Professore, Figlio, Padre, Alunno.
di
Campanellino1
genere
gay
Caldo pomeriggio di metà Maggio inoltrato, infilai le scarpe con l’umore immerso in un mix fatto di rassegnazione e speranza.
L’ultimo anno di scuola (e non) superiore fu tutt’altro che roseo. Gravemente insufficiente in tre materie: quanto basta per dover ripetere nuovamente l’anno.
La speranza arrivò quando a metà aprile, conscio del rischio concreto di non ammissione, il professore di fisica si rese disponibile ad aiutarmi per le ultime interrogazioni.
Sapeva della mia situazione e sapeva che ero un ragazzo tutt’altro che svogliato anche se la cosa fu inconsueta, è molto raro che un professore si presti a una cosa così.
Ma ero assolutamente pazzo di lui. Il sogno erotico per eccellenza, per lo meno il mio. Di fatti quando si offrì di aiutarmi non potei assolutamente tirarmi indietro.
Era un uomo grosso, possente, alto sul metro e 85, a tratti burbero…sulla sessantina. Capelli bianchi, sempre elegante dentro quei lineamenti da orso maledettamente virili.
Sapevo benissimo che le mie fantasie sarebbero rimaste tali e tutto filò in una consueta normalità fatta di ripetizioni scolastiche fino a quel giorno di metà Maggio, l’ultima lezione privata prevista…
Arrivato nel suo studio mi aprì la porta, un gesto diventato ormai di routine e privo di imbarazzo (classico dell’incontrare un docente fuori scuola)
-“Entra, entra.”
Era bello più del solito. Portava una camicia bianco panna arruffata sulle maniche sbottonata abbastanza per mostrare il pelo ancora sale e pepe sul petto. Un pantalone elegante grigio e scarpe eleganti completavano l’opera.
Stuzzicava ogni singola perversione che si palesa quando scatta la cosiddetta chimica…anche se, momentaneamente, solo da parte mia.
Arrivai al tavolo consueto di studio e notai che fu sgombero.
-“Oggi niente ripetizioni.”
Notai malinconia e tristezza in quelle parole. Fui stupito e li per li mi preoccupai. Forse voleva dirmi che tutti quei pomeriggi non erano serviti a niente. Che mi attendeva un altro anno in quella scuola.
Rispose alla domanda che vide stampata sulla mia faccia.
-“Niente di preoccupante, anzi tutt’altro…non dovrei dirtelo ma a questo punto voglio dare ascolto più al mio ruolo di uomo che di professore. Ieri c’è stato il consiglio di classe. È praticamente cosa fatta, sei ammesso.”
Non avrei mai immaginato di venirlo a sapere così. Non sapevo minimamente cosa rispondere, lui lo notò e continuò il discorso.
-“Sono contento, sarebbe stata una bocciatura sbagliata.”
Ma non c’era nulla di felice, ne da parte mia ne da parte sua e nessuno sapeva bene il perché.
-“Allora visto che l’obiettivo è stato raggiunto non aveva senso farti venire qui oggi, tuttavia…”
Il mio cuore sobbalzò, avvertii subito che quel rapporto si stava spostando su qualcosa di più del semplice rapporto alunno/docente.
-“…mi sei andato a cuore dopo questo mese, oggi voglio tenere una lezione diversa.”
-“Mi fa molto piacere, per quanto riguarda l’ammissione sono molto contento…ci sono riuscito soprattutto grazie a lei…al suo aiuto…”
-“Dammi del tu. Oramai non c’è più alcun motivo di darmi del lei.”
-“Grazie.”
Andò a sedersi dietro la scrivania sgombra con quell’aria malinconica a cui ancora non riuscivo a dare significato. Non riuscivo a dare significato nemmeno alla situazione che prese una piega assolutamente stramba.
Cominciò a parlare con una voce che sembrava provenire da un altra dimensione
-“Non sarà facile lì fuori, uscito di scuola non sarà facile…ogni giorno ti sveglierai e la motivazione per credere in ciò che sei, in ciò che sogni, sarà colpita sempre più da tutto ciò che ti girerà intorno…trova sempre qualcosa che possa salvarti, un porto sicuro.”
Toccò esattamente il pulsante che accendeva come paglia le mie paure. Come se sapesse tutto di me.
Arrivò un senso di paura e come spesso succede con la paura il confine che la divide dall’eccitazione è molto labile…specie con me. Con lui. In quella stanza.
Io mi ammutolii. Lui fece una pausa e aggiunse in seguito:
-“So che può sembrarti strano sentire questo, soprattutto da me che sono poco più che uno sconosciuto per te probabilmente…ma c’è un motivo se lo faccio.”
Si alzò di scatto e nel farlo notai la patta dei suoi pantaloni più gonfia del solito. Cercò di non farlo vedere in un modo del tutto maldestro per poi girarsi verso la finestra.
Io divenni un fuoco. In quel momento scattò un effetto domino impazzito nella mia testa. Ciò che avevo, in parte, sempre sognato ora aveva preso il via per avverarsi.
Mi venne barzotto all’istante e come guidato da una forza sovrannaturale mi alzai e andai vicino a lui. Senza vergogna non nascosi la mia erezione. E lui lo notò.
Oramai avevo dato il via libera al tutto e non parlammo più con le parole ma con l’anima.
Allungò la mano sulla mia gamba delicatamente e cominciò ad accarezzarmi la coscia per piano piano salire sulla patta. Lo sentì crescere e questo lo mandò fuori di testa.
Si girò frontale a me e vidi la potenza pronta a scatenarsi da quei pantaloni. Quella veduta scatenò un ardore incontrollabile in me.
Misi la mano proprio lì e accarezzai, sentivo perfetta la sagoma di un cazzo maestoso pulsante di piacere. Slacciai i pantaloni e lo tirai fuori. Mi misi in ginocchio e lo presi in bocca. Alzai lo sguardo e vidi nel suo volto l’emozione di chi sta assistendo ad un miracolo.
Mi bastò fare tre pompate di bocca per farmi venire in bocca. Sperma caldo a fiotti. ansimava come un ragazzino alla seconda sega in vita sua. Ma quello non fu che l’inizio.
Ingoiai tutto come si fa con una bevanda benedetta dagli dei.
-“Santo dio, sono venuto come un idiota.”
Disse.
Non gli diedi tempo di realizzare che gli presi la mano e gliela misi sul mio cazzo completamente in tiro.
Sapeva perfettamente quali punti accarezzare per farmi esplodere poi me lo tirò fuori e lo fece sparire nella sua bocca. Sapeva tutto: il ritmo perfetto, dove spalmarsi con la lingua…
Avevo intuito che si era arrapato di nuovo come uno dei peggio maiali. Fece uno scatto e in modo molto animalesco mi mise di schiena davanti a lui, mi abbassò i pantaloni, mi piegò e mise l’indice virilmente rugoso sul buco e allargò quel tanto che bastava per farmi accogliere il suo maestoso cazzo dentro di me.
Mi scopò forte, e godevamo forte…come se in lui avesse raggiunto l’apice un qualcosa tenuto assopito per una vita.
Io ero inebriato. Sentivo tutto quel ben di dio dentro di me. Ero completo.
Arrivò l’apice: mentre mi scopava prese in mano il mio cazzo che grazie al movimento di bacino si muoveva lentamente lungo il suo palmo…come se mi segasse. Poggiò l’altra mano sulla tempia in modo da farmela girare verso di lui e mi piantò la lingua in bocca.
Emettemmo all’unisono un gemito, mentre ci baciavamo e scopavamo. Eravamo arrivati.
Percepii tutto quello sperma dentro di me. Caldo e denso. A quel punto venni di netto sulla sua mano talvolta talmente forte che un po’ cadde a terra.
Venimmo insieme. I corpi non esistevano più. Erano totalmente posseduti dal piacere assoluto della carne.
Mi guardò. Lo guardai. Quasi piangemmo.
Non fu una semplice scopata. Fu una totale fusione. Un passaggio di testimone.
Ci rivestimmo ed esausti fumammo una sigaretta:
-“È stato qualcosa di potente ciò che è avvenuto. Professore, tu oggi mi hai donato il tuo seme. Quello di un adulto che mi ha reso un uomo. Come un papà che non ho mai avuto.”
-“È stato potente. Tu oggi mi hai donato la giovinezza di un fiore da inseminare, crescere e rendere vigoroso. Come un figlio che non ho mai avuto.”
Stavolta piangemmo. Capimmo entrambi quanto in quel momento della nostra vita fummo importanti l’uno nella vita dell’altro.
Accadde un incanto quel giorno e come la migliore delle magie…accade una sola volta. Dal giorno seguente diventammo ciò dovevamo essere l’uno per l’altro.
Un padre. Un figlio.
Fine.
Se hai voglia di lasciarmi un commento o scrivermi, puoi contattarmi qui: campanellinosogno@gmail.com
L’ultimo anno di scuola (e non) superiore fu tutt’altro che roseo. Gravemente insufficiente in tre materie: quanto basta per dover ripetere nuovamente l’anno.
La speranza arrivò quando a metà aprile, conscio del rischio concreto di non ammissione, il professore di fisica si rese disponibile ad aiutarmi per le ultime interrogazioni.
Sapeva della mia situazione e sapeva che ero un ragazzo tutt’altro che svogliato anche se la cosa fu inconsueta, è molto raro che un professore si presti a una cosa così.
Ma ero assolutamente pazzo di lui. Il sogno erotico per eccellenza, per lo meno il mio. Di fatti quando si offrì di aiutarmi non potei assolutamente tirarmi indietro.
Era un uomo grosso, possente, alto sul metro e 85, a tratti burbero…sulla sessantina. Capelli bianchi, sempre elegante dentro quei lineamenti da orso maledettamente virili.
Sapevo benissimo che le mie fantasie sarebbero rimaste tali e tutto filò in una consueta normalità fatta di ripetizioni scolastiche fino a quel giorno di metà Maggio, l’ultima lezione privata prevista…
Arrivato nel suo studio mi aprì la porta, un gesto diventato ormai di routine e privo di imbarazzo (classico dell’incontrare un docente fuori scuola)
-“Entra, entra.”
Era bello più del solito. Portava una camicia bianco panna arruffata sulle maniche sbottonata abbastanza per mostrare il pelo ancora sale e pepe sul petto. Un pantalone elegante grigio e scarpe eleganti completavano l’opera.
Stuzzicava ogni singola perversione che si palesa quando scatta la cosiddetta chimica…anche se, momentaneamente, solo da parte mia.
Arrivai al tavolo consueto di studio e notai che fu sgombero.
-“Oggi niente ripetizioni.”
Notai malinconia e tristezza in quelle parole. Fui stupito e li per li mi preoccupai. Forse voleva dirmi che tutti quei pomeriggi non erano serviti a niente. Che mi attendeva un altro anno in quella scuola.
Rispose alla domanda che vide stampata sulla mia faccia.
-“Niente di preoccupante, anzi tutt’altro…non dovrei dirtelo ma a questo punto voglio dare ascolto più al mio ruolo di uomo che di professore. Ieri c’è stato il consiglio di classe. È praticamente cosa fatta, sei ammesso.”
Non avrei mai immaginato di venirlo a sapere così. Non sapevo minimamente cosa rispondere, lui lo notò e continuò il discorso.
-“Sono contento, sarebbe stata una bocciatura sbagliata.”
Ma non c’era nulla di felice, ne da parte mia ne da parte sua e nessuno sapeva bene il perché.
-“Allora visto che l’obiettivo è stato raggiunto non aveva senso farti venire qui oggi, tuttavia…”
Il mio cuore sobbalzò, avvertii subito che quel rapporto si stava spostando su qualcosa di più del semplice rapporto alunno/docente.
-“…mi sei andato a cuore dopo questo mese, oggi voglio tenere una lezione diversa.”
-“Mi fa molto piacere, per quanto riguarda l’ammissione sono molto contento…ci sono riuscito soprattutto grazie a lei…al suo aiuto…”
-“Dammi del tu. Oramai non c’è più alcun motivo di darmi del lei.”
-“Grazie.”
Andò a sedersi dietro la scrivania sgombra con quell’aria malinconica a cui ancora non riuscivo a dare significato. Non riuscivo a dare significato nemmeno alla situazione che prese una piega assolutamente stramba.
Cominciò a parlare con una voce che sembrava provenire da un altra dimensione
-“Non sarà facile lì fuori, uscito di scuola non sarà facile…ogni giorno ti sveglierai e la motivazione per credere in ciò che sei, in ciò che sogni, sarà colpita sempre più da tutto ciò che ti girerà intorno…trova sempre qualcosa che possa salvarti, un porto sicuro.”
Toccò esattamente il pulsante che accendeva come paglia le mie paure. Come se sapesse tutto di me.
Arrivò un senso di paura e come spesso succede con la paura il confine che la divide dall’eccitazione è molto labile…specie con me. Con lui. In quella stanza.
Io mi ammutolii. Lui fece una pausa e aggiunse in seguito:
-“So che può sembrarti strano sentire questo, soprattutto da me che sono poco più che uno sconosciuto per te probabilmente…ma c’è un motivo se lo faccio.”
Si alzò di scatto e nel farlo notai la patta dei suoi pantaloni più gonfia del solito. Cercò di non farlo vedere in un modo del tutto maldestro per poi girarsi verso la finestra.
Io divenni un fuoco. In quel momento scattò un effetto domino impazzito nella mia testa. Ciò che avevo, in parte, sempre sognato ora aveva preso il via per avverarsi.
Mi venne barzotto all’istante e come guidato da una forza sovrannaturale mi alzai e andai vicino a lui. Senza vergogna non nascosi la mia erezione. E lui lo notò.
Oramai avevo dato il via libera al tutto e non parlammo più con le parole ma con l’anima.
Allungò la mano sulla mia gamba delicatamente e cominciò ad accarezzarmi la coscia per piano piano salire sulla patta. Lo sentì crescere e questo lo mandò fuori di testa.
Si girò frontale a me e vidi la potenza pronta a scatenarsi da quei pantaloni. Quella veduta scatenò un ardore incontrollabile in me.
Misi la mano proprio lì e accarezzai, sentivo perfetta la sagoma di un cazzo maestoso pulsante di piacere. Slacciai i pantaloni e lo tirai fuori. Mi misi in ginocchio e lo presi in bocca. Alzai lo sguardo e vidi nel suo volto l’emozione di chi sta assistendo ad un miracolo.
Mi bastò fare tre pompate di bocca per farmi venire in bocca. Sperma caldo a fiotti. ansimava come un ragazzino alla seconda sega in vita sua. Ma quello non fu che l’inizio.
Ingoiai tutto come si fa con una bevanda benedetta dagli dei.
-“Santo dio, sono venuto come un idiota.”
Disse.
Non gli diedi tempo di realizzare che gli presi la mano e gliela misi sul mio cazzo completamente in tiro.
Sapeva perfettamente quali punti accarezzare per farmi esplodere poi me lo tirò fuori e lo fece sparire nella sua bocca. Sapeva tutto: il ritmo perfetto, dove spalmarsi con la lingua…
Avevo intuito che si era arrapato di nuovo come uno dei peggio maiali. Fece uno scatto e in modo molto animalesco mi mise di schiena davanti a lui, mi abbassò i pantaloni, mi piegò e mise l’indice virilmente rugoso sul buco e allargò quel tanto che bastava per farmi accogliere il suo maestoso cazzo dentro di me.
Mi scopò forte, e godevamo forte…come se in lui avesse raggiunto l’apice un qualcosa tenuto assopito per una vita.
Io ero inebriato. Sentivo tutto quel ben di dio dentro di me. Ero completo.
Arrivò l’apice: mentre mi scopava prese in mano il mio cazzo che grazie al movimento di bacino si muoveva lentamente lungo il suo palmo…come se mi segasse. Poggiò l’altra mano sulla tempia in modo da farmela girare verso di lui e mi piantò la lingua in bocca.
Emettemmo all’unisono un gemito, mentre ci baciavamo e scopavamo. Eravamo arrivati.
Percepii tutto quello sperma dentro di me. Caldo e denso. A quel punto venni di netto sulla sua mano talvolta talmente forte che un po’ cadde a terra.
Venimmo insieme. I corpi non esistevano più. Erano totalmente posseduti dal piacere assoluto della carne.
Mi guardò. Lo guardai. Quasi piangemmo.
Non fu una semplice scopata. Fu una totale fusione. Un passaggio di testimone.
Ci rivestimmo ed esausti fumammo una sigaretta:
-“È stato qualcosa di potente ciò che è avvenuto. Professore, tu oggi mi hai donato il tuo seme. Quello di un adulto che mi ha reso un uomo. Come un papà che non ho mai avuto.”
-“È stato potente. Tu oggi mi hai donato la giovinezza di un fiore da inseminare, crescere e rendere vigoroso. Come un figlio che non ho mai avuto.”
Stavolta piangemmo. Capimmo entrambi quanto in quel momento della nostra vita fummo importanti l’uno nella vita dell’altro.
Accadde un incanto quel giorno e come la migliore delle magie…accade una sola volta. Dal giorno seguente diventammo ciò dovevamo essere l’uno per l’altro.
Un padre. Un figlio.
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