, è una mia studentessa; la puttanella di turno con cui ho deciso di soddisfare per un po' le mie perversioni. È una scalmanata, una bulletta strafottente che gioca a fare la gradassa ma è anche un bocconcino sfizioso. È il tipo di femminella perfetta per i miei istinti di padrona. Visino angelico, fisico esile da skinny ma con tutte le sue cosine apposto: ahhh, che culo che ha, piccolo, rotondo, sodo e duro come il marmo, sarà una vera delizia fare assaggiare la frusta a quella tenera pelle di velluto.
Pamela è una mia carissima amica, complice di libertinaggio con cui condivido la passione per le ninfette e lo scambio di coppia. Sessualmente parlando – e non solo – è una donna pericolosissima: quarant’anni, per la gran parte dedicati al vizio e alla lussuria. Fa l’ispettrice di Polizia ma dietro o, sarebbe meglio dire, grazie a questo schermo rassicurante tiene le fila di un giro di prostituzione e spaccio di alto bordo che ha come perno il club privé di cui lei e il suo compagno sono proprietari per mezzo di prestanome.
Chiara è venuta nella mia scuola quest’anno ed è iscritta al secondo anno, benché abbia già compiuto 18 anni, a causa di numerose bocciature passate.
Non passa inosservata la sbruffona. Veste da troietta, gioca a provocare compagni e docenti, non studia e fa casino ogni giorno: l’ho già sospesa due volte ma non è servito a niente.
Quando si sono verificati i primi furti, a scuola, ho subito sospettato di lei. Ho parlato della faccenda a Pamela e, in un paio di giorni, ha scoperto che la bimba si fa di hascisc e sta insieme ad un ragazzo più grande, un marocchino di 25 anni, con precedenti per rapina e ricettazione, che fa il piccolo spacciatore.
Con Pamela ci siamo messe, discretamente, a indagare e i sospetti si sono tramutati in certezze: peraltro, la stronza non solo ruba ma usa la scuola per spingere il fumo del ragazzo ed estorcere denaro ad alcuni altri alunni. L’abbiamo lasciata rubare e spacciare tranquilla per un mesetto, riprendendo e registrando tutto: chiaramente in modo illegale, l’obiettivo non essendo quello di denunciarla bensì di portarcela a letto.
Lunedì scorso, alla fine delle lezioni, l’ho raggiunta all’uscita e le ho detto di seguirmi. Che amore di troia vedermela sculettare davanti, fino alla presidenza, truccata come una zoccola, con la brasiliana sgambata e leopardata tirata, fuori della tuta, sopra i fianchi e il top striminzito che le lascia nuda la schiena, le spalle e la pancia.
Appena è entrata nel mio ufficio è sbiancata. Dentro ci stava già aspettando Pamela che, per dare forza al ricatto, era venuta in divisa e ci siamo subito scambiate uno sguardo di reciproca intesa e soddisfazione: la topina è in trappola.
Fattala accomodare davanti alla mia scrivania sono andata subito al punto “Quadrini, mi spiace tanto ma debbo darti una cattiva notizia. L’ispettrice Belletti, qui presente, è venuta per arrestarti; ne hai fatte davvero troppe ma, forse, è meglio così: l’esperienza del carcere potrebbe servirti a darti una raddrizzata.
“Ma preside, che significa. Io non ho fatto niente, non capisco!”.
Pamela, a queste, parole, gli si para davanti e con sguardo ben poco rassicurante la prende ad apostrofare “Furfantella da strapazzo, credi di fare la furba con me? Da mesi stiamo indagando sul tuo ragazzo e tu ci sei dentro fino al collo. Comunque, ne riparleremo in commissariato, ora dammi le mani che devo ammanettarti.”.
La povera scema, rossa in viso ed agitata, continua imperterrita a difendersi provando a fare la vaga “Non è vero, io non centro niente, non so cosa fa lui!”. Poi si rivolge a me con voce piagnucolosa “Preside, glielo giuro. Io non ho rubato niente.”.
Sorridendo in maniera beffarda, di rimando le dico “E chi ti ha accusata dei furti? Perlomeno fino ad ora.”.
Pamela, nel ruolo della poliziotta cattiva, la martella senza pietà “Ah, non hai fatto nulla? E questa chi sarebbe, spiegamelo un po' furbona!”. E sotto il naso gli fa scorrere, sul mio pc, alcune delle videoregistrazioni che la riprendono nell’atto di rubare e vendere la droga.
“Fuori le mani delinquente!”.
Chiara non ubbidisce all’ordine e Pamela, furibonda, le molla uno schiaffone in pieno volto “Stronza, pensi chi tempo da perdere con te?” e le tira addosso le manette.
La bimba, messa di fronte alle sue responsabilità, scoppia in un pianto dirotto, interrotto dalle solite, puerili, invocazioni “Oddio, non voglio andare in prigione…vi prego, vi scongiuro…i miei mi ammazzano…Preside, la prego, mi aiuti!”.
È il momento di gettare l’amo, l’ancora di salvezza offerto a questa ragazzina disperata.
“Chiara, in realtà un modo ci sarebbe per uscire da questa situazione terribile. Il carcere è un brutto posto per una ragazza così giovane come te. Ho lavorato per anni, come docente, in un penitenziario femminile e ne ho viste di tutti i colori. Forse l’ispettrice potrebbe chiudere un occhio ma tu devi sapertelo meritare il favore.”.
Con gli occhi illuminati dalla speranza mi si rivolge tutto d’un fiato “Si, preside…si, si, faccio tutto quello che mi chiederà, mi comporterò bene da oggi ma mi salvi.”.
Mi avvicino a lei, le accarezzo mollemente il viso bagnato di pianto e le dico “Amore bello, da oggi inizi a leccare la passera!”.
“Non capisco che intende.”.
Interviene Pamela, agitando sinistramente le manette “Significa, puttanella, che, se vuoi evitare questi bei braccialetti al polso, devi diventare la nostra cagna da lecca! Significa che, da oggi, ti scopiamo quanto e quanto vogliamo. Significa che, da oggi, diventi la nostra marionetta e fai quello che ti diciamo! Significa che inizi a vendere la passera e a spacciare per noi.”.
“Ma io…”.
“Pamela, non essere così violenta con questa bambina. Chiaretta, sei una bella fighetta e a noi piace molto la carne fresca: sarà divertente anche per te farlo con due donne esperte come noi. Pamela, poi, ti potrebbe far conoscere degli uomini eleganti che sono disposti a pagare profumatamente per fare sesso con una neomaggiorenne, calda e disponibile. Potresti anche continuare a spacciare; ma non l’immondizia del tuo ragazzo…coca. Ti riforniamo noi, tesoro, e ne rimane anche per questo tuo bel nasino.”.
Sotto lo sguardo stupefatto ed incredulo di Chiara, Pamela prepara tre strisce sulla mia scrivania “Facciamoci una bella tirata insieme. Dai tesoro bello, avvicinati. Lo so che ti piace un sacco il cocco.”.
“Pamela, aspetta. Chiara ancora non ha acconsentito. Deve decidere lei.”.
Ci guarda, guarda la droga, non si decide a parlare. Alla fine, quasi in un soffio “Ma la mia parte quanto sarebbe?”.
Puttanella avida. “Il venti per cento sulle marchette, il dieci sullo spaccio e una bustina al giorno in regalo. Rimane inteso che ti scopiamo quando vogliamo.”.
“È poco.”.
“È tanto. Ma se vuoi puoi anche rifiutarti e finire in cella.”.
“Si, ma con Abdul come faccio. Se lo mollo quello è capace che mi scanna.”.
Pamela si fa una risata “Quella merda entro stasera è al gabbio. Ho già sistemato le cose e miei colleghi lo stanno andando a prendere. Non ci pensare a lui.
“Accetto.”.
“Brava la zoccola. Dai, rifatti il naso ora.”.
Chiara, più rilassata, si piega sulla scrivania e si fa la sua striscia.
Quella porcona di Pamela approfitta della posizione per mettergli la mano nelle mutande.
“Senti, senti che culetto che ha questa troietta. Stretto, stretto ce l’ha la ragazzina! Sarà un piacere sverginarlo. Oh oh, gliel’ho toccata appena la passerina e già sbroda!”.
“Cazzooh, mi fai godere…ahhh!”.La piccoletta se la gode sotto le manovre di Pamela.
Per masturbarla meglio le ha abbassato la tuta e la mutandina. Lo spacco del culo sorride indolente e malizioso. Dopo averle palpate apro quelle due chiappe favolose e provo a forzarle il buchetto col dito medio: non entra, è illibato per davvero.
“Sabrina, te l’ho detto. Questa stronza è stretta. Aspetta che lo bagno con i suoi umori, mi ha riempito la mano. Sennò sputaci.”.
“No Pamela, va bene così. Preferisco romperglielo, con più comodo, a letto stasera. Falla venire in fretta e mandiamola via.”.
Pamela la scopa forte con due dita in fica, insultandola e schiaffeggiandole il sedere.
“Dai piccola depravata, vieni per le ziette! Sei un lago, puttananona.”.
Mentre Pamela la porta all’orgasmo, io spingo la sua testa sulla scrivania e le faccio tirare anche le altre due strisce: è un vero aspirapolvere.
“Cazzoooo….sborroohhh!” e cade col busto sulla scrivania, ansimante e soddisfatta.
Io e Pamela ci guardiamo e scoppiamo a ridere “con questa troia ci sarà da divertirsi, ci sarà proprio da divertirsi.
CONTINUA
Per scambiare fantasie o suggerimenti scrivetemi a romalazio100@gmail.com. Solo donne.
Getto uno sguardo soddisfatto sulla lesbicata che sta iniziando sul letto di casa mia, e a cui, a breve, mi unirò. Questa volta mi sono davvero superata; l’intrigo che ho architettato, e di cui ora raccolgo i frutti, è davvero perverso.
Non mi basta fottere per soddisfare il mio libertinaggio. Ho sempre bisogno di una vittima da sacrificare sull’altare del mio vizio. Un’innocente da prendere nella rete, circuire, corrompere, insudiciare e, infine, divorare.
Perché? Per il gusto di farlo, per manifestare la mia potenza o, forse, soltanto per schizzare con maggiore ardore
Chiara è ancora molto impacciata, è tremendamente imbarazzata con la bocca incollata sul sesso di Pamela e ad altri – forse a chiunque – farebbe tanta tenerezza. C’è da capirla, del resto: ha 18 anni, ha provato solo qualche cazzetto fino ad oggi e non l’ha mai fatto con una donna. Ora si trova, invece, a letto con due pitonesse senza scrupoli, due tigri che si accingono a sbranarla.
Da domani, poi, incomincerà a fare marchette: diciamo che oggi è lo svezzamento di una giovane puttana, il tirocinio da battona.
Non che la ragazzina non abbia l’indole della troia. Per carità, da parte mia ricatti ce ne sono stati ma la prospettiva di cazzo e soldi ha subito attratto questa viziosetta impertinente.
Andiamo con ordine. Chi siamo? Dove andiamo? E, soprattutto, che cazzo stiamo facendo?
Sono Sabrina Q., preside di liceo, una cinquantenne bella, seducente e porca. Ho sempre sfruttato la funzione per scopare i ragazzi che frequentano l’istituto ma la mia vera passione “scolastica” sono le cerbiatte: giovani birbanti, tanto vogliose quanto inesperte, da pervertire e trasformare in zoccole da letto.
Chiara, è ovvio, è una mia studentessa; la puttanella di turno con cui ho deciso di soddisfare per un po' le mie perversioni. È una scalmanata, una bulletta strafottente che gioca a fare la gradassa ma è anche un bocconcino sfizioso. È il tipo di femminella perfetta per i miei istinti di padrona. Visino angelico, fisico esile da skinny ma con tutte le sue cosine apposto: ahhh, che culo che ha, piccolo, rotondo, sodo e duro come il marmo, sarà una vera delizia fare assaggiare la frusta a quella tenera pelle di velluto.
Pamela è una mia carissima amica, complice di libertinaggio con cui condivido la passione per le ninfette e lo scambio di coppia. Sessualmente parlando – e non solo – è una donna pericolosissima: quarant’anni, per la gran parte dedicati al vizio e alla lussuria. Fa l’ispettrice di Polizia ma dietro o, sarebbe meglio dire, grazie a questo schermo rassicurante tiene le fila di un giro di prostituzione e spaccio di alto bordo che ha come perno il club privé di cui lei e il suo compagno sono proprietari per mezzo di prestanome.
Chiara è venuta nella mia scuola quest’anno ed è iscritta al secondo anno, benché abbia già compiuto 18 anni, a causa di numerose bocciature passate.
Non passa inosservata la sbruffona. Veste da troietta, gioca a provocare compagni e docenti, non studia e fa casino ogni giorno: l’ho già sospesa due volte ma non è servito a niente.
Quando si sono verificati i primi furti, a scuola, ho subito sospettato di lei. Ho parlato della faccenda a Pamela e, in un paio di giorni, ha scoperto che la bimba si fa di hascisc e sta insieme ad un ragazzo più grande, un marocchino di 25 anni, con precedenti per rapina e ricettazione, che fa il piccolo spacciatore.
Con Pamela ci siamo messe, discretamente, a indagare e i sospetti si sono tramutati in certezze: peraltro, la stronza non solo ruba ma usa la scuola per spingere il fumo del ragazzo ed estorcere denaro ad alcuni altri alunni. L’abbiamo lasciata rubare e spacciare tranquilla per un mesetto, riprendendo e registrando tutto: chiaramente in modo illegale, l’obiettivo non essendo quello di denunciarla bensì di portarcela a letto.
Lunedì scorso, alla fine delle lezioni, l’ho raggiunta all’uscita e le ho detto di seguirmi. Che amore di troia vedermela sculettare davanti, fino alla presidenza, truccata come una zoccola, con la brasiliana sgambata e leopardata tirata, fuori della tuta, sopra i fianchi e il top striminzito che le lascia nuda la schiena, le spalle e la pancia.
Appena è entrata nel mio ufficio è sbiancata. Dentro ci stava già aspettando Pamela che, per dare forza al ricatto, era venuta in divisa e ci siamo subito scambiate uno sguardo di reciproca intesa e soddisfazione: la topina è in trappola.
Fattala accomodare davanti alla mia scrivania sono andata subito al punto “Quadrini, mi spiace tanto ma debbo darti una cattiva notizia. L’ispettrice Belletti, qui presente, è venuta per arrestarti; ne hai fatte davvero troppe ma, forse, è meglio così: l’esperienza del carcere potrebbe servirti a darti una raddrizzata.
“Ma preside, che significa. Io non ho fatto niente, non capisco!”.
Pamela, a queste, parole, gli si para davanti e con sguardo ben poco rassicurante la prende ad apostrofare “Furfantella da strapazzo, credi di fare la furba con me? Da mesi stiamo indagando sul tuo ragazzo e tu ci sei dentro fino al collo. Comunque, ne riparleremo in commissariato, ora dammi le mani che devo ammanettarti.”.
La povera scema, rossa in viso ed agitata, continua imperterrita a difendersi provando a fare la vaga “Non è vero, io non centro niente, non so cosa fa lui!”. Poi si rivolge a me con voce piagnucolosa “Preside, glielo giuro. Io non ho rubato niente.”.
Sorridendo in maniera beffarda, di rimando le dico “E chi ti ha accusata dei furti? Perlomeno fino ad ora.”.
Pamela, nel ruolo della poliziotta cattiva, la martella senza pietà “Ah, non hai fatto nulla? E questa chi sarebbe, spiegamelo un po' furbona!”. E sotto il naso gli fa scorrere, sul mio pc, alcune delle videoregistrazioni che la riprendono nell’atto di rubare e vendere la droga.
“Fuori le mani delinquente!”.
Chiara non ubbidisce all’ordine e Pamela, furibonda, le molla uno schiaffone in pieno volto “Stronza, pensi chi tempo da perdere con te?” e le tira addosso le manette.
La bimba, messa di fronte alle sue responsabilità, scoppia in un pianto dirotto, interrotto dalle solite, puerili, invocazioni “Oddio, non voglio andare in prigione…vi prego, vi scongiuro…i miei mi ammazzano…Preside, la prego, mi aiuti!”.
È il momento di gettare l’amo, l’ancora di salvezza offerto a questa ragazzina disperata.
“Chiara, in realtà un modo ci sarebbe per uscire da questa situazione terribile. Il carcere è un brutto posto per una ragazza così giovane come te. Ho lavorato per anni, come docente, in un penitenziario femminile e ne ho viste di tutti i colori. Forse l’ispettrice potrebbe chiudere un occhio ma tu devi sapertelo meritare il favore.”.
Con gli occhi illuminati dalla speranza mi si rivolge tutto d’un fiato “Si, preside…si, si, faccio tutto quello che mi chiederà, mi comporterò bene da oggi ma mi salvi.”.
Mi avvicino a lei, le accarezzo mollemente il viso bagnato di pianto e le dico “Amore bello, da oggi inizi a leccare la passera!”.
“Non capisco che intende.”.
Interviene Pamela, agitando sinistramente le manette “Significa, puttanella, che, se vuoi evitare questi bei braccialetti al polso, devi diventare la nostra cagna da lecca! Significa che, da oggi, ti scopiamo quanto e quanto vogliamo. Significa che, da oggi, diventi la nostra marionetta e fai quello che ti diciamo! Significa che inizi a vendere la passera e a spacciare per noi.”.
“Ma io…”.
“Pamela, non essere così violenta con questa bambina. Chiaretta, sei una bella fighetta e a noi piace molto la carne fresca: sarà divertente anche per te farlo con due donne esperte come noi. Pamela, poi, ti potrebbe far conoscere degli uomini eleganti che sono disposti a pagare profumatamente per fare sesso con una neomaggiorenne, calda e disponibile. Potresti anche continuare a spacciare; ma non l’immondizia del tuo ragazzo…coca. Ti riforniamo noi, tesoro, e ne rimane anche per questo tuo bel nasino.”.
Sotto lo sguardo stupefatto ed incredulo di Chiara, Pamela prepara tre strisce sulla mia scrivania “Facciamoci una bella tirata insieme. Dai tesoro bello, avvicinati. Lo so che ti piace un sacco il cocco.”.
“Pamela, aspetta. Chiara ancora non ha acconsentito. Deve decidere lei.”.
Ci guarda, guarda la droga, non si decide a parlare. Alla fine, quasi in un soffio “Ma la mia parte quanto sarebbe?”.
Puttanella avida. “Il venti per cento sulle marchette, il dieci sullo spaccio e una bustina al giorno in regalo. Rimane inteso che ti scopiamo quando vogliamo.”.
“È poco.”.
“È tanto. Ma se vuoi puoi anche rifiutarti e finire in cella.”.
“Si, ma con Abdul come faccio. Se lo mollo quello è capace che mi scanna.”.
Pamela si fa una risata “Quella merda entro stasera è al gabbio. Ho già sistemato le cose e miei colleghi lo stanno andando a prendere. Non ci pensare a lui.
“Accetto.”.
“Brava la zoccola. Dai, rifatti il naso ora.”.
Chiara, più rilassata, si piega sulla scrivania e si fa la sua striscia.
Quella porcona di Pamela approfitta della posizione per mettergli la mano nelle mutande.
“Senti, senti che culetto che ha questa troietta. Stretto, stretto ce l’ha la ragazzina! Sarà un piacere sverginarlo. Oh oh, gliel’ho toccata appena la passerina e già sbroda!”.
“Cazzooh, mi fai godere…ahhh!”.La piccoletta se la gode sotto le manovre di Pamela.
Per masturbarla meglio le ha abbassato la tuta e la mutandina. Lo spacco del culo sorride indolente e malizioso. Dopo averle palpate apro quelle due chiappe favolose e provo a forzarle il buchetto col dito medio: non entra, è illibato per davvero.
“Sabrina, te l’ho detto. Questa stronza è stretta. Aspetta che lo bagno con i suoi umori, mi ha riempito la mano. Sennò sputaci.”.
“No Pamela, va bene così. Preferisco romperglielo, con più comodo, a letto stasera. Falla venire in fretta e mandiamola via.”.
Pamela la scopa forte con due dita in fica, insultandola e schiaffeggiandole il sedere.
“Dai piccola depravata, vieni per le ziette! Sei un lago, puttananona.”.
Mentre Pamela la porta all’orgasmo, io spingo la sua testa sulla scrivania e le faccio tirare anche le altre due strisce: è un vero aspirapolvere.
“Cazzoooo….sborroohhh!” e cade col busto sulla scrivania, ansimante e soddisfatta.
Io e Pamela ci guardiamo e scoppiamo a ridere “con questa troia ci sarà da divertirsi, ci sarà proprio da divertirsi.
CONTINUA
Per scambiare fantasie o suggerimenti scrivetemi a romalazio100@gmail.com. Solo donne.
1
voti
voti
valutazione
1
1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Un padre, una figlia e una matrigna parte 2racconto sucessivo
Una padre, una figlia e una matrigna- parte 3
Commenti dei lettori al racconto erotico