Maledetta

di
genere
etero

“Allora,com’è la vista da quassù?”
“Direi romantica, mozzafiato ed elegante.”
“Hai visto che bello vedere la città dall’alto di questa terrazza,le torri, il campanile, la basilica e i tetti rossi che sembrano aver colorato il cielo come se le tegole avessero stinto il proprio colore; hai ragione è proprio romantica!”
Ti avvicini al mio orecchio e mi sussurri:
” Ma io parlavo di te!”.
Mi sono girata e ti ho mostrato un sorriso pieno di felicità e imbarazzo, sei sempre così galante.
Un duca, oserei dire.
Mi ero messa quel vestito blu cangiante, lungo, non troppo scollato, semplice, liscio, perfettamente adagiato sul mio corpo, i miei sandali alti fucsia e un profumo agrumato che con il calore della mia pelle si sprigionava inebriandoti. A volte il non vedere rende più eccitante, a volte la semplicità rende più raffinati. Mi hai sfiorato le labbra con un dito, umido dalla condensa del calice che tenevi in mano…e Dio solo sa quel piccolo gesto che scene mi ha fatto sognare in pochi secondi. Te l’avrei morso, ma mi sono trattenuta e ti ho solo baciato. Il tuo sapore, inconfondibile, indimenticabile, unico, un perfetto equilibrio tra gentilezza ed sensualità. Impossibile non cedere, un brivido mi percorre la schiena..è evidente, i capezzoli sono turgidi e il fatto non ti sfugge.
Mi sfiori quasi a rendere quel gesto involontario ma sappiamo entrambi che la volontà c’era tutta, eccome se c’era.
Come sei bello, quella camicia a righe bianche e celesti con la tua pelle leggermente ambrata fa risaltare i tuoi occhi nocciola e io non posso che annegare in quello sguardo colmo di desiderio. Doveva essere solo un aperitivo, una bottiglia di bollicine e dei crudi di pesce in una terrazza sopra i tetti di questa città si offre ai nostri piedi. Sai che a me il “solo un aperitivo” non sarebbe bastato,non mi so accontentare, mai. Chi si accontenta non gode e io invece volevo godere di te, di noi.
La terrazza è di un albergo e io ovviamente ho prenotato una stanza. Te ne accorgi solo quando entrando in ascensore non ho spinto il tasto dello zero. Mi guardi e dici solo una parola, la mia preferita, uno dei complimenti che amo di più:”Maledetta”. In quella parola è racchiuso tutto, tutto il sesso che abbiamo fatto e quello che ancora faremo.Come un ricordo e un monito insieme.
Entriamo in questa camera meravigliosa, sono in piedi davanti a te, ti do le spalle e posso sentire il tuo respiro sul mio collo.
“Ti prego, dimmelo ancora!”
“Maledetta!” Alla pronuncia di quella ‘M’ ero un lago, alla pronuncia di quella ‘M’hai spostato le spalline del vestito che è scivolato ai miei piedi, ero nuda.
Mi sono girata, ti ho guardato negli occhi e ti ho chiesto “ancora!”.
Ero sul letto a gambe aperte con le cosce umide dei miei umori e tu sei entrato dentro di me quando mi hai risposto “Maledetta!”.
Quanto mi eccitava sentirti pronunciare quella parola, l’hai ripetuta a ogni colpo che sferzavi profondamente. L’hai ripetuta mentre te lo succhiavo avidamente e senza pietà.
Ti ho urlato “ancora” mentre da dietro mi penetravi tenendomi i capelli. E ti ho implorato “ancora”mentre mi facevi morire con la lingua tra le mie gambe. E quando abbiamo goduto insieme abbandonandoci nel nostro orgasmo me l’hai sussurrato ancora una volta: ”maledetta, tu sei una mantide non una donna”.
Ero compiaciuta di averti fatto godere, e di aver goduto. Felice di non essermi accontentata. O tutto o niente e noi eravamo tutto.
scritto il
2022-06-27
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