Figlia incestuosa 1
di
Naga
genere
incesti
Sono sul letto a massaggiarmi la fava.
Quella zoccolona della mia nuova compagna, Mirna - una caldissima venezuelana che ho conosciuto in un club privè più di un anno prima - me lo stava lavorando di bocca con la sua consueta maestria ma, appena prima che cacciassi sburra, ha staccato le labbra ed è sgattaiolata via dicendo “Porco, torno subito con una sorpresina”.
“Stronza” le ho risposto, con la voce ancora rotta dal piacere che mi stava infiammando tra le palle e la cappella.
Comunque, oramai ho rinunciato a tentare di domarla, a questa puttana; quando le prude la fica diventa una furia, una cagna da letto insaziabile e incontenibile.
Nel nostro rapporto lei è la padrona, una padrona perversa e sadica, mentre il mio ruolo è quello del cornuto ubbidiente e sottomesso.
Gli va riconosciuto, però, che le carte in tavola, la troia, le ha messe da subito senza ambiguità alcuna. Per capirci, il giorno prima si era trasferita a casa mia e, quello dopo, si è presentata a ora di cena con tre nordafricani: come se non esistessi hanno tirato coca e si sono ubriacati in soggiorno, poi si sono chiusi in camera da letto, lasciandomi di fuori, dove hanno fottuto per ore tra urla e bestemmie. Dopo che i tizi se ne sono andati mi ha fatto scopare solo a condizione che le ripulissi fica e culo dallo sperma a colpi di lingua: mentre eseguivo mi ha coperto di insulti e, alla fine, mi ha pure pisciato in bocca.
Ora chissà che ha in mente: forse ha, finalmente, acquistato lo strap-on XL che mi ha promesso da settimane. Vedermi sbocchinare e segare i suoi amanti non le basta più, dice che un troio come me deve iniziare a prendere cazzi nel culo e vuole essere lei ad abituarmi alla monta.
La porta si spalanca di botto e faccio appena in tempo a coprirmi con il lenzuolo. Cazzo, accanto a Mirna c’è mia figlia Giada, grandissima troia.
In preda all’imbarazzo più totale me ne esco con una scemenza “Che ci fai qui, non dovresti essere a scuola?”.
Quelle due matte mi scoppiano a ridere in faccia, poi Mirna mi dice “Che scuola e scuola, questa vacca oggi è in calore !” e le infila la lingua in bocca.
Il quadretto licenzioso che ho davanti però mi piace. Cribbio se mi tira vedere Mirna – nuda, giunonica, olivastra e viziosa – sovrastare, con la sua fisicità indecente, quella ragazzina delicata, rigirarsela tra le mani – mani esperte e decise – come fosse una bambola.
Eppoi, Giada, nei suoi diciotto anni, è una figa deliziosa. Ha un musetto tenero e sbarazzino, un fisichetto skinny liscio e profumato, due tettine rotonde e sode da gustare a morsi. Mirna me l’ha portata in camera in una mise da bordello che mi fa scoppiare i coglioni: i capelli sono raccolti in una lunga coda corvina; il rossetto – acceso e pesante – le fa due bei labbroni da pompinara di strada; quel bocconcino di corpo, appena uscito dall’adolescenza, ancora acerbo ma già così malizioso, è fasciato da un babydoll rosso a rete striminzito e attillatissimo; sotto indossa un micro-perizoma da troia che le copre appena appena la figa.
Mirna mi osserva compiaciuta. Mi conosce, sa bene che porco depravato sono e che ora sbavo di voglia.
Nei miei gesti e nei miei sguardi non c’è più nulla di paterno ma solo la voglia di fottere e chiavare duro questa zoccoletta che mi smignotteggia davanti. Del resto, io vado pazzo di lolita e quella gran ruffiana di Mirna – che, da parte sua, è non meno avida di me di carne fresca – ne procura sempre parecchie per i nostri giochi. Però, cazzo, questa volta si è proprio superata. Se ci penso troppo va a finire che sborro subito, tra poco lo metto in fica a mia figlia!
Mirna mi vuole proprio fare impazzire. Gira mia figlia col culo verso di me e, mentre la limona voracemente, le alza il babydoll in vita; poi sposta il filetto del perizoma e gli apre le pacche per mostrarmi il buchetto grinzoso che mi sorride invitante.
Che culetto di burro, candido come il latte e vellutato….mmmhh, che voglia di sculacciarlo, di punire la sua sfrontatezza a suon di chinghiate!
Ora Mirna prova a forzarlo con un dito ma lo sfintere non cede. “Ahio” si lascia sfuggire Giada.
Mirna si stacca da lei, le da un ceffone e la porta verso il letto tirandola per i capelli. Mi toglie il lenzuolo da dosso e spinge il suo visetto contro il mio cazzone, duro come il marmo e largo quanto un pugno “Che frigni, sgualdrina! Oggi la minchia, babbo, te la ficca dentro fino alle palle. Altro che ahio, stronza! Oggi caghi sangue.”.
L’idea di sverginare questo culo, di mettere Giada a pecorina e separarle le chiappe con la mia verga; l’idea di farle strisciare in pancia, centimetro dopo centimetro, il cazzo che l’ha generata e di innaffiarle il fondello di seme caldo dopo averla sbudellata; l’idea di uscire dalla sua fogna con un bel tocco di merda di figlia sulla punta della cappella e lasciarla sul letto spaccata e dolorante….cazzo, tutto questo mi trasforma in una belva infoiata.
Strappo Giada dalle mani di Mirna e mi incollo alle sue labbra, scavandole la bocca con un limone incestuoso ruvido e violento. Sento la mia bimba fremere di voglia, vibrare di piacere, a questa cagna per maturi piacere essere maltrattata evidentemente e ciò mi spinge ad oltraggiarla con maggiore ardore. La mordo, la graffio, la palpo, la pizzico e la sculaccio senza sosta, chiamandola battona succhiacazzi, troia da strada, sborratoio per cazzi.
È il momento di dissetare questa birbante incestuosa che, senza remore e imbarazzi, si è infilata nel letto di papà in cerca di minchia. Mi sistemo in ginocchio e le caccio l’uccello in gola. Cazzo che sensazione sublime sentire le sue labbra serrare il cazzo, la sua lingua avvolgermi l’asta. Le stringo il collo a due mani e inizio a scoparle la bocca senza alcun riguardo mentre Mirna, in visibilio per questa meravigliosa porcata che ha creato, le pastrugna la fica col palmo della mano.
“Porca puttana, questo troione è un lago in mezzo alle gambe. Dai, paparino…dai, cazzo…dai, dai…sborrrale in gola, innaffiala, falla bere alla goccia”.
Schizzo a raffica dentro la bocca di Giada, mi sembra di eruttare fuoco e non sperma tale e tanto è il calore che sento diffondersi dalle palle nel momento dell’orgasmo. Ne ho fatta talmente tanta che quella boccuccia, ancora inesperta, di adolescente non la trattiene e se la lascia scivolare fuori lungo il mento.
Intanto Mirna, in preda al delirio, continua a smenarle la passera fino a che anche Giada, smadonnando come un camionista, schizza una sbroda calda e densa che mi affretto a lappare golosamente….ahhh, sperma di una figlia, ahh sperma di adolescente!
Quella zoccolona della mia nuova compagna, Mirna - una caldissima venezuelana che ho conosciuto in un club privè più di un anno prima - me lo stava lavorando di bocca con la sua consueta maestria ma, appena prima che cacciassi sburra, ha staccato le labbra ed è sgattaiolata via dicendo “Porco, torno subito con una sorpresina”.
“Stronza” le ho risposto, con la voce ancora rotta dal piacere che mi stava infiammando tra le palle e la cappella.
Comunque, oramai ho rinunciato a tentare di domarla, a questa puttana; quando le prude la fica diventa una furia, una cagna da letto insaziabile e incontenibile.
Nel nostro rapporto lei è la padrona, una padrona perversa e sadica, mentre il mio ruolo è quello del cornuto ubbidiente e sottomesso.
Gli va riconosciuto, però, che le carte in tavola, la troia, le ha messe da subito senza ambiguità alcuna. Per capirci, il giorno prima si era trasferita a casa mia e, quello dopo, si è presentata a ora di cena con tre nordafricani: come se non esistessi hanno tirato coca e si sono ubriacati in soggiorno, poi si sono chiusi in camera da letto, lasciandomi di fuori, dove hanno fottuto per ore tra urla e bestemmie. Dopo che i tizi se ne sono andati mi ha fatto scopare solo a condizione che le ripulissi fica e culo dallo sperma a colpi di lingua: mentre eseguivo mi ha coperto di insulti e, alla fine, mi ha pure pisciato in bocca.
Ora chissà che ha in mente: forse ha, finalmente, acquistato lo strap-on XL che mi ha promesso da settimane. Vedermi sbocchinare e segare i suoi amanti non le basta più, dice che un troio come me deve iniziare a prendere cazzi nel culo e vuole essere lei ad abituarmi alla monta.
La porta si spalanca di botto e faccio appena in tempo a coprirmi con il lenzuolo. Cazzo, accanto a Mirna c’è mia figlia Giada, grandissima troia.
In preda all’imbarazzo più totale me ne esco con una scemenza “Che ci fai qui, non dovresti essere a scuola?”.
Quelle due matte mi scoppiano a ridere in faccia, poi Mirna mi dice “Che scuola e scuola, questa vacca oggi è in calore !” e le infila la lingua in bocca.
Il quadretto licenzioso che ho davanti però mi piace. Cribbio se mi tira vedere Mirna – nuda, giunonica, olivastra e viziosa – sovrastare, con la sua fisicità indecente, quella ragazzina delicata, rigirarsela tra le mani – mani esperte e decise – come fosse una bambola.
Eppoi, Giada, nei suoi diciotto anni, è una figa deliziosa. Ha un musetto tenero e sbarazzino, un fisichetto skinny liscio e profumato, due tettine rotonde e sode da gustare a morsi. Mirna me l’ha portata in camera in una mise da bordello che mi fa scoppiare i coglioni: i capelli sono raccolti in una lunga coda corvina; il rossetto – acceso e pesante – le fa due bei labbroni da pompinara di strada; quel bocconcino di corpo, appena uscito dall’adolescenza, ancora acerbo ma già così malizioso, è fasciato da un babydoll rosso a rete striminzito e attillatissimo; sotto indossa un micro-perizoma da troia che le copre appena appena la figa.
Mirna mi osserva compiaciuta. Mi conosce, sa bene che porco depravato sono e che ora sbavo di voglia.
Nei miei gesti e nei miei sguardi non c’è più nulla di paterno ma solo la voglia di fottere e chiavare duro questa zoccoletta che mi smignotteggia davanti. Del resto, io vado pazzo di lolita e quella gran ruffiana di Mirna – che, da parte sua, è non meno avida di me di carne fresca – ne procura sempre parecchie per i nostri giochi. Però, cazzo, questa volta si è proprio superata. Se ci penso troppo va a finire che sborro subito, tra poco lo metto in fica a mia figlia!
Mirna mi vuole proprio fare impazzire. Gira mia figlia col culo verso di me e, mentre la limona voracemente, le alza il babydoll in vita; poi sposta il filetto del perizoma e gli apre le pacche per mostrarmi il buchetto grinzoso che mi sorride invitante.
Che culetto di burro, candido come il latte e vellutato….mmmhh, che voglia di sculacciarlo, di punire la sua sfrontatezza a suon di chinghiate!
Ora Mirna prova a forzarlo con un dito ma lo sfintere non cede. “Ahio” si lascia sfuggire Giada.
Mirna si stacca da lei, le da un ceffone e la porta verso il letto tirandola per i capelli. Mi toglie il lenzuolo da dosso e spinge il suo visetto contro il mio cazzone, duro come il marmo e largo quanto un pugno “Che frigni, sgualdrina! Oggi la minchia, babbo, te la ficca dentro fino alle palle. Altro che ahio, stronza! Oggi caghi sangue.”.
L’idea di sverginare questo culo, di mettere Giada a pecorina e separarle le chiappe con la mia verga; l’idea di farle strisciare in pancia, centimetro dopo centimetro, il cazzo che l’ha generata e di innaffiarle il fondello di seme caldo dopo averla sbudellata; l’idea di uscire dalla sua fogna con un bel tocco di merda di figlia sulla punta della cappella e lasciarla sul letto spaccata e dolorante….cazzo, tutto questo mi trasforma in una belva infoiata.
Strappo Giada dalle mani di Mirna e mi incollo alle sue labbra, scavandole la bocca con un limone incestuoso ruvido e violento. Sento la mia bimba fremere di voglia, vibrare di piacere, a questa cagna per maturi piacere essere maltrattata evidentemente e ciò mi spinge ad oltraggiarla con maggiore ardore. La mordo, la graffio, la palpo, la pizzico e la sculaccio senza sosta, chiamandola battona succhiacazzi, troia da strada, sborratoio per cazzi.
È il momento di dissetare questa birbante incestuosa che, senza remore e imbarazzi, si è infilata nel letto di papà in cerca di minchia. Mi sistemo in ginocchio e le caccio l’uccello in gola. Cazzo che sensazione sublime sentire le sue labbra serrare il cazzo, la sua lingua avvolgermi l’asta. Le stringo il collo a due mani e inizio a scoparle la bocca senza alcun riguardo mentre Mirna, in visibilio per questa meravigliosa porcata che ha creato, le pastrugna la fica col palmo della mano.
“Porca puttana, questo troione è un lago in mezzo alle gambe. Dai, paparino…dai, cazzo…dai, dai…sborrrale in gola, innaffiala, falla bere alla goccia”.
Schizzo a raffica dentro la bocca di Giada, mi sembra di eruttare fuoco e non sperma tale e tanto è il calore che sento diffondersi dalle palle nel momento dell’orgasmo. Ne ho fatta talmente tanta che quella boccuccia, ancora inesperta, di adolescente non la trattiene e se la lascia scivolare fuori lungo il mento.
Intanto Mirna, in preda al delirio, continua a smenarle la passera fino a che anche Giada, smadonnando come un camionista, schizza una sbroda calda e densa che mi affretto a lappare golosamente….ahhh, sperma di una figlia, ahh sperma di adolescente!
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