Zeudi Pt.2
di
numeroprimo encore
genere
bondage
Presi tutte le corde che trovai nel garage e le misi in una vecchia borsa sportiva, con cui salii di sopra.
- Penso che basteranno, per iniziare - escalamai posando la borsa ai piedi di Cesare, che nel frattempo si era infilato un paio di shorts - come mai ti sei messo quelli?
- sei tu la pazza che vuole farsi legare, non c'è un motivo per cui io resti nudo, al momento.
Si alzò e diede un'occhiata al contenuto della borsa. Mi appoggiai sullo sgabello più vicino e Cesare mi redarguì blandamente, continuando l'ispezione.
- non ti ho detto di sederti. Fai solo quello che ti dico.
- uhm, ok - mi tolsi dallo sgabello rimettendomi in piedi con una risatina a metà tra eccitazione e imbarazzo.
- tieni le mani dietro la nuca e allarga le gambe mentre decido cosa fare.
Obbedii anche a questo nuovo ordine, e lui annuì soddisfatto. Si guardò intorno, come alla ricerca di spunti.
- Per ora iniziamo con questa - disse dopo aver scelto una corda piuttosto lunga - dammi i polsi.
Allungai le mani verso di lui che mi giró varie volte la corda attorno ai polsi prima di farla passare in mezzo ai polsi ed annodarla. Era stretta ma non fastidiosa, e usó il capo libero per tirarmi dietro di lui verso il punto scelto, sotto ad un arco tra la sala ed il disimpegno della scala. Quando mi tiró i polsi verso l'alto iniziai ad entrare nella parte.
Mi ammiró per un tempo interminabile senza dire una parola, scorrendo con gli occhi ogni centimetro del mio corpo, poi mi lasciò sola e lo sentii prima salire in camera da letto e uscire all'esterno, nel giardino, per risalire dalla scala interna. Mi scattó foto da tutti gli angoli, e la tensione che avevo iniziato a sentire mi impedì persino di sorridere come faccio sempre quando mi inquadrano. Sentii persino il bisogno di coprirmi, ma mantenni la posizione per non contrariarlo. Quando fu soddisfatto prese un sacco di tela molto e me lo caló sulla testa accecandomi, e la sensazione claustrofobica fu amplificata dalla corda con cui strinse la base di quel cappuccio improvvisato attorno al collo. Sentii finalmente le sue mani toccarmi i seni ed i fianchi, percorrermi la schiena e saggiare la consistenza delle natiche. Il cappuccio mi faceva respirare un po' a fatica, e sentirmi toccare in quel modo, come una merce di cui valutare la qualità, allo stesso tempo mi spaventò e mi fece eccitare e sperare di ricevere piacere in qualche modo. Invece venne il dolore, quando mi schiaffeggiò il sedere con tale forza che dovetti fare un piccolo passo in avanti per riprendere l'equilibrio. Gridai più per la sorpresa che per il male, ma la pelle offesa bruciava ancora quando il secondo schiaffo mi colpi, e poi altri secchi, cadenzati e ugualmente pesanti ed impietosi. Sentii le lacrime rigarmi le guance, così come sentii di essere bagnata fra le cosce. Smise di sculacciarmi e si premette contro di me, sentii la sua eccitazione schiacciata fra i nostri corpi mentre le sue mani scorrevano lungo le mie braccia. La mia pelle rispondeva a quegli sfioramenti con dei brividi, e quando le mani cinsero i fianchi temetti e sperai che si staccasse per entrarmi dentro, poi pregai che quelle dita oltrepassassero il monte di venere e si insinuassero fra le mie labbra, ma le sentii risalire sull'ombelico e poi sulle costole, e finalmente raccogliersi sui miei seni. Mi sorprese nuovamente regalandomi dolore al posto del piacere, ed il mio corpo si tese quando i capezzoli furono strizzati e stirati dalle sue dita in tutte le direzioni, poi tirati in avanti al limite dell'elasticità della pelle, per poi raccogliersi a coprirmi i seni con entrambe le mani e massaggiarli insieme come se volesse impastarli insieme. Sentivo la mia testa reclinata all'indietro appoggiarsi sulla sua spalla, e mi girai come per cercare la sua bocca, ed ancora mi sfuggì staccandosi da me. Passò qualche secondo prima che la sua mano si materializzasse sul mio pube, e per la sorpresa mi sollevai sulla punta dei piedi. Non disse nulla trovandomi bagnata come sicuramente dovevo essere, e lasciò che con la fronte mi appoggiassi al suo petto mentre con le dita continuava a sfiorarmi senza entrare, ma mi sollevò da se quando percepì l'affannarsi del mio respiro. Infilò fra le mie cosce il cazzo, come se avesse voluto farmi sentire quanto la situazione lo eccitasse, ma deluse le mie speranze allontanandosi e lasciandomi in vergognosa attesa di qualche altro tormento. Pensai che non sarebbe durato ancora molto perché lo avevo sentito pronto quando mi era stato fra le gambe, ma pensai anche che avrebbe potuto darsi piacere da solo e continuare a tormentarmi anche dopo, disinteressandosi del mio desiderio. Un sibilo ed uno schiocco mi fecero tornare alla mia realtà di prigioniera da far soffrire. Essere frustata era molto doloroso, e non gemetti solo per la sorpresa. Non sembrava molto esperto, tanto che alcuni colpi andavano a vuoto, altri mi finivano sul ventre o sui seni, e altri su schiena e culo, che pensavo fossero i suoi bersagli designati. Cambiò strumenti più volte, come per verificarne l'effetto sulla mia pelle, e anche se le lacrime ormai dovevano aver imbevuto il cappuccio, e tutto il mio corpo bruciasse per le sferzate, volevo che continuasse ad infierire su di me fino a piegarmi le ginocchia. Mi resi conto che la mia eccitazione cresceva anziché calare, che oltre al dolore ogni nuovo colpo mi dava una qualche forma di piacere indefinito. Resistetti al desiderio di chiedergli di smettere come a quello di implorarlo di farmi venire, in qualsiasi modo ed in cambio di qualsiasi servizio, fino a quando le frustate cessarono, dopo tre colpi assestati direttamente fra le gambe. Sentii la corda allentarsi ed i polsi scendere all'altezza del collo, ed il nodo attorno al collo sciogliersi. Le mani sulle spalle mi fecero capire che dovevo inginocchiarmi, e la bocca fu liberata dal cappuccio. Sentii il glande umido premere contro le labbra e le schiusi per farlo entrare. Anche se mi teneva una mano sulla testa non fu rude e lasciò che fossi io a scegliere come usare la bocca, e non ci volle molto perché lo portassi al piacere che mi scaricò in gola e in bocca come la sera precedente si era svuotato sul suo petto. Non avevo mai ingoiato, e forse per l'eccitazione non lo trovai particolarmente ripugnante. Aveva un gusto salato ma dolciastro, e la consistenza delle ostriche, e ne tenni sulla lingua una piccola quantità prima di deglutire. Avrei potuto alzarmi in piedi ed aspettarlo in una posizione più dignitosa, ma decisi di attendere la sua decisione rimanendo umiliata, percossa e usata come mi aveva lasciata, probabilmente per andare a ripulirsi. Sentii i suoi passi accompagnati dalla sua voce canticchiante, e finalmente mi tolse il cappuccio. Dovevo avere una faccia orribile, per le lacrime versate e per quello che avevo subito, ma gli sorrisi. Aveva ancora il telefonino in mano, e mi scattò altre foto.
- che ci farai con tutte quelle foto? Le manderai ai tuoi amici per vantarti?
- potrei...ma poi si farebbero idee strani su di te e ti vorrebbero per loro. Al massimo a loro potrei passare il video del pompino, mi hai preso in bocca tutto il coso, per non parlare dell'ingoio. Quello lì renderebbe molto invidiosi. Non ti alzi?
Mi sollevai sui piedi mentre mi liberava i polsi. Avevo le mani arrossate e con i capillari lievemente rigonfi, ma i polsi non mi dolevano troppo, nonostante i segni delle corde. Mi vergognai per il suo commento, pensando però che ero anche orgogliosa, in un certo senso, per essermi comportata bene. Mi massaggiai dolcemente i polsi e gli chiesi se potevo andare a rinfrescarmi un po'.
- Posso fidarmi di te o devo accompagnarti in doccia?
- in che senso?
- Vorrei che ti limitassi a rinfrescarti, senza fare niente altro...
- cioè non dovrei farmi nemmeno un ditalino sotto la doccia?
- Infatti
- sei crudele. Io a te ho pensato...già due volte se contiamo ieri sera
- non posso impedirti di farlo. Ma se avessi pazienza avrei altri programmi per la serata.
- ancora?
- sempre che ti vada.
- quindi rimango, come dire, la tua schiava, fino a stasera?
- dimmi se ti é piaciuto, prima di tutto.
- beh, si.
Mi sentii avvampare a quella confessione, e lui se ne accorse, venendomi in soccorso con un abbraccio in cui mi sciolsi. Era ancora il mio fratellone, dopo tutto.
- non c'è niente di male, tranquilla, forse ti ho solo fatto scoprire un nuovo lato di te.
- non sono molto esperta, come sai.
- beh, allora sei portata naturalmente.
Mi accarezzò la testa scompigliandomi ancora di più i capelli.
- Se ti é piaciuto, andiamo avanti. Qui, anche finché non tornano papà e mamma. Poi si vedrà.
- a te sicuramente é piaciuto
- c'è bisogno di dirlo?
- ok, vado a fare una doccia, e prometto che non mi smanetto.
- rimani nuda e raggiungimi in piscina.
- li sono sempre nuda quando posso, non c'è bisogno di dirlo - feci una pausa fissandolo con le braccia incrociate sul petto - ma prima di mandare le foto in giro, sempre che lo faccia, posso almeno vederle?
- ti aspetto in piscina per mostrartele. Qualcuna pensavo davvero di mandarla, ma non a chi pensi tu.
- a chi allora?
- a Lara
Continua...
- Penso che basteranno, per iniziare - escalamai posando la borsa ai piedi di Cesare, che nel frattempo si era infilato un paio di shorts - come mai ti sei messo quelli?
- sei tu la pazza che vuole farsi legare, non c'è un motivo per cui io resti nudo, al momento.
Si alzò e diede un'occhiata al contenuto della borsa. Mi appoggiai sullo sgabello più vicino e Cesare mi redarguì blandamente, continuando l'ispezione.
- non ti ho detto di sederti. Fai solo quello che ti dico.
- uhm, ok - mi tolsi dallo sgabello rimettendomi in piedi con una risatina a metà tra eccitazione e imbarazzo.
- tieni le mani dietro la nuca e allarga le gambe mentre decido cosa fare.
Obbedii anche a questo nuovo ordine, e lui annuì soddisfatto. Si guardò intorno, come alla ricerca di spunti.
- Per ora iniziamo con questa - disse dopo aver scelto una corda piuttosto lunga - dammi i polsi.
Allungai le mani verso di lui che mi giró varie volte la corda attorno ai polsi prima di farla passare in mezzo ai polsi ed annodarla. Era stretta ma non fastidiosa, e usó il capo libero per tirarmi dietro di lui verso il punto scelto, sotto ad un arco tra la sala ed il disimpegno della scala. Quando mi tiró i polsi verso l'alto iniziai ad entrare nella parte.
Mi ammiró per un tempo interminabile senza dire una parola, scorrendo con gli occhi ogni centimetro del mio corpo, poi mi lasciò sola e lo sentii prima salire in camera da letto e uscire all'esterno, nel giardino, per risalire dalla scala interna. Mi scattó foto da tutti gli angoli, e la tensione che avevo iniziato a sentire mi impedì persino di sorridere come faccio sempre quando mi inquadrano. Sentii persino il bisogno di coprirmi, ma mantenni la posizione per non contrariarlo. Quando fu soddisfatto prese un sacco di tela molto e me lo caló sulla testa accecandomi, e la sensazione claustrofobica fu amplificata dalla corda con cui strinse la base di quel cappuccio improvvisato attorno al collo. Sentii finalmente le sue mani toccarmi i seni ed i fianchi, percorrermi la schiena e saggiare la consistenza delle natiche. Il cappuccio mi faceva respirare un po' a fatica, e sentirmi toccare in quel modo, come una merce di cui valutare la qualità, allo stesso tempo mi spaventò e mi fece eccitare e sperare di ricevere piacere in qualche modo. Invece venne il dolore, quando mi schiaffeggiò il sedere con tale forza che dovetti fare un piccolo passo in avanti per riprendere l'equilibrio. Gridai più per la sorpresa che per il male, ma la pelle offesa bruciava ancora quando il secondo schiaffo mi colpi, e poi altri secchi, cadenzati e ugualmente pesanti ed impietosi. Sentii le lacrime rigarmi le guance, così come sentii di essere bagnata fra le cosce. Smise di sculacciarmi e si premette contro di me, sentii la sua eccitazione schiacciata fra i nostri corpi mentre le sue mani scorrevano lungo le mie braccia. La mia pelle rispondeva a quegli sfioramenti con dei brividi, e quando le mani cinsero i fianchi temetti e sperai che si staccasse per entrarmi dentro, poi pregai che quelle dita oltrepassassero il monte di venere e si insinuassero fra le mie labbra, ma le sentii risalire sull'ombelico e poi sulle costole, e finalmente raccogliersi sui miei seni. Mi sorprese nuovamente regalandomi dolore al posto del piacere, ed il mio corpo si tese quando i capezzoli furono strizzati e stirati dalle sue dita in tutte le direzioni, poi tirati in avanti al limite dell'elasticità della pelle, per poi raccogliersi a coprirmi i seni con entrambe le mani e massaggiarli insieme come se volesse impastarli insieme. Sentivo la mia testa reclinata all'indietro appoggiarsi sulla sua spalla, e mi girai come per cercare la sua bocca, ed ancora mi sfuggì staccandosi da me. Passò qualche secondo prima che la sua mano si materializzasse sul mio pube, e per la sorpresa mi sollevai sulla punta dei piedi. Non disse nulla trovandomi bagnata come sicuramente dovevo essere, e lasciò che con la fronte mi appoggiassi al suo petto mentre con le dita continuava a sfiorarmi senza entrare, ma mi sollevò da se quando percepì l'affannarsi del mio respiro. Infilò fra le mie cosce il cazzo, come se avesse voluto farmi sentire quanto la situazione lo eccitasse, ma deluse le mie speranze allontanandosi e lasciandomi in vergognosa attesa di qualche altro tormento. Pensai che non sarebbe durato ancora molto perché lo avevo sentito pronto quando mi era stato fra le gambe, ma pensai anche che avrebbe potuto darsi piacere da solo e continuare a tormentarmi anche dopo, disinteressandosi del mio desiderio. Un sibilo ed uno schiocco mi fecero tornare alla mia realtà di prigioniera da far soffrire. Essere frustata era molto doloroso, e non gemetti solo per la sorpresa. Non sembrava molto esperto, tanto che alcuni colpi andavano a vuoto, altri mi finivano sul ventre o sui seni, e altri su schiena e culo, che pensavo fossero i suoi bersagli designati. Cambiò strumenti più volte, come per verificarne l'effetto sulla mia pelle, e anche se le lacrime ormai dovevano aver imbevuto il cappuccio, e tutto il mio corpo bruciasse per le sferzate, volevo che continuasse ad infierire su di me fino a piegarmi le ginocchia. Mi resi conto che la mia eccitazione cresceva anziché calare, che oltre al dolore ogni nuovo colpo mi dava una qualche forma di piacere indefinito. Resistetti al desiderio di chiedergli di smettere come a quello di implorarlo di farmi venire, in qualsiasi modo ed in cambio di qualsiasi servizio, fino a quando le frustate cessarono, dopo tre colpi assestati direttamente fra le gambe. Sentii la corda allentarsi ed i polsi scendere all'altezza del collo, ed il nodo attorno al collo sciogliersi. Le mani sulle spalle mi fecero capire che dovevo inginocchiarmi, e la bocca fu liberata dal cappuccio. Sentii il glande umido premere contro le labbra e le schiusi per farlo entrare. Anche se mi teneva una mano sulla testa non fu rude e lasciò che fossi io a scegliere come usare la bocca, e non ci volle molto perché lo portassi al piacere che mi scaricò in gola e in bocca come la sera precedente si era svuotato sul suo petto. Non avevo mai ingoiato, e forse per l'eccitazione non lo trovai particolarmente ripugnante. Aveva un gusto salato ma dolciastro, e la consistenza delle ostriche, e ne tenni sulla lingua una piccola quantità prima di deglutire. Avrei potuto alzarmi in piedi ed aspettarlo in una posizione più dignitosa, ma decisi di attendere la sua decisione rimanendo umiliata, percossa e usata come mi aveva lasciata, probabilmente per andare a ripulirsi. Sentii i suoi passi accompagnati dalla sua voce canticchiante, e finalmente mi tolse il cappuccio. Dovevo avere una faccia orribile, per le lacrime versate e per quello che avevo subito, ma gli sorrisi. Aveva ancora il telefonino in mano, e mi scattò altre foto.
- che ci farai con tutte quelle foto? Le manderai ai tuoi amici per vantarti?
- potrei...ma poi si farebbero idee strani su di te e ti vorrebbero per loro. Al massimo a loro potrei passare il video del pompino, mi hai preso in bocca tutto il coso, per non parlare dell'ingoio. Quello lì renderebbe molto invidiosi. Non ti alzi?
Mi sollevai sui piedi mentre mi liberava i polsi. Avevo le mani arrossate e con i capillari lievemente rigonfi, ma i polsi non mi dolevano troppo, nonostante i segni delle corde. Mi vergognai per il suo commento, pensando però che ero anche orgogliosa, in un certo senso, per essermi comportata bene. Mi massaggiai dolcemente i polsi e gli chiesi se potevo andare a rinfrescarmi un po'.
- Posso fidarmi di te o devo accompagnarti in doccia?
- in che senso?
- Vorrei che ti limitassi a rinfrescarti, senza fare niente altro...
- cioè non dovrei farmi nemmeno un ditalino sotto la doccia?
- Infatti
- sei crudele. Io a te ho pensato...già due volte se contiamo ieri sera
- non posso impedirti di farlo. Ma se avessi pazienza avrei altri programmi per la serata.
- ancora?
- sempre che ti vada.
- quindi rimango, come dire, la tua schiava, fino a stasera?
- dimmi se ti é piaciuto, prima di tutto.
- beh, si.
Mi sentii avvampare a quella confessione, e lui se ne accorse, venendomi in soccorso con un abbraccio in cui mi sciolsi. Era ancora il mio fratellone, dopo tutto.
- non c'è niente di male, tranquilla, forse ti ho solo fatto scoprire un nuovo lato di te.
- non sono molto esperta, come sai.
- beh, allora sei portata naturalmente.
Mi accarezzò la testa scompigliandomi ancora di più i capelli.
- Se ti é piaciuto, andiamo avanti. Qui, anche finché non tornano papà e mamma. Poi si vedrà.
- a te sicuramente é piaciuto
- c'è bisogno di dirlo?
- ok, vado a fare una doccia, e prometto che non mi smanetto.
- rimani nuda e raggiungimi in piscina.
- li sono sempre nuda quando posso, non c'è bisogno di dirlo - feci una pausa fissandolo con le braccia incrociate sul petto - ma prima di mandare le foto in giro, sempre che lo faccia, posso almeno vederle?
- ti aspetto in piscina per mostrartele. Qualcuna pensavo davvero di mandarla, ma non a chi pensi tu.
- a chi allora?
- a Lara
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