Il colmo - cap7 - La vendetta
di
Davesun71
genere
tradimenti
Risalire all’identità delle quattro coppie fu davvero complicato: dovetti incrociare tutti i dati che avevo a disposizione per riuscirci, e ci misi quasi un mese. Ma alla fine ce la feci.
Mandai loro una e-mail dal mio indirizzo privato dove spiegavo semplicemente che avrei voluto incontrarli per discutere di un certo Angelo, e qualche giorno dopo ebbi la conferma da ognuno di loro che mi avrebbero ascoltato. Concordai di incontrarli da lì a quindici giorni.
Non sarebbe stata una cosa facile: una coppia stava in Germania, una in Belgio, una per fortuna a Roma ed un’altra a Parigi, ed incontrarli tutti avrebbe richiesto una settimana intera. Il problema grosso era che così com’ero mi era impossibile prendere l’aereo. Dovevo obbligatamente parlarne con Daniela ed aspettai una sera in cui Angelo non ci fosse
- La prossima settimana devo assentarmi per lavoro….
- Davvero? E dove vai?
- Devo andare in Germania a Norimberga, e successivamente a Parigi
- Ah fortunato te!
- Ci sarebbe solo un problema….
Mi guardò con più attenzione aspettando che io continuassi
- Non posso in queste condizioni prendere l’aereo….passando i controlli farei sicuramente suonare il metal detector e verrebbe fuori il fatto che porto la cintura di castità…..
Si mise a ridere
- Giorgio, non importa….prima o poi tutti dovranno sapere che sei un cornuto…che problemi ti fai?
- Dani ormai non mi faccio più di questi problemi. Però potrebbero farseli gli altri….
- In che senso scusa?
- Viaggerò con altri colleghi ed anche con i miei superiori. Posso immaginare che quando verranno a sapere quello che sono diventato perderanno il rispetto che hanno per me. E nel momento in cui perderò il loro rispetto non passerà molto tempo, ne sono sicuro, che perderò anche il lavoro….
- E allora?
- E allora mancherà il mio ottimo stipendio in casa, e dato che sto mantenendo io tutto per tutti…
- Stai forse dicendo che io ed Angelo siamo degli scrocconi?
- Ma che hai capito, non mi permetterei mai… è che il buon stipendio che prendo penso faccia comodo a tutti… E’ una divisione di spese che verrebbe a mancare in famiglia….
Invece stavo proprio pensando che fossero degli scrocconi. Stavo mantenendo tutti io per la maggior parte delle cose, eccetto i loro divertimenti e le loro uscite
- Se Angelo si fa carico di tutto… allora io posso anche stare a casa…
- Ne parlerò con lui domani e ti faremo sapere.
Il giorno dopo arrivò il verdetto ed io ero quasi certo di averla spuntata, sicuro del fatto che Angelo avrebbe preferito di gran lunga il fatto che continuassi a pagare io tutte le spese. Sapevo comunque che me la avrebbero fatta pesare e che me la avrebbero messa sotto l’aspetto di generosa concessione.
- Daniela ed io abbiamo parlato a lungo della richiesta che ci hai fatto. Pensiamo che per questa volta potremmo fare un’eccezione ed accontentarti. Però….
C’era sempre un però: me lo avevano detto e dimostrato, non avrei avuto mai niente senza dare nulla in cambio.
- Sabato sera ho invitato una coppia di amici a casa mia a cena. Lui ed io abbiamo fatto a lungo lo stesso mestiere, anche lui si è sistemato ed hanno una famiglia allargata come la nostra.
- Cioè c’è un altro come me?
- Si, c’è un altro cornuto come te!
- Comunque avremmo bisogno che tu e quell’altro facciate le cameriere alla cena. Penso che sia il minimo che tu ci debba per la grande concessione che ti stiamo facendo….
Che grande concessione! Mi lasciavano l’immenso piacere di continuare a lavorare perché continuassi a pagare anche le loro spese. In ogni caso feci come mi ero ripromesso buon viso a cattivo gioco. In più avrei potuto anche vedere la casa di Angelo internamente, dato che ero già stato a guardarla da fuori.
- Certo grazie mille!
- Perfetto!
Prese la mano di Daniela e poi la baciò sulle labbra. Mi accorsi che non mi faceva più nessun effetto, che non me ne importava più nulla.
Casa di Angelo era una ristrutturazione di un casolare di campagna composta dal piano terra, dove c’erano una grande cucina, il bagno ed il salotto/soggiorno gigante con il tavolo da una parte ed un divano ad L dall’altra, ed il piano superiore dove c’erano due camere da letto ed il bagno centrale. Come al solito la cena era stata comprata (indovina un po' da chi) in gastronomia. Sentimmo suonare il campanello che annunciava l’arrivo degli ospiti.
Quando entrarono notai subito che Antonio, il “collega” di Angelo, sembrava suo fratello: la corporatura era la stessa così come il taglio di capelli, ed anche nell’abbigliamento avevano gusti simili. Francesca invece era davvero una bella donna: i capelli scalati e volutamente spettinati, un bel nasino alla francese e un personale davvero notevole. Marco il mio collega cornuto era piccolo, mingherlino e calvo.
Le presentazioni riguardarono solo le signore, dato che i bull si conoscevano già tra loro mentre io e Marco venimmo ignorati completamente. Si sedettero tutti e quattro sul divano per conversare.
Angelo si rivolse a me
- Giorgio in cucina troverai un sacchetto. Dentro ci sono le divise che vi ho procurato e che sono adatte alla serata. Tu e….come si chiama?
- Marcolino…. – rispose Francesca
- Ecco…tu e Marcolino indossatele e quando siete pronti ci servite l’aperitivo!
Ci ritirammo in cucina e guardammo nel sacchetto. Trovammo unicamente due paia di calze autoreggenti e due vestitini da cameriera a gonnellino, con grembiulino frontale bianco. Ovviamente due paia di scarpe dei nostri numeri da donna.
- Ci risiamo! – pensai – sopporta ancora un po' Giorgio, manca poco….
Agghindati in quella maniera portammo prosecco e stuzzichini già pronti sul tavolo. Antonio alzò il gonnellino di Marco
- Bene cornuti avete capito, bravi! Non avete messo le mutande!
Risata generale.
Mentre tornavamo verso la cucina sentii mia moglie chiamarmi. Vidi che si stava alzando e la aspettai, mentre Marco rientrava in cucina.
- Ascoltami bene Giorgio, stasera devi fare del tuo meglio, non osare neanche farmi fare brutte figure con Francesca!
Capii che era entrata in competizione con l’altra donna, evidentemente la riteneva una degna rivale a livello di bellezza fisica e di charme
- Sappi che mi sono portata dietro la canna di bambù e non esiterò a punirti qui davanti agli altri se farai qualcosa di sconveniente. Tanto nel metal detector i segni delle frustate non si vedono. Sono stata chiara?
- Si Daniela chiarissima. Cercherò di non deluderti…
- Ecco bravo! Non deludermi un’altra volta!
E se ne tornò con gli altri.
Servimmo la cena ed alla fine i caffè ed andò tutto bene. Con Marco eravamo un buon team ed andammo coordinati, servimmo le pietanze in maniera perfetta e versammo il vino ai commensali. Quando non eravamo necessari rientravamo prontamente in cucina e ci sedevamo per riposare i piedi dalle scarpe davvero scomode. Non avevo voglia di parlare con lui e limitai le conversazioni allo stretto necessario per far andare bene la cena, e quando si trasferirono nuovamente sul divano sparecchiammo velocemente la tavola e mettemmo a posto la cucina. Angelo ci chiamò.
- Io ed Antonio vorremmo bere un po' del mio cognac speciale. Prendete due bicchieri adatti, sono nel mobile della cucina, accanto c’è la bottiglia. Per le signore c’è del mirto in freezer!
Andammo a preparare tutto. Mettemmo i bicchieri su un vassoio con dei biscottini dolci che avevamo trovato, e ponemmo su un altro le bottiglie. Quando tornammo dieci minuti dopo ognuno con un vassoio li trovammo completamente nudi. I miei occhi caddero su Francesca, che stava seduta sul divano abbracciandosi le ginocchia. Vidi la sua fica depilata occhieggiare in mezzo alle gambe, era bellissima e molto provocante in quella posizione. Ebbi un tentativo di erezione, purtroppo frenato dalla cintura di castità che ormai faceva parte di me.
- Ora facciamo un bel gioco! Toglietevi le uniformi cornuti!
Cominciammo a spogliarci ed Angelo continuò
- Dovrete imitare quello che faremo noi... fare esattamente quello che facciamo noi. Però uno di voi dovrà fare la femmina… giusto Antonio?
- Giusto! Per fare una cosa equa direi che se la debbano giocare a pari e dispari, chi vincerà farà il maschio!
Nel frattempo io e Marco eravamo nudi. Non ero mai stato attratto dai rapporti omosessuali, non erano proprio per me. Guardai Daniela disperato in cerca di aiuto. Per tutta risposta la vidi assumere un’espressione severa mentre con un piccolo movimento della mano mi ricordava che avrei potuto essere punito con la canna. Abbassai gli occhi rassegnato.
- Allora Giorgio sarà pari e Marco dispari! Forza cornuti!
Agitammo le mani come si faceva da bambini contando uno, due, tre. Il risultato fu sei, avevo vinto, quella sera perlomeno sarei stato maschio.
- Dani, però lo devi liberare altrimenti con la gabbietta come fa?
- Hai ragione Antonio! Lo faccio subito!
Prese la chiave e mi liberò dalla costrizione. Il mio sguardo di sottecchi cadeva continuamente su Francesca.
Quando Marco imitando quello che stavano facendo loro mi prese il pene in mano e successivamente in bocca non vedevo lui, ma vedevo Francesca china su di me. E così fu anche quando lo penetrai a pecorina e cominciai a muovermi. Tra le mani non avevo le chiappe pelose dell’altro cornuto, ma quelle lisce, perfette ed a forma di cuore di sua moglie e non stavo sodomizzando un uomo, ma stavo mettendo il mio uccello nella sua patata burrosa ed i gemiti che lei emetteva con Antonio erano per me. Ero riuscito a creare un transfert perfetto e la mia performance sessuale durò molto di più di quello che durava generalmente, stupendo persino i nostri aguzzini e tra loro soprattutto mia moglie.
Quando sentii gli urletti di Francesca che annunciavano il suo orgasmo volli raggiungere il climax insieme a lei ed accelerai i movimenti nel culo di Marco fino a riempirlo.
Con nella mente Francesca quello era stato l’amplesso per me più soddisfacente degli ultimi tre anni, e sorrisi beato. Poco mi importava in quel momento che Daniela ed Angelo mi prendessero in giro: io avevo fatto finalmente l’amore, seppure con una donna immaginaria. E quella donna non era più mia moglie.
Quando ebbero finito anche loro bevvero il cognac ed il mirto, poi si trasferirono nelle camere superiori. Prima di andare Antonio si rivolse a noi cornuti
- Hai vinto e Marco sarà la tua troietta per tutta la notte! Approfittane!
E poi sparì con Francesca. Quando fu sicuro che non lo avrebbero più sentito Marco mi chiese se avessi voluto fare ancora sesso con lui quella notte. Gli risposi di no e di mettersi pure a dormire tranquillo, che non ne avevo nessuna intenzione. Il suo fu un sorriso carico di ringraziamento, evidentemente anche lui non aveva tendenze omosessuali.
Il lunedì cominciai il mio giro per incontrare le coppie ricattate da Angelo. La prima fu quella di Norimberga: lui era il braccio destro dell’amministratore delegato di una importante multinazionale tedesca. Ci trovammo in un caffè vicino al centro e io spiegai la mia situazione ed i miei propositi di vendetta. Tenni a precisare che per realizzare quanto avevo in mente avrei avuto bisogno del loro aiuto, ma che l’unica persona che sarebbe sempre e comunque comparsa come responsabile sarei stato io. Loro sarebbero stati esclusi da tutto. Dissi anche che erano altre le coppie ricattate e che le avrei conosciute subito dopo di loro in quella settimana. Incassai anche la disponibilità ad un incontro tra tutti in data e luogo da concordare.
Presi il primo volo utile per Parigi. Ad incontrarmi questa volta c’era solo il lui. Mi spiegò che alla moglie aveva tenuto segreto il ricatto di Angelo vergognandosi del fatto di aver contattato quel bull e di aver convinto lui la moglie. Era un alto dirigente di un partito politico francese.
Il giorno dopo ero a Bruxelles per la terza coppia. In questo caso il personaggio influente era lei, alto funzionario per l’economia e la finanza dell’Unione Europea. Incassai come per gli altri la disponibilità all’aiuto ed alla possibilità di incontro con le altre coppie.
Per ultimo tornai in Italia. Atterrai a Malpensa e presi subito il treno veloce per Roma. Alloggiai in albergo e solo il giorno successivo riuscii ad incontrare l’ultima coppia, dove il lui era un diplomatico di un grande paese dell’est, con alti incarichi in Italia.
La settimana dopo eravamo tutti in un albergo a Lucerna, in Svizzera. Cominciai ad esporre nel dettaglio il mio piano a lungo studiato, e mentre proseguivo vidi parecchi cenni di assenso da parte loro, anche dalla moglie del politico francese a cui alla fine lui aveva raccontato tutto. Era una bellissima donna moldava.
- Ora che vi ho detto quello che vorrei fare comincio con le richieste. Capisco benissimo che non sarà facile per voi esaudirle, ma sono necessarie!
Quando finii mi chiesero giustamente di poter parlare un attimo tra loro. Mi allontanai ed andai al bar per prendermi un caffè ed un bicchier d’acqua. Avevo parlato tanto e ne avevo bisogno. Passò quasi un’ora e vidi la moldava che mi faceva segno di avvicinarmi. Mi sedetti di fronte a loro speranzoso, da quello che avevano deciso dipendeva il mio futuro, ero agitato. Parlò il tedesco per tutti.
- Siamo giunti ad una conclusione. Avrai quello che hai chiesto…
Sul mio viso comparve un grande sorriso
- Avrai un conto con la disponibilità richiesta. E per il resto riceverai presto nostre notizie. Mi raccomando…
- Fidatevi di me. Non ho nulla da perdere.
Dieci giorni dopo ricevetti un pacco in ufficio. Il mittente era una società di trasporti tedesca. Quando lo aprii trovai i contatti che avevo richiesto. Inoltre avrei dovuto condividere alcune informazioni di cui ero in possesso perché loro potessero organizzarsi e fare la loro parte. Tutto procedeva speditamente ed a gonfie vele, bisognava solo aspettare l’occasione propizia.
Quando tornai a casa quella sera capii subito dall’atteggiamento di mia moglie e di Angelo che ci sarebbero state novità, ma non speravo in tanta fortuna.
- Io ed Angelo abbiamo deciso di farci una piccola vacanza alle Maldive!
- Io non devo venire giusto?
- Che sciocco che sei, certo che no! Andiamo là per rilassarci un po' e magari con la pace rimango incinta!
Angelo mi sorrise, e io lo feci di rimando.
- Fate bene, speriamo!
Non ero mai stato così bugiardo in vita mia.
- E quando partireste?
- Tra dieci giorni abbiamo il volo. Non vedo l’ora! Quindici giorni di vacanza!
- Mi toglierete la cintura quando voi non ci sarete?
- Non se ne parla neanche! Tu devi essere pronto per quando torniamo…
- E mi raccomando – aggiunse Angelo – non infilarti niente nel culo per godere quando non ci siamo… ce ne accorgeremmo e verresti punito!
- Non lo farò prometto!
Non aveva ancora capito nulla di me.
Comunicai a tutti la data di inizio operazioni, che coincideva con la metà della loro vacanza in Asia.
Quella sera ero teso come una corda di violino, seduto sul mio divano con di fronte il telefono con scheda sim usa e getta da cui speravo che presto mi sarebbero arrivate buone nuove.
Alle due del mattino una banda di professionisti moldavi entrava furtivamente in casa di Angelo. La sera in cui avevo fatto la cameriera avevo aspettato che Marco si addormentasse, poi avevo girovagato silenziosamente con il mio cellulare fotografando tutto quello che pensavo avesse importanza: gli ingressi, le serrature, la centralina dell’antifurto e la posizione dei rivelatori. Il giorno dopo rifacendo il letto dove Daniela ed Angelo avevano scopato avevo trovato dietro un quadro la cassaforte.
Nel pacchetto ricevuto dalla Germania c’era il contatto del capo della banda, il quale era stato preallertato che io lo avrei cercato. Avevo dato a lui tutte le fotografie e le informazioni raccolte, oltre ad un generoso bonifico dal conto segreto che i miei “soci” mi avevano aperto in una banca svizzera.
Alle quattro del mattino il telefono squillò ed una voce straniera mi diede un indirizzo da raggiungere. Quando fui lì spensi la macchina ed aspettai. Sentii bussare al vetro, un omone gigantesco mi sorrise e mi consegnò una piccola busta di plastica, ed in un italiano stentato aggiunse anche “la casa sta bruciando”. E sparì.
Corsi a casa per controllare il contenuto della busta: Infilai una per una le chiavette USB nel mio PC e cominciai a guardarle. Poco dopo ballavo da solo nel mio salotto per la gioia, avevo fatto centro! Presi il telefono e feci altri due numeri: uno era quello del mio fidato Alessio, l’altro era di un broker londinese il cui contatto era sempre dentro la busta ricevuta dalla Germania.
Pochi minuti dopo un virus formattò in contemporanea tutti i supporti informatici di Angelo, cancellò tutto quanto, mentre il suo conto corrente monegasco si svuotava ed i soldi si perdevano in mille rivoli, per poi ritornare decurtati del venti per cento sul mio conto svizzero.
Di mio nei giorni precedenti avevo disdetto il mutuo sulla casa. Per quanto fosse bella non avrei più potuto vivere li, e sempre grazie al broker il conto corrente cointestato con Daniela conteneva solo più poche migliaia di euro. Avevamo perso quasi tutto grazie a investimenti in borsa che risultavano completamente sballati. Dato che lei era occupata a sollazzarsi col cazzo di Angelo era stato uno scherzo farle firmare le carte necessarie. Avevo anche fatto portare via dall’appartamento la poche cose che per me contassero e che avrei voluto conservare, oltre ai vestiti, nel mio nuovo appartamento affittato in un’altra zona della città.
E adesso ero nel garage ed avevo appena tagliato il lucchetto che mi faceva appartenere a Daniela.
Quando rientrarono felici la settimana dopo scoprirono che non avevano più nulla: né una casa, né i soldi, né me. Sul tavolo del salotto mia moglie trovò solo la mia cintura di castità abbandonata. Ovviamente cercò di contattarmi, ma il mio telefono risultava spento e in ufficio le avevano detto che avevo preso due settimane di ferie.
Angelo aveva provato a ricontattare le coppie ricattate. Per contro loro avevano un’e-mail da un indirizzo anonimo dove veniva comunicato che la persona che le stata taglieggiando non aveva più nessun filmino. Dissero che sei lui avesse avesse potuto provare di avere ancora le fotografie, avrebbero continuato a pagare: ma Angelo non le aveva e non le trovò più.
Tornai da Cuba una settimana prima di quanto avevo fatto dire a Daniela dal mio ufficio, dovevo ancora completare il mio piano con la parte che ritenevo sarebbe stata la più gratificante.
Riaccesi il cellulare usa e getta ed attesi. Il giorno dopo mi arrivò un messaggio con indicato un indirizzo ed un orario.
Ci misi quasi un’ora con l’auto a raggiungere quel capannone abbandonato. Sul sedile al mio fianco una cosa che avevo preso dalla mia vecchia casa e che ci tenevo tanto ad avere con me. La presi dal sedile e la infilai nella giacca poco prima di scendere. Quando raggiunsi la porta, la stessa si aprì e vidi un uomo alto e biondo che mi aspettava. Come da accordi gli consegnai il telefono: lo gettò in terra e lo calpestò violentemente facendolo andare in mille pezzi. Poi raccolse tutto e lo mise in una piccola busta di plastica.
- E’ di la! Al fondo del corridoio ultima porta a destra!
Mi disse con un forte accento che credo fosse russo, ma non ne ero sicuro.
Quando aprii la porta vidi Daniela seduta su una seggiola di fronte ad una vecchia scrivania. Aveva l’aria spaventata. Un altro uomo incappucciato la controllava a vista, in silenzio.
- Vi lascio soli…
Non appena il suo guardiano uscì Daniela cominciò a insultarmi. Aveva finalmente capito che era stata tutta opera mia. La lasciai sbraitare tranquillo per altri due minuti, poi la mia mano la colpì con uno schiaffo sonoro.
- Ora basta, hai parlato abbastanza. Siediti ed ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola. Come vedi mi sono fatto amici molto potenti…
Mi guardava allibita, probabilmente non mi riconosceva più.
- Ho subìto tutto quello che mi hai fatto perché ti amavo, Daniela, ti amavo come credo nessun altro potrà fare nella vita! Ma tu non hai avuto con me nessuna pietà e mi hai fatto sopportare cose che una persona normale non riesce nemmeno ad immaginare…
La guardai negli occhi. Era comunque ancora sicura di essere dalla parte della ragione.
- Spogliati nuda…
- Che cosa?
- Non farmelo ripetere. Se non lo fai da sola chiamo i ragazzi qui fuori e ti spogliano loro… scegli tu…
- Sei un bastardo!
Mi alzai e feci per andare lentamente verso la porta. Stavo per mettere la mano sulla maniglia
- Aspetta…va bene lo faccio!
E cominciò a togliersi quanto aveva addosso.
- Anche le mutandine ed il reggiseno….
Era sempre bellissima.
- Adesso piegati sopra il tavolo!
Cominciai ad accarezzarla sulla schiena e poi sulle natiche tonde e sode. Poi la mano andò tra le sue cosce a toccare quello che una volta era stato mio. Si mise a ridere.
- Che cosa vuoi fare Giorgio? Mica mi vorrai scopare? Fallo cornuto, se proprio ti vuoi togliere la soddisfazione! Tanto non sentirò niente, con te non ho mai sentito niente… poi per quello che duri….sei una mezza sega!!! Forza mettimelo dentro cosa aspetti?
Mi misi a ridere mentre due delle mie dita stavano nel caldo della sua vagina
- Non metterei mai il mio uccello dentro di te, Daniela… mi fai schifo, mi fa ribrezzo solo pensarci…e pensare che una volta ti amavo!
- E allora che cazzo vuoi?
- Voglio che tu capisca cosa mi hai fatto, cosa ho sopportato per te!
Estrassi dalla mia giacca la canna di bambù con la quale ero stato più volte punito, e gliela presentai davanti agli occhi. Impallidì.
- Volevo dartene solo cinquanta, ma dato che non sei stata rispettosa nei miei confronti te ne sei guadagnate altre venti….
- Giorgio non scherzare….
- Potrei abbonarti quelle in più se tu le contassi ed agni colpo mi ripetessi “scusa Giorgio sono stata una stronza, posso averne un altro?”
- Tu sei pazzo!
- Ho imparato da te, cara! Allora hai deciso? Conterai? Perché sto per cominciare….
- Ti prego Giorgio, non farlo….
- Ti faccio sentire che effetto fa il primo….così dopo puoi decidere con calma…
La canna si abbattè con violenza sulle sue chiappe sode, e Daniela lanciò un urlo disumano.
- Magari con il secondo decidi più in fretta….
E colpii nello stesso punto precedente
- D’accordo le conto, le conto!!!
Proseguii senza pietà a colpirla mentre lei mi ripeteva la frase concordata urlando e piangendo. Dovetti fare parecchie pause per permetterle di calmarsi, ma alla fine il suo bel sederino era segnato, blu e rosso come era stato il mio. Daniela piangeva a dirotto. La presi per i capelli e le tirai su la testa in modo che mi guardasse.
- Adesso hai visto di cosa sono capace?
Annuii con la testa tirando su con il naso
- Non voglio mai più, e ripeto mai più, nè sentirti né vederti. Voglio che firmi le carte del divorzio senza chiedermi nulla. Niente alimenti mi sono spiegato? Dovrete cavarvela da soli, tu e quell’altro stronzo. Io per voi ho già fatto abbastanza. Posso farti sparire Daniela….posso fare in modo che tu diventi una concubina per qualche arabo nel suo paese….Mi hai capito bene?
- Si Giorgio, ho capito...
- Bene. Ora rivestiti, questi bravi ragazzi ti riporteranno indietro dove ti hanno presa. A mai più Daniela!
E me ne andai completamente soddisfatto.
La vidi obbligatoriamente alla sentenza di divorzio, neanche la salutai e finito tutto me ne andai per la mia strada. Il tedesco mi aveva offerto un posto di lavoro nuovo, avevo accettato con entusiasmo e mi ero trasferito in Cina a fare da responsabile locale per la società in cui lui lavorava. Oltretutto in quel paese le dimensioni del mio pisello erano considerate normali se non sopra la media e non tardai a conquistare una cinesina molto carina che mi adorava e mi trattava come un re.
Sono passati quasi cinque anni da quando mi sono trasferito, ed ora ho una bellissima bambina con gli occhi a mandorla che un po' mi somiglia, ed è la mia gioia. Devo però ammettere che il pensiero ancora oggi vagando pensa a Daniela, l’amore più grande della mia vita.
Mandai loro una e-mail dal mio indirizzo privato dove spiegavo semplicemente che avrei voluto incontrarli per discutere di un certo Angelo, e qualche giorno dopo ebbi la conferma da ognuno di loro che mi avrebbero ascoltato. Concordai di incontrarli da lì a quindici giorni.
Non sarebbe stata una cosa facile: una coppia stava in Germania, una in Belgio, una per fortuna a Roma ed un’altra a Parigi, ed incontrarli tutti avrebbe richiesto una settimana intera. Il problema grosso era che così com’ero mi era impossibile prendere l’aereo. Dovevo obbligatamente parlarne con Daniela ed aspettai una sera in cui Angelo non ci fosse
- La prossima settimana devo assentarmi per lavoro….
- Davvero? E dove vai?
- Devo andare in Germania a Norimberga, e successivamente a Parigi
- Ah fortunato te!
- Ci sarebbe solo un problema….
Mi guardò con più attenzione aspettando che io continuassi
- Non posso in queste condizioni prendere l’aereo….passando i controlli farei sicuramente suonare il metal detector e verrebbe fuori il fatto che porto la cintura di castità…..
Si mise a ridere
- Giorgio, non importa….prima o poi tutti dovranno sapere che sei un cornuto…che problemi ti fai?
- Dani ormai non mi faccio più di questi problemi. Però potrebbero farseli gli altri….
- In che senso scusa?
- Viaggerò con altri colleghi ed anche con i miei superiori. Posso immaginare che quando verranno a sapere quello che sono diventato perderanno il rispetto che hanno per me. E nel momento in cui perderò il loro rispetto non passerà molto tempo, ne sono sicuro, che perderò anche il lavoro….
- E allora?
- E allora mancherà il mio ottimo stipendio in casa, e dato che sto mantenendo io tutto per tutti…
- Stai forse dicendo che io ed Angelo siamo degli scrocconi?
- Ma che hai capito, non mi permetterei mai… è che il buon stipendio che prendo penso faccia comodo a tutti… E’ una divisione di spese che verrebbe a mancare in famiglia….
Invece stavo proprio pensando che fossero degli scrocconi. Stavo mantenendo tutti io per la maggior parte delle cose, eccetto i loro divertimenti e le loro uscite
- Se Angelo si fa carico di tutto… allora io posso anche stare a casa…
- Ne parlerò con lui domani e ti faremo sapere.
Il giorno dopo arrivò il verdetto ed io ero quasi certo di averla spuntata, sicuro del fatto che Angelo avrebbe preferito di gran lunga il fatto che continuassi a pagare io tutte le spese. Sapevo comunque che me la avrebbero fatta pesare e che me la avrebbero messa sotto l’aspetto di generosa concessione.
- Daniela ed io abbiamo parlato a lungo della richiesta che ci hai fatto. Pensiamo che per questa volta potremmo fare un’eccezione ed accontentarti. Però….
C’era sempre un però: me lo avevano detto e dimostrato, non avrei avuto mai niente senza dare nulla in cambio.
- Sabato sera ho invitato una coppia di amici a casa mia a cena. Lui ed io abbiamo fatto a lungo lo stesso mestiere, anche lui si è sistemato ed hanno una famiglia allargata come la nostra.
- Cioè c’è un altro come me?
- Si, c’è un altro cornuto come te!
- Comunque avremmo bisogno che tu e quell’altro facciate le cameriere alla cena. Penso che sia il minimo che tu ci debba per la grande concessione che ti stiamo facendo….
Che grande concessione! Mi lasciavano l’immenso piacere di continuare a lavorare perché continuassi a pagare anche le loro spese. In ogni caso feci come mi ero ripromesso buon viso a cattivo gioco. In più avrei potuto anche vedere la casa di Angelo internamente, dato che ero già stato a guardarla da fuori.
- Certo grazie mille!
- Perfetto!
Prese la mano di Daniela e poi la baciò sulle labbra. Mi accorsi che non mi faceva più nessun effetto, che non me ne importava più nulla.
Casa di Angelo era una ristrutturazione di un casolare di campagna composta dal piano terra, dove c’erano una grande cucina, il bagno ed il salotto/soggiorno gigante con il tavolo da una parte ed un divano ad L dall’altra, ed il piano superiore dove c’erano due camere da letto ed il bagno centrale. Come al solito la cena era stata comprata (indovina un po' da chi) in gastronomia. Sentimmo suonare il campanello che annunciava l’arrivo degli ospiti.
Quando entrarono notai subito che Antonio, il “collega” di Angelo, sembrava suo fratello: la corporatura era la stessa così come il taglio di capelli, ed anche nell’abbigliamento avevano gusti simili. Francesca invece era davvero una bella donna: i capelli scalati e volutamente spettinati, un bel nasino alla francese e un personale davvero notevole. Marco il mio collega cornuto era piccolo, mingherlino e calvo.
Le presentazioni riguardarono solo le signore, dato che i bull si conoscevano già tra loro mentre io e Marco venimmo ignorati completamente. Si sedettero tutti e quattro sul divano per conversare.
Angelo si rivolse a me
- Giorgio in cucina troverai un sacchetto. Dentro ci sono le divise che vi ho procurato e che sono adatte alla serata. Tu e….come si chiama?
- Marcolino…. – rispose Francesca
- Ecco…tu e Marcolino indossatele e quando siete pronti ci servite l’aperitivo!
Ci ritirammo in cucina e guardammo nel sacchetto. Trovammo unicamente due paia di calze autoreggenti e due vestitini da cameriera a gonnellino, con grembiulino frontale bianco. Ovviamente due paia di scarpe dei nostri numeri da donna.
- Ci risiamo! – pensai – sopporta ancora un po' Giorgio, manca poco….
Agghindati in quella maniera portammo prosecco e stuzzichini già pronti sul tavolo. Antonio alzò il gonnellino di Marco
- Bene cornuti avete capito, bravi! Non avete messo le mutande!
Risata generale.
Mentre tornavamo verso la cucina sentii mia moglie chiamarmi. Vidi che si stava alzando e la aspettai, mentre Marco rientrava in cucina.
- Ascoltami bene Giorgio, stasera devi fare del tuo meglio, non osare neanche farmi fare brutte figure con Francesca!
Capii che era entrata in competizione con l’altra donna, evidentemente la riteneva una degna rivale a livello di bellezza fisica e di charme
- Sappi che mi sono portata dietro la canna di bambù e non esiterò a punirti qui davanti agli altri se farai qualcosa di sconveniente. Tanto nel metal detector i segni delle frustate non si vedono. Sono stata chiara?
- Si Daniela chiarissima. Cercherò di non deluderti…
- Ecco bravo! Non deludermi un’altra volta!
E se ne tornò con gli altri.
Servimmo la cena ed alla fine i caffè ed andò tutto bene. Con Marco eravamo un buon team ed andammo coordinati, servimmo le pietanze in maniera perfetta e versammo il vino ai commensali. Quando non eravamo necessari rientravamo prontamente in cucina e ci sedevamo per riposare i piedi dalle scarpe davvero scomode. Non avevo voglia di parlare con lui e limitai le conversazioni allo stretto necessario per far andare bene la cena, e quando si trasferirono nuovamente sul divano sparecchiammo velocemente la tavola e mettemmo a posto la cucina. Angelo ci chiamò.
- Io ed Antonio vorremmo bere un po' del mio cognac speciale. Prendete due bicchieri adatti, sono nel mobile della cucina, accanto c’è la bottiglia. Per le signore c’è del mirto in freezer!
Andammo a preparare tutto. Mettemmo i bicchieri su un vassoio con dei biscottini dolci che avevamo trovato, e ponemmo su un altro le bottiglie. Quando tornammo dieci minuti dopo ognuno con un vassoio li trovammo completamente nudi. I miei occhi caddero su Francesca, che stava seduta sul divano abbracciandosi le ginocchia. Vidi la sua fica depilata occhieggiare in mezzo alle gambe, era bellissima e molto provocante in quella posizione. Ebbi un tentativo di erezione, purtroppo frenato dalla cintura di castità che ormai faceva parte di me.
- Ora facciamo un bel gioco! Toglietevi le uniformi cornuti!
Cominciammo a spogliarci ed Angelo continuò
- Dovrete imitare quello che faremo noi... fare esattamente quello che facciamo noi. Però uno di voi dovrà fare la femmina… giusto Antonio?
- Giusto! Per fare una cosa equa direi che se la debbano giocare a pari e dispari, chi vincerà farà il maschio!
Nel frattempo io e Marco eravamo nudi. Non ero mai stato attratto dai rapporti omosessuali, non erano proprio per me. Guardai Daniela disperato in cerca di aiuto. Per tutta risposta la vidi assumere un’espressione severa mentre con un piccolo movimento della mano mi ricordava che avrei potuto essere punito con la canna. Abbassai gli occhi rassegnato.
- Allora Giorgio sarà pari e Marco dispari! Forza cornuti!
Agitammo le mani come si faceva da bambini contando uno, due, tre. Il risultato fu sei, avevo vinto, quella sera perlomeno sarei stato maschio.
- Dani, però lo devi liberare altrimenti con la gabbietta come fa?
- Hai ragione Antonio! Lo faccio subito!
Prese la chiave e mi liberò dalla costrizione. Il mio sguardo di sottecchi cadeva continuamente su Francesca.
Quando Marco imitando quello che stavano facendo loro mi prese il pene in mano e successivamente in bocca non vedevo lui, ma vedevo Francesca china su di me. E così fu anche quando lo penetrai a pecorina e cominciai a muovermi. Tra le mani non avevo le chiappe pelose dell’altro cornuto, ma quelle lisce, perfette ed a forma di cuore di sua moglie e non stavo sodomizzando un uomo, ma stavo mettendo il mio uccello nella sua patata burrosa ed i gemiti che lei emetteva con Antonio erano per me. Ero riuscito a creare un transfert perfetto e la mia performance sessuale durò molto di più di quello che durava generalmente, stupendo persino i nostri aguzzini e tra loro soprattutto mia moglie.
Quando sentii gli urletti di Francesca che annunciavano il suo orgasmo volli raggiungere il climax insieme a lei ed accelerai i movimenti nel culo di Marco fino a riempirlo.
Con nella mente Francesca quello era stato l’amplesso per me più soddisfacente degli ultimi tre anni, e sorrisi beato. Poco mi importava in quel momento che Daniela ed Angelo mi prendessero in giro: io avevo fatto finalmente l’amore, seppure con una donna immaginaria. E quella donna non era più mia moglie.
Quando ebbero finito anche loro bevvero il cognac ed il mirto, poi si trasferirono nelle camere superiori. Prima di andare Antonio si rivolse a noi cornuti
- Hai vinto e Marco sarà la tua troietta per tutta la notte! Approfittane!
E poi sparì con Francesca. Quando fu sicuro che non lo avrebbero più sentito Marco mi chiese se avessi voluto fare ancora sesso con lui quella notte. Gli risposi di no e di mettersi pure a dormire tranquillo, che non ne avevo nessuna intenzione. Il suo fu un sorriso carico di ringraziamento, evidentemente anche lui non aveva tendenze omosessuali.
Il lunedì cominciai il mio giro per incontrare le coppie ricattate da Angelo. La prima fu quella di Norimberga: lui era il braccio destro dell’amministratore delegato di una importante multinazionale tedesca. Ci trovammo in un caffè vicino al centro e io spiegai la mia situazione ed i miei propositi di vendetta. Tenni a precisare che per realizzare quanto avevo in mente avrei avuto bisogno del loro aiuto, ma che l’unica persona che sarebbe sempre e comunque comparsa come responsabile sarei stato io. Loro sarebbero stati esclusi da tutto. Dissi anche che erano altre le coppie ricattate e che le avrei conosciute subito dopo di loro in quella settimana. Incassai anche la disponibilità ad un incontro tra tutti in data e luogo da concordare.
Presi il primo volo utile per Parigi. Ad incontrarmi questa volta c’era solo il lui. Mi spiegò che alla moglie aveva tenuto segreto il ricatto di Angelo vergognandosi del fatto di aver contattato quel bull e di aver convinto lui la moglie. Era un alto dirigente di un partito politico francese.
Il giorno dopo ero a Bruxelles per la terza coppia. In questo caso il personaggio influente era lei, alto funzionario per l’economia e la finanza dell’Unione Europea. Incassai come per gli altri la disponibilità all’aiuto ed alla possibilità di incontro con le altre coppie.
Per ultimo tornai in Italia. Atterrai a Malpensa e presi subito il treno veloce per Roma. Alloggiai in albergo e solo il giorno successivo riuscii ad incontrare l’ultima coppia, dove il lui era un diplomatico di un grande paese dell’est, con alti incarichi in Italia.
La settimana dopo eravamo tutti in un albergo a Lucerna, in Svizzera. Cominciai ad esporre nel dettaglio il mio piano a lungo studiato, e mentre proseguivo vidi parecchi cenni di assenso da parte loro, anche dalla moglie del politico francese a cui alla fine lui aveva raccontato tutto. Era una bellissima donna moldava.
- Ora che vi ho detto quello che vorrei fare comincio con le richieste. Capisco benissimo che non sarà facile per voi esaudirle, ma sono necessarie!
Quando finii mi chiesero giustamente di poter parlare un attimo tra loro. Mi allontanai ed andai al bar per prendermi un caffè ed un bicchier d’acqua. Avevo parlato tanto e ne avevo bisogno. Passò quasi un’ora e vidi la moldava che mi faceva segno di avvicinarmi. Mi sedetti di fronte a loro speranzoso, da quello che avevano deciso dipendeva il mio futuro, ero agitato. Parlò il tedesco per tutti.
- Siamo giunti ad una conclusione. Avrai quello che hai chiesto…
Sul mio viso comparve un grande sorriso
- Avrai un conto con la disponibilità richiesta. E per il resto riceverai presto nostre notizie. Mi raccomando…
- Fidatevi di me. Non ho nulla da perdere.
Dieci giorni dopo ricevetti un pacco in ufficio. Il mittente era una società di trasporti tedesca. Quando lo aprii trovai i contatti che avevo richiesto. Inoltre avrei dovuto condividere alcune informazioni di cui ero in possesso perché loro potessero organizzarsi e fare la loro parte. Tutto procedeva speditamente ed a gonfie vele, bisognava solo aspettare l’occasione propizia.
Quando tornai a casa quella sera capii subito dall’atteggiamento di mia moglie e di Angelo che ci sarebbero state novità, ma non speravo in tanta fortuna.
- Io ed Angelo abbiamo deciso di farci una piccola vacanza alle Maldive!
- Io non devo venire giusto?
- Che sciocco che sei, certo che no! Andiamo là per rilassarci un po' e magari con la pace rimango incinta!
Angelo mi sorrise, e io lo feci di rimando.
- Fate bene, speriamo!
Non ero mai stato così bugiardo in vita mia.
- E quando partireste?
- Tra dieci giorni abbiamo il volo. Non vedo l’ora! Quindici giorni di vacanza!
- Mi toglierete la cintura quando voi non ci sarete?
- Non se ne parla neanche! Tu devi essere pronto per quando torniamo…
- E mi raccomando – aggiunse Angelo – non infilarti niente nel culo per godere quando non ci siamo… ce ne accorgeremmo e verresti punito!
- Non lo farò prometto!
Non aveva ancora capito nulla di me.
Comunicai a tutti la data di inizio operazioni, che coincideva con la metà della loro vacanza in Asia.
Quella sera ero teso come una corda di violino, seduto sul mio divano con di fronte il telefono con scheda sim usa e getta da cui speravo che presto mi sarebbero arrivate buone nuove.
Alle due del mattino una banda di professionisti moldavi entrava furtivamente in casa di Angelo. La sera in cui avevo fatto la cameriera avevo aspettato che Marco si addormentasse, poi avevo girovagato silenziosamente con il mio cellulare fotografando tutto quello che pensavo avesse importanza: gli ingressi, le serrature, la centralina dell’antifurto e la posizione dei rivelatori. Il giorno dopo rifacendo il letto dove Daniela ed Angelo avevano scopato avevo trovato dietro un quadro la cassaforte.
Nel pacchetto ricevuto dalla Germania c’era il contatto del capo della banda, il quale era stato preallertato che io lo avrei cercato. Avevo dato a lui tutte le fotografie e le informazioni raccolte, oltre ad un generoso bonifico dal conto segreto che i miei “soci” mi avevano aperto in una banca svizzera.
Alle quattro del mattino il telefono squillò ed una voce straniera mi diede un indirizzo da raggiungere. Quando fui lì spensi la macchina ed aspettai. Sentii bussare al vetro, un omone gigantesco mi sorrise e mi consegnò una piccola busta di plastica, ed in un italiano stentato aggiunse anche “la casa sta bruciando”. E sparì.
Corsi a casa per controllare il contenuto della busta: Infilai una per una le chiavette USB nel mio PC e cominciai a guardarle. Poco dopo ballavo da solo nel mio salotto per la gioia, avevo fatto centro! Presi il telefono e feci altri due numeri: uno era quello del mio fidato Alessio, l’altro era di un broker londinese il cui contatto era sempre dentro la busta ricevuta dalla Germania.
Pochi minuti dopo un virus formattò in contemporanea tutti i supporti informatici di Angelo, cancellò tutto quanto, mentre il suo conto corrente monegasco si svuotava ed i soldi si perdevano in mille rivoli, per poi ritornare decurtati del venti per cento sul mio conto svizzero.
Di mio nei giorni precedenti avevo disdetto il mutuo sulla casa. Per quanto fosse bella non avrei più potuto vivere li, e sempre grazie al broker il conto corrente cointestato con Daniela conteneva solo più poche migliaia di euro. Avevamo perso quasi tutto grazie a investimenti in borsa che risultavano completamente sballati. Dato che lei era occupata a sollazzarsi col cazzo di Angelo era stato uno scherzo farle firmare le carte necessarie. Avevo anche fatto portare via dall’appartamento la poche cose che per me contassero e che avrei voluto conservare, oltre ai vestiti, nel mio nuovo appartamento affittato in un’altra zona della città.
E adesso ero nel garage ed avevo appena tagliato il lucchetto che mi faceva appartenere a Daniela.
Quando rientrarono felici la settimana dopo scoprirono che non avevano più nulla: né una casa, né i soldi, né me. Sul tavolo del salotto mia moglie trovò solo la mia cintura di castità abbandonata. Ovviamente cercò di contattarmi, ma il mio telefono risultava spento e in ufficio le avevano detto che avevo preso due settimane di ferie.
Angelo aveva provato a ricontattare le coppie ricattate. Per contro loro avevano un’e-mail da un indirizzo anonimo dove veniva comunicato che la persona che le stata taglieggiando non aveva più nessun filmino. Dissero che sei lui avesse avesse potuto provare di avere ancora le fotografie, avrebbero continuato a pagare: ma Angelo non le aveva e non le trovò più.
Tornai da Cuba una settimana prima di quanto avevo fatto dire a Daniela dal mio ufficio, dovevo ancora completare il mio piano con la parte che ritenevo sarebbe stata la più gratificante.
Riaccesi il cellulare usa e getta ed attesi. Il giorno dopo mi arrivò un messaggio con indicato un indirizzo ed un orario.
Ci misi quasi un’ora con l’auto a raggiungere quel capannone abbandonato. Sul sedile al mio fianco una cosa che avevo preso dalla mia vecchia casa e che ci tenevo tanto ad avere con me. La presi dal sedile e la infilai nella giacca poco prima di scendere. Quando raggiunsi la porta, la stessa si aprì e vidi un uomo alto e biondo che mi aspettava. Come da accordi gli consegnai il telefono: lo gettò in terra e lo calpestò violentemente facendolo andare in mille pezzi. Poi raccolse tutto e lo mise in una piccola busta di plastica.
- E’ di la! Al fondo del corridoio ultima porta a destra!
Mi disse con un forte accento che credo fosse russo, ma non ne ero sicuro.
Quando aprii la porta vidi Daniela seduta su una seggiola di fronte ad una vecchia scrivania. Aveva l’aria spaventata. Un altro uomo incappucciato la controllava a vista, in silenzio.
- Vi lascio soli…
Non appena il suo guardiano uscì Daniela cominciò a insultarmi. Aveva finalmente capito che era stata tutta opera mia. La lasciai sbraitare tranquillo per altri due minuti, poi la mia mano la colpì con uno schiaffo sonoro.
- Ora basta, hai parlato abbastanza. Siediti ed ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola. Come vedi mi sono fatto amici molto potenti…
Mi guardava allibita, probabilmente non mi riconosceva più.
- Ho subìto tutto quello che mi hai fatto perché ti amavo, Daniela, ti amavo come credo nessun altro potrà fare nella vita! Ma tu non hai avuto con me nessuna pietà e mi hai fatto sopportare cose che una persona normale non riesce nemmeno ad immaginare…
La guardai negli occhi. Era comunque ancora sicura di essere dalla parte della ragione.
- Spogliati nuda…
- Che cosa?
- Non farmelo ripetere. Se non lo fai da sola chiamo i ragazzi qui fuori e ti spogliano loro… scegli tu…
- Sei un bastardo!
Mi alzai e feci per andare lentamente verso la porta. Stavo per mettere la mano sulla maniglia
- Aspetta…va bene lo faccio!
E cominciò a togliersi quanto aveva addosso.
- Anche le mutandine ed il reggiseno….
Era sempre bellissima.
- Adesso piegati sopra il tavolo!
Cominciai ad accarezzarla sulla schiena e poi sulle natiche tonde e sode. Poi la mano andò tra le sue cosce a toccare quello che una volta era stato mio. Si mise a ridere.
- Che cosa vuoi fare Giorgio? Mica mi vorrai scopare? Fallo cornuto, se proprio ti vuoi togliere la soddisfazione! Tanto non sentirò niente, con te non ho mai sentito niente… poi per quello che duri….sei una mezza sega!!! Forza mettimelo dentro cosa aspetti?
Mi misi a ridere mentre due delle mie dita stavano nel caldo della sua vagina
- Non metterei mai il mio uccello dentro di te, Daniela… mi fai schifo, mi fa ribrezzo solo pensarci…e pensare che una volta ti amavo!
- E allora che cazzo vuoi?
- Voglio che tu capisca cosa mi hai fatto, cosa ho sopportato per te!
Estrassi dalla mia giacca la canna di bambù con la quale ero stato più volte punito, e gliela presentai davanti agli occhi. Impallidì.
- Volevo dartene solo cinquanta, ma dato che non sei stata rispettosa nei miei confronti te ne sei guadagnate altre venti….
- Giorgio non scherzare….
- Potrei abbonarti quelle in più se tu le contassi ed agni colpo mi ripetessi “scusa Giorgio sono stata una stronza, posso averne un altro?”
- Tu sei pazzo!
- Ho imparato da te, cara! Allora hai deciso? Conterai? Perché sto per cominciare….
- Ti prego Giorgio, non farlo….
- Ti faccio sentire che effetto fa il primo….così dopo puoi decidere con calma…
La canna si abbattè con violenza sulle sue chiappe sode, e Daniela lanciò un urlo disumano.
- Magari con il secondo decidi più in fretta….
E colpii nello stesso punto precedente
- D’accordo le conto, le conto!!!
Proseguii senza pietà a colpirla mentre lei mi ripeteva la frase concordata urlando e piangendo. Dovetti fare parecchie pause per permetterle di calmarsi, ma alla fine il suo bel sederino era segnato, blu e rosso come era stato il mio. Daniela piangeva a dirotto. La presi per i capelli e le tirai su la testa in modo che mi guardasse.
- Adesso hai visto di cosa sono capace?
Annuii con la testa tirando su con il naso
- Non voglio mai più, e ripeto mai più, nè sentirti né vederti. Voglio che firmi le carte del divorzio senza chiedermi nulla. Niente alimenti mi sono spiegato? Dovrete cavarvela da soli, tu e quell’altro stronzo. Io per voi ho già fatto abbastanza. Posso farti sparire Daniela….posso fare in modo che tu diventi una concubina per qualche arabo nel suo paese….Mi hai capito bene?
- Si Giorgio, ho capito...
- Bene. Ora rivestiti, questi bravi ragazzi ti riporteranno indietro dove ti hanno presa. A mai più Daniela!
E me ne andai completamente soddisfatto.
La vidi obbligatoriamente alla sentenza di divorzio, neanche la salutai e finito tutto me ne andai per la mia strada. Il tedesco mi aveva offerto un posto di lavoro nuovo, avevo accettato con entusiasmo e mi ero trasferito in Cina a fare da responsabile locale per la società in cui lui lavorava. Oltretutto in quel paese le dimensioni del mio pisello erano considerate normali se non sopra la media e non tardai a conquistare una cinesina molto carina che mi adorava e mi trattava come un re.
Sono passati quasi cinque anni da quando mi sono trasferito, ed ora ho una bellissima bambina con gli occhi a mandorla che un po' mi somiglia, ed è la mia gioia. Devo però ammettere che il pensiero ancora oggi vagando pensa a Daniela, l’amore più grande della mia vita.
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