Il primo passo
di
Mat-Chain
genere
dominazione
Ancora scosso dalla recente scoperta decido di uscire, prendermi una birra, capire cosa fare.
Devo ammettere che vedendo quelle immagini e leggendo quelle poche righe del suo diario mi sono sentito vibrare dalla testa fino alla punta del sesso. Ho avuto un fremito, sentito le farfalle nello stomaco, l’acquolina in bocca, un’erezione. Non e’ semplice da spiegare, ma e’ come se un istinto che avevo deciso di tenere nascosto e’ riemerso ferocemente prendendo possesso del mio corpo e della mia mente.
Sono al bancone di un bar che frequento spesso, tra le dita un bicchiere di birra, lo sguardo assente. Non riesco a pensare ad altro e sopratutto, immagino Silvia in tutto questo. La immagino come mai avevo fatto prima e la rivedo nuda mentre indossa il plug, mentre si veste senza intimo, mentre scrive di aver bisogno di un Padrone.
Finisco di bere e decido di concedermi un altro giro, poi un altro ancora..
Sono ormai le undici passate quando torno a casa e, decisamente brillo, mi spoglio velocemente e mi infilo in doccia. Cerco di lavarmi via di dosso tutti i pensieri avuti nelle ultime ore, ma l’effetto e’ opposto ed il mio sesso non smette di gonfiarsi e pulsare. Lo accarezzo, lo tocco ed inizio a lavarlo scrupolosamente. Tiro la pelle esterna verso l’addome e col il pollice della destra coperto di sapone inizio a scorrere sul glande seguendo le pieghe della cappella, fin sotto, per poi proseguire, a mano piena, sull’asta.
Ho bisogno di masturbarmi, sento i testicoli pieni, il cazzo duro come se avessi qui, davanti a me, Silvia in ginocchio pronta a soddisfarmi.
Ecco che pero’, in tutto questo silenzio ed eccitazione solitaria il mio telefono, infilato ancora nelle tasche dei pantaloni buttati su una sedia in sala, inizia a suonare.
Quello strillo acuto mi fa riprendere e tornare alla realtà. Velocemente mi tolgo il sapone di dosso e mi infilo un accappatoio e le ciabatte. Una telefonata alle undici di sera non e’ mai una buona cosa, penso preoccupato mentre tiro fuori il telefono e guardo chi mi ha cercato.
Silvia.
Non ci credo. Non può essere lei. Resto fermo, con il cellulare in mano qualche secondo e poi decido di richiamarla e capire che cosa sta succedendo.
mi dice rapidamente < spero di non averti svegliato, ma ho rivisto tutto quanto. Oggi non ero molto in me, perdonami, ma ora mi sono ripresa ed ho sistemato il documento>
rispondo cortese cercando di tagliarla corta per evitare di farle elencare i suoi problemi personali e quindi chiudere velocemente per tornare a quel momento di piacere che mi stavo godendo.
< Stavi dormendo o possiamo sentirci e ti faccio vedere il lavoro?> dice lei
Ci penso un attimo, alzo lo sguardo verso lo specchio a figura intera che ho in soggiorno e mi vedo riflesso, in accappatoio, con l’occhio appena socchiuso per l’alcool, ma con il pene ancora in tiro che spinge contro la spugna celeste che mi sta asciugando.
Ho un lampo e rispondo
< ci sono, va bene> e poi < mi chiami sul pc?>
e lei, ringraziandomi, mi asseconda.
Attacco, mi metto seduto sulla scrivania ancora in accappatoio e dopo poco arriva la video chiamata da lei.
Accetto di farmi vedere senza grossi problemi e sullo schermo trovo lei illuminata da un paio di lampade soffuse che la circondano.
Non c'è nessuno intorno alla donna e non indossa le cuffie quindi immagino sia sola in casa. I capelli sono legati, il trucco ancora presente sul viso sebbene più leggero di qualche ora prima ed indossa quella che sembra una maglia piuttosto larga, a maniche corte, forse del marito
< Ti sei messa comoda> sorrido io e poi < io ero in doccia come puoi vedere>.
Lei mi fissa per un attimo e forse solo ora realizza che, quell’abbigliamento, tra colleghi, non e’ proprio il più indicato. Resta in silenzio e poi sdrammatizza con una battuta non molto simpatica sulla dedizione al lavoro di entrambi e sul non badare all’etichetta.
Iniziamo a discutere delle sue modifiche al documento, ma io sono distratto. Sara’ per la mezza sbornia o per l’eccitazione interrotta o per quell’immagine che ormai ho di lei, ma riesco a seguirla a fatica. Le guardo le labbra muoversi, la lingua inumidirle appena passandoci sopra durante le pause, il collo tendersi e, di tanto in tanto, il seno muoversi sotto la maglietta.
Lei continua a parlare e noto come sia piegata in avanti, curva, come a voler entrare nello schermo ed allora, istintivamente, la interrompo
< dovresti stare dritta con la schiena sai? cosi’ ti fa male>
Lei si pietrifica e resta di stucco. Accenna un sorriso nervoso e non sa bene come comportarsi, ma resta comunque piegata.
< Silvia> dico io con un tono appena più fermo senza pero’ sembrare arrogante < dico sul serio, stai con la schiena dritta>
Il silenzio e’ ancora più pesante ora e lei, lentamente assume una postura corretta. sussurra dandomela vinta.
Tendendo la schiena pero’ i seni fanno il loro ingresso nella scena spuntando da sotto la scrivania e li vedo chiaramente disegnati sotto quella maglietta viola che morbida si posa su di essi ed i capezzoli sono, a sorpresa, ben evidenti, sicuramente turgidi.
I miei occhi sono attirati da quell’immagine e lei, come se avesse una scopa dietro la spina dorsale, espone verso di me il petto gonfiandolo al ritmo del respiro.
< Ora si...> dico io mentre la guardo.
Lei si rivede nello schermo, si guarda, credo, e capisce che i suoi seni sono a disposizione del mio sguardo. Fa per coprirsi istintivamente piegandosi verso il tavolo, ma la blocco subito
< no Silvia> ora il tono e’ più fermo e la fisso. Lei attraverso lo schermo accenna un sorriso imbarazzato, ma il mio volto e’ impassibile < stai composta> le ordino.
Lei poggia la schiena sullo schienale e vedo chiaramente il suo respiro accelerare ed il petto gonfiarsi piu velocemente.
< Sei agitata> le dico avvicinando la bocca al microfono e non le do il tempo di rispondermi < respira e chiudi gli occhi un attimo Silvia> la esorto.
Lei e’ seria, impassibile e non sa bene cosa fare. Percepisco l’imbarazzo, la confusione, l’essere completamente spaesata.
Poi pero’ serra le palpebre e resta cosi’, in silenzio, davanti al pc.
continuo io e lei ora, non fa neanche una minima opposizione e si lascia guidare.
< Resta cosi Silvia> dico mentre faccio passare altri secondi di silenzio.
aggiungo con calma e le lascio il tempo di tranquillizzarsi, di rilassarsi.
Lei si prende un paio di minuti, il tempo di farmi accendere una sigaretta e farmi fare qualche tiro. I capezzoli scompaiono lentamente sotto la maglietta e la sua bocca si socchiude appena. Riprende conoscenza aprendo gli occhi e mi fissa dallo schermo
< grazie Filippo, ne avevo bisogno> mi dice sincera e più tranquilla, ma io la incalzo
< avevi bisogno di respirare o hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa fare?>
Il filo e’ teso, si percepisce. Sto chiaramente facendo allusioni ed avendo comportamenti non discreti non accettabili da un collega. Ho la scusa dell’ora, dell’alcool, della stanchezza.. ma sono scuse da giocarmi solo se qualcosa andrà storto, mentre per ora, tutto fila liscio e lei e’ nuovamente in difficoltà.
I suoi capezzoli tornano a spingere contro il tessuto e uso quel segnale come una risposta
< la seconda vero, Silvia?> domando con voce ferma
Lei abbassa lo sguardo, oscilla sulla sedia, non risponde.
Passano altri secondi, minuti forse. Lei e’ immobile ed io la fisso terminando la sigaretta e aspettando ancora un po.
< Forse vuoi solo continuare a indossare ballerine e far finta....> dico lapidario prima di chiudere la video chiamata.
Mi sono giocato l’ultima carta ed ora sono sicuro di averla messa davanti ad una scelta ben piu grande dato il chiaro riferimento ad un suo limite di cui nessuno, oltre noi, sa nulla.
Sono irrequieto mentre mi spoglio dell’accappatoio, mi infilo un paio di pantaloncini ed una maglietta e mi butto sul letto.
Ho il telefono in mano..ammetto che sto aspettando una sua reazione, che pero’ non arriva.
Mi addormento dopo poco, sono comunque stanco e non perfettamente lucido quindi pian pano la mia irrequietezza lasca il posto al sonno.
Mi accorgerò solo la mattina seguente di un messaggio di Silvia inviatomi alle 3.45 di notte.
< si, la seconda>
Precedente -> Ricompongo il puzzle
Feedback -> mat-wordchain@proton.me
Devo ammettere che vedendo quelle immagini e leggendo quelle poche righe del suo diario mi sono sentito vibrare dalla testa fino alla punta del sesso. Ho avuto un fremito, sentito le farfalle nello stomaco, l’acquolina in bocca, un’erezione. Non e’ semplice da spiegare, ma e’ come se un istinto che avevo deciso di tenere nascosto e’ riemerso ferocemente prendendo possesso del mio corpo e della mia mente.
Sono al bancone di un bar che frequento spesso, tra le dita un bicchiere di birra, lo sguardo assente. Non riesco a pensare ad altro e sopratutto, immagino Silvia in tutto questo. La immagino come mai avevo fatto prima e la rivedo nuda mentre indossa il plug, mentre si veste senza intimo, mentre scrive di aver bisogno di un Padrone.
Finisco di bere e decido di concedermi un altro giro, poi un altro ancora..
Sono ormai le undici passate quando torno a casa e, decisamente brillo, mi spoglio velocemente e mi infilo in doccia. Cerco di lavarmi via di dosso tutti i pensieri avuti nelle ultime ore, ma l’effetto e’ opposto ed il mio sesso non smette di gonfiarsi e pulsare. Lo accarezzo, lo tocco ed inizio a lavarlo scrupolosamente. Tiro la pelle esterna verso l’addome e col il pollice della destra coperto di sapone inizio a scorrere sul glande seguendo le pieghe della cappella, fin sotto, per poi proseguire, a mano piena, sull’asta.
Ho bisogno di masturbarmi, sento i testicoli pieni, il cazzo duro come se avessi qui, davanti a me, Silvia in ginocchio pronta a soddisfarmi.
Ecco che pero’, in tutto questo silenzio ed eccitazione solitaria il mio telefono, infilato ancora nelle tasche dei pantaloni buttati su una sedia in sala, inizia a suonare.
Quello strillo acuto mi fa riprendere e tornare alla realtà. Velocemente mi tolgo il sapone di dosso e mi infilo un accappatoio e le ciabatte. Una telefonata alle undici di sera non e’ mai una buona cosa, penso preoccupato mentre tiro fuori il telefono e guardo chi mi ha cercato.
Silvia.
Non ci credo. Non può essere lei. Resto fermo, con il cellulare in mano qualche secondo e poi decido di richiamarla e capire che cosa sta succedendo.
mi dice rapidamente < spero di non averti svegliato, ma ho rivisto tutto quanto. Oggi non ero molto in me, perdonami, ma ora mi sono ripresa ed ho sistemato il documento>
rispondo cortese cercando di tagliarla corta per evitare di farle elencare i suoi problemi personali e quindi chiudere velocemente per tornare a quel momento di piacere che mi stavo godendo.
< Stavi dormendo o possiamo sentirci e ti faccio vedere il lavoro?> dice lei
Ci penso un attimo, alzo lo sguardo verso lo specchio a figura intera che ho in soggiorno e mi vedo riflesso, in accappatoio, con l’occhio appena socchiuso per l’alcool, ma con il pene ancora in tiro che spinge contro la spugna celeste che mi sta asciugando.
Ho un lampo e rispondo
< ci sono, va bene> e poi < mi chiami sul pc?>
e lei, ringraziandomi, mi asseconda.
Attacco, mi metto seduto sulla scrivania ancora in accappatoio e dopo poco arriva la video chiamata da lei.
Accetto di farmi vedere senza grossi problemi e sullo schermo trovo lei illuminata da un paio di lampade soffuse che la circondano.
Non c'è nessuno intorno alla donna e non indossa le cuffie quindi immagino sia sola in casa. I capelli sono legati, il trucco ancora presente sul viso sebbene più leggero di qualche ora prima ed indossa quella che sembra una maglia piuttosto larga, a maniche corte, forse del marito
< Ti sei messa comoda> sorrido io e poi < io ero in doccia come puoi vedere>.
Lei mi fissa per un attimo e forse solo ora realizza che, quell’abbigliamento, tra colleghi, non e’ proprio il più indicato. Resta in silenzio e poi sdrammatizza con una battuta non molto simpatica sulla dedizione al lavoro di entrambi e sul non badare all’etichetta.
Iniziamo a discutere delle sue modifiche al documento, ma io sono distratto. Sara’ per la mezza sbornia o per l’eccitazione interrotta o per quell’immagine che ormai ho di lei, ma riesco a seguirla a fatica. Le guardo le labbra muoversi, la lingua inumidirle appena passandoci sopra durante le pause, il collo tendersi e, di tanto in tanto, il seno muoversi sotto la maglietta.
Lei continua a parlare e noto come sia piegata in avanti, curva, come a voler entrare nello schermo ed allora, istintivamente, la interrompo
< dovresti stare dritta con la schiena sai? cosi’ ti fa male>
Lei si pietrifica e resta di stucco. Accenna un sorriso nervoso e non sa bene come comportarsi, ma resta comunque piegata.
< Silvia> dico io con un tono appena più fermo senza pero’ sembrare arrogante < dico sul serio, stai con la schiena dritta>
Il silenzio e’ ancora più pesante ora e lei, lentamente assume una postura corretta. sussurra dandomela vinta.
Tendendo la schiena pero’ i seni fanno il loro ingresso nella scena spuntando da sotto la scrivania e li vedo chiaramente disegnati sotto quella maglietta viola che morbida si posa su di essi ed i capezzoli sono, a sorpresa, ben evidenti, sicuramente turgidi.
I miei occhi sono attirati da quell’immagine e lei, come se avesse una scopa dietro la spina dorsale, espone verso di me il petto gonfiandolo al ritmo del respiro.
< Ora si...> dico io mentre la guardo.
Lei si rivede nello schermo, si guarda, credo, e capisce che i suoi seni sono a disposizione del mio sguardo. Fa per coprirsi istintivamente piegandosi verso il tavolo, ma la blocco subito
< no Silvia> ora il tono e’ più fermo e la fisso. Lei attraverso lo schermo accenna un sorriso imbarazzato, ma il mio volto e’ impassibile < stai composta> le ordino.
Lei poggia la schiena sullo schienale e vedo chiaramente il suo respiro accelerare ed il petto gonfiarsi piu velocemente.
< Sei agitata> le dico avvicinando la bocca al microfono e non le do il tempo di rispondermi < respira e chiudi gli occhi un attimo Silvia> la esorto.
Lei e’ seria, impassibile e non sa bene cosa fare. Percepisco l’imbarazzo, la confusione, l’essere completamente spaesata.
Poi pero’ serra le palpebre e resta cosi’, in silenzio, davanti al pc.
continuo io e lei ora, non fa neanche una minima opposizione e si lascia guidare.
< Resta cosi Silvia> dico mentre faccio passare altri secondi di silenzio.
aggiungo con calma e le lascio il tempo di tranquillizzarsi, di rilassarsi.
Lei si prende un paio di minuti, il tempo di farmi accendere una sigaretta e farmi fare qualche tiro. I capezzoli scompaiono lentamente sotto la maglietta e la sua bocca si socchiude appena. Riprende conoscenza aprendo gli occhi e mi fissa dallo schermo
< grazie Filippo, ne avevo bisogno> mi dice sincera e più tranquilla, ma io la incalzo
< avevi bisogno di respirare o hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa fare?>
Il filo e’ teso, si percepisce. Sto chiaramente facendo allusioni ed avendo comportamenti non discreti non accettabili da un collega. Ho la scusa dell’ora, dell’alcool, della stanchezza.. ma sono scuse da giocarmi solo se qualcosa andrà storto, mentre per ora, tutto fila liscio e lei e’ nuovamente in difficoltà.
I suoi capezzoli tornano a spingere contro il tessuto e uso quel segnale come una risposta
< la seconda vero, Silvia?> domando con voce ferma
Lei abbassa lo sguardo, oscilla sulla sedia, non risponde.
Passano altri secondi, minuti forse. Lei e’ immobile ed io la fisso terminando la sigaretta e aspettando ancora un po.
< Forse vuoi solo continuare a indossare ballerine e far finta....> dico lapidario prima di chiudere la video chiamata.
Mi sono giocato l’ultima carta ed ora sono sicuro di averla messa davanti ad una scelta ben piu grande dato il chiaro riferimento ad un suo limite di cui nessuno, oltre noi, sa nulla.
Sono irrequieto mentre mi spoglio dell’accappatoio, mi infilo un paio di pantaloncini ed una maglietta e mi butto sul letto.
Ho il telefono in mano..ammetto che sto aspettando una sua reazione, che pero’ non arriva.
Mi addormento dopo poco, sono comunque stanco e non perfettamente lucido quindi pian pano la mia irrequietezza lasca il posto al sonno.
Mi accorgerò solo la mattina seguente di un messaggio di Silvia inviatomi alle 3.45 di notte.
< si, la seconda>
Precedente -> Ricompongo il puzzle
Feedback -> mat-wordchain@proton.me
1
voti
voti
valutazione
7
7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Ricompongo il puzzleracconto sucessivo
La scelta
Commenti dei lettori al racconto erotico