Cristina perde la verginità - capitolo 1: introduzione

di
genere
prime esperienze

Prima di leggere questa storia è bene che voi sappiate due cose.
Primo: è una storia vera. Poi, ovviamente, è stata romanzata, ho cambiato i nomi dei protagonisti e dei luoghi, ma quanto state per leggere sostanzialmente non è stato inventato.
Secondo: non pensate di trovare gente che scopa ogni due righe, troverete piuttosto una continua tensione erotica, appunto perchè è una storia vera, e nella realtà la gente non scopa dalla mattina alla sera.

Tutto ha inizio nel gennaio del 2012. All’epoca io avevo trentun’anni e, dopo avere fatto cinque anni di corsi d’inglese, mi ero iscritto a un corso di tedesco. Perchè? Non c’era un motivo particolare, semplicemente amo sttudiare le lingue e visto che una la conoscevo benissimo, mi sono messo a studiarne una seconda. Al corso incontro Cristina, che già conoscevo di vista (è la bibliotecaria del mio paese, una cittadina non lontana da Torino), ma con la quale francamente non avevo mai parlato. Cristina non era una bellezza, non era granchè simpatica, ma era una studentessa pazzesca: aveva frequentato il classico, poi si era iscritti a lettere moderne laureandosi con lode, aveva infine vinto il concorso per bibliotecaria e l’avevano assunta. Non la tipica secchiona, ma una persona tenace con una mente brillante. Studiare con lei mi dava una marcia in più: ciò che non capivo io, capiva lei, condividevamo dubbi e cercavamo soluzioni, in poco tempo eravamo diventati i migliori della classe. Studiare, però, è noioso, così dopo un po’ iniziavamo a parlare di noi. Io l’anno prima avevo visto naufragare una storia durata tre anni, proprio mentre si stava iniziando a parlare di nozze: avevamo avuto l’intelligenza di capire che tra di noi c’erano differenze potenzialmente rilevanti e l’avevamo chiusa lì. Era stato giusto così, meglio prima che dopo, magari con dei figli, ciò non toglie che quella era stata l’unica mia storia importante ed ancora ne soffrivo. Parlando scoprii che Cristina non aveva mai avuto un ragazzo, non aveva mai baciato nessuno, ignorava completamente cosa fosse una relazione. Indubbiamente era sola a causa del suo aspetto: alta circa un metro e sessanta, per me pesava sui 75 kg, poi spesso si vestiva in maniera trasandata, non attirava nessuno. In breve capii che era una persona molto sola, che soffriva molto questa situazione: vi garantisco che mi faceva stare male vederla così.
Un giorno, in particolare, stavamo parlando di sesso. Ad un certo punto lei mi disse che tante volte si domandava se sarebbe morta vergine o se avrebbe incontrato una persona ingrado di amarla e di venire a letto con lei. Io cominciai a consolarla con discorsi (vuoti) sul fatto che prima o poi tutti troviamo la persona giusta. Al che ci fu un momento di silenzio e lei mi chiese: “Sii sincero Francesco, tu verresti a letti con me? Mi svergineresti? Perchè io a letto con te ci andrei, mi sembri un ragazzo carino e pulito, so che non mi feriresti”. Ero confuso. Non sapevo cosa rispondere. Mi aveva sorpreso. Cominciai col dirle che per me l’amore viene prima del sesso, che era una cara ragazza ma non mi interessava, che...insomma, le solite scuse. Ma lei, nel rispondere, di nuovo mi sorprese, dicendo: “No, non hai capito. Mi è chiaro, non ti interesso. Quello che io voglio è venire a letto con te. Sogno di perdere la verginità da quando ero alle medie, adesso ho quasi trent’anni e ancora niente. Quando mai la perderò? Non lo so. Forse mai. Ma se vuoi, puoi aiutarmi. Io sono pronta, e tu?”. Mi misi a camminare, nervoso, poi le risposi: “Guarda Cristina, non funziona come pensi tu. Non è che ci spogliamo, io ti penetro e finisce lì. No, non è così. La vita sessuale è una cosa delicata, ci si mette una vita a iniziare e un attimo a uscirne. E poi non pensare che io sia un grande amatore, l’ho fatto solo con Antonella”. Lei mi guardò e, determinata, mi disse: “Va bene, se non funziona così, come è funzionato per voi? Come è andata?”. A quel punto le spiegai che avevamo cominciato masturbandoci reciprocamente, poi avevo insegnato ad Antonella come mettermi un profilattico e come farmi venire indossando un preservativo, poi ci eravamo spogliati sempre di più, fino a trovarci completamente nudi e infine l’avevamo fatto, avevamo perso la verginità insieme, ma ci avevamo messo mesi. A quel punto lei ci pensò su, mi guardò e mi disse: “Lo faresti anche con me? Nel senso, mi guideresti nel mondo del sesso? Io ho sempre avuto delle guide, a partire dai miei genitori, adesso ho bisogno di te”.
La guardai e le chiesi: “Per me va bene. Ma ti rendi conto che dovresti spogliarti davanti a me e che io sarò nudo?”
“Sì” rispose,
“E che io ti masturberò e tu mi masturberai e che mi succhierai l’uccello e che ti leccherò la figa. Te ne rendi conto?”
Lei esitò, era titubante, spaventata da quello che dovremo fare, soprattutto per la maniera cruda in cui l’ho descritto. E in quel momento capii tutto: capii che la sua solitudine aveva avuto l’effetto di separarla dal mondo, dal bello e dal brutto che la circonda. Aveva generato in lei una persona affettivamente ed eroticamente immatura: Cristina era un’adolescente in un corpo da donna. Da un punto di vista sessuale era totalmente inesperta. E capii che la brutalità delle mie parole l’aveva portata ai confini di un mondo che pensava essere ben diverso. Passeggiavamo in un grande parco, lei non parlava, io ormai avevo finito di dire ciò che volevo. Dopo qualche minuto la fermai e le dissi: “Facciamo così: volendo per me si può fare, ma tu devi pensarci bene, devi essere sicura. Non si può cominciare domani come se nulla fosse. Ragiona una, due, tutte le settimane che vuoi, poi dammi una risposta. Mi spiace per la crudezza delle mie parole, ma dovevo dirti cosa ti aspetta”.
E Cristina iniziò a pensare, e pensò, e pensò.
scritto il
2022-08-25
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