In volo
di
Th3w4y
genere
comici
Sono seduto con gli occhi chiusi tentando di recuperare un po’ del sonno perso per la levataccia. Inutilmente cerco di addormentarmi. La spalla viene leggermente toccata da un fianco di una persona che velocemente sfila lungo il corridoio. Apro meno che posso le palpebre per non far entrare troppa luce, ma a sufficienza per vedere ancheggiare l’assistente di volo che mi aveva urtato. Fasciato in un tubino il suo lato B attira decisamente la mia attenzione. Si è fermata quattro file più avanti ed io resto incantato. Finalmente alzo lo sguardo e vedo che mentre parla con una passeggera mi sta fissando. La squadro per un po’ anche quanto lei è rivolta alla sua interlocutrice. Faccio scendere la visuale sino ai piedi per poi tornare sui suoi occhi. Mi riguarda, inespressiva ma mi guarda ancora. Chiudo gli occhi ed inizio a fantasticare su di lei. Ricordo dei racconti letti su ER di un’assistente di volo che descriveva i suoi viaggi e mi coinvolgeva coi suoi dettagli spinti e le sue storie ad alto contenuto erotico. Riapro gli occhi sperando di vederla anche frontalmente. Dopo poco vengo accontentato visto che porta dell’acqua alla stessa passeggera con cui parlava poco prima. I suoi movimenti sinuosi non mi distraggono dai dettagli così importanti così fondamentali per fantasticare. Passo in rassegna più che posso di lei. Tornando da dove è venuta mi ripropone le sue terga. Le osservo finché posso e richiudo gli occhi.
Seduto in uno sgabello del bar dell’aeroporto, sto prendendo un drink, quando me la ritrovo accanto e con un accento che mi sembra spagnolo senza guardarmi mi dice “Vale qualcosa da bere quanto hai fissato oggi?”. Quasi mi soffoco e tossendo goffamente arrossisco. “No, ti prego, resta con me, non ti voglio sulla coscienza, mi basta qualcosa da sorseggiare”. Sorride. Ma che bel sorriso. Riesco a riprendermi. Mi avvicino a lei e sfiorandole l’orecchio le sussurro “Quanto ho fissato oggi non vale quanto questo tuo sorriso”. Si gira, mi guarda. Le nostre labbra sono vicine molto vicine. Sento il suo respiro caldo. Poggia le sue labbra sulle mie e molto lentamente le stacca. Restano appena unite in un piccolo lembo prima di staccarsi del tutto. Scosto un po’ la testa di lato e poi in avanti. Le mie labbra sfiorano la sua guancia, mentre sento le sue mani calde appoggiarsi alle mie ginocchia. Le bacio l’angolo della bocca. Poi glielo accarezzo con la punta della lingua. Schiude leggermente le labbra e continuo con lo stesso movimento finché sento la punta della sua lingua cercare la mia. Si accarezzano. Ci guardiamo ancora. Ora viene lei al mio orecchio sussurrando e procurandomi brividi di piacere. Dice “Il mio hotel è qui accanto, non ho molto tempo prima del prossimo volo”. Le sue mani salgono lungo le mie cosce. Ho una rapida erezione. Inizia a toccarmi sopra i pantaloni e sorride compiaciuta dell’effetto che mi fa.
“Signore, signore …” Mi chiamano, mi scuotono la spalla. Apro gli occhi. E’ lei. “Per favore, allacci le cinture stiamo atterrando”. La guardo. Cerco i due capi della cintura e mentre li sto allacciando noto e sento l’erezione che il mio sogno ha provocato. Lei è lì che controlla io esegua la sua richiesta. Alzo gli occhi finchè continuo nel gesto di innestare le due estremità. Continua a controllarmi. Abbasso lo sguardo e l’erezione è evidente. L’avrà sicuramente notata. Sta sorridendo mentre mi guarda appena sotto la cintura. Sorride e dice “Grazie”. Nel momento in cui si sta girando per tornare al suo posto, oltre al sorriso, noto una leggera smorfia. Approvazione? Ammirazione? Disapprovazione? Prima di sedersi, si gira, punta gli occhi su di me e sorride nuovamente. Ricambio, mentre, subito dopo e platealmente, la mia mano destra si posa sulla fronte e la testa ondeggia leggermente come a dire ‘no, non è possibile’. Ora il suo sorriso è più largo, si è aperto in una fine e muta risata.
Prendo un pezzo di carta e ci scrivo ‘Andrea, quello che sogna’, una faccina che ride e poi il mio numero di telefono. Quando sono sicuro che mi sta nuovamente fissando le faccio vedere che lo infilo di lato al sedile tra il tessuto ed il metallo che lo contiene.
Sfiliamo tutti dalla porta d’uscita. Lei non è lì e forse è meglio che non ci sia. Prendo il corridoio e senza voltarmi indietro seguo le indicazioni che mi portano all’uscita.
Seduto in uno sgabello del bar dell’aeroporto, sto prendendo un drink, quando me la ritrovo accanto e con un accento che mi sembra spagnolo senza guardarmi mi dice “Vale qualcosa da bere quanto hai fissato oggi?”. Quasi mi soffoco e tossendo goffamente arrossisco. “No, ti prego, resta con me, non ti voglio sulla coscienza, mi basta qualcosa da sorseggiare”. Sorride. Ma che bel sorriso. Riesco a riprendermi. Mi avvicino a lei e sfiorandole l’orecchio le sussurro “Quanto ho fissato oggi non vale quanto questo tuo sorriso”. Si gira, mi guarda. Le nostre labbra sono vicine molto vicine. Sento il suo respiro caldo. Poggia le sue labbra sulle mie e molto lentamente le stacca. Restano appena unite in un piccolo lembo prima di staccarsi del tutto. Scosto un po’ la testa di lato e poi in avanti. Le mie labbra sfiorano la sua guancia, mentre sento le sue mani calde appoggiarsi alle mie ginocchia. Le bacio l’angolo della bocca. Poi glielo accarezzo con la punta della lingua. Schiude leggermente le labbra e continuo con lo stesso movimento finché sento la punta della sua lingua cercare la mia. Si accarezzano. Ci guardiamo ancora. Ora viene lei al mio orecchio sussurrando e procurandomi brividi di piacere. Dice “Il mio hotel è qui accanto, non ho molto tempo prima del prossimo volo”. Le sue mani salgono lungo le mie cosce. Ho una rapida erezione. Inizia a toccarmi sopra i pantaloni e sorride compiaciuta dell’effetto che mi fa.
“Signore, signore …” Mi chiamano, mi scuotono la spalla. Apro gli occhi. E’ lei. “Per favore, allacci le cinture stiamo atterrando”. La guardo. Cerco i due capi della cintura e mentre li sto allacciando noto e sento l’erezione che il mio sogno ha provocato. Lei è lì che controlla io esegua la sua richiesta. Alzo gli occhi finchè continuo nel gesto di innestare le due estremità. Continua a controllarmi. Abbasso lo sguardo e l’erezione è evidente. L’avrà sicuramente notata. Sta sorridendo mentre mi guarda appena sotto la cintura. Sorride e dice “Grazie”. Nel momento in cui si sta girando per tornare al suo posto, oltre al sorriso, noto una leggera smorfia. Approvazione? Ammirazione? Disapprovazione? Prima di sedersi, si gira, punta gli occhi su di me e sorride nuovamente. Ricambio, mentre, subito dopo e platealmente, la mia mano destra si posa sulla fronte e la testa ondeggia leggermente come a dire ‘no, non è possibile’. Ora il suo sorriso è più largo, si è aperto in una fine e muta risata.
Prendo un pezzo di carta e ci scrivo ‘Andrea, quello che sogna’, una faccina che ride e poi il mio numero di telefono. Quando sono sicuro che mi sta nuovamente fissando le faccio vedere che lo infilo di lato al sedile tra il tessuto ed il metallo che lo contiene.
Sfiliamo tutti dalla porta d’uscita. Lei non è lì e forse è meglio che non ci sia. Prendo il corridoio e senza voltarmi indietro seguo le indicazioni che mi portano all’uscita.
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