Un regalo speciale
di
numeroprimo encore
genere
sadomaso
Mi risveglio con un gran mal di testa, confusa al punto da non capire se ho aperto gli occhi e mi trovo al buio oppure li ho ancora chiusi. Oltretutto sono in piedi e ho le mani legate sopra la testa, e sono nuda. Cerco di ricordare come sia finita lì ma non ne ho memoria, l'ultimo ricordo della serata è la cameriera dalla bellezza talmente insolita da avermela fatta notare che mi porge un bicchiere che non avevo ordinato. Eravamo entrati in quel locale dopo la cena che Lawrence aveva proposto per festeggiare i nostri due anni insieme. Non ricordo nemmeno il gusto del liquido in quel bicchiere, e comincio a pensare che ci fosse qualche droga. Gli occhi iniziano ad abituarsi all'oscurità, e noto la figura davanti a me, una donna nelle mie stesse condizioni. Stranamente sono tranquillissima, come se trovarmi in quella situazione fosse del tutto normale. Mi accorgo che la donna che sto fissando è solo il mio riflesso in un'enorme parete di specchi. Però, sono bella cosi, penso tra me e me, naturale che a Lawrence piacciano questi giochetti. Sarà stata un'idea sua, per concludere la serata di anniversario, ma che bisogno c'era di stordirmi?
Dal nulla e senza un rumore appare accanto a me la ragazza della sera prima. Indossa una corta tunica bianca che le lascia scoperti i seni talmente perfetti da sembrare finti. La sua massa di capelli corvini è serrata da un nastro sulla sommità del capo e le ricade sulle spalle e sul petto nascondendolo parzialmente. Ci fissiamo per qualche secondo, è come se volessi farle mille domande senza poter aprire bocca. Noto che tiene una catenella in mano, la risalgo con lo sguardo fino a notare la presenza di quella che sembra la sua gemella, identica in tutto tranne per la chioma platinata. La mora la fa inginocchiare davanti a me senza una parola e le lega i polsi alla colonna a cui sono fissata, all'altezza dei miei fianchi. Per qualche motivo trovo naturale allargare le gambe. Se è un gioco ideato da Lawrence, che magari mi sta osservando da dietro lo specchio, gli lascerò gustare lo spettacolo. Farmi leccare da una donna non sarà diverso da farmelo fare da lui, in fondo. La bionda mi appoggia la fronte sul ventre ma non fa nulla, mentre la mora inizia a frustarla con uno scudiscio di cui non avevo registrato la presenza. I colpi sono molto forti, e la schiena della ragazza inginocchiata davanti a me si segna rapidamente, ma la ragazza non emette un suono nė si muove dalla posizione iniziale. Osservo alternativamente lei nello specchio e la mora che la percuote metodicamente e senza espressione, fino a quando la schiena è un reticolo di striature rosse da cui stillano goccioline di sangue. La mora mi tira una caviglia all'indietro e mi fa avvolgere la gamba attorno alla colonna, e quando compie la stessa operazione sull'altra gamba rimango sospesa ai polsi e con il sesso completamente offerto alla bocca della prigioniera bionda che inizia ad esplorarmi il solco fra le cosce. È molto delicata ma abile a darmi piacere da subito, ma il piacere è subito abbinato al dolore della prima frustata che la mora mi propina, qualche centimetro sopra la testa della bionda. Il dolore è fortissimo, Lawrence non è mai arrivato a tanto, ma nemmeno io urlo o tento di divincolarmi. Cioè, dentro sto urlando, ma dalla bocca non esce un filo di voce. Nello specchio ora vedo che anche io sono completamente rigata da segni, oscenamente aperta e offerta anche alla vista di chiunque si trovi dietro a quello specchio, nascosta a loro solo dalla testa della ragazza bionda, ma non mi interessa. Voglio venire prima che le frustate, ora quasi insopportabili, mi facciano perdere conoscenza, ma tutto diventa buio per un attimo, ed ogni sensazione cessa.
Mi ritrovo nuovamente legata, ora orizzontale e circondata da figure demoniache dalla pelle ambra scuro. Sono esattamente come mi immagino siano i diavoli dell'inferno, antropomorfi, con le corna e gli occhi gialli da serpente. Lo specchio ora è sopra di me, e mi vedo circondata. Dev'essere passato un po' di tempo perché non ho più i segni delle frustate subite dalla mora, che ora siede su una poltrona posta su una specie di podio da cui può osservarmi, accarezzando la testa della sua gemella bionda come se fosse un cucciolo. La mora indossa una specie di armatura maglia metallica che la ricopre interamente e che sembra uscita da un film di fantascienza. I demoni sono orrendi e bellissimi insieme, ridacchiano e mi palpano, infilandomi le mani ovunque. Le loro dita mi esplorano rudemente la figa, mi entrano in bocca, mi schiaffeggiano i fianchi ed i seni, mi strizzano i capezzoli. Sono tutti eccitati, tutti in qualche modo simili tra loro eppure differenti. Uno in particolare mi ricorda un professore di matematica del liceo, un supplente appena laureato per cui mi ero preso una cotta allucinante. É lui che si fa avanti con un tizzone incandescente fra le mani, e si ferma fra le mie gambe aperte. Vedo la punta avvicinarsi pericolosamente alla mia pelle e ne sento il calore risalire verso il seno mentre inizia a premermi sull'inguine. Fammi quello che vuoi, penso mentre mi affonda brutalmente dentro e sento un bruciore terrificante al petto, accompagnato dal rumore e dall'odore acre della mia pelle che brucia. Il demone finisce il suo amplesso venendomi sulla pancia e viene sostituito da un altro, che ha una tenaglia arroventata in mano con cui avvolge l'altro seno. Attendo anche questo nuovo supplizio senza un suono o un movimento, e anche in questo secondo stupro penetrazione e carne martoriata si fondono all'unisono. Intravedo la ragazza mora che assiste allo spettacolo ci la testa della bionda fra le cosce, poi rivolgo la mia attenzione alla mia immagine sul soffitto. Vedo i segni delle torture anche sul ventre e sulle spalle, mani ovunque ed il secondo demone che si muove tra le mie gambe e dentro di me. Un altro di quei demoni bellissimi e terribili mi gira la testa e riesco a vedere solo il suo cazzo che mi si infila a forza in bocca. Lo prendo lasciando che mi muova per il suo piacere, finché si sfila dopo il primo fiotto di sperma, continuando il suo orgasmo sulla faccia e sul collo. A turno tutti i presenti si alternano dentro di me nello stesso modo, lasciandomi in un costante preorgasmo orrendamente stupendo, con il corpo cosparso di cicatrici e sperma. Inizio a pensare che non uscirò viva da questa . Quando ormai tutti i demoni sono soddisfatti, la mora si alza e si avvicina a me. Mi guardo nello specchio per quella che credo sarà l’ultima volta, poi la vedo chinarsi per baciarmi. È un bacio dolce e bellissimo, l’unico atto umano che ricevo. Quando si solleva mi mette una mano sulla bocca chiudendomi anche il naso. Mi scende una lacrima, ma sono più che altro dispiaciuta per non aver avuto almeno un ultimo orgasmo, e perdo conoscenza senza aver opposto resistenza.
Riapro gli occhi, e mi ritrovo in una specie di teatro, oppure un’aula universitaria, con i banchi gremiti di studenti. Sono ancora una volta fisicamente integra, incomprensibilmente. Vago con lo sguardo tra i banchi, e riconosco alcuni miei colleghi di studio, compagni di scuola, perfino amici conosciuti durante qualche vacanza. Forse sono davvero all’inferno, perché sono tutti ragazzi che ho respinto o da cui sono stata respinta, e ora sono davanti a loro, nuda e immobilizzata, pronta per essere esaminata o utilizzata come cavia per qualche esperimento. L’immancabile specchio è su una parete laterale, le due gemelle indossano un camice e mi stanno coprendo di elettrodi, a cui poi attaccano cavi collegati ad un macchinario. Nessuno parla, gli studenti sui banchi iniziano a prendere appunti quando le due gemelle cominciano a premere bottoni. Gli impulsi elettrici mi raggiungono in punti sempre diversi, con durata ed intensità diverse, che mi fanno contorcere tendendomi i muscoli incontrollabilmente. Gli sguardi degli studenti fissi su di me sono umilianti, mi stanno studiando senza badare al fatto che io sia un essere umano come loro, ma nessuno mostra la minima compassione. Quando le scariche si irradiano sui seni o sulla vagina mi accorgo che le mie secrezioni aumentano. La mora nota la cosa, e concentra le scariche su quelle che sono le mie zone erogene, inserendo anche una sonda fra le mie labbra e una nell’ano. Mi sento ancora più umiliata quando una scarica particolarmente lunga mi provoca un lunghissimo orgasmo. Vorrei distogliere lo sguardo e i pensieri da quella situazione abbietta, ma continuo a venire e a scuotermi senza potermi sottrarre a nulla di quello che mi sta succedendo, e a quegli sguardi apatici ma interessati. Ad uno ad uno tutti si alzano, mentre la mia tortura continua, fino a quando rimango sola con le due gemelle, che con l’aula vuota si spogliano. Sono bellissime, e quando la bionda si avvicina a me vedo che ha delle specie di artigli alle dita. La mora continua a giocare con i pulsanti del macchinario, mentre l’altra inizia a percorrermi il corpo con le sue protesi metalliche. Il contatto amplifica e attrae la corrente nei punti in cui mi tocca, e la pelle mi si riempie di striscie sanguinanti. Sono sfinita dalle torture, ma non vorrei che la sequenza interminabile di orgasmi si interrompesse, anche se ormai sono incapace di muovermi. La pelle ricoperta di sangue e sudore veicola le scariche su aree molto più ampie di prima, e non capisco più quale ne sia la zona di origine. Ad un suo cenno della gemella bionda l’altra si avvicina ad un grosso interruttore, e tutta l’energia si concentra sulla sonda vaginale. La potenza è tale che mi inarco, trattenuta solo dalle cinghie a polsi e caviglie, e mi sento esplodere da dentro. La mora mi sorride, mentre non vedo più la bionda, già coperta da un lampo di luce che si allarga fino a riempire tutto il mio campo visivo, fino a che io stessa divento luce, e tutto cessa.
- Tutto bene?
La voce di Lawrence mi arriva da molto lontano, come se mi trovassi dentro una caverna e la sua voce arrivasse da molto lontano, dopo vari rimbalzi sulle pareti di roccia.
- Ehi, amore? Va tutto bene?
Ora è più vicina, inizio a vedere una figura meno indistinta davanti a me. Lentamente inizio a mettere a fuoco le immagini, e la musica del locale torna a riempirmi le orecchie. Sono stesa sul divanetto, la testa sulle gambe del mio uomo, e con la coda dell’occhio vedo il bicchiere mezzo pieno che mi era stato portato. Istintivamente mi copro con le mani, rendendomi conto che il vestito è ancora al suo posto. Lawrence mi sorride, sono felice di vederlo, ma sono completamente disorientata.
- Spero che la sorpresa ti sia piaciuta.
- Sorpresa? Quale sorpresa? Io…
- Ho voluto regalarti una cosa davvero speciale. Guardandoti da qui sembra che tu abbia apprezzato molto questa breve vacanza da te stessa.
- Ma che è successo? Ho sognato?
- Uno stimolatore neurale, una droga che abbatte le inibizioni, e un chip che cessa di lavorare dopo aver esaurito il suo compito. Il tutto era nel drink. In pratica, hai vissuto alcuni tra i sogni erotici più nascosti nelle pieghe della tua mente. E il tutto è stato registrato dal chip, che lo ha trasmesso e registrato.
- Cioè tu…hai visto tutto?
- No, ho visto qualche flash, la trasmissione in tempo reale è impossibile da vedere, la mente è troppo veloce rispetto agli occhi. Tu quanto pensi di essere stata “di la”?
- È stato tutto incredibilmente intenso, e reale. Ho creduto di morire!
Cercai di colpirlo, ma ero davvero troppo debole per farlo. Un po’ ero arrabbiata con lui, ma molte parti, per quanto sconvolgenti, erano state rivelatorie.
- Mi è sembrato di starci dentro per ore. Forse giorni, a giudicare da…certe cose.
Non volevo pensare alle ferite da cui miracolosamente guarivo tra una sequenza e l’altra, che mi avevano fatto pensare ad una prigionia molto prolungata. Tanto sicuramente avrebbe visto tutto, e avrebbe saputo cose di me che nemmeno io sospettavo. Soprattutto una.
- Esattamente quattordici minuti. Tutto è durato meno di un quarto d’ora. Non è incredibile?
- Già…posso avere da bere?
- Vado subito a prenderti qualcosa.
- Dimmi una cosa – e indicai la cameriera mora, in quel momento appoggiata al bancone in attesa di un’ordinazione da consegnare – quella che mi ha portato quel bicchiere, è parte del piano?
- È soltanto una delle cameriere del locale, perché?
- Poi lo scoprirai…credi che sia possibile farci servire da lei?
- Niente che una mancia extra non possa fare.
- Chiamala, vuoi?
Lawrence si alzò e raggiunse la ragazza per ordinare, poi tornò da me.
- Sembri molto stanca. Torniamo a casa dopo il drink?
- Si, più che volentieri. Immagino che avrai progetti per noi, giusto?
- Beh…se non sei troppo stanca
- Potrei avere io una sorpresa per te, con un po’ di fortuna più di una.
L’occhiata di Lawrence mi confermò il gradimento per la proposta, e attesi l’arrivo della cameriera con una certa trepidazione. Aveva un sorriso davvero ammaliante come il suo corpo e le sue movenze, ma quello che mi spinse a proporle quello che avevo in mente per la prosecuzione della serata fu l’impressione di vedere, solo per una frazione di secondo, le sue pupille diventare verticali nelle iridi dorate.
Dal nulla e senza un rumore appare accanto a me la ragazza della sera prima. Indossa una corta tunica bianca che le lascia scoperti i seni talmente perfetti da sembrare finti. La sua massa di capelli corvini è serrata da un nastro sulla sommità del capo e le ricade sulle spalle e sul petto nascondendolo parzialmente. Ci fissiamo per qualche secondo, è come se volessi farle mille domande senza poter aprire bocca. Noto che tiene una catenella in mano, la risalgo con lo sguardo fino a notare la presenza di quella che sembra la sua gemella, identica in tutto tranne per la chioma platinata. La mora la fa inginocchiare davanti a me senza una parola e le lega i polsi alla colonna a cui sono fissata, all'altezza dei miei fianchi. Per qualche motivo trovo naturale allargare le gambe. Se è un gioco ideato da Lawrence, che magari mi sta osservando da dietro lo specchio, gli lascerò gustare lo spettacolo. Farmi leccare da una donna non sarà diverso da farmelo fare da lui, in fondo. La bionda mi appoggia la fronte sul ventre ma non fa nulla, mentre la mora inizia a frustarla con uno scudiscio di cui non avevo registrato la presenza. I colpi sono molto forti, e la schiena della ragazza inginocchiata davanti a me si segna rapidamente, ma la ragazza non emette un suono nė si muove dalla posizione iniziale. Osservo alternativamente lei nello specchio e la mora che la percuote metodicamente e senza espressione, fino a quando la schiena è un reticolo di striature rosse da cui stillano goccioline di sangue. La mora mi tira una caviglia all'indietro e mi fa avvolgere la gamba attorno alla colonna, e quando compie la stessa operazione sull'altra gamba rimango sospesa ai polsi e con il sesso completamente offerto alla bocca della prigioniera bionda che inizia ad esplorarmi il solco fra le cosce. È molto delicata ma abile a darmi piacere da subito, ma il piacere è subito abbinato al dolore della prima frustata che la mora mi propina, qualche centimetro sopra la testa della bionda. Il dolore è fortissimo, Lawrence non è mai arrivato a tanto, ma nemmeno io urlo o tento di divincolarmi. Cioè, dentro sto urlando, ma dalla bocca non esce un filo di voce. Nello specchio ora vedo che anche io sono completamente rigata da segni, oscenamente aperta e offerta anche alla vista di chiunque si trovi dietro a quello specchio, nascosta a loro solo dalla testa della ragazza bionda, ma non mi interessa. Voglio venire prima che le frustate, ora quasi insopportabili, mi facciano perdere conoscenza, ma tutto diventa buio per un attimo, ed ogni sensazione cessa.
Mi ritrovo nuovamente legata, ora orizzontale e circondata da figure demoniache dalla pelle ambra scuro. Sono esattamente come mi immagino siano i diavoli dell'inferno, antropomorfi, con le corna e gli occhi gialli da serpente. Lo specchio ora è sopra di me, e mi vedo circondata. Dev'essere passato un po' di tempo perché non ho più i segni delle frustate subite dalla mora, che ora siede su una poltrona posta su una specie di podio da cui può osservarmi, accarezzando la testa della sua gemella bionda come se fosse un cucciolo. La mora indossa una specie di armatura maglia metallica che la ricopre interamente e che sembra uscita da un film di fantascienza. I demoni sono orrendi e bellissimi insieme, ridacchiano e mi palpano, infilandomi le mani ovunque. Le loro dita mi esplorano rudemente la figa, mi entrano in bocca, mi schiaffeggiano i fianchi ed i seni, mi strizzano i capezzoli. Sono tutti eccitati, tutti in qualche modo simili tra loro eppure differenti. Uno in particolare mi ricorda un professore di matematica del liceo, un supplente appena laureato per cui mi ero preso una cotta allucinante. É lui che si fa avanti con un tizzone incandescente fra le mani, e si ferma fra le mie gambe aperte. Vedo la punta avvicinarsi pericolosamente alla mia pelle e ne sento il calore risalire verso il seno mentre inizia a premermi sull'inguine. Fammi quello che vuoi, penso mentre mi affonda brutalmente dentro e sento un bruciore terrificante al petto, accompagnato dal rumore e dall'odore acre della mia pelle che brucia. Il demone finisce il suo amplesso venendomi sulla pancia e viene sostituito da un altro, che ha una tenaglia arroventata in mano con cui avvolge l'altro seno. Attendo anche questo nuovo supplizio senza un suono o un movimento, e anche in questo secondo stupro penetrazione e carne martoriata si fondono all'unisono. Intravedo la ragazza mora che assiste allo spettacolo ci la testa della bionda fra le cosce, poi rivolgo la mia attenzione alla mia immagine sul soffitto. Vedo i segni delle torture anche sul ventre e sulle spalle, mani ovunque ed il secondo demone che si muove tra le mie gambe e dentro di me. Un altro di quei demoni bellissimi e terribili mi gira la testa e riesco a vedere solo il suo cazzo che mi si infila a forza in bocca. Lo prendo lasciando che mi muova per il suo piacere, finché si sfila dopo il primo fiotto di sperma, continuando il suo orgasmo sulla faccia e sul collo. A turno tutti i presenti si alternano dentro di me nello stesso modo, lasciandomi in un costante preorgasmo orrendamente stupendo, con il corpo cosparso di cicatrici e sperma. Inizio a pensare che non uscirò viva da questa . Quando ormai tutti i demoni sono soddisfatti, la mora si alza e si avvicina a me. Mi guardo nello specchio per quella che credo sarà l’ultima volta, poi la vedo chinarsi per baciarmi. È un bacio dolce e bellissimo, l’unico atto umano che ricevo. Quando si solleva mi mette una mano sulla bocca chiudendomi anche il naso. Mi scende una lacrima, ma sono più che altro dispiaciuta per non aver avuto almeno un ultimo orgasmo, e perdo conoscenza senza aver opposto resistenza.
Riapro gli occhi, e mi ritrovo in una specie di teatro, oppure un’aula universitaria, con i banchi gremiti di studenti. Sono ancora una volta fisicamente integra, incomprensibilmente. Vago con lo sguardo tra i banchi, e riconosco alcuni miei colleghi di studio, compagni di scuola, perfino amici conosciuti durante qualche vacanza. Forse sono davvero all’inferno, perché sono tutti ragazzi che ho respinto o da cui sono stata respinta, e ora sono davanti a loro, nuda e immobilizzata, pronta per essere esaminata o utilizzata come cavia per qualche esperimento. L’immancabile specchio è su una parete laterale, le due gemelle indossano un camice e mi stanno coprendo di elettrodi, a cui poi attaccano cavi collegati ad un macchinario. Nessuno parla, gli studenti sui banchi iniziano a prendere appunti quando le due gemelle cominciano a premere bottoni. Gli impulsi elettrici mi raggiungono in punti sempre diversi, con durata ed intensità diverse, che mi fanno contorcere tendendomi i muscoli incontrollabilmente. Gli sguardi degli studenti fissi su di me sono umilianti, mi stanno studiando senza badare al fatto che io sia un essere umano come loro, ma nessuno mostra la minima compassione. Quando le scariche si irradiano sui seni o sulla vagina mi accorgo che le mie secrezioni aumentano. La mora nota la cosa, e concentra le scariche su quelle che sono le mie zone erogene, inserendo anche una sonda fra le mie labbra e una nell’ano. Mi sento ancora più umiliata quando una scarica particolarmente lunga mi provoca un lunghissimo orgasmo. Vorrei distogliere lo sguardo e i pensieri da quella situazione abbietta, ma continuo a venire e a scuotermi senza potermi sottrarre a nulla di quello che mi sta succedendo, e a quegli sguardi apatici ma interessati. Ad uno ad uno tutti si alzano, mentre la mia tortura continua, fino a quando rimango sola con le due gemelle, che con l’aula vuota si spogliano. Sono bellissime, e quando la bionda si avvicina a me vedo che ha delle specie di artigli alle dita. La mora continua a giocare con i pulsanti del macchinario, mentre l’altra inizia a percorrermi il corpo con le sue protesi metalliche. Il contatto amplifica e attrae la corrente nei punti in cui mi tocca, e la pelle mi si riempie di striscie sanguinanti. Sono sfinita dalle torture, ma non vorrei che la sequenza interminabile di orgasmi si interrompesse, anche se ormai sono incapace di muovermi. La pelle ricoperta di sangue e sudore veicola le scariche su aree molto più ampie di prima, e non capisco più quale ne sia la zona di origine. Ad un suo cenno della gemella bionda l’altra si avvicina ad un grosso interruttore, e tutta l’energia si concentra sulla sonda vaginale. La potenza è tale che mi inarco, trattenuta solo dalle cinghie a polsi e caviglie, e mi sento esplodere da dentro. La mora mi sorride, mentre non vedo più la bionda, già coperta da un lampo di luce che si allarga fino a riempire tutto il mio campo visivo, fino a che io stessa divento luce, e tutto cessa.
- Tutto bene?
La voce di Lawrence mi arriva da molto lontano, come se mi trovassi dentro una caverna e la sua voce arrivasse da molto lontano, dopo vari rimbalzi sulle pareti di roccia.
- Ehi, amore? Va tutto bene?
Ora è più vicina, inizio a vedere una figura meno indistinta davanti a me. Lentamente inizio a mettere a fuoco le immagini, e la musica del locale torna a riempirmi le orecchie. Sono stesa sul divanetto, la testa sulle gambe del mio uomo, e con la coda dell’occhio vedo il bicchiere mezzo pieno che mi era stato portato. Istintivamente mi copro con le mani, rendendomi conto che il vestito è ancora al suo posto. Lawrence mi sorride, sono felice di vederlo, ma sono completamente disorientata.
- Spero che la sorpresa ti sia piaciuta.
- Sorpresa? Quale sorpresa? Io…
- Ho voluto regalarti una cosa davvero speciale. Guardandoti da qui sembra che tu abbia apprezzato molto questa breve vacanza da te stessa.
- Ma che è successo? Ho sognato?
- Uno stimolatore neurale, una droga che abbatte le inibizioni, e un chip che cessa di lavorare dopo aver esaurito il suo compito. Il tutto era nel drink. In pratica, hai vissuto alcuni tra i sogni erotici più nascosti nelle pieghe della tua mente. E il tutto è stato registrato dal chip, che lo ha trasmesso e registrato.
- Cioè tu…hai visto tutto?
- No, ho visto qualche flash, la trasmissione in tempo reale è impossibile da vedere, la mente è troppo veloce rispetto agli occhi. Tu quanto pensi di essere stata “di la”?
- È stato tutto incredibilmente intenso, e reale. Ho creduto di morire!
Cercai di colpirlo, ma ero davvero troppo debole per farlo. Un po’ ero arrabbiata con lui, ma molte parti, per quanto sconvolgenti, erano state rivelatorie.
- Mi è sembrato di starci dentro per ore. Forse giorni, a giudicare da…certe cose.
Non volevo pensare alle ferite da cui miracolosamente guarivo tra una sequenza e l’altra, che mi avevano fatto pensare ad una prigionia molto prolungata. Tanto sicuramente avrebbe visto tutto, e avrebbe saputo cose di me che nemmeno io sospettavo. Soprattutto una.
- Esattamente quattordici minuti. Tutto è durato meno di un quarto d’ora. Non è incredibile?
- Già…posso avere da bere?
- Vado subito a prenderti qualcosa.
- Dimmi una cosa – e indicai la cameriera mora, in quel momento appoggiata al bancone in attesa di un’ordinazione da consegnare – quella che mi ha portato quel bicchiere, è parte del piano?
- È soltanto una delle cameriere del locale, perché?
- Poi lo scoprirai…credi che sia possibile farci servire da lei?
- Niente che una mancia extra non possa fare.
- Chiamala, vuoi?
Lawrence si alzò e raggiunse la ragazza per ordinare, poi tornò da me.
- Sembri molto stanca. Torniamo a casa dopo il drink?
- Si, più che volentieri. Immagino che avrai progetti per noi, giusto?
- Beh…se non sei troppo stanca
- Potrei avere io una sorpresa per te, con un po’ di fortuna più di una.
L’occhiata di Lawrence mi confermò il gradimento per la proposta, e attesi l’arrivo della cameriera con una certa trepidazione. Aveva un sorriso davvero ammaliante come il suo corpo e le sue movenze, ma quello che mi spinse a proporle quello che avevo in mente per la prosecuzione della serata fu l’impressione di vedere, solo per una frazione di secondo, le sue pupille diventare verticali nelle iridi dorate.
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