Il colmo - cap3 - La resa
di
Davesun71
genere
tradimenti
La giornata lavorativa era stata stranamente tranquilla. Mi sentivo bene, era passato quasi un mese dal rientro dalla Repubblica Domenicana e stavo per fortuna cominciando a scordare tutto quanto successo. La mia vita aveva ripreso a scorrere sui binari abituali e anche il sesso con Daniela sembrava a posto, ritornato quello di prima.
Girai la chiave nella toppa ed entrai nel salone di casa mia. La tavola era apparecchiata come nelle grandi occasioni: il vaso di fiori in centro vicino alla candela accesa e i due bicchieri per il vino, bianco, già aperto e sistemato nella frappeuse. Scorsi velocemente nella mente tutte le date importanti: compleanni, anniversari, onomastici ma non mi sovvenne nulla. Daniela uscì dalla cucina vestita con un bel tubino nero. Mi sorrise mentre si asciugava le mani con l’asciugapiatti.
- Sorpresa!!!
E mi venne incontro schioccandomi un bel bacio sulle labbra.
- Vai a rinfrescarti dai, la cena è quasi pronta!
Sorrisi a mia volta ma cominciai a diventare sospettoso, e non avevo torto.
Degustammo le varie portate che aveva preparato – in realtà molte comprate in gastronomia – parlando del più e del meno, ma arrivati al dolce come temevo arrivò la bomba. Mi versò e si versò ancora un dito di vino. Facemmo tintinnare per l’ennesima volta quella sera i bicchieri
- Sai Giorgio ho sentito Chiara l’altro giorno
- Chiara chi?
- Chiara, quella di Santo Domingo!
Un brivido mi corse lungo la schiena. Prima di tutto perché raramente pronunciava il mio nome per intero, solo nelle occasioni importanti e soprattutto quando litigavamo, ed inoltre il nome Chiara mi riapriva una ferita nell’anima.
- Davvero? Stanno bene?
- Si si, ti salutano… mi ha chiamata per invitarci ad una serata….
- Una serata?
- Si, sai, in un club privato….
La rabbia mi salì dentro incontenibile, mentre le mie labbra scomparvero. Quando divento nervoso le mie labbra diventano due fessure e la bocca si stringe, fin da bambino. Se mi arrabbio se ne accorgono tutti, subito.
- In un club dove tu puoi farti scopare da qualcun altro, giusto? Guarda per me non se parla proprio. L’ultima volta non mi sono divertito neanche un po', pensavo te ne fossi accorta….oppure non te ne importa niente?….ma che cazzo di proposta vieni a farmi?
Daniela posò il bicchiere sul tavolo e mi guardo a lungo, mentre io con due sorsi finivo tutto il mio vino. Intuii che stesse cercando le parole da dire. Poi fu un fiume in piena.
- Giorgio, voglio e devo essere onesta con te. Le sensazioni che ho provato in vacanza non le avevo mai provate prima, mai! Tu hai visto quanti orgasmi sono riuscita ad avere quella sera… Io ti amo e tanto, ma purtroppo tu non puoi proprio farmi provare quel tipo di soddisfazioni… - Bevve un sorso di vino e continuò, mentre il mio stomaco si contraeva in dolorosi spasmi – Ne ho parlato tanto con Chiara che ci è già passata, ed ho capito che prima o poi sentirò l’esigenza di cercare quello che non ho, che tu non mi puoi dare. Questo vorrebbe dire cercarsi magari un amante e fare tutto di nascosto da te, semplicemente per soddisfare un bisogno fisico. Forse resisterò un mese, sei mesi, un anno, ma prima o poi il desiderio prenderà il sopravvento e quello che ti ho detto succederà. Io sono stata onesta con te, e vorrei che tu stia con me anche in questa cosa…. Spero che tu possa comprendere, so che è difficile, ma come lo abbiamo fatto una volta possiamo rifarlo!
Poi calò l’asso di briscola
- In ogni caso io andrò a questa serata, con te o senza di te! Mi spiace Gio, ma ci devo andare, lo faccio per me. Se tu deciderai di venire mi renderai felice e io capirò che continueremo ad essere “noi” e non “io”…
Mi alzai dalla tavola facendo cadere la sedia, i miei occhi lanciavano fulmini. Presi il giubbotto appeso all’attaccapanni e sbattendo la porta dietro di me uscii, lasciando ancora seduta a tavola. Lei non fece niente per trattermi, non uscì mentre continuavo a schiacciare nervosamente il pulsante dell’ascensore che non arrivava, non mi chiamò indietro, non mi gridò “scusa ho detto dello sciocchezze” mentre me ne andavo. Non fece niente, assolutamente niente.
Il bar aperto che trovai a quell’ora era veramente infimo, allo stesso livello del whisky che avevo davanti. Il rumore delle monetine che cadevano nelle slot era incessante. Poveri illusi! Il barista mi guardava con compassione, doveva aver intuito che avessi avuto problemi di cuore. D’altronde ero l’unico cliente vestito in maniera elegante che sorseggiava un whisky al posto di una sambuca o una vecchia romagna nel suo locale.
Ordinai il secondo bicchiere e la dose di alcol cominciò a calmarmi. Cominciai a valutare le opzioni che avevo, anzi che mi aveva dato Daniela.
La prima era andarmene e lasciarla, separarmi da lei, dalla donna della mia vita. La seconda era accettare che lei scopasse con altri con il mio consenso. Il problema grosso era che la amavo tanto, forse troppo, e non potevo immaginare una vita senza di lei. Ordinai il terzo whisky e cominciò ad annebbiarsi la vista insieme al piacevole senso di sonnolenza, ero ubriaco. Pagai con difficoltà le consumazioni e mi avviai a piedi verso casa lasciando la macchina posteggiata lì davanti. Non so quanto ci misi, ma alla fine arrivai davanti al portone di casa mia. La nausea e la voglia di vomitare erano a livelli di guardia, e quando entrai in casa mi diressi direttamente in bagno. Inginocchiato davanti alla tazza cominciai a svuotare lo stomaco da tutto il veleno che avevo bevuto. Sentii la mano di Daniela sorreggermi la fronte, e quando finii di vomitare mi accompagnò tenendomi per un braccio verso il letto, dove mi distesi e mi addormentai quasi subito.
Il giorno dopo mi svegliai a pezzi alle dieci del mattino con uno schifoso gusto in bocca. Sul tavolo vicino alla tazzina del caffè già pronta da riscaldare al microonde trovai un biglietto di Daniela in cui mi diceva di aver avvisato il mio ufficio che non mi sentivo bene e che avrei dato mie notizie più tardi. Terminava con le parole “ti amo. Dani”. Feci una lunga doccia e poi mi rasai, mi cambiai e mi diressi verso il lavoro, rigenerato nel corpo e nello spirito. Non sarei mai potuto restare a casa a pensare tutto il giorno alle mie sfortune. Era giovedì mattina e in cuor mio speravo ancora che potesse cambiare idea riguardo alla serata che aveva in programma. Attesi invano fino al venerdì sera un suo ripensamento. Mentre mi lavavo i denti prima di coricarmi la vidi comparire nello specchio dietro di me
- Giorgio sono due giorni che non mi parli e da un certo punto di vista posso anche capirne le ragioni. Ma adesso devi decidere cosa farai, se sarai con me domani oppure no. Se deciderai di venire ti aspetto nel letto accanto a me e faremo l’amore, perché ho voglia di fare l’amore con te. Se invece deciderai di farmi andare da sola ti prego di restare a dormire sul divano!
Mi sciacquai la bocca dal dentifricio e ci diedi dentro col colluttorio. Poi andai a prendere il fallo di gomma e entrai nella nostra camera da letto.
Mentre guidavo verso Pavia guardavo Daniela seduta accanto a me. Mi resi conto di quanto fosse bella e desiderabile vestita con lo stesso tubino nero che aveva usato la sera in cui mi aveva detto quello che avrebbe fatto, solo che questa volta non si era cambiata per me, ma per qualcun altro al momento sconosciuto.
Raggiungemmo la villa in mezzo alla campagna puntuali alle 21. Nel parcheggio interno c’erano già una quindicina di auto parcheggiate.
La villa aveva un piano terra in cui c’era un piccolo bar molto ben fornito con le sedie americane al bancone, ed una serie di tavolini tutto intorno. Nella sala accanto faceva bella mostra di sé un tavolo da biliardo. Al piano superiore erano state ricavate le camere da letto.
Appena entrati ci scorsero e ci vennero subito incontro Chiara e Pietro. All’interno della sala bar c’erano sette od otto donne mentre gli uomini erano una quindicina. Distinsi subito dall’aspetto quelli che erano coloro che avrebbero di lì a poco messo le corna a me ed agli altri uomini presenti: molto più giovani, con fisici imponenti, qualcuno anche di carnagione nera, giravano intorno alle mogli degli altri sventurati come api intorno all’alveare.
Chiara prese Daniela sottobraccio e la portò verso il gruppo di altre donne e cominciò a presentarla. L’attenzione da parte dei tori da monta verso mia moglie era massima, perché secondo me la più bella e la più giovane delle donne presenti. Uno non perse tempo e le cinse la vita con un braccio. Nel frattempo Pietro cercava di spiegarmi come funzionassero le cose.
- Sai Giorgio, qui se vuoi tu e la tua lei vuole, puoi andare anche tu in camera con loro dopo che lei si sarà scelta il bull
- Bull?
- Si il toro….il ragazzo che la monterà….in gergo si chiama così!!! Comunque se stai con loro bene, altrimenti qui sotto abbiamo svaghi come il biliardo che hai visto di là oppure si possono fanno delle ottime partite a poker. Vieni ti presento gli altri!
Conobbi gli altri mariti presenti. Erano simpatici ma in qualche modo mi impedivano di fare ciò che avrei voluto, cioè stare vicino a Daniela. L’ansia cresceva dentro di me, ed insieme a lei la paura. Pietro intuì i miei pensieri.
- Lascia perdere Giorgio, cerca di stare calmo. Non puoi fare niente, questo adesso è il tuo ruolo qui dentro. Cerca di non pensarci e prendere di buono quello che c’è, vedrai che facendo così passerà quello che senti dentro!
- Scusami Pietro, ma vorrei tanto prenderla per il braccio e trascinarla via da lì!!!
- Lo so, ci sono passato anche io. Ma vedrai che ti abituerai. E’ solo un passatempo, una cosa che capita ogni tanto! Cerca di mettertelo in testa!
Nel frattempo Daniela aveva scelto il suo compagno per la serata. Si avvicinò a me tenendolo per mano e cominciò a parlarmi incurante del fatto che non fossi solo e che gli altri potessero ascoltare quello che stava per dirmi.
- Gio, lui è Momo ed è con lui che andrò a letto stasera!
Il nero mi sorrise, io non feci altrettanto.
- Voglio che stasera tu venga su con noi. Voglio che tu sia presente!
mi disse Daniela con un tono che non ammetteva repliche, lasciando la sua mano e prendendo la mia. Ci avviammo su per le scale, Momo conosceva bene il posto e lo seguimmo. Entrammo in una stanza piccola e piuttosto spoglia, si capiva arredata con mobili di basso costo. Sul lato un piccolo bagno con doccia e bidet, e dalla parte opposta una poltrona che non c’entrava nulla con il resto della stanza.
- Gio siediti lì. E tu Momo per favore spogliati…
Il nero tolse la maglietta, rivelando i suoi addominali perfetti, poi tolse scarpe e pantaloni e rimase con solo i boxer firmati addosso, da cui si intravedeva la dimensione abbondante del suo pene.
- Togli anche quelli!
Vidi la sua attrezzatura di dimensioni già di molto superiori alle mie anche da barzotta. Mi moglie si avvicinò e gli cinse il pene con la mano, cominciando a fargli una lenta sega. Il cazzo reagì e cominciò ad ingrossarsi. Tenendolo per il pene lo fece avvicinare a me. Mollò la presa ed afferrò la mia mano, tirandomela verso quel palo di carne.
- Voglio che lo tocchi Gio! Non devi fare niente, solo prenderlo nella mano!
Eseguii con molta riluttanza
- E’ grande come il tuo Gio? Rispondi!
- No Dani
- E com’è?
- E’ molto più grande del mio….
- Bene puoi lasciarlo. Vieni Momo!
E trascinò il ragazzo verso il letto. Cominciò a spogliarsi mentre io e Momo la stavamo a guardare. Dio com’era bella! I capezzoli scuri guardavano il sole, drittti e duri, il sedere era tondo e tornito senza la minima traccia di cellulite, la fica depilata imperlata già da gocce di rugiada. Si chinò davanti a Momo e mentre mi guardava fisso negli occhi cominciò a succhiarlo, lentamente, poi fece uscire quella bestia dalla sua bocca e la leccò tutto intorno al glande. Fece scorrere la lingua lungo tutta l’asta come a rimarcarne la lunghezza. Seduto sulla poltrona invidiavo Momo che stava avendo quello che una volta era mio.
Il nero la fece alzare e successivamente sdraiare supina. Lei spalancò subito le cosce, pronta ad accoglierlo dentro di sé. Sul comodino accanto al letto c’erano i preservativi a disposizione di chi occupava la stanza, ovviamente tutti di taglia XXL. Momo ne indossò uno e si coricò sul corpo di mia moglie, nella classica posizione del missionario, la punta di quel pene enorme appena appoggiata all’ingresso della vagina di Daniela. Si mosse avanti e indietro un po' di volte, cercando di centrare il buco senza indirizzare il cazzo con la mano. Finalmente azzeccò l’ingresso che fu lento ed inesorabile, vidi tutti i 24 centimetri entrare dentro Daniela uno dopo l’altro, e quando toccò la bocca dell’utero sentii il sospiro soddisfatto ed appagato di mia moglie, mentre le gambe andavano a cingere la schiena muscolosa di lui. Momo cominciò a montarla con lentezza ma con un ritmo regolare, mentre con la bocca andava a suggere i suoi capezzoli eccitati. Poi con ampi movimenti accelerò il ritmo. Dalla mia poltrona potevo vedere bene il cazzo entrare ed uscire dalla vagina di Daniela ed il suo buco del culo contrarsi nell’imminenza dell’orgasmo, del suo primo orgasmo della serata. Un mugolio più forte che conoscevo lo annunciò, mentre il suo nettare emesso in abbondanza le colava nel solco delle chiappe verso l’ano. Momo non le diede neanche il tempo di riprendersi, la afferrò per i fianchi e la aiutò a mettersi a quattro zampe, la testa girata verso le testiera del letto ed il culetto rivolto verso di me. Credo lo fece apposta. Si mise a cavalcioni dietro di lei e con un colpo secco la penetrò ancora fino in fondo, glielo mise tutto quanto dentro e Daniela urlò per la sopresa, ma poi ricominciò a gemere forte. La montò ancora così per dieci minuti abbondanti ed io ebbi modo di annotare il suo secondo orgasmo. Momo decise di cambiare posizione e disse a mia moglie di sedersi sopra di lui. Lei si alzò ed aspettò che il nero si sdraiasse, poi salì sopra di lui rivolta verso di me, in modo da potermi guardare mentre con la mano si indirizzava nuovamente il palo di carne sulle labbra della fica, facendosi poi ricadere lentamente sopra ed iniziare una danza forsennata che la portò inevitabilmente alla terza venuta.
Momo prese Daniela per i fianchi, la fece sfilare dal suo palo e la adagiò sdraiata accanto a sé. Poi con un gesto rapido si tolse il preservativo ed avvicinò il bestione nuovamente alla sua bocca. Mia moglie con un’espressione sognante che le dipingeva il viso ricominciò a succhiarlo con impegno mentre con la mano lo masturbava velocemente. Lo sfilò dalla bocca un attimo prima che lui cominciasse a eruttare una quantità incredibile di sperma che le riempì il mento, il collo e parte del seno. Appena Momo ebbe finito Daniela lo riprese in bocca per un’ultima succhiata.
Ripresero fiato distesi uno accanto all’altra per una decina di minuti, in silenzio e respirando forte. Io rimanevo sempre sulla mia poltrona sconvolto e demoralizzato da quanto avevo appena visto.
Daniela mise una mano sul petto muscoloso del ragazzo
- Puoi lasciare soli me e mio marito per dieci minuti per favore?
- Certo nessun problema! Così magari vado a prendere qualcosa da bere.
Si infilò velocemente maglietta e pantaloni senza indossare nuovamente le mutande, d’altronde sapevamo tutti che di li a poco avrebbe dovuto togliersele nuovamente, ed uscì dalla stanza.
Gli occhi di Daniela adesso erano incollati ai miei.
- Hai visto bene Giorgio?
Non avevo voglia di parlare, ma lei era di tutt’altro avviso.
- Allora hai visto bene? Rispondimi!
- Si Daniela, ho visto benissimo….
L’amarezza traspariva dalla mia voce tremolante
- E adesso che hai visto pensi di essere capace di fare quello che fa lui?
- No Daniela….
- E di darmi gli orgasmi che lui è riuscito a darmi? Ne ho avuti tre fino ad adesso, e tu per questo risultato ci metti due settimane se va bene ed hai bisogno di un fallo finto….Dico male?
- No Daniela, è così
- Lo so che tu ci metti tutto il tuo impegno, ma quello che mi ha dato lui questa sera tu non riuscirai mai a darmelo. Adesso hai capito?
Lo sconforto che era dentro di me cominciò a dare spazio alla rassegnazione. Non avrei mai potuto dare a Daniela quello che Momo le aveva dato. Non ne avevo i mezzi, non ne avevo la potenza.
- Ho capito
- Guarda Gio, guarda la mia patatina…. – ed aprì oscenamente le gambe di fronte a me – come la vedi?
- E’ tutta dilatata, ed anche rossa e gonfia….
- Avrebbe bisogno della tua lingua un pochino…. Dai alzati!
Mi alzai dalla sedia ormai sconfitto. Avevo mollato su tutti i fronti.
- Forza piccolo, fammi vedere come sei bravo!
Mi chinai tra le sue cosce, il suo profumo era come sempre inebriante anche se mischiato all’odore di gomma del preservativo. Cominciai a leccarla con dovizia, pennellando il suo clitoride alternandolo a leccate interne alla vagina tutta arrossata. Per un attimo dimenticai tutto e come facevo sempre quando la leccavo feci scorrere in alto le mani in modo da poterle afferrare i seni e giocare con i suoi capezzoli, ma mi fermai inorridito quando le mani arrivarono a toccare le striature di sperma che il nero le aveva depositato sul petto.
In quel momento Momo rientrò nella stanza tenendo in mano due bottigliette d’acqua (non tre). Mettendomi una mano sulla testa mia moglie mi allontanò da sé.
- Giorgio tra poco noi ricominceremo. Se vuoi puoi restare ancora sulla poltrona a guardare…
- Grazie Dani, ma preferirei andare di sotto. Per oggi ne ho avuto abbastanza ed ho bisogno anche io di qualche cosa da bere!
Rise di gusto
- Come vuoi. Allora ci vediamo dopo!
mi disse mentre mestamente uscivo dalla stanza. Ora la resa era totale.
Girai la chiave nella toppa ed entrai nel salone di casa mia. La tavola era apparecchiata come nelle grandi occasioni: il vaso di fiori in centro vicino alla candela accesa e i due bicchieri per il vino, bianco, già aperto e sistemato nella frappeuse. Scorsi velocemente nella mente tutte le date importanti: compleanni, anniversari, onomastici ma non mi sovvenne nulla. Daniela uscì dalla cucina vestita con un bel tubino nero. Mi sorrise mentre si asciugava le mani con l’asciugapiatti.
- Sorpresa!!!
E mi venne incontro schioccandomi un bel bacio sulle labbra.
- Vai a rinfrescarti dai, la cena è quasi pronta!
Sorrisi a mia volta ma cominciai a diventare sospettoso, e non avevo torto.
Degustammo le varie portate che aveva preparato – in realtà molte comprate in gastronomia – parlando del più e del meno, ma arrivati al dolce come temevo arrivò la bomba. Mi versò e si versò ancora un dito di vino. Facemmo tintinnare per l’ennesima volta quella sera i bicchieri
- Sai Giorgio ho sentito Chiara l’altro giorno
- Chiara chi?
- Chiara, quella di Santo Domingo!
Un brivido mi corse lungo la schiena. Prima di tutto perché raramente pronunciava il mio nome per intero, solo nelle occasioni importanti e soprattutto quando litigavamo, ed inoltre il nome Chiara mi riapriva una ferita nell’anima.
- Davvero? Stanno bene?
- Si si, ti salutano… mi ha chiamata per invitarci ad una serata….
- Una serata?
- Si, sai, in un club privato….
La rabbia mi salì dentro incontenibile, mentre le mie labbra scomparvero. Quando divento nervoso le mie labbra diventano due fessure e la bocca si stringe, fin da bambino. Se mi arrabbio se ne accorgono tutti, subito.
- In un club dove tu puoi farti scopare da qualcun altro, giusto? Guarda per me non se parla proprio. L’ultima volta non mi sono divertito neanche un po', pensavo te ne fossi accorta….oppure non te ne importa niente?….ma che cazzo di proposta vieni a farmi?
Daniela posò il bicchiere sul tavolo e mi guardo a lungo, mentre io con due sorsi finivo tutto il mio vino. Intuii che stesse cercando le parole da dire. Poi fu un fiume in piena.
- Giorgio, voglio e devo essere onesta con te. Le sensazioni che ho provato in vacanza non le avevo mai provate prima, mai! Tu hai visto quanti orgasmi sono riuscita ad avere quella sera… Io ti amo e tanto, ma purtroppo tu non puoi proprio farmi provare quel tipo di soddisfazioni… - Bevve un sorso di vino e continuò, mentre il mio stomaco si contraeva in dolorosi spasmi – Ne ho parlato tanto con Chiara che ci è già passata, ed ho capito che prima o poi sentirò l’esigenza di cercare quello che non ho, che tu non mi puoi dare. Questo vorrebbe dire cercarsi magari un amante e fare tutto di nascosto da te, semplicemente per soddisfare un bisogno fisico. Forse resisterò un mese, sei mesi, un anno, ma prima o poi il desiderio prenderà il sopravvento e quello che ti ho detto succederà. Io sono stata onesta con te, e vorrei che tu stia con me anche in questa cosa…. Spero che tu possa comprendere, so che è difficile, ma come lo abbiamo fatto una volta possiamo rifarlo!
Poi calò l’asso di briscola
- In ogni caso io andrò a questa serata, con te o senza di te! Mi spiace Gio, ma ci devo andare, lo faccio per me. Se tu deciderai di venire mi renderai felice e io capirò che continueremo ad essere “noi” e non “io”…
Mi alzai dalla tavola facendo cadere la sedia, i miei occhi lanciavano fulmini. Presi il giubbotto appeso all’attaccapanni e sbattendo la porta dietro di me uscii, lasciando ancora seduta a tavola. Lei non fece niente per trattermi, non uscì mentre continuavo a schiacciare nervosamente il pulsante dell’ascensore che non arrivava, non mi chiamò indietro, non mi gridò “scusa ho detto dello sciocchezze” mentre me ne andavo. Non fece niente, assolutamente niente.
Il bar aperto che trovai a quell’ora era veramente infimo, allo stesso livello del whisky che avevo davanti. Il rumore delle monetine che cadevano nelle slot era incessante. Poveri illusi! Il barista mi guardava con compassione, doveva aver intuito che avessi avuto problemi di cuore. D’altronde ero l’unico cliente vestito in maniera elegante che sorseggiava un whisky al posto di una sambuca o una vecchia romagna nel suo locale.
Ordinai il secondo bicchiere e la dose di alcol cominciò a calmarmi. Cominciai a valutare le opzioni che avevo, anzi che mi aveva dato Daniela.
La prima era andarmene e lasciarla, separarmi da lei, dalla donna della mia vita. La seconda era accettare che lei scopasse con altri con il mio consenso. Il problema grosso era che la amavo tanto, forse troppo, e non potevo immaginare una vita senza di lei. Ordinai il terzo whisky e cominciò ad annebbiarsi la vista insieme al piacevole senso di sonnolenza, ero ubriaco. Pagai con difficoltà le consumazioni e mi avviai a piedi verso casa lasciando la macchina posteggiata lì davanti. Non so quanto ci misi, ma alla fine arrivai davanti al portone di casa mia. La nausea e la voglia di vomitare erano a livelli di guardia, e quando entrai in casa mi diressi direttamente in bagno. Inginocchiato davanti alla tazza cominciai a svuotare lo stomaco da tutto il veleno che avevo bevuto. Sentii la mano di Daniela sorreggermi la fronte, e quando finii di vomitare mi accompagnò tenendomi per un braccio verso il letto, dove mi distesi e mi addormentai quasi subito.
Il giorno dopo mi svegliai a pezzi alle dieci del mattino con uno schifoso gusto in bocca. Sul tavolo vicino alla tazzina del caffè già pronta da riscaldare al microonde trovai un biglietto di Daniela in cui mi diceva di aver avvisato il mio ufficio che non mi sentivo bene e che avrei dato mie notizie più tardi. Terminava con le parole “ti amo. Dani”. Feci una lunga doccia e poi mi rasai, mi cambiai e mi diressi verso il lavoro, rigenerato nel corpo e nello spirito. Non sarei mai potuto restare a casa a pensare tutto il giorno alle mie sfortune. Era giovedì mattina e in cuor mio speravo ancora che potesse cambiare idea riguardo alla serata che aveva in programma. Attesi invano fino al venerdì sera un suo ripensamento. Mentre mi lavavo i denti prima di coricarmi la vidi comparire nello specchio dietro di me
- Giorgio sono due giorni che non mi parli e da un certo punto di vista posso anche capirne le ragioni. Ma adesso devi decidere cosa farai, se sarai con me domani oppure no. Se deciderai di venire ti aspetto nel letto accanto a me e faremo l’amore, perché ho voglia di fare l’amore con te. Se invece deciderai di farmi andare da sola ti prego di restare a dormire sul divano!
Mi sciacquai la bocca dal dentifricio e ci diedi dentro col colluttorio. Poi andai a prendere il fallo di gomma e entrai nella nostra camera da letto.
Mentre guidavo verso Pavia guardavo Daniela seduta accanto a me. Mi resi conto di quanto fosse bella e desiderabile vestita con lo stesso tubino nero che aveva usato la sera in cui mi aveva detto quello che avrebbe fatto, solo che questa volta non si era cambiata per me, ma per qualcun altro al momento sconosciuto.
Raggiungemmo la villa in mezzo alla campagna puntuali alle 21. Nel parcheggio interno c’erano già una quindicina di auto parcheggiate.
La villa aveva un piano terra in cui c’era un piccolo bar molto ben fornito con le sedie americane al bancone, ed una serie di tavolini tutto intorno. Nella sala accanto faceva bella mostra di sé un tavolo da biliardo. Al piano superiore erano state ricavate le camere da letto.
Appena entrati ci scorsero e ci vennero subito incontro Chiara e Pietro. All’interno della sala bar c’erano sette od otto donne mentre gli uomini erano una quindicina. Distinsi subito dall’aspetto quelli che erano coloro che avrebbero di lì a poco messo le corna a me ed agli altri uomini presenti: molto più giovani, con fisici imponenti, qualcuno anche di carnagione nera, giravano intorno alle mogli degli altri sventurati come api intorno all’alveare.
Chiara prese Daniela sottobraccio e la portò verso il gruppo di altre donne e cominciò a presentarla. L’attenzione da parte dei tori da monta verso mia moglie era massima, perché secondo me la più bella e la più giovane delle donne presenti. Uno non perse tempo e le cinse la vita con un braccio. Nel frattempo Pietro cercava di spiegarmi come funzionassero le cose.
- Sai Giorgio, qui se vuoi tu e la tua lei vuole, puoi andare anche tu in camera con loro dopo che lei si sarà scelta il bull
- Bull?
- Si il toro….il ragazzo che la monterà….in gergo si chiama così!!! Comunque se stai con loro bene, altrimenti qui sotto abbiamo svaghi come il biliardo che hai visto di là oppure si possono fanno delle ottime partite a poker. Vieni ti presento gli altri!
Conobbi gli altri mariti presenti. Erano simpatici ma in qualche modo mi impedivano di fare ciò che avrei voluto, cioè stare vicino a Daniela. L’ansia cresceva dentro di me, ed insieme a lei la paura. Pietro intuì i miei pensieri.
- Lascia perdere Giorgio, cerca di stare calmo. Non puoi fare niente, questo adesso è il tuo ruolo qui dentro. Cerca di non pensarci e prendere di buono quello che c’è, vedrai che facendo così passerà quello che senti dentro!
- Scusami Pietro, ma vorrei tanto prenderla per il braccio e trascinarla via da lì!!!
- Lo so, ci sono passato anche io. Ma vedrai che ti abituerai. E’ solo un passatempo, una cosa che capita ogni tanto! Cerca di mettertelo in testa!
Nel frattempo Daniela aveva scelto il suo compagno per la serata. Si avvicinò a me tenendolo per mano e cominciò a parlarmi incurante del fatto che non fossi solo e che gli altri potessero ascoltare quello che stava per dirmi.
- Gio, lui è Momo ed è con lui che andrò a letto stasera!
Il nero mi sorrise, io non feci altrettanto.
- Voglio che stasera tu venga su con noi. Voglio che tu sia presente!
mi disse Daniela con un tono che non ammetteva repliche, lasciando la sua mano e prendendo la mia. Ci avviammo su per le scale, Momo conosceva bene il posto e lo seguimmo. Entrammo in una stanza piccola e piuttosto spoglia, si capiva arredata con mobili di basso costo. Sul lato un piccolo bagno con doccia e bidet, e dalla parte opposta una poltrona che non c’entrava nulla con il resto della stanza.
- Gio siediti lì. E tu Momo per favore spogliati…
Il nero tolse la maglietta, rivelando i suoi addominali perfetti, poi tolse scarpe e pantaloni e rimase con solo i boxer firmati addosso, da cui si intravedeva la dimensione abbondante del suo pene.
- Togli anche quelli!
Vidi la sua attrezzatura di dimensioni già di molto superiori alle mie anche da barzotta. Mi moglie si avvicinò e gli cinse il pene con la mano, cominciando a fargli una lenta sega. Il cazzo reagì e cominciò ad ingrossarsi. Tenendolo per il pene lo fece avvicinare a me. Mollò la presa ed afferrò la mia mano, tirandomela verso quel palo di carne.
- Voglio che lo tocchi Gio! Non devi fare niente, solo prenderlo nella mano!
Eseguii con molta riluttanza
- E’ grande come il tuo Gio? Rispondi!
- No Dani
- E com’è?
- E’ molto più grande del mio….
- Bene puoi lasciarlo. Vieni Momo!
E trascinò il ragazzo verso il letto. Cominciò a spogliarsi mentre io e Momo la stavamo a guardare. Dio com’era bella! I capezzoli scuri guardavano il sole, drittti e duri, il sedere era tondo e tornito senza la minima traccia di cellulite, la fica depilata imperlata già da gocce di rugiada. Si chinò davanti a Momo e mentre mi guardava fisso negli occhi cominciò a succhiarlo, lentamente, poi fece uscire quella bestia dalla sua bocca e la leccò tutto intorno al glande. Fece scorrere la lingua lungo tutta l’asta come a rimarcarne la lunghezza. Seduto sulla poltrona invidiavo Momo che stava avendo quello che una volta era mio.
Il nero la fece alzare e successivamente sdraiare supina. Lei spalancò subito le cosce, pronta ad accoglierlo dentro di sé. Sul comodino accanto al letto c’erano i preservativi a disposizione di chi occupava la stanza, ovviamente tutti di taglia XXL. Momo ne indossò uno e si coricò sul corpo di mia moglie, nella classica posizione del missionario, la punta di quel pene enorme appena appoggiata all’ingresso della vagina di Daniela. Si mosse avanti e indietro un po' di volte, cercando di centrare il buco senza indirizzare il cazzo con la mano. Finalmente azzeccò l’ingresso che fu lento ed inesorabile, vidi tutti i 24 centimetri entrare dentro Daniela uno dopo l’altro, e quando toccò la bocca dell’utero sentii il sospiro soddisfatto ed appagato di mia moglie, mentre le gambe andavano a cingere la schiena muscolosa di lui. Momo cominciò a montarla con lentezza ma con un ritmo regolare, mentre con la bocca andava a suggere i suoi capezzoli eccitati. Poi con ampi movimenti accelerò il ritmo. Dalla mia poltrona potevo vedere bene il cazzo entrare ed uscire dalla vagina di Daniela ed il suo buco del culo contrarsi nell’imminenza dell’orgasmo, del suo primo orgasmo della serata. Un mugolio più forte che conoscevo lo annunciò, mentre il suo nettare emesso in abbondanza le colava nel solco delle chiappe verso l’ano. Momo non le diede neanche il tempo di riprendersi, la afferrò per i fianchi e la aiutò a mettersi a quattro zampe, la testa girata verso le testiera del letto ed il culetto rivolto verso di me. Credo lo fece apposta. Si mise a cavalcioni dietro di lei e con un colpo secco la penetrò ancora fino in fondo, glielo mise tutto quanto dentro e Daniela urlò per la sopresa, ma poi ricominciò a gemere forte. La montò ancora così per dieci minuti abbondanti ed io ebbi modo di annotare il suo secondo orgasmo. Momo decise di cambiare posizione e disse a mia moglie di sedersi sopra di lui. Lei si alzò ed aspettò che il nero si sdraiasse, poi salì sopra di lui rivolta verso di me, in modo da potermi guardare mentre con la mano si indirizzava nuovamente il palo di carne sulle labbra della fica, facendosi poi ricadere lentamente sopra ed iniziare una danza forsennata che la portò inevitabilmente alla terza venuta.
Momo prese Daniela per i fianchi, la fece sfilare dal suo palo e la adagiò sdraiata accanto a sé. Poi con un gesto rapido si tolse il preservativo ed avvicinò il bestione nuovamente alla sua bocca. Mia moglie con un’espressione sognante che le dipingeva il viso ricominciò a succhiarlo con impegno mentre con la mano lo masturbava velocemente. Lo sfilò dalla bocca un attimo prima che lui cominciasse a eruttare una quantità incredibile di sperma che le riempì il mento, il collo e parte del seno. Appena Momo ebbe finito Daniela lo riprese in bocca per un’ultima succhiata.
Ripresero fiato distesi uno accanto all’altra per una decina di minuti, in silenzio e respirando forte. Io rimanevo sempre sulla mia poltrona sconvolto e demoralizzato da quanto avevo appena visto.
Daniela mise una mano sul petto muscoloso del ragazzo
- Puoi lasciare soli me e mio marito per dieci minuti per favore?
- Certo nessun problema! Così magari vado a prendere qualcosa da bere.
Si infilò velocemente maglietta e pantaloni senza indossare nuovamente le mutande, d’altronde sapevamo tutti che di li a poco avrebbe dovuto togliersele nuovamente, ed uscì dalla stanza.
Gli occhi di Daniela adesso erano incollati ai miei.
- Hai visto bene Giorgio?
Non avevo voglia di parlare, ma lei era di tutt’altro avviso.
- Allora hai visto bene? Rispondimi!
- Si Daniela, ho visto benissimo….
L’amarezza traspariva dalla mia voce tremolante
- E adesso che hai visto pensi di essere capace di fare quello che fa lui?
- No Daniela….
- E di darmi gli orgasmi che lui è riuscito a darmi? Ne ho avuti tre fino ad adesso, e tu per questo risultato ci metti due settimane se va bene ed hai bisogno di un fallo finto….Dico male?
- No Daniela, è così
- Lo so che tu ci metti tutto il tuo impegno, ma quello che mi ha dato lui questa sera tu non riuscirai mai a darmelo. Adesso hai capito?
Lo sconforto che era dentro di me cominciò a dare spazio alla rassegnazione. Non avrei mai potuto dare a Daniela quello che Momo le aveva dato. Non ne avevo i mezzi, non ne avevo la potenza.
- Ho capito
- Guarda Gio, guarda la mia patatina…. – ed aprì oscenamente le gambe di fronte a me – come la vedi?
- E’ tutta dilatata, ed anche rossa e gonfia….
- Avrebbe bisogno della tua lingua un pochino…. Dai alzati!
Mi alzai dalla sedia ormai sconfitto. Avevo mollato su tutti i fronti.
- Forza piccolo, fammi vedere come sei bravo!
Mi chinai tra le sue cosce, il suo profumo era come sempre inebriante anche se mischiato all’odore di gomma del preservativo. Cominciai a leccarla con dovizia, pennellando il suo clitoride alternandolo a leccate interne alla vagina tutta arrossata. Per un attimo dimenticai tutto e come facevo sempre quando la leccavo feci scorrere in alto le mani in modo da poterle afferrare i seni e giocare con i suoi capezzoli, ma mi fermai inorridito quando le mani arrivarono a toccare le striature di sperma che il nero le aveva depositato sul petto.
In quel momento Momo rientrò nella stanza tenendo in mano due bottigliette d’acqua (non tre). Mettendomi una mano sulla testa mia moglie mi allontanò da sé.
- Giorgio tra poco noi ricominceremo. Se vuoi puoi restare ancora sulla poltrona a guardare…
- Grazie Dani, ma preferirei andare di sotto. Per oggi ne ho avuto abbastanza ed ho bisogno anche io di qualche cosa da bere!
Rise di gusto
- Come vuoi. Allora ci vediamo dopo!
mi disse mentre mestamente uscivo dalla stanza. Ora la resa era totale.
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