L’s story. Capitolo 20. Qualcosa bolle in pentola
di
Laras
genere
dominazione
Sento il letto che si muove, qualcuno è salito sopra. Schiudo un occhio: la luce filtra dalle imposte della mia stanza. Capisco che è giorno. Sento una voce maschile profonda, capisco che è Giovanni e dice: “Vieni Marta, è quasi sveglia”.
Il rumore dei tacchi di Marta… ma si ferma. Parla sottovoce: “Mio signore, ma… è sul letto! Non la picchi, era sfinita, si sarà sbagliata. È così piccina e inesperta: punisca me al suo posto! Potevo controllare e aiutarla e non l’ho fatto!”.
Giovanni: “Calmati, va tutto bene. L’ho messa io nel letto. Ora non so come sta e se ha dolore non me lo direbbe. Vi lascio sole, parlale tu e aiutala. Torno tra poco”.
07:30 sono sveglia. Vedo Marta in ginocchio a capo chino: aspetta che Giovanni esca per alzarsi, poi viene da me. Mi accarezza il viso, mi guarda negli occhi. Mi sorride. “Ehi, birichina, ho l’unguento magico. Vuoi provarlo? Riesci ad alzarti?”.
È così dolce che mi commuovo. “Marta, non so come ringraziarti per ieri sera… senza di non ce l’avrei fatta e credo che mi avrebbero mandata via. Grazie. Sto bene, almeno credo… eccetto che in un posto” Rido coprendomi la bocca con una manina. Nello stesso momento lo fa anche lei.
Marta: “Vieni, andiamo in bagno che ti aiuto a farti bella. Forse hai poco tempo”.
Cerco di rialzarmi, Marta mi aiuta. Chiedo: “Poco tempo in che senso? Pensi che... che mi rifaranno… come ieri sera?”. Marta non mi risponde, mi fa segno col dito di tacere, entriamo in bagno e chiude la porta. Poi:
Marta: “Tesorina, qui sta succedendo qualcosa. Quello che hai subito ieri sera, quelle quasi cinque ore, l’ho visto fare solo poche altre volte in 20 anni. Poi ti han fatto dormire nel letto. Stamani, Giovanni che fa colazione con lo zabaione. Domani, la festa del tuo compi-mese. E, infine, un padrone che viene personalmente a svegliare una schiava novizia. Strano. Tutto molto strano”.
Mi fa sedere sul bidet, apre l’acqua gelata, ma io quasi non la sento: “Marta mi mandano via? Sono stata ribelle? Dove ho sbagliato? Come posso rimediare?”.
Lei: “Calmati e fatti bella, come se fosse tutto normale. Pensa solo a servire. Secondo me sei stata bravissima, ma non so niente. Dobbiamo affidarci a loro, sono uomini esigenti ma corretti. Ora chinati e apri il culetto, ti metto l’unguento magico. Cavolo, guarda come ti sei ridotta i capelli… ci vorrebbero due ore!”.
E infatti… ore 08:15
G.: “Elleee, ma dove sei? sei prontaaaa?”.
Marta è espertissima, mi ha rimesso (quasi) a nuovo. Mi apre la porta, esco. Lui:
“Ma cazzo… che gnocca sei oggi!”
Si avvicina, allunga la mano, poi: “Non sei bagnata… come mai? Vieni”. Non so cosa rispondere, mi sento un po’ in colpa. Sento che abbassa i pantaloni, siede su una poltrona, batte il piede sul tappeto: vado tra le sue gambe.
G.: “Solo guardare, intensamente, come la nostra prima volta a Pesaro”.
Ubbidisco, alzo gli occhi, ha l’uccellone a riposo. Glielo guardo. Mi concentro, guardo intensamente. Lo ha proprio armonioso, proporzionato, grande. Mi vengono i ricordi di come mi ha usata ieri: mi mordo un labbro. Mi dimentico di tutto, del mondo, del bruciore di ieri sera. Guardo. E dopo un tempo che non saprei definire…
L.: “Miao… miaooo”. Mi faccio senso… cosa diventerò?
Con la manona mi controlla ancora: c’è riuscito, mi ha fatta bagnare senza toccarmi.
G.: “Brava. Scendiamo. Ti devo usare in pubblico, sai che è per il tuo bene”.
Porgo il mio guinzaglio, me lo aggancia. Un lieve strattone… si va di sotto
Ore 08:30. Qualcuno ha cambiato le lenzuola, sento profumo di mughetto. Mi distende, sul grande letto quadrato del salone all’ingresso. Mi guarda. Sorride, come un gattaccio che si lecca i baffi.
Si distende su di me, lento, fino quasi a farmi sparire sotto il suo corpo, così grande confronto al mio. Mi bacia teneramente sulla bocca e io… mi sciolgo, lo chiamo con altri miagolii… come una svergognata apro le gambe per farlo accomodare meglio. Si rialza e toglie velocemente i calzoni. Gli piaccio, il suo membro è nella massima superbia. Torna sul letto, mi alza delicatamente le gambe fino a mettermi le ginocchia contro il seno. Prende le mie mani, le porta nell’incavo dietro al ginocchio: vuole che io mi tenga aperta per lui, che io sia indifesa. Oggi mi vuole davanti... il mio culetto è salvo!
Si accomoda dentro di me, lento. Lui è pesante, grande… e ha il sesso bollente e durissimo. Quando mi si avvicina al viso e mi bacia di nuovo, perdo il controllo. Godo. È un orgasmo lieve, dolcissimo…
Ora 11:30. Ma questi quanto durano? Prendono la pillolina blu? Mi sta possedendo ancora: va bene che oggi si muove lentissimo come per farmelo sentire e aprirmi... ma sono tre ore! Sono venuta non so quante volte, sono sfinita.
Ora mi mette come una gattina, mi abbranca i fianchi, entra tutto e spinge. Spinge ancora, piano ma a fondo. Vuole inserirlo tutto e, quando lo ha fatto si ferma. Sento i classici colpettini del suo sesso che si muove dentro di me senza controllo. Lui resta fermissimo. Spruzza, da fermo. Godo di nuovo. Con il viso di lato sul lenzuolo rovescio gli occhi. Un osceno rivolo di saliva mi cola dalla bocca.
Si rialza, mi accarezza il viso. Mi solleva, mi riporta di sopra. Un bacio e: “Dormi, che oggi devi andare a far spese. Ci vediamo domani”.
Salto il pranzo perché ho dormito fino alle 15:00.
Bau! Bau! Mi risveglio e sento dei latrai provenire dal parco… mi affaccio e vedo Max che sta giocando con due grandi cani lupo. Si rotola nell’erba come un bambino, simula la lotta con gli animali che, a dire il vero, mi fanno un po’ paura.
Arriva Claudio: “Svelta, andiamo a divertirci! dormigliona!” ride, è contento di andare per vetrine... sta cambiando velocemente anche lui. Continua: “Scherzi a parte, come stai? Ce la fai? Ercole mi ha anche dato il permesso di mangiare la pizza, da sole!”. Alla parola pizza vengo presa da un raptus e indosso le cose che Claudio ha preparato: ho una fame…
Passiamo il pomeriggio tra un negozio e l’altro. Siamo entrambe in leggings aderentissimi e trasparenti. Tanti si voltano, alcuni ci palpano… così, “per errore”! Spendiamo una follia: Claudio sta sviluppando il gusto femminile e mi consiglia su tutto. Scegliamo il negozio di intimo del commesso attraente e porcello (vedi cap. 13): anche stavolta lascia aperta la porta del camerino e mi fa cambiare praticamente in pubblico. Gli piaccio tanto, ha un gran bozzo al centro dei pantaloni e a un certo punto mi prega: “Signorina, per un bocchino le regalo tutto!”. Umiliata ma anche lusingata, ubbidisco. Cinque ragazzi mi guardano da fuori la vetrina: quando mi spruzza in gola, godo anche io, per l’umiliazione e per la vergogna.
La pizza è squisita, mangio con appetito mentre ridendo spettegoliamo sui maschi vicini. Alle 19:30 siamo al Centro Estetico, usciamo alle 24, Claudio ha speso una follia di euro, lui è l’unica schiava che può toccare denaro: è il contabile. Mi sento come rinata: dei 5.000 che ci han dato per oggi credo resti niente. Tornate a casa, subito mi addormento felice sullo scendiletto di camera mia.
-
È domenica, il giorno della festa del mio compi-mese. Ercole non ha dato il permesso di farmi dormire tanto: devo alzarmi alle 7, perché abbiamo saltato lezione per tutta la settimana. Così, tra poco abbiamo 2 ore di ballo, 1 ora di yoga (sta vedendo i miglioramenti delle gambe di Claudio), 1 ora di cucina.
Alla lezione di ballo, per il povero Claudio c’è il frustino sia per Polka sia per Tango: comincio a pensare che siano tutte scuse per usarlo sessualmente: un maestro insegna a me, l’altro lo penetra… poi si danno il cambio! Yoga tutto bene. Cucina tocca a me: 5 colpi di frustino sul sedere perché non mi viene la besciamella e non ricordo ancora le parti della carne per fare il ripieno dei tortellini: piango disperata sia per il bruciore sia per l’umiliazione: ho il sedere con lievi strisce rosse e, come le altre volte il prof di cucina perde il controllo, mi fa mettere con la pancina sul tavolo e mi possiede velocemente.
Sono le 11:30, arriva il catering per la cena della mia festa. Il cuoco comanda, noi dobbiamo aiutare, c’è anche Marta con noi. Quando il personale del catering ci vede partono fischi e applausi: Claudio si inorgoglisce e ancheggia come una troietta; Marta sorride, contenta di piacere ancora; io arrossisco e abbasso gli occhi. Chi palpano di noi tre? Ma è ovvio: tutte e tre! All’una e mezza è quasi tutto fatto: come da disposizioni, il cuoco manda via il personale del catering. Ci hanno guardate e accarezzate liberamente per due ore: ai saluti quasi si mettono a piangere!
Ercole ha disposto che io debba dormire due orette (ci metto 5 secondi ad addormentarmi), poi ho due ore per prepararmi e c’è un foglietto su come vestirmi. Alle tre e mezza, Marta e Claudio mi svegliano: sono già vestite da cameriere porno! Tacchi alti, autoreggenti nere, collari e, oggi, coda nell’ano anche per loro: poi un grembiulino che non nasconde niente: grembiulino di cotone largo circa 20 cm e lungo 60 cm… copre solo la pancina. Rido, ridono anche loro. La cosa più dolce è la felicità di Marta per essere tornata “in servizio” … e, in più, ha tanta esperienza e cose da insegnarci sul come piacere agli uomini e servirli.
È il momento di vestire me… ma non ci sono quasi vestiti oggi! Dovrò stare scalza, niente addosso, neanche il collare. Niente coda. Due sole cose: polsiere e cavigliere di cuoio bianco con anello d’acciaio. Comincio a preoccuparmi. Invece, Marta ha capito ma non mi dice niente, se non: “Calmati, sei bellissima e ti vogliono tutti bene. Non vedi non ti picchiano mai? Non aver paura e pensa solo a ubbidire”.
Ore 16:00, manca solo un’ora all’inizio della festa. Mi accompagnano giù per lo scalone. Scalza ho un po’ freddo ai piedini, ma sto zitta. Arrivati nel grande salone all’ingresso… SORPRESA! Giovanni siede in poltrona e ai suoi piedi, vestita da cerimoniale, c’è una bella signora sui 50, con collare e tenuta da lui al guinzaglio. Lei alza gli occhi, vede Marta e sorride: anche Marta la vede e sorride, sta per farle “ciao” con la mano, ma riesce trattenersi e torna a occhi bassi. Capisco che si conoscono. Dunque, sono un gruppo, forse una società: tra loro si chiamano soci.
Sono nel salone e noto che il grande letto quadrato, quello dove le schiave vengono penetrate pubblicamente, è stato spostato più in la’. Hanno fatto posto a una vera e propria di gogna, in rovere chiaro, alta circa un metro. Marta e Claudio mi spingono gentilmente verso la gogna, io tremo… Marta, sottovoce: “Smettila, sei proprio una bambina. Se vogliono così, si fa così! Calmati!”.
Giovanni ed Ercole si alzano, si avvicinano, mi sorridono… e questo mi calma. Marta e Claudio fanno una riverenza e vanno in cucina. La signora di Giovanni è rimasta immobile, in ginocchio dove era.
Mi fanno piegare, aprono la gogna e metto la testa nello spazio al centro. Poi le mani, nei fori accanto a quello della testa. La gogna viene abbassata e bloccata: non posso muovermi e, piegata, le mie intimità sono completamente esposte e indifese. Armeggiano con le mie caviglie: mi ritrovo con una sbarra d’acciaio lunga un metro fissata alle cavigliere. Messa così, i capelli vanno in disordine: la signora di Giovanni si alza e, svelta, con un elastico mi fa i capelli a coda. Torna al suo posto.
E.: “Come ti pare?”.
G.: “Tutto perfetto! e alla gogna, così mortificata, è ancora più bella”, allunga una manona sulla mia patatina paffutella e sentenzia: “Non è ancora bagnata bene” e mi viene davanti, libera l’uccellone e me lo mette in bocca. Continua: “Sta a vedere quanto ci mettere a bagnarsi come una troietta”. Ridono, allegri e mi accarezzano la testa con simpatia.
Sento un rumore d’auto che si avvicina. Rumore del portone che si apre. E’ Max e con lui… SORPRESA! c’è il greco, il piccoletto che in luna di miele mi ha posseduta in ogni modo [vedi cap. 12] e che ora mi vede con un uccellone in gola!
Ercole: “Marta, qui! È arrivato il nostro ospite greco, lo assisterai tu”. Marta corre, si toglie il grembiule da cameriera, lo passa alla moglie di Giovanni, si inginocchia davanti a Max e al signor Balthazar, lecca il dorso delle loro mani.
Max: “Non parla italiano. Se chiede qualcosa, rispondi. Ma non dire tutto di noi. Assistilo in tutto. Non è socio, gli piace la novizia, ma può usare tutte le schiave presenti”. Marta è davvero brillante: “My Sir, you are welcome. I am at your service for everything, including sex” e vai di inglese! Non capisco nulla, vedo che Max le mette il guinzaglio e lo consegna a Balthazar. Siede sul divano, lei ai suoi piedi, parlano. Ha sessanta anni, ma il suo grande pene gonfia già i suoi pantaloni!
Il portone non si è chiuso, entra Adelmo e... anche lui ha una ragazza al guinzaglio! Le toglie il cappotto, è molto alta, sembra sui 25 anni, pochi meno di Adelmo. Si inginocchia e vedo che ha gli occhi umidi, il sedere e il retro-cosce con striature rosse: le ha prese da poco. Adelmo saluta i suoi soci, c’è allegria… e una fortissima sculacciata come saluto affettuoso per me! Ma uffi!
Alle 17:00 rumore di un motore che si spegne ed entra l’ultimo dei padroni che mi hanno usata e aiutata, l’avvocato Daniele. Dan è proprio bello e, anche la signora che tiene al guinzaglio è molto bella: altissima, forse 175, più bionda di me (che son castana chiara) arriva alla spalla di Daniele. Avrà più o meno l’età del suo signore, un seno importante, atteggiamento da perfetta sottomessa. Lo guarda continuamente, con amore e devozione ed è attenta a ogni suo eventuale desiderio.
Son tutti seduti, parlano tra loro di affari, calcio e delle proprio schiave. Loro zitte, ascoltano. Io sola, nuda, alla gogna, sono la più piccola e giovane di tutte. La più inesperta. Mi sento inferiore a tutte, capisco di valere poco o niente, mi convinco che non posso competere con nessuna.
Alle 17:15 Giovanni si alza. Ha in mano una campanella, la suona: i cinque padroni e l’imprenditore greco tacciono.
Ercole: “Signori cominciamo, resta soltanto un’oretta o poco più. Il dono si deposita davanti alla gogna della novizia. Poi avete 12-15 minuti ciascuno. Il primo ad aver istruito L. è il capitano Adelmo. Seguiranno l’avvocato Daniele, l’ingegner Balthazar, Massimo e, infine, Giovanni. Il mio regalo sarà l’ultimo. Buon lavoro e auguri alla festeggiata!”.
Tutti battono le mani. Io, invece, sono nel panico: nuda, immobilizzata, in mostra per tutti, l’unica senza padrone! Vorrei piangere… ma riesco a controllarmi.
Ma cosa mi faranno, cosa stanno preparando?
Continua
Il rumore dei tacchi di Marta… ma si ferma. Parla sottovoce: “Mio signore, ma… è sul letto! Non la picchi, era sfinita, si sarà sbagliata. È così piccina e inesperta: punisca me al suo posto! Potevo controllare e aiutarla e non l’ho fatto!”.
Giovanni: “Calmati, va tutto bene. L’ho messa io nel letto. Ora non so come sta e se ha dolore non me lo direbbe. Vi lascio sole, parlale tu e aiutala. Torno tra poco”.
07:30 sono sveglia. Vedo Marta in ginocchio a capo chino: aspetta che Giovanni esca per alzarsi, poi viene da me. Mi accarezza il viso, mi guarda negli occhi. Mi sorride. “Ehi, birichina, ho l’unguento magico. Vuoi provarlo? Riesci ad alzarti?”.
È così dolce che mi commuovo. “Marta, non so come ringraziarti per ieri sera… senza di non ce l’avrei fatta e credo che mi avrebbero mandata via. Grazie. Sto bene, almeno credo… eccetto che in un posto” Rido coprendomi la bocca con una manina. Nello stesso momento lo fa anche lei.
Marta: “Vieni, andiamo in bagno che ti aiuto a farti bella. Forse hai poco tempo”.
Cerco di rialzarmi, Marta mi aiuta. Chiedo: “Poco tempo in che senso? Pensi che... che mi rifaranno… come ieri sera?”. Marta non mi risponde, mi fa segno col dito di tacere, entriamo in bagno e chiude la porta. Poi:
Marta: “Tesorina, qui sta succedendo qualcosa. Quello che hai subito ieri sera, quelle quasi cinque ore, l’ho visto fare solo poche altre volte in 20 anni. Poi ti han fatto dormire nel letto. Stamani, Giovanni che fa colazione con lo zabaione. Domani, la festa del tuo compi-mese. E, infine, un padrone che viene personalmente a svegliare una schiava novizia. Strano. Tutto molto strano”.
Mi fa sedere sul bidet, apre l’acqua gelata, ma io quasi non la sento: “Marta mi mandano via? Sono stata ribelle? Dove ho sbagliato? Come posso rimediare?”.
Lei: “Calmati e fatti bella, come se fosse tutto normale. Pensa solo a servire. Secondo me sei stata bravissima, ma non so niente. Dobbiamo affidarci a loro, sono uomini esigenti ma corretti. Ora chinati e apri il culetto, ti metto l’unguento magico. Cavolo, guarda come ti sei ridotta i capelli… ci vorrebbero due ore!”.
E infatti… ore 08:15
G.: “Elleee, ma dove sei? sei prontaaaa?”.
Marta è espertissima, mi ha rimesso (quasi) a nuovo. Mi apre la porta, esco. Lui:
“Ma cazzo… che gnocca sei oggi!”
Si avvicina, allunga la mano, poi: “Non sei bagnata… come mai? Vieni”. Non so cosa rispondere, mi sento un po’ in colpa. Sento che abbassa i pantaloni, siede su una poltrona, batte il piede sul tappeto: vado tra le sue gambe.
G.: “Solo guardare, intensamente, come la nostra prima volta a Pesaro”.
Ubbidisco, alzo gli occhi, ha l’uccellone a riposo. Glielo guardo. Mi concentro, guardo intensamente. Lo ha proprio armonioso, proporzionato, grande. Mi vengono i ricordi di come mi ha usata ieri: mi mordo un labbro. Mi dimentico di tutto, del mondo, del bruciore di ieri sera. Guardo. E dopo un tempo che non saprei definire…
L.: “Miao… miaooo”. Mi faccio senso… cosa diventerò?
Con la manona mi controlla ancora: c’è riuscito, mi ha fatta bagnare senza toccarmi.
G.: “Brava. Scendiamo. Ti devo usare in pubblico, sai che è per il tuo bene”.
Porgo il mio guinzaglio, me lo aggancia. Un lieve strattone… si va di sotto
Ore 08:30. Qualcuno ha cambiato le lenzuola, sento profumo di mughetto. Mi distende, sul grande letto quadrato del salone all’ingresso. Mi guarda. Sorride, come un gattaccio che si lecca i baffi.
Si distende su di me, lento, fino quasi a farmi sparire sotto il suo corpo, così grande confronto al mio. Mi bacia teneramente sulla bocca e io… mi sciolgo, lo chiamo con altri miagolii… come una svergognata apro le gambe per farlo accomodare meglio. Si rialza e toglie velocemente i calzoni. Gli piaccio, il suo membro è nella massima superbia. Torna sul letto, mi alza delicatamente le gambe fino a mettermi le ginocchia contro il seno. Prende le mie mani, le porta nell’incavo dietro al ginocchio: vuole che io mi tenga aperta per lui, che io sia indifesa. Oggi mi vuole davanti... il mio culetto è salvo!
Si accomoda dentro di me, lento. Lui è pesante, grande… e ha il sesso bollente e durissimo. Quando mi si avvicina al viso e mi bacia di nuovo, perdo il controllo. Godo. È un orgasmo lieve, dolcissimo…
Ora 11:30. Ma questi quanto durano? Prendono la pillolina blu? Mi sta possedendo ancora: va bene che oggi si muove lentissimo come per farmelo sentire e aprirmi... ma sono tre ore! Sono venuta non so quante volte, sono sfinita.
Ora mi mette come una gattina, mi abbranca i fianchi, entra tutto e spinge. Spinge ancora, piano ma a fondo. Vuole inserirlo tutto e, quando lo ha fatto si ferma. Sento i classici colpettini del suo sesso che si muove dentro di me senza controllo. Lui resta fermissimo. Spruzza, da fermo. Godo di nuovo. Con il viso di lato sul lenzuolo rovescio gli occhi. Un osceno rivolo di saliva mi cola dalla bocca.
Si rialza, mi accarezza il viso. Mi solleva, mi riporta di sopra. Un bacio e: “Dormi, che oggi devi andare a far spese. Ci vediamo domani”.
Salto il pranzo perché ho dormito fino alle 15:00.
Bau! Bau! Mi risveglio e sento dei latrai provenire dal parco… mi affaccio e vedo Max che sta giocando con due grandi cani lupo. Si rotola nell’erba come un bambino, simula la lotta con gli animali che, a dire il vero, mi fanno un po’ paura.
Arriva Claudio: “Svelta, andiamo a divertirci! dormigliona!” ride, è contento di andare per vetrine... sta cambiando velocemente anche lui. Continua: “Scherzi a parte, come stai? Ce la fai? Ercole mi ha anche dato il permesso di mangiare la pizza, da sole!”. Alla parola pizza vengo presa da un raptus e indosso le cose che Claudio ha preparato: ho una fame…
Passiamo il pomeriggio tra un negozio e l’altro. Siamo entrambe in leggings aderentissimi e trasparenti. Tanti si voltano, alcuni ci palpano… così, “per errore”! Spendiamo una follia: Claudio sta sviluppando il gusto femminile e mi consiglia su tutto. Scegliamo il negozio di intimo del commesso attraente e porcello (vedi cap. 13): anche stavolta lascia aperta la porta del camerino e mi fa cambiare praticamente in pubblico. Gli piaccio tanto, ha un gran bozzo al centro dei pantaloni e a un certo punto mi prega: “Signorina, per un bocchino le regalo tutto!”. Umiliata ma anche lusingata, ubbidisco. Cinque ragazzi mi guardano da fuori la vetrina: quando mi spruzza in gola, godo anche io, per l’umiliazione e per la vergogna.
La pizza è squisita, mangio con appetito mentre ridendo spettegoliamo sui maschi vicini. Alle 19:30 siamo al Centro Estetico, usciamo alle 24, Claudio ha speso una follia di euro, lui è l’unica schiava che può toccare denaro: è il contabile. Mi sento come rinata: dei 5.000 che ci han dato per oggi credo resti niente. Tornate a casa, subito mi addormento felice sullo scendiletto di camera mia.
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È domenica, il giorno della festa del mio compi-mese. Ercole non ha dato il permesso di farmi dormire tanto: devo alzarmi alle 7, perché abbiamo saltato lezione per tutta la settimana. Così, tra poco abbiamo 2 ore di ballo, 1 ora di yoga (sta vedendo i miglioramenti delle gambe di Claudio), 1 ora di cucina.
Alla lezione di ballo, per il povero Claudio c’è il frustino sia per Polka sia per Tango: comincio a pensare che siano tutte scuse per usarlo sessualmente: un maestro insegna a me, l’altro lo penetra… poi si danno il cambio! Yoga tutto bene. Cucina tocca a me: 5 colpi di frustino sul sedere perché non mi viene la besciamella e non ricordo ancora le parti della carne per fare il ripieno dei tortellini: piango disperata sia per il bruciore sia per l’umiliazione: ho il sedere con lievi strisce rosse e, come le altre volte il prof di cucina perde il controllo, mi fa mettere con la pancina sul tavolo e mi possiede velocemente.
Sono le 11:30, arriva il catering per la cena della mia festa. Il cuoco comanda, noi dobbiamo aiutare, c’è anche Marta con noi. Quando il personale del catering ci vede partono fischi e applausi: Claudio si inorgoglisce e ancheggia come una troietta; Marta sorride, contenta di piacere ancora; io arrossisco e abbasso gli occhi. Chi palpano di noi tre? Ma è ovvio: tutte e tre! All’una e mezza è quasi tutto fatto: come da disposizioni, il cuoco manda via il personale del catering. Ci hanno guardate e accarezzate liberamente per due ore: ai saluti quasi si mettono a piangere!
Ercole ha disposto che io debba dormire due orette (ci metto 5 secondi ad addormentarmi), poi ho due ore per prepararmi e c’è un foglietto su come vestirmi. Alle tre e mezza, Marta e Claudio mi svegliano: sono già vestite da cameriere porno! Tacchi alti, autoreggenti nere, collari e, oggi, coda nell’ano anche per loro: poi un grembiulino che non nasconde niente: grembiulino di cotone largo circa 20 cm e lungo 60 cm… copre solo la pancina. Rido, ridono anche loro. La cosa più dolce è la felicità di Marta per essere tornata “in servizio” … e, in più, ha tanta esperienza e cose da insegnarci sul come piacere agli uomini e servirli.
È il momento di vestire me… ma non ci sono quasi vestiti oggi! Dovrò stare scalza, niente addosso, neanche il collare. Niente coda. Due sole cose: polsiere e cavigliere di cuoio bianco con anello d’acciaio. Comincio a preoccuparmi. Invece, Marta ha capito ma non mi dice niente, se non: “Calmati, sei bellissima e ti vogliono tutti bene. Non vedi non ti picchiano mai? Non aver paura e pensa solo a ubbidire”.
Ore 16:00, manca solo un’ora all’inizio della festa. Mi accompagnano giù per lo scalone. Scalza ho un po’ freddo ai piedini, ma sto zitta. Arrivati nel grande salone all’ingresso… SORPRESA! Giovanni siede in poltrona e ai suoi piedi, vestita da cerimoniale, c’è una bella signora sui 50, con collare e tenuta da lui al guinzaglio. Lei alza gli occhi, vede Marta e sorride: anche Marta la vede e sorride, sta per farle “ciao” con la mano, ma riesce trattenersi e torna a occhi bassi. Capisco che si conoscono. Dunque, sono un gruppo, forse una società: tra loro si chiamano soci.
Sono nel salone e noto che il grande letto quadrato, quello dove le schiave vengono penetrate pubblicamente, è stato spostato più in la’. Hanno fatto posto a una vera e propria di gogna, in rovere chiaro, alta circa un metro. Marta e Claudio mi spingono gentilmente verso la gogna, io tremo… Marta, sottovoce: “Smettila, sei proprio una bambina. Se vogliono così, si fa così! Calmati!”.
Giovanni ed Ercole si alzano, si avvicinano, mi sorridono… e questo mi calma. Marta e Claudio fanno una riverenza e vanno in cucina. La signora di Giovanni è rimasta immobile, in ginocchio dove era.
Mi fanno piegare, aprono la gogna e metto la testa nello spazio al centro. Poi le mani, nei fori accanto a quello della testa. La gogna viene abbassata e bloccata: non posso muovermi e, piegata, le mie intimità sono completamente esposte e indifese. Armeggiano con le mie caviglie: mi ritrovo con una sbarra d’acciaio lunga un metro fissata alle cavigliere. Messa così, i capelli vanno in disordine: la signora di Giovanni si alza e, svelta, con un elastico mi fa i capelli a coda. Torna al suo posto.
E.: “Come ti pare?”.
G.: “Tutto perfetto! e alla gogna, così mortificata, è ancora più bella”, allunga una manona sulla mia patatina paffutella e sentenzia: “Non è ancora bagnata bene” e mi viene davanti, libera l’uccellone e me lo mette in bocca. Continua: “Sta a vedere quanto ci mettere a bagnarsi come una troietta”. Ridono, allegri e mi accarezzano la testa con simpatia.
Sento un rumore d’auto che si avvicina. Rumore del portone che si apre. E’ Max e con lui… SORPRESA! c’è il greco, il piccoletto che in luna di miele mi ha posseduta in ogni modo [vedi cap. 12] e che ora mi vede con un uccellone in gola!
Ercole: “Marta, qui! È arrivato il nostro ospite greco, lo assisterai tu”. Marta corre, si toglie il grembiule da cameriera, lo passa alla moglie di Giovanni, si inginocchia davanti a Max e al signor Balthazar, lecca il dorso delle loro mani.
Max: “Non parla italiano. Se chiede qualcosa, rispondi. Ma non dire tutto di noi. Assistilo in tutto. Non è socio, gli piace la novizia, ma può usare tutte le schiave presenti”. Marta è davvero brillante: “My Sir, you are welcome. I am at your service for everything, including sex” e vai di inglese! Non capisco nulla, vedo che Max le mette il guinzaglio e lo consegna a Balthazar. Siede sul divano, lei ai suoi piedi, parlano. Ha sessanta anni, ma il suo grande pene gonfia già i suoi pantaloni!
Il portone non si è chiuso, entra Adelmo e... anche lui ha una ragazza al guinzaglio! Le toglie il cappotto, è molto alta, sembra sui 25 anni, pochi meno di Adelmo. Si inginocchia e vedo che ha gli occhi umidi, il sedere e il retro-cosce con striature rosse: le ha prese da poco. Adelmo saluta i suoi soci, c’è allegria… e una fortissima sculacciata come saluto affettuoso per me! Ma uffi!
Alle 17:00 rumore di un motore che si spegne ed entra l’ultimo dei padroni che mi hanno usata e aiutata, l’avvocato Daniele. Dan è proprio bello e, anche la signora che tiene al guinzaglio è molto bella: altissima, forse 175, più bionda di me (che son castana chiara) arriva alla spalla di Daniele. Avrà più o meno l’età del suo signore, un seno importante, atteggiamento da perfetta sottomessa. Lo guarda continuamente, con amore e devozione ed è attenta a ogni suo eventuale desiderio.
Son tutti seduti, parlano tra loro di affari, calcio e delle proprio schiave. Loro zitte, ascoltano. Io sola, nuda, alla gogna, sono la più piccola e giovane di tutte. La più inesperta. Mi sento inferiore a tutte, capisco di valere poco o niente, mi convinco che non posso competere con nessuna.
Alle 17:15 Giovanni si alza. Ha in mano una campanella, la suona: i cinque padroni e l’imprenditore greco tacciono.
Ercole: “Signori cominciamo, resta soltanto un’oretta o poco più. Il dono si deposita davanti alla gogna della novizia. Poi avete 12-15 minuti ciascuno. Il primo ad aver istruito L. è il capitano Adelmo. Seguiranno l’avvocato Daniele, l’ingegner Balthazar, Massimo e, infine, Giovanni. Il mio regalo sarà l’ultimo. Buon lavoro e auguri alla festeggiata!”.
Tutti battono le mani. Io, invece, sono nel panico: nuda, immobilizzata, in mostra per tutti, l’unica senza padrone! Vorrei piangere… ma riesco a controllarmi.
Ma cosa mi faranno, cosa stanno preparando?
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