L'Esercizio

di
genere
masturbazione

L’ESERCIZIO

La figlia del bovaro è una ragazzina bionda, nervosa e molto irrequieta, di nome Susan. Il bovaro abita con la sua famiglia nella parte nord della fattoria; la parte sud invece è occupata dal padrone con sua moglie e suo figlio Antony.
La bambina fa sborrare bene questo ragazzino.
Quando si trovano soli nel grande cortile, lei lo prende per mano e lo porta in una stanzetta del sottotetto, dove tanti anni fa dormiva una vecchia. Adesso la stanza è abbandonata e piena di polvere.
Appena entrati la ragazzina mette una mano sulla patta dei pantaloni del ragazzo e lo sbottona. Con impazienza tira fuori il cazzo ancora moscio e incomincia a menarlo in silenzio.
Il sole che entra dalle fessure della finestra illumina la scena.
I due ragazzini restano in piedi, accanto al letto rotto e senza materassi. Susan a volte si alza un po’ la gonna e gli fa vedere le mutande, altre volte gli mostra una tettina e il ragazzo le mette sopra una mano.
Susan impugna il cazzo, non con due dita, ma con tutta la mano aperta e mena il cazzo con convinzione, con regolarità, senza stancarsi.
La sega dura alcuni minuti. Quando il ragazzo ha sborrato, lei continua a menargli il cazzo, finché il bambino sfinito si tira indietro e dice con voce fioca: “Basta… basta…”
Sul pavimento di legno polveroso cadono le gocce di sperma. Dopo un paio di mesi di questo esercizio, il pavimento è tutto macchiato di gocce.
La bambina fa sborrare bene il ragazzino, anche 3 o 4 volte al giorno: di mattina, quando gli uomini sono tutti in campagna per lavorare; dopo mangiato, quando gli altri sono ancora a tavola; di pomeriggio quando sono ancora in campagna; e a volte, d’estate, anche dopo cena.
Il bambino è dimagrito e appare consunto con questo esercizio, ma tace, si lascia portare di sopra, come un sonnambulo, lascia che la bambina gli sbottoni i pantaloni, che gli tiri fuori il cazzo che odora di sudore e di piscio.
La ragazza incomincia a menarlo. Lui chiude gli occhi e incomincia ad ansimare.
Spesso, prima della sborrata, Antony si appoggia con la mano alla spalliera del letto, per sostenersi.
Ma Susan non è ancora sazia di vedere e sentire il cazzo nella sua manina, così seguita a impugnarlo anche dopo che questo ha sborrato.
Il maschietto si tira indietro, protesta a bassa voce. La bambina non lascia il cazzo neanche quando lo sente ammosciarsi; e allora il ragazzo le tira via la mano.
Un esercizio così lungo e spossante stancherebbe anche due amanti furiosi. Ma i due ragazzini persistono.
Alla ragazza piace menare il cazzo di Antony e al ragazzo piace essere menato dalla mano di Susan.

Traduzione Settembre 2004
FINE


scritto il
2012-09-28
1 0 K
visite
2
voti
valutazione
5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La monella castigata

racconto sucessivo

Delirio di un flauto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.