La scelta

di
genere
dominazione

Come ogni altro giorno lavorativo alle 7:45 suona la mia sveglia e quel bip acuto mi si infila nelle orecchie facendomi resuscitare, in meno di 5 secondi, dal sonno alcolico che stavo dormendo.
Apro gli occhi e, nell'oscurità della camera, spengo l’allarme sul telefono con l’indice e, fissando lo schermo, noto quella notifica.. tre parole nel mezzo della notte e nulla più.
Come se mi avessero gettato in faccia una secchiata di acqua gelida i miei neuroni si accendono tutti insieme ed il corpo e’ come smosso da una scarica elettrica e subito lo sento pronto ad alzarsi, ad affrontare quella che sarà, immagino, una giornata incredibile ed imprevedibile per me e Silvia.
Recupero la lucidità evitando di risponderle in modo istintivo e prendendomi tutto il tempo necessario a processare le informazioni e far mia quella situazione. Mi lavo la faccia, mi faccio un caffè, fumo una sigaretta sul balcone e , in ogni singola azione, penso a Silvia ed a come una semplice dimenticanza abbia causato questo cambiamento in meno di 24 ore...
La immagino assonnata dopo una notte insonne piena di tensione, paura ed incertezza mista ad eccitazione.
La immagino nel suo letto a girarsi e rigirarsi indecisa e preoccupata prima di premere “invia” sul messaggio che aveva preparato, ma non aveva avuto il coraggio di mandare.
Ed ora quasi posso vederla mentre si prepara alla giornata guardando ogni dieci secondi lo schermo del telefonino per sapere quanto grande e’ stato il suo errore nel mandarmi quelle tre semplici parole.
Decido di farla cuocere ancora un po sulla graticola e, con tutta calma, mi finisco di preparare per poi mettermi seduto alla mia scrivania, accendere il laptop, pronto a lavorare, come al solito.
Silvia e’ già online quando apro la chat aziendale e, senza perdere tempo, prima che il resto del mondo inizi a darci fastidio, la chiamo direttamente.
Lei risponde dopo poco e la vedo comparire nello schermo con uno sguardo serio e preoccupato, i capelli legati, quel poco di trucco nero che mette sempre intorno agli occhi e con in dosso una camicetta di un celeste chiaro che non lascia trasparire molto.
Io invece ho una semplice maglietta nera a coprirmi il petto e sotto un paio di mutande elasticizzate che disegnano i bordi del mio sesso che non si e’ mai rilassato del tutto dalla pausa pranzo di ieri. Il mio sguardo e’ decisamente piu rilassato e vivace del suo e sono sicuramente io a condurre il gioco ora.
< ciao Silvia> dico con tono tranquillo < ieri sera sono crollato dopo aver chiuso la chiamata con te> aggiungo non per volermi giustificare, ma per cercare di metterla, per quanto possibile, a suo agio.
Lei non risponde.. mi guarda in silenzio e noto che inizia a picchiettare nervosamente con l’indice sul bordo del tavolo, ma anche un’altra cosa mi appare subito evidente... La sua postura e’ corretta e non piegata in avanti come la sera precedente. Sta rispettando le mie parole e questo mi spinge a fare un altro piccolo passo.
dico con un leggero sorriso beffardo in volto < ho ricevuto il tuo messaggio che erano quasi le 4 stamattina...>
Inutile girarci intorno e cercare di rompere il ghiaccio. Tra di noi c'è ormai una tensione indescrivibile e decido di andare dritto al punto.
Lei annuisce appena scuotendo la testa dall’alto in basso, ma mi assale un dubbio.
< sei sola in casa Silvia?> domando per togliermi dall’orecchio la pulce che mi sta dicendo che quel silenzio e’ dovuto alla presenza di qualcuno intorno a lei e non al semplice imbarazzo.
< si> risponde lei confermando la mia idea iniziale aggiunge.
replico io e passo quindi all’attacco < allora abbiamo del tempo...>
lei annuisce ancora pero’ vedo che quel semplice parlare la sta facendo sciogliere quel tanto che basta per darmi modo di affondare la lama.
< hai bisogno di un Padrone Silvia?> domando io sparandole direttamente al cuore e tra le gambe
< hai bisogno di una guida che ti conduca verso quello che ora immagini solamente o su cui ti masturbi in silenzio ogni sera?> sono diretto, tanto ormai il suo segreto e’ stato chiaramente svelato e non voglio più perdere tempo e correre dietro alle mezze frasi.
Lei chiude gli occhi, annuisce, ma non mi basta
< dimmelo> la esorto con voce ferma
sussurra lei guardando verso il basso senza darmi la soddisfazione di vederle per intero il volto durante quella confessione
< e te lo meriti, un Padrone?> incalzo io mettendola sempre più in difficoltà.
La risposta arriva immediata, sorprendendomi.
La donna sembra esser diventata più aperta e che il suo imbarazzo stia lasciando il posto alla necessita’ di sfogarsi e confessare finalmente questa sua natura fin troppo repressa nel tempo.
dico < perché io sono molto esigente..>
La frase arriva diretta alle sue orecchie ed e’ la prima volta che le metto davanti agli occhi non solo il fatto che io conosco il suo segreto più intimo, ma anche che io sono ciò di cui lei ha bisogno.
< quindi tu...> replica dopo qualche istante smettendo finalmente di muovere le mani.
< alzati in piedi Silvia> dico senza star troppo a perdere tempo con ruoli, definizioni, giri di parole.
Lei tentenna, ma nei suoi occhi vedo come una luce che si fa avanti in mezzo a tutta quella incertezza.
Passano pochi secondi e la donna si alza spostando la sedia e mostrandomi le gambe nude e delle comode mutandine bianche con dei pois rossi

mi godo la scena di quella collega completamente irriconoscibile che ora sta roteando mostrandomi un sederino parzialmente coperto dalla brasiliana e delle gambette ben tornite che si muovono per me, eseguono un mio ordine.
Dopo qualche momento di rotazione ella torna ad assumere la posizione frontale ed io mi spingo oltre

Non ci sono inflessioni della mia voce che lasciano adito a un rifiuto. Sono deciso e quelle mie parole esprimono un ordine che non si può rifiutare.
Lei infatti esegue e la vedo come in trance mentre, con le dita appena tremolanti, slaccia ogni bottone dall’alto in basso scoprendo a poco a poco il reggiseno, l’addome, il basso ventre e poi, sfilandosi quell'indumento, lascia libere spalle e schiena.
dico con un mezzo sussurro, ma che comunque lei recepisce e, di risposta, sorride appena per poi tornare seria
aggiungo < e sei ubbidiente..>
Faccio un attimo di pausa e la guardo ancora.
Lei alza appena gli occhi, fissa lo schermo incrociando i miei e poi, con vergogna li muove ancora verso il pavimento.
< Tu non mi conosci sotto questa luce> dico io per darle un metro di giudizio prima obbligarla a rispondere alla domanda che le sto per porre
< ma in passato ho avuto varie esperienze e alcune schiave. Il rapporto più lungo e’ durato 4 anni e poi, rotto quel legame, avevo deciso di non rifarlo mai più. Sono riuscito a controllarmi per 5 anni Silvia, ma poi ho trovato te ed il tuo bisogno ha risvegliato questa mia indole nascosta>
Sono sincero, inutile dire bugie per poi nasconderle nel futuro ed arrivare a degli scontri.
< Non sono quindi uno stupido alle prime armi e non mi sto prendendo gioco di te. Voglio che tu lo sappia e che poi risponda a questa semplice domanda>
Lei ora annuisce e alza lo sguardo.. sembra più tranquilla e le mani sono strette davanti all’inguine
< Vuoi provare a seguirmi e diventare la mia schiava?>
Deve essere consapevole di tutto ed ogni forzatura, a questo punto, risulterebbe inutile. Siamo colleghi e deve essere convinta di voler iniziare questo percorso
< Se non te la senti, chiudiamo la chiamata, ti rivesti e ci sentiamo dopo un caffè per analizzare i documenti finanziari> le dico rassicurandola < non dirò mai nulla a nessuno, non ti dirò mai più niente a riguardo e vivrai la tua sessualità reprimendola o in qualche motel con uno sconosciuto che vorrà solo scoparti>
faccio un attimo di pausa
< ma se senti che diventare mia sia la scelta giusta sappi che hai il tempo della mia sigaretta per dirmelo>
Termino la frase portando alle labbra il cilindro di tabacco che avevo pronto sulla scrivania e lo accendo soffiando poi verso lo schermo tutto il fumo blu che i miei polmoni avevano inglobato.
La vedo pensierosa mentre io continuo a fumare e mi alzo in piedi per raggiungere la finestra e darle qualche secondo di solitudine.
Ritorno alla scrivania poco dopo, faccio l’ultimo tiro e domando
andando poi a buttar la cicca nel posacenere.
Lei alza gli occhi ancora una volta e fissandomi mi sorprende mentre dice con voce chiara e scandendo ogni parola
< so che non sarò all’altezza, ma io sono qui a tua disposizione e ci proverò in ogni modo a essere la tua schiava>
Sorrido dentro di me e sento come una scarica che dallo stomaco raggiunge la punta del mio pene.
le dico per poi aggiungere

Lei mi fissa ed ora vedo che ha paura. Quando si passa dal pensiero alla pratica, dall’idea alla sua realizzazione c'è sempre un momento di spaesamento. Cerco quindi di tranquillizzarla
< ho bisogno di conoscere il tuo corpo, toccarlo, ispezionarlo, vederlo reagire.. non pensavi mica che sarebbe stata un’esperienza da fare solo davanti al pc?!?> Chiedo retorico.
Lei mi guarda, annuisce e sentenzia
prende il telefono e mi scrive, in un messaggio, il suo indirizzo di casa.

Chiudo la chiamata senza attendere una sua risposta e mi preparo velocemente.
Infilo un paio di pantaloni morbidi neri, una camicia grigia e riempio un piccolo trolley con un paio di cambi. Raccolgo le cose del lavoro e, da sopra l’armadio della camera da letto una 24ore impolverata che era li da molti anni.
Esco di tutta fretta e poi.. taxi, treno, ancora taxi.. gli spostamenti sembrano lenti in questa giornata assolata di inizio estate e cerco di sbrigare ogni faccenda lavorativa al meglio prima di arrivare da lei.
Chiudo l’ultima telefonata con un cliente mentre scendo dalla macchina di fronte alla villetta poco fuori il centro città che trovo all’indirizzo inviatomi per messaggio.
Silvia vive in un di quei quartieri residenziali in cui villette monofamiliari si susseguono lungo strade piuttosto larghe e ben pulite.
Prendo il trolley dal bagagliaio, lo zaino del pc, la 24 ore di pelle e mi dirigo a lunghe falcate verso il portone seguendo il vialetto bianco come l’avorio.
Poi chiudo la mano destra a pugno e busso forte sul legno della porta.


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scritto il
2022-08-16
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