L'arrivo
di
Mat-Chain
genere
dominazione
Non passa molto tempo e sento dei passi avvicinarsi velocemente e poi la serratura che scatta aprendomi il portone. Li, nascosta poco più giù, vedo Silvia esattamente con gli stessi indumenti con cui era comparsa in video qualche ora prima che si presenta ai miei occhi con espressione preoccupata.
< Ciao > dice a bassa voce facendomi segno di entrare rapidamente in casa ed io replico con un veloce saluto e mi infilo nell’ingresso chiudendomi la porta alle spalle.
Lei e’ li. Davanti a me. Reale. Non e’ più lontana chilometri, ma anzi, allungando il braccio ora posso toccarla ed io sono qui per farla mia. Completamente mia.
< Dove sistemo le mie cose?> domando facendole chiaramente capire che non e’ mia intenzione fermarmi in casa sua solo poche ore, ma ho programmi a lungo raggio.
Lei da un occhio al trolley, uno allo zaino ed infine fissa la 24 ore incredula per poi abbassare lo sguardo a terra e rispondere
< hai molte cose..> sembra stupita..e poi < sistemati nella stanza degli ospiti sul retro.. da li, anche se ti affacci alla finestra, nessuno ti vedrà e sarai coperto dagli alberi>
Capisco la sua preoccupazione.. avere in casa un uomo quando la famiglia e’ dai nonni creerebbe, tra i vicini, un vociare fastidioso e difficilmente gestibile.
Annuisco, quindi le chiedo di farmi strada e la seguo fino alla camera.
I suoi piedi nudi camminano velocemente sulle punte mentre mi conduce attraverso il corridoio fino ad una stanza piuttosto anonima con un letto matrimoniale, una poltrona, una scrivania e poco altro. Metto la 24 ore sul letto, lascio il trolley vicino alla porta di entrata e ripongo lo zaino con il laptop sulla scrivania. Cerco quindi di mettermi a mio agio in quella che sarà una camera importante per i prossimi giorni.
Domando mentre mi siedo sul materasso e la fisso dritto negli occhi.
Lei e’ sulla soglia della porta appoggiata allo stipite e guarda il pavimento mentre le sue mani si muovono quasi impercettibilmente ma freneticamente. Percepisco il suo disagio e dopo un moscio decido che i convenevoli sono terminati.
la esorto sbottonando il primo bottone della camicia e mettendomi comodo.
Lei esegue svogliata, come a volermi provocare per capire fino a che punto posso spingermi.
< Ora spogliati, voglio ispezionare il tuo corpo Silvia>
Annuisce ora un po più seria e, molto lentamente, si sbottona quella camicetta inutile, se la sfila e come se nulla fosse, la lascia cadere a terra.
Le sue mani vanno poi verso il gancetto del reggiseno bianco, ma io la fermo subito
< sistema ciò che hai lasciato a terra, non sopporto il disordine>
l’ordine e’ repentino ed il mio indice destro punta verso quella camicetta acciaccata sul pavimento.
lei sgrana gli occhi incredula e poi risponde un rapido prima di raccogliere l’indumento, piegarlo a dovere e poggiarlo sul letto, alla mia sinistra.
Da brava torna al suo posto e le faccio cenno con la testa di continuare a spogliarsi per me.
Slaccia il reggiseno, lo sfila senza troppa vergogna e lo ripone accuratamente sulla camicia stando attenta a che tutto sia in ordine.
Infine le sue dita afferrano l’elastico delle mutandine e le spingono verso il basso, poi, alzando alternativamente la gamba destra e quella sinistra, si sfila completamente quella brasiliana adolescenziale che ripone sul letto.
Eccola, finalmente, Silvia completamente nuda davanti a me, per me.
ordino restando seduto e lei, da brava, si gira in un sol movimento dandomi le spalle.
Mi alzo dalla posizione comoda che avevo assunto, mi volto e le mie mani vanno sulle cerniere della 24ore pigiando dei piccoli bottoni laterali che, emettendo un rumore metallico, fanno in modo che la valigetta si apra.
Quello che estraggo e’ un semplice pezzo di stoffa nera, lungo sui 50 centimetri e largo una decina.
Stringo tra le dita la fettuccia e mi avvicino alle spalle di Silvia.
Lentamente porto il tessuto davanti ai suoi occhi bendandola, oscurandole la vista e forse limitandone l’imbarazzo. Stringo la stoffa sopra i suoi capelli con un nodo ben saldo e poi faccio un passo indietro.
< Ora girati, allarga le gambe di una decina di centimetri e lascia le braccia lungo i fianchi>
Le mie parole sono un sussurro dritto nelle sue orecchie e quella che era solo una mia collega si volta lentamente eseguendo i miei ordini. Sento il suo respiro rapido uscirle dalle narici ed il suo corpo quasi trema in questo momento.
L’indice della mia mano destra va sulle labbra di Silvia disegnandone la forma < socchiudile> le sussurro lei le dischiude seguendo le mie indicazioni.
Le mie dita ora scendono verso il basso carezzandole il collo e percependo la morbidezza di quella pelle molto curata per poi arrivare sul petto.
Percorrono i contorni del seno e, avvolgendolo, lo stringono per poi inesorabili convergere verso i capezzoli.
Questi sono leggermente più scuri della pelle circostante e svettano già turgidi puntando dritti verso di me. Li accarezzo, li stuzzico e poi, stringendoli entrambi contemporaneamente tra gli indici ed i pollici li strizzo appena.
Lei emette un gemito acuto e si piega appena in avanti come a voler sentire meno il dolore che le sto provocando.
Aumento la pressione tra le dita e giro appena le mani in senso orario torcendole quei capezzoli mentre le sussurro serio < mantieni una posizione composta Silvia>
Un altro gemito, ora di una tonalità più bassa, poi annuisce e, dopo un lungo respiro, espone maggiormente i seni raddrizzando la schiena e mostrandomi fiera quella terza che avevo spiato dallo schermo.
Vedendola più composta allento la presa lentamente fino a mollarla completamente pochi secondi dopo.
Le mani lasciano i seni e scendono lungo i fianchi fino a muoversi poi dietro e toccarle il culo. Lo palpo, lo stringo tra le dita, allargo le natiche valutandone la consistenza e la morbidezza.
La destra poi si sposta davanti e, senza tentennamenti, si poggia sulla fica della mia collega.
La sento calda, morbida, ben rasata e decido di valutarne subito l’apparente eccitazione.
L’indice e l’anulare si posano sulle grandi labbra aprendole un po ed il medio inizia un lento movimento dal basso in alto accarezzando tra di esse ed entrando appena di un centimetro dentro il sesso.
Sento i suoi umori bagnarmi le dita ed il suo respiro aumenta mentre dei piccoli gemiti escono dalle sue labbra.
dico mentre il medio entra ancor di più dentro ed il pollice si posa sul clitoride che sento gonfio e sensibilissimo.
Continuo con quelle carezze per qualche minuto e lei inizia a scaldarsi molto, lo percepisco dai suoi piccoli movimenti trattenuti sempre meno, dal respiro sempre più corto, dal calore che il suo sesso sprigiona.
Smetto di toccarla improvvisamente e, come c’era da aspettarsi, le mie dita sono piene dei suoi umori. Alzo la mano destra portandola sotto il suo naso.
ordino.
La sento inspirare profondamente e quindi inizio a carezzarle le labbra spargendo su di esse quel liquido frutto della sua eccitazione.
e lei, davanti a me, muove la lingua sulle sue labbra per pulirsi e sentire quel sapore dolce ed acido.
La lascio riassumere la posizione con la bocca socchiusa e termino di pulirmi le falangi sul suo volto per poi, con passo lento le cammino dietro.
< Fai 2 passi in avanti e piegati a 90 mettendo le mani aperte sul materasso>
sussurra mentre esegue docile il mio ordine e, assumendo la posizione indicata espone il suo culo al mio sguardo.
aggiungo mentre con il piede destro tocco le sue caviglie alternativamente.
Lei esegue ed ora anche il suo sesso si schiude davanti a me.
Mi piego sulle ginocchia portando il volto all’altezza del culo e le mie mani, aprono le natiche mostrandomi quel buchetto che timidamente lei cerca di aprire con quel piccolo plug che ho visto dallo schermo. Lo osservo attentamente, guardo le grinze, il colore scuro, l’estrema pulizia
sentenzio tirandomi nuovamente su ed assumendo la posizione eretta
< Ora pero’ vediamo quanto sei aperta> aggiungo e vedo la nuca di lei piegarsi verso il materasso come rassegnata a quell’ulteriore prova di eccitante umiliazione.
Le mie dita, indice e ed anulare, si uniscono e raggiungono ben presto il suo sesso completamente bagnato. Entrano senza alcun problema, si muovono dentro di lei quel tanto che basta per farmi percepire come e’ fatta e poi riescono.
< qui sei molto larga> dico lei sussulta
Le dita raccolgono quanti più umori possibili e poi portano quel liquido gelatinoso sull’ano.
Con l’indice inizio a fare dei cerchietti intorno bagnandolo delicatamente.
Ripeto il procedimento ancora ed ancora fin quando non sento la tensione diminuire e, come se nulla fosse, la prima falange entra nel buchetto.
Resto fermo, poi inizio a muovermi delicatamente entrando ed uscendo e, ogni volta, mi spingo appena più in profondità. Lei respira forte e, quando la penetro, geme inarcando la schiena.
< qui sei molto stretta invece> le dico mentre continuo ad infilarle il dito in culo < se fai tutte queste scene per un dito immagina cosa faresti se ti ci mettessi il cazzo>
Lei ansima evidentemente colpita da quelle mie parole ed io, delicatamente estraggo il dito.
Le do un paio di sonore sculacciate e poi la esorto a riassumere una posizione eretta.
Silvia esegue e pian piano recupera il fiato perso.
la minaccio, ma ora voglio farmi una doccia.
dice lei.
Le mie mani slegano il nodo e, facendola voltare, la posso guardare dritta negli occhi
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< Ciao > dice a bassa voce facendomi segno di entrare rapidamente in casa ed io replico con un veloce saluto e mi infilo nell’ingresso chiudendomi la porta alle spalle.
Lei e’ li. Davanti a me. Reale. Non e’ più lontana chilometri, ma anzi, allungando il braccio ora posso toccarla ed io sono qui per farla mia. Completamente mia.
< Dove sistemo le mie cose?> domando facendole chiaramente capire che non e’ mia intenzione fermarmi in casa sua solo poche ore, ma ho programmi a lungo raggio.
Lei da un occhio al trolley, uno allo zaino ed infine fissa la 24 ore incredula per poi abbassare lo sguardo a terra e rispondere
< hai molte cose..> sembra stupita..e poi < sistemati nella stanza degli ospiti sul retro.. da li, anche se ti affacci alla finestra, nessuno ti vedrà e sarai coperto dagli alberi>
Capisco la sua preoccupazione.. avere in casa un uomo quando la famiglia e’ dai nonni creerebbe, tra i vicini, un vociare fastidioso e difficilmente gestibile.
Annuisco, quindi le chiedo di farmi strada e la seguo fino alla camera.
I suoi piedi nudi camminano velocemente sulle punte mentre mi conduce attraverso il corridoio fino ad una stanza piuttosto anonima con un letto matrimoniale, una poltrona, una scrivania e poco altro. Metto la 24 ore sul letto, lascio il trolley vicino alla porta di entrata e ripongo lo zaino con il laptop sulla scrivania. Cerco quindi di mettermi a mio agio in quella che sarà una camera importante per i prossimi giorni.
Domando mentre mi siedo sul materasso e la fisso dritto negli occhi.
Lei e’ sulla soglia della porta appoggiata allo stipite e guarda il pavimento mentre le sue mani si muovono quasi impercettibilmente ma freneticamente. Percepisco il suo disagio e dopo un moscio decido che i convenevoli sono terminati.
la esorto sbottonando il primo bottone della camicia e mettendomi comodo.
Lei esegue svogliata, come a volermi provocare per capire fino a che punto posso spingermi.
< Ora spogliati, voglio ispezionare il tuo corpo Silvia>
Annuisce ora un po più seria e, molto lentamente, si sbottona quella camicetta inutile, se la sfila e come se nulla fosse, la lascia cadere a terra.
Le sue mani vanno poi verso il gancetto del reggiseno bianco, ma io la fermo subito
< sistema ciò che hai lasciato a terra, non sopporto il disordine>
l’ordine e’ repentino ed il mio indice destro punta verso quella camicetta acciaccata sul pavimento.
lei sgrana gli occhi incredula e poi risponde un rapido prima di raccogliere l’indumento, piegarlo a dovere e poggiarlo sul letto, alla mia sinistra.
Da brava torna al suo posto e le faccio cenno con la testa di continuare a spogliarsi per me.
Slaccia il reggiseno, lo sfila senza troppa vergogna e lo ripone accuratamente sulla camicia stando attenta a che tutto sia in ordine.
Infine le sue dita afferrano l’elastico delle mutandine e le spingono verso il basso, poi, alzando alternativamente la gamba destra e quella sinistra, si sfila completamente quella brasiliana adolescenziale che ripone sul letto.
Eccola, finalmente, Silvia completamente nuda davanti a me, per me.
ordino restando seduto e lei, da brava, si gira in un sol movimento dandomi le spalle.
Mi alzo dalla posizione comoda che avevo assunto, mi volto e le mie mani vanno sulle cerniere della 24ore pigiando dei piccoli bottoni laterali che, emettendo un rumore metallico, fanno in modo che la valigetta si apra.
Quello che estraggo e’ un semplice pezzo di stoffa nera, lungo sui 50 centimetri e largo una decina.
Stringo tra le dita la fettuccia e mi avvicino alle spalle di Silvia.
Lentamente porto il tessuto davanti ai suoi occhi bendandola, oscurandole la vista e forse limitandone l’imbarazzo. Stringo la stoffa sopra i suoi capelli con un nodo ben saldo e poi faccio un passo indietro.
< Ora girati, allarga le gambe di una decina di centimetri e lascia le braccia lungo i fianchi>
Le mie parole sono un sussurro dritto nelle sue orecchie e quella che era solo una mia collega si volta lentamente eseguendo i miei ordini. Sento il suo respiro rapido uscirle dalle narici ed il suo corpo quasi trema in questo momento.
L’indice della mia mano destra va sulle labbra di Silvia disegnandone la forma < socchiudile> le sussurro lei le dischiude seguendo le mie indicazioni.
Le mie dita ora scendono verso il basso carezzandole il collo e percependo la morbidezza di quella pelle molto curata per poi arrivare sul petto.
Percorrono i contorni del seno e, avvolgendolo, lo stringono per poi inesorabili convergere verso i capezzoli.
Questi sono leggermente più scuri della pelle circostante e svettano già turgidi puntando dritti verso di me. Li accarezzo, li stuzzico e poi, stringendoli entrambi contemporaneamente tra gli indici ed i pollici li strizzo appena.
Lei emette un gemito acuto e si piega appena in avanti come a voler sentire meno il dolore che le sto provocando.
Aumento la pressione tra le dita e giro appena le mani in senso orario torcendole quei capezzoli mentre le sussurro serio < mantieni una posizione composta Silvia>
Un altro gemito, ora di una tonalità più bassa, poi annuisce e, dopo un lungo respiro, espone maggiormente i seni raddrizzando la schiena e mostrandomi fiera quella terza che avevo spiato dallo schermo.
Vedendola più composta allento la presa lentamente fino a mollarla completamente pochi secondi dopo.
Le mani lasciano i seni e scendono lungo i fianchi fino a muoversi poi dietro e toccarle il culo. Lo palpo, lo stringo tra le dita, allargo le natiche valutandone la consistenza e la morbidezza.
La destra poi si sposta davanti e, senza tentennamenti, si poggia sulla fica della mia collega.
La sento calda, morbida, ben rasata e decido di valutarne subito l’apparente eccitazione.
L’indice e l’anulare si posano sulle grandi labbra aprendole un po ed il medio inizia un lento movimento dal basso in alto accarezzando tra di esse ed entrando appena di un centimetro dentro il sesso.
Sento i suoi umori bagnarmi le dita ed il suo respiro aumenta mentre dei piccoli gemiti escono dalle sue labbra.
dico mentre il medio entra ancor di più dentro ed il pollice si posa sul clitoride che sento gonfio e sensibilissimo.
Continuo con quelle carezze per qualche minuto e lei inizia a scaldarsi molto, lo percepisco dai suoi piccoli movimenti trattenuti sempre meno, dal respiro sempre più corto, dal calore che il suo sesso sprigiona.
Smetto di toccarla improvvisamente e, come c’era da aspettarsi, le mie dita sono piene dei suoi umori. Alzo la mano destra portandola sotto il suo naso.
ordino.
La sento inspirare profondamente e quindi inizio a carezzarle le labbra spargendo su di esse quel liquido frutto della sua eccitazione.
e lei, davanti a me, muove la lingua sulle sue labbra per pulirsi e sentire quel sapore dolce ed acido.
La lascio riassumere la posizione con la bocca socchiusa e termino di pulirmi le falangi sul suo volto per poi, con passo lento le cammino dietro.
< Fai 2 passi in avanti e piegati a 90 mettendo le mani aperte sul materasso>
sussurra mentre esegue docile il mio ordine e, assumendo la posizione indicata espone il suo culo al mio sguardo.
aggiungo mentre con il piede destro tocco le sue caviglie alternativamente.
Lei esegue ed ora anche il suo sesso si schiude davanti a me.
Mi piego sulle ginocchia portando il volto all’altezza del culo e le mie mani, aprono le natiche mostrandomi quel buchetto che timidamente lei cerca di aprire con quel piccolo plug che ho visto dallo schermo. Lo osservo attentamente, guardo le grinze, il colore scuro, l’estrema pulizia
sentenzio tirandomi nuovamente su ed assumendo la posizione eretta
< Ora pero’ vediamo quanto sei aperta> aggiungo e vedo la nuca di lei piegarsi verso il materasso come rassegnata a quell’ulteriore prova di eccitante umiliazione.
Le mie dita, indice e ed anulare, si uniscono e raggiungono ben presto il suo sesso completamente bagnato. Entrano senza alcun problema, si muovono dentro di lei quel tanto che basta per farmi percepire come e’ fatta e poi riescono.
< qui sei molto larga> dico lei sussulta
Le dita raccolgono quanti più umori possibili e poi portano quel liquido gelatinoso sull’ano.
Con l’indice inizio a fare dei cerchietti intorno bagnandolo delicatamente.
Ripeto il procedimento ancora ed ancora fin quando non sento la tensione diminuire e, come se nulla fosse, la prima falange entra nel buchetto.
Resto fermo, poi inizio a muovermi delicatamente entrando ed uscendo e, ogni volta, mi spingo appena più in profondità. Lei respira forte e, quando la penetro, geme inarcando la schiena.
< qui sei molto stretta invece> le dico mentre continuo ad infilarle il dito in culo < se fai tutte queste scene per un dito immagina cosa faresti se ti ci mettessi il cazzo>
Lei ansima evidentemente colpita da quelle mie parole ed io, delicatamente estraggo il dito.
Le do un paio di sonore sculacciate e poi la esorto a riassumere una posizione eretta.
Silvia esegue e pian piano recupera il fiato perso.
la minaccio, ma ora voglio farmi una doccia.
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