Zeudi Pt.3

di
genere
bondage

Massaggiai la pelle indolenzita e segnata sotto l'acqua quasi fredda che mi scrosciava addosso. Sicuramente scherzava, dissi tra me e me, figuriamoci se non solo va a confessare alla ragazza che lo ha tradito, per di più con sua sorella adottiva, ma le manda addirittura le foto del misfatto. Impossibile. Insensato. Come quello che avevamo fatto. E come quanto mi ero sentita coinvolta ed eccitata da questa prova. Darmi a Cesare, mettermi nelle sue mani e lasciargli realizzare un sogno erotico proibito mi era sembrato naturale. Lo era anche che mi fosse piaciuto a quel punto essere torturata e usata come una schiava? Pensai al passato del mio paese, alle ragazze che in passato avevano vissuto nella realtà situazioni del genere, violate e percosse contro la loro volontà da veri padroni che le consideravano poco più che oggetti anziché esseri umani, catturate o comprate per soddisfare i sogni più turpi. Nude, legate come ero stata io, indifese.
- ti avevo detto di non fare niente da sola, é così che mi dai retta?
La voce di Cesare mi risveglió di soprassalto. Mi resi conto di essermi appoggiata con un braccio alla parete, e di avere l'altra mano fra le gambe. Mi raddrizzai, cercando di sdrammatizzare.
- Non mi hai toccato tu, hai fatto l'egoista, ho le mie esigenze anche io, non credi?
Si era appoggiato al lavabo con le braccia incrociate.
- ho sempre pensato che con la pelle bagnata sei ancora più bella, ma non sono salito per quello. Ero un po' preoccupato, sei qui da mezz'ora e volevo controllare che stessi bene, ma a quanto ho visto stavi più che bene.
- cretino. Te l'ho detto che mi é piaciuto. Mi si prospettano due settimane interessanti. Zeudi alla scoperta del masochismo...però non credo che mandare a Lara le mie foto sia una cosa da fare.
- Ti vergogneresti?
- Non lo so. Intanto probabilmente ti metteresti nei guai tu.
- non credo. Secondo me se le vedesse mollerebbe tutto e verrebbe qui. É una tipa strana, te l'ho detto. Penso che le piaceresti.
- come cognata o come schiava?
- probabilmente come entrambe
- troppo imbarazzante...
Chiusi il getto e allungai la mano verso l'accappatoio che Cesare mi stava porgendo.
- mi sembra che tu sappia gestire le situazioni imbarazzanti molto bene.
- con te é molto diverso. Io eviterei di rischiare.
- adesso non pensarci e vieni giù a rilassarti.
- voglio vedere le foto.
Sperando di non finire a masturbarmi guardandole, pensai mentre appendevo l'accappatoio ed uscire, sentendomi gli occhi di lui addosso. Sicuramente ora mi vedeva in un modo diverso da come mi aveva guardato fino a quel giorno. Quanto meno, io mi sentivo cambiata, e quando seduta accanto a lui esaminai le mie immagini capii qualcosa di più. Nelle foto iniziali ero quasi in posa, e confessai a me stessa di trovarmi bella, anche se un po' troppo magra, ma l'espressione era un po' finta, o comunque stonata rispetto al mood della foto. Nelle altre, in cui ero solo un corpo, trasudava l'abbandono dei miei sensi alle sensazioni che provavo.
- sono forti
- come quello che hai fatto
- si, ma chissà che facce avevo sotto al cappuccio. Sudata, in lacrime, con la bocca aperta per gridare...
- meno bella dici?
- Sì, però così sembro un bambolotto di carne senza un volto. Sono io ma non sono io, se non si vede la faccia.
Prese il telefono per cercare i video. Mi aveva ripreso in vari momenti, non solo durante il pompino finale. Le contorsioni e le grida di cui non mi ero resa conto mi scorsero davanti agli occhi.
- qui sei bellissima, sembravi fuori da te.
Ed era così. Non ricordavo le mie urla, che sentivo per la prima volta sovrapporsi agli schiocchi delle corde e della cintura che mi erano state calate sulla pelle. Credevo di essere stata ferma mentre mi frustava, e invece notai che mi ero mossa tantissimo, andando con il corpo alla ricerca della frusta anziché cercando di evitarla. Scoprire di essere per certi versi una sconosciuta a me stessa mi turbò profondamente, molto più che vedermi prendere il suo cazzo in bocca fino a toccargli la pancia con il naso. Anche quello mi mandò delle scariche di piacere dal cervello fino all'inguine, ma più per il pensiero che fossi ancora uno strumento della sua fantasia che non per il fatto in se, e vederlo venire mi diede una sorta di orgasmo per interposta persona, come se il suo piacere si fosse sovrapposto al mio. Se me lo avesse chiesto sarei stata pronta a ricominciare, nonostante il senso di vergogna che comunque non mi stava abbandonando.
- Sono così troia?
Mi tirò a se in un abbraccio che mi stritolò quasi, e mi rinfrancò il fatto che evitò qualsiasi contatto non fraterno, e non lo sentii eccitarsi per il contatto con il mio corpo nudo. Evidentemente riusciva a riporre la ragazza da torturare in un cassetto della sua mente per fare uscire la sorella con cui era cresciuto, senza mescolare le due figure.
- sei sempre la mia sorellina dolce, raggomitolata nel lettino perché aveva paura dei tuoni, quella che a sua volta mi consolava quando perdevo una partita o mi sgridavano per qualcosa. Non sei una troia.
- nel video sembrava tanto di sì.
- Sei sempre stata una che fa le cose al 100%, senza trattenersi. Aver tirato uno schiaffo alla ragazzina che ti aveva insultato perché sei nera di pelle non ha fatto di te una picchiatrice.
- Gabry? Se lo ricorda ancora come fosse ieri, ma ora siamo amiche.
- vedi? Se non glielo avessi dato non avrebbe capito chi c'era sotto quella pelle. É uguale, se non avessi avuto questa occasione te ne sarebbe servita un'altra, probabilmente con qualcuno che tiene molto meno a te, per scoprire la stessa cosa.
- che sono troia?
- ancora? No! Che hai una sessualità selvaggia, o forse che per viverla appieno hai bisogno di liberarti da qualche senso di colpa, di sentirti privata della tua volontà. Nulla é dipeso da te, per cui lo hai vissuto liberamente, come se accadesse a un'altra.
- devo riflettere su questa cosa. E forse hai ragione.
Mi ero sempre sentita una ragazza libera, molto anticonformista e allergica ai giudizi altrui. Evidentemente non era così, e avrei dovuto ripensare tutta me stessa sotto un'altra luce. Chi ero veramente. E cosa ero adesso per Cesare, e per il mondo?
- Ora quindi non devo considerarmi la tua schiavetta e basta?
- Quello é un gioco, e tu non sei un gioco. Però se ti chiedo di andarmi a prendere da bere puoi farlo, senza sentirti in obbligo ma perché ti va di farmi un favore.
- Adesso?
- Adesso non ho sete, ho voglia di fare qualche tuffo. E tu probabilmente vuoi spalmarti e prendere il sole, magari sonnecchiando. Sarai stanca.
- un pochettino in effetti...quindi non mi leghi al lettino?
- ti é proprio piaciuto!
- almeno finché non avrò un orgasmo i miei pensieri coscienti andranno in quella direzione.
- riesci ad aspettare stasera? Ho in mente una cosa.
- Ad esempio?
Mi alzai per mettermi su un fianco nel lettino accanto al suo, accarezzando il suo corpo con lo sguardo ma senza pensieri erotici. Volevo un mare di bene a quel pazzo.
- andiamo a cena lontano da qui, vorrei sfoggiarti, vestita di qualcosa che lasci poco all'immaginazione. Voglio sentirmi invidiato per la ragazza che mi accompagna, ma voglio che tutti ti vedano e ti desiderino.
- dovrò sembrare una puttana insomma.
- al contrario, una molto di classe. E tu riesci ad essere elegante anche nuda, o con uno straccio attorno ai fianchi. Ti muovi come una pantera,e te ne rendi conto da sempre di come attiri l'attenzione ovunque tu vada.
- dopo andrò a rovistare negli armadi. Qualcosa invento.
- ottimo, ora spalmati lí e riposa, fino a stasera ci rilassiamo.
Riuscii nell'intento a metà, cercando di non pensare troppo al sesso e a cosa indossare. Nell'armadio avevo un abitino di maglia metallica dorata mai indossato, se non in casa per un ragazzo su cui volevo fare colpo. Lo provai, ed era esattamente quello che Cesare desiderava. Era molto fasciante, e la scollatura profonda rivelava l'attaccatura dei seni, lasciando anche intravedere i capezzoli sotto la trama. La schiena era quasi totalmente nuda, e fortunatamente i segni erano spariti, e le gambe uscivano dagli spacchi che arrivavano quasi ai fianchi. L'abbinamento con dei sandali a tacco alto intrecciati sui polpacci Mi mostrai a Cesare con i sandali in mano.
- così potrei andare?
- per fortuna che non sapevi cosa mettere...é perfetto, potresti causare qualche infarto vestita così
- uno straccetto, la prima cosa che ho trovato - scherzai. In realtà l'infarto lo avrei rischiato io, ad uscire così - e con questi sandali sarò alta come te. Una bella coppia dai.
- altroché! Anche se mi farai sfigurare.
Non era così, in jeans, camicia si lino e mocassini avrebbe fatto girare la testa anche lui.
- prendiamo la cabrio?
- così quando arriviamo sembrerò uno spaventapasseri dorato?
- pensi che ti guarderanno i capelli?
- mi piace essere a posto. Già dovrò fare finta di non ricordare come sono svestita.
- Sarai uno spettacolo per tutti
- E cabrio sia. Mi trucco un po', giusto gli occhi, non vorrei sembrare una escort.
- e il rossetto, che risalti.
- tutto dorato, occhi e rossetto.
Guidò fino a Trieste, e quando arrivammo sembravo un leoncino, spettinato ma tutto sommato l'acconciatura per quanto improvvisata era in sintonia con il personaggio che dovevo interpretare. La prima vittima fu il posteggiatore del ristorante, che indugiò a lungo sulla scollatura e sulle gambe, ancora prima che scendessi dall'auto. Avvicinandomi all'ingresso con passo lento e con il miglior portamento calamitai parecchie occhiate insistenti. Cesare mi teneva per mano, e gongolava platealmente.
- visto? Sei splendida e tutti se ne accorgono.
- Ogni ragazza o donna nel raggio visivo mi sta dando della zoccola - bisbigliai senza perdere il sorriso smagliante che avevo sfoderato - spero che a nessuna venga in mente di azzuffarsi.
- vinceresti la zuffa, ma io sono più convinto che ogni donna o ragazza vorrebbe essere te.
- sarà come dici. Io mi sento nuda
- ed é quello il segreto. Vai in giro così e sembri una regina. Non tutte potrebbero permetterselo.
- comunque sappi che guarderò solo te per tutto il tempo. Non per girarmela, ma per non accendere animi altrui e imbarazzo mio.
- be yourself. Fai come se fossi in jeans e t-shirt
- farò il possibile
Cercai di seguire il suggerimento, e trattai anche il personale con la mia solita cordialità. Non riuscii a diventare rumore di fondo, ma notai che a volte mi guardavano anche in faccia.
Finita la cena, Cesare volle spostarsi in un locale che conosceva, e dopo un drink disse che gli andava di ballare.
- con questo? Mi uscirà tutto e resterò nuda. É questo che vuoi?
- forse si...come le danzatrici nubiane che ballavano nude per il faraone, no?
- io sono somala, e tu non sei Ramses.
- dettagli. Vieni!
Mi strattonò giù dallo sgabello e si mise a ballare. Lo imitai, facendo appello a tutto il mio spirito di avventura, e senza pensare a quello che avrei lasciato vedere a tutto il locale. Cercai di immedesimarmi nella musica, lasciandomi trasportare dal ritmo, cercando di intravedere le stelle offuscate dalle luci del locale, e finii per divertirmi davvero. Dopo un secondo drink, che io scelsi analcolico, uscimmo e Cesare mi diede le chiavi.
- Guida tu, io non passerei il test.
Mi misi al volante, alleggerita per aver superato la prova.
- hai visto quanto telefonini puntati verso di te?
- quando?
- quando ballavi
- davvero?
- per forza, eri spettacolare
- si è visto tutto?
- visto no, ma hai fatto galoppare la fantasia di tutti
Continua....
scritto il
2022-05-09
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