L’s story. Capitolo 19. Mi preparano… ma per chi?
di
Laras
genere
dominazione
Venerdì sera, ore 19:00. Si alzano, la riunione è finita, io resto in ginocchio per qualche attimo, scioccata dal modo con cui Giovanni mi ha chiesto quella cosa. Ho capito perfettamente perché mi ha chiesto proprio di quei due padroni: del greco non poteva sapere le dimensioni, non lo ha conosciuto. Mi ripeto ancora che è giusto che mi trattino così, che sicuramente lo fanno per mettermi alla prova, ma… cavolo! ormai lo sanno come sono e che in quel modo mi fan stare male.
Giovanni sale al primo piano, Claudio sta telefonando sicuramente a Max, Ercole è preso dal sistemare i suoi appunti organizzativi. Vado in cucina e comincio a preparare le cose più facili della cena.
Vedo che Claudio sale svelto al primo piano: diventa più femminile ogni giorno. Sento che bussa da Giovanni. Pochi minuti e scendono assieme mentre qualcuno apre la porta… è ovviamente Max che appena mi vede mi fa un sorriso a 32 denti.
Max: “Dobbiam fare una cosuccia vero? Ah ah ah!”. Avvampo in un attimo. È chiaro che sa già cosa mi tocca... sì, lo so che non è la mia prima volta dietro, anzi. Ma doverlo prendere nel sedere con tutta questa pubblicità… che imbarazzo!
Si salutano con una stretta di mano e un forte abbraccio: come stai, come ti va… Poi vengono da me.
G.: “L. Sali sul mobile letto al centro del salone e stai a quattro zampe, su!”.
Claudio va in cucina, ma arriva Ercole che li distrae.
E.: “Ueila’, paracadutista! Sei già in tiro? [Ridono, come se fossimo nella situazione più normale del mondo]
Max: “Sentite già che ci siete tutti e due, devo chiedervi due cose prima di incularmi questa bambolina” [!!!].
G.: “Vai, dicci tutto”
Max: “In questa casa e parco siamo protetti, è tutto a posto e quasi perfetto, però serve un cane da guardia per la notte. Un amico mi ha chiamato dal Comando Brigata e ci sono due cani che vanno in pensione dopo 36 mesi di Afganistan. Sono Pastori Tedeschi oversize, vuol dire che sono più grandi dello standard, sui 45-50 chili ciascuno. Sono cani anti-mujahiddin, cioè perfetti per quello che ci serve. Hanno 5 anni, sono già addestrati e tutto. L’unica cosa è che mangiano. Mangiano tanto: se mi date una mano per il mangiare al resto penso io”.
G.: “Mi sembra tutto perfetto. I soldi per la pappa li troviamo, dopo mando un memo al Maestro e sappiamo tutti quanto è generoso. E l’altra cosa?”.
Max: “L’altra riguarda Marta, mia moglie. La conoscete entrambi, Giovanni la conosce per averla usata varie volte [ridono, come vecchi compagni di avventure]”.
G.: “Puledra fantastica, me la ricordo. Docilissima. Che problema c’è? Sta bene?”.
Max: “Non c’è nessun problema, come testa è sempre la stessa, perfettamente sottomessa. Come corpo… a me lo fa tirare come un somaro [ridono di nuovo] e siamo ancora innamoratissimi. L’unica cosa è che temo si annoi. Non dice niente, sa che non deve chiedere. Ma qui è sola la maggior parte del giorno e non può nemmeno uscire nel parco perché il freddo avanza. Ah, già, veste ancora come da cerimoniale! [pacche sulla spalla di Max, sei un grande, e così via]. Insomma, se potesse aiutare qui, oppure fare qualche lavoretto, anche retribuito pochissimo… È qui fuori al fresco, se volete”.
G.: “Ma certo! Fammela rivedere intanto. Se ricordo bene è laureata e parla tre lingue… Ercole, hai delle idee? Tu sei il nostro organizzatore…”
E.: “Se parla inglese, ho un’idea per questa villa che mi frulla in testa da un po’… L. metterebbe da parte qualche soldino, daremo una parvenza di legalità e…”.
Scende il silenzio. Marta è entrata. A quattro zampe. È (s)vestita come me e Claudio, con la differenza che non porta la coda, ma un godemichet con finto zaffiro che sporge e due pinzette ai capezzoli collegate da una catenella. Tiene gli occhi bassi, ma sorride serena. A 45 anni circa è ancora una bellissima signora… Come vorrei essere come lei, a quella età. Avanza, umile ma serena, sino ai piedi del marito: lecca il dorso della sua mano senza alzare gli occhi. Poi va ai piedi di Giovanni che la sta ammirando come tutti noi. Dopo aver leccato il dorso anche della sua mano, lui le parla:
G.: “Buonasera Marta. Non ti chiedo come stai perché si vede: sei bellissima”
Marta: “Buonasera mio signore. Devo essere bella per il mio signore e… se lo merito ancora, anche per lei o per chi deciderà lui”.
Ci riprendiamo tutti, parla ancora Giovanni:
G.: “Marta cara, è possibile che ci sia bisogno del tuo aiuto, abbi cura di te stessa e resta ordinata, Max ti farà sapere. Adesso, però, abbiamo chiesto una gentilezza a tuo marito per aiutare questa novizia a diventare più brava: le farà il culo per tanto tempo. Se vuoi puoi restare e aiutare L., ma se devi soffrire a vederlo con un’altra schiava, torna pure a casa”.
Marta: “Il mio signore sa cosa è bene per me. E non soffrirò, anzi: è L. che aiuta me, perché Max ha ancora la fame di un tigre e forse si calmerà un po’”.
Max gonfia il petto come un gorilla, gli altri due ridono e si complimentano con il loro socio. Io, invece, provo una dolce invidia per quella signora così felice e buona.
È il momento. La voce di Max è ferma, profonda:
Max: “Vai, aiutala”.
Marta si muove svelta a quattro zampe per venire da me. Giovanni le allunga un tubetto, che scoprirò essere crema lenitiva alla calendula. Claudio resta in cucina, gli altri due mi vengono accanto, Max mi sta dietro.
Marta: “Ciao piccina, come sei sempre bella. Stai tranquilla, adesso. Ti aiuto io. Lui è bravissimo, vedrai che ti farà pochissimo male”. Mi unge l’ano, anche dentro. Poi unge lo scettro del suo re: gli sorride, umilissima e innamorata persa.
Ho visto da prima che il sesso di Max era già gonfio e molto arrogante. Ora sto a occhi chiusi, con il viso nascosto contro il lenzuolo. Indifesa, rassegnata e sottomessa nel cuore: ho capito che sarà una sodomizzazione particolare, lunga: spero solo che adoperi tanta delicatezza. Mortificata, sto sempre più capendo che essere sodomizzata in quel modo, in pubblico, con una specie di cerimonia, non è solo un atto dovuto, ma un onore per me. Quasi come ricevere il seme dei padroni. E Marta mi conferma quello che sento.
Marta: “Il mio signore è pronto: L. se vuoi pregalo, gli farà piacere”. Rispondo sì con la testa, e… “Mio signore, se lo merito, mi onori sodomizzandomi, la prego”.
Sento due mani artigliarmi i fianchi per immobilizzarmi. Poi il corpo di Max vicino. Infine, la puntona calda che, appoggiatasi un attimo al mio fiore segreto, spinge.
Max entra, piano ma inesorabile. Si fa strada tenendomi bloccata, fino a quando sento il suo pube contro il mio sedere. Si ferma.
Marta. “Ecco cara, ora ti possiede, sia il corpo sia il cervello. Dovresti ringraziarlo: come hai detto è un grande onore che uomini come questi usino persone inferiori come siamo noi”. Non mi aveva fatto male per niente, eppure era molto virile. Feci di sì con la testa e con la mia vocina da bimba buona:
L. “Grazie mio signore… io... io sono onorata”. Mi risponde:
Max: “E sei anche molto umile e bella. Ma soprattutto sei stretta, ti allarghi con elasticità e me lo avvolgi con nel burro”.
Mi esce dalle terga e mi accarezza tutto il sederino, forse per darmi il tempo di riprendermi dall’innaturale dilatazione. Subito dopo mi penetra nuovamente l’ano, con ritmo non lento e maggiore decisione.
19:45, Giovanni ed Ercole avvicinano una sedia per osservami bene.
Ercole: “Si è bagnata, sta colando”.
Giovanni: “E ha le tette gonfie e i capezzoli le stanno per esplodere” [ridono tutti e tre, Marta mi accarezza i capelli].
20:00 Claudio serve la cena al suo Ercole e a Giovanni… mangiano vicinissimi a me, come se stessero guardando un film. Marta porta con la forchetta la cena alla bocca del suo signore, che continua a possedermi senza fermarsi: il ritmo è costante e abbastanza veloce. Comincia a bruciarmi il culetto, mi ha ormai definitivamente aperta, io resto totalmente passiva per non rischiare di far cose sbagliate. E perché, quasi fossi una troietta, il piacere di subire la virilità di Max cresce.
20:05, godo. Come una svergognata. Miagolo a lungo, quasi interrottamente, come un canto d’amore. Ho bagnato le calze fino alle ginocchia.
Ercole: “Impressionante”
Giovanni: “Spettacolare”
Max: “Non potete capire, è unica: ogni affondo mi sembra che mi accarezzi il cazzo con l’interno del culo”.
Marta mi accarezza il viso, mi sorride, ma conosce il suo padrone: “Attenta adesso, sta per perdere il controllo. Non urlare, non gli piace e se urli te le suona… mordi il cuscino piuttosto”.
20:15, il ruggito di un tigre attraversa tutto il salone d’ingresso. Sale sul letto, mi si stende sulla schiena. Mi blocca a pancia in giù con le sue braccia e gambe. Mi sbatte più velocemente, più forte. Mordo il cuscino. Non dà segni di essere pronto per…
20:30, ho il retto in fiamme, non urlo, non dico niente. Mi scende una lacrima lungo le guance, ma non mi lamento, resto zitta.
Giovanni si alza, ha visto. Mi solleva il viso. Mi bacia le lacrime. Poi mi bacia sulla bocca. Torna a sedersi.
20:45, è un toro. Non mi ha rotta, ma l’interno dell’ano mi brucia al punto che vorrei chiamare i pompieri. Marta mi accarezza i capelli, e mi sussurra: “Brava. Resisti. Pensa solo a questo: è un loro diritto e un nostro dovere. Ricordatelo: è un onore per te essere usata da un padrone come il mio signore”.
21:00, sto impazzendo, non so quanto tempo è passato… a me sembra una settimana… forse sto delirando. Sento che gli si accelera il respiro e ansima … e infine, mi rialza dai fianchi e mi rimette come una gattina, mi stringe con le mani le chiappe mentre il suo uccellone continua a crogiolarsi nel mio minuscolo culetto, come per farne una guaina più comoda, idonea al suo piacere. E ora urla, sembra impazzito. Un urlo selvaggio, da guerriero… e finalmente mi spruzza dentro. Scarica la sua sete di dominio nel mio sedere in fiamme. Sprofonda in me con tutta la forza, e spruzza talmente tanto che temo dovrò asciugarmi fino al mattino dopo.
Gli spettatori si alzano, battono le mani a Max. “Sei sempre tu, e non l’hai rotta… sei un grande” [ridono e si danno il cinque]. E io? Non son stata brava? Uffi…
Poi parla Giovanni: “Elle, alle 21:30 di nuovo qui. Claudio, Marta: aiutatela ad andare su, lavarsi e rimettersi in ordine, svelti!”.
Loro corrono, mi sorreggono, mi aiutano a salire, poi anche in bagno. Per me, invece, chiaramente non è finita, divento pallida come uno straccio.
Marta è espertissima: mi aiuta a togliere le autoreggenti che ho bagnato completamente, poi manda subito Claudio a prenderne di nuove, “che siano semplici, da brava ragazza”. Ho bisogno di andare in bagno, ma mi brucia l’ano da matti. Mi calma, aspetta che io abbia fatto, poi mi fa sedere sul bidet con l’acqua gelata. Mi incoraggia facendomi ragionare, come dovrebbero ragionare quelle come noi. Mi vuole tanto bene, al punto da dirmi: “Sei la figlia che avrei voluto avere. Non avere paura dopo: sottomettiti e ringrazia qualunque cosa succeda”. Mi spalma di nuovo tanta crema alla calendula e dice a Claudio di spazzolarmi capelli.
21:29, sto scendendo le scale, aiutata da due persone tanto buone. Mi aiutano ad inginocchiarmi davanti a Giovanni, poi Marta va a pulire il sesso del suo signore: lo lecca tutto, poi lo prende in bocca. Ercole prende per mano Claudio e se lo porta nel salottino… dal viso eccitato di Ercole capisco che tra poco si sentiranno degli strilli.
21:30, Giovanni: “Sul letto dell’ingresso, a quattro zampe”. Tremo tutta: perché Giovanni lo ha più grande e più largo di max. Devo aver sbagliato qualcosa, mi umilio per tentare di scamparla: “Mio signore, sono la schiava più somara. Non lo faccio più, lo giuro. Perdono, Ce la metterò tutta per migliorare”.
Lui si intenerisce, mi parla con voce dolce, ma non la scampo.
“Sei stata bravissima, non hai sbagliato niente. Tutto questo è per il tuo bene. Presto capirai. Ora sali e offriti: stessa posizione di poco fa”.
Ubbidisco… riesco a venire subito ma poi… l’uccellone di Giovanni bruciaaaa… brucia tantissimo e siccome è molto largo fa anche male quando mi forza.
24:00 sono a pezzi. Tutto è stato molto simile a quanto ho dovuto subire da Max, ma Giovanni è più gentile e si controlla: perciò dura di più. Ho pianto in silenzio per due ore, bagnando persino il materasso.
Giovanni mi porta al primo piano in braccio, poi nell’appartamentino, infine nella mia camera. Mi stende nel letto, cosa strana. Mi copre con una coperta. Prima di spegnere la luce e andare nel suo appartamento mi ripete: “Brava. Presto capirai”.
Per ora, invece, non capisco perché mi hanno usata in questo modo inusuale. Ma va bene così: se ubbidisco a tutto e a tutti, andrà tutto bene.
Continua
Giovanni sale al primo piano, Claudio sta telefonando sicuramente a Max, Ercole è preso dal sistemare i suoi appunti organizzativi. Vado in cucina e comincio a preparare le cose più facili della cena.
Vedo che Claudio sale svelto al primo piano: diventa più femminile ogni giorno. Sento che bussa da Giovanni. Pochi minuti e scendono assieme mentre qualcuno apre la porta… è ovviamente Max che appena mi vede mi fa un sorriso a 32 denti.
Max: “Dobbiam fare una cosuccia vero? Ah ah ah!”. Avvampo in un attimo. È chiaro che sa già cosa mi tocca... sì, lo so che non è la mia prima volta dietro, anzi. Ma doverlo prendere nel sedere con tutta questa pubblicità… che imbarazzo!
Si salutano con una stretta di mano e un forte abbraccio: come stai, come ti va… Poi vengono da me.
G.: “L. Sali sul mobile letto al centro del salone e stai a quattro zampe, su!”.
Claudio va in cucina, ma arriva Ercole che li distrae.
E.: “Ueila’, paracadutista! Sei già in tiro? [Ridono, come se fossimo nella situazione più normale del mondo]
Max: “Sentite già che ci siete tutti e due, devo chiedervi due cose prima di incularmi questa bambolina” [!!!].
G.: “Vai, dicci tutto”
Max: “In questa casa e parco siamo protetti, è tutto a posto e quasi perfetto, però serve un cane da guardia per la notte. Un amico mi ha chiamato dal Comando Brigata e ci sono due cani che vanno in pensione dopo 36 mesi di Afganistan. Sono Pastori Tedeschi oversize, vuol dire che sono più grandi dello standard, sui 45-50 chili ciascuno. Sono cani anti-mujahiddin, cioè perfetti per quello che ci serve. Hanno 5 anni, sono già addestrati e tutto. L’unica cosa è che mangiano. Mangiano tanto: se mi date una mano per il mangiare al resto penso io”.
G.: “Mi sembra tutto perfetto. I soldi per la pappa li troviamo, dopo mando un memo al Maestro e sappiamo tutti quanto è generoso. E l’altra cosa?”.
Max: “L’altra riguarda Marta, mia moglie. La conoscete entrambi, Giovanni la conosce per averla usata varie volte [ridono, come vecchi compagni di avventure]”.
G.: “Puledra fantastica, me la ricordo. Docilissima. Che problema c’è? Sta bene?”.
Max: “Non c’è nessun problema, come testa è sempre la stessa, perfettamente sottomessa. Come corpo… a me lo fa tirare come un somaro [ridono di nuovo] e siamo ancora innamoratissimi. L’unica cosa è che temo si annoi. Non dice niente, sa che non deve chiedere. Ma qui è sola la maggior parte del giorno e non può nemmeno uscire nel parco perché il freddo avanza. Ah, già, veste ancora come da cerimoniale! [pacche sulla spalla di Max, sei un grande, e così via]. Insomma, se potesse aiutare qui, oppure fare qualche lavoretto, anche retribuito pochissimo… È qui fuori al fresco, se volete”.
G.: “Ma certo! Fammela rivedere intanto. Se ricordo bene è laureata e parla tre lingue… Ercole, hai delle idee? Tu sei il nostro organizzatore…”
E.: “Se parla inglese, ho un’idea per questa villa che mi frulla in testa da un po’… L. metterebbe da parte qualche soldino, daremo una parvenza di legalità e…”.
Scende il silenzio. Marta è entrata. A quattro zampe. È (s)vestita come me e Claudio, con la differenza che non porta la coda, ma un godemichet con finto zaffiro che sporge e due pinzette ai capezzoli collegate da una catenella. Tiene gli occhi bassi, ma sorride serena. A 45 anni circa è ancora una bellissima signora… Come vorrei essere come lei, a quella età. Avanza, umile ma serena, sino ai piedi del marito: lecca il dorso della sua mano senza alzare gli occhi. Poi va ai piedi di Giovanni che la sta ammirando come tutti noi. Dopo aver leccato il dorso anche della sua mano, lui le parla:
G.: “Buonasera Marta. Non ti chiedo come stai perché si vede: sei bellissima”
Marta: “Buonasera mio signore. Devo essere bella per il mio signore e… se lo merito ancora, anche per lei o per chi deciderà lui”.
Ci riprendiamo tutti, parla ancora Giovanni:
G.: “Marta cara, è possibile che ci sia bisogno del tuo aiuto, abbi cura di te stessa e resta ordinata, Max ti farà sapere. Adesso, però, abbiamo chiesto una gentilezza a tuo marito per aiutare questa novizia a diventare più brava: le farà il culo per tanto tempo. Se vuoi puoi restare e aiutare L., ma se devi soffrire a vederlo con un’altra schiava, torna pure a casa”.
Marta: “Il mio signore sa cosa è bene per me. E non soffrirò, anzi: è L. che aiuta me, perché Max ha ancora la fame di un tigre e forse si calmerà un po’”.
Max gonfia il petto come un gorilla, gli altri due ridono e si complimentano con il loro socio. Io, invece, provo una dolce invidia per quella signora così felice e buona.
È il momento. La voce di Max è ferma, profonda:
Max: “Vai, aiutala”.
Marta si muove svelta a quattro zampe per venire da me. Giovanni le allunga un tubetto, che scoprirò essere crema lenitiva alla calendula. Claudio resta in cucina, gli altri due mi vengono accanto, Max mi sta dietro.
Marta: “Ciao piccina, come sei sempre bella. Stai tranquilla, adesso. Ti aiuto io. Lui è bravissimo, vedrai che ti farà pochissimo male”. Mi unge l’ano, anche dentro. Poi unge lo scettro del suo re: gli sorride, umilissima e innamorata persa.
Ho visto da prima che il sesso di Max era già gonfio e molto arrogante. Ora sto a occhi chiusi, con il viso nascosto contro il lenzuolo. Indifesa, rassegnata e sottomessa nel cuore: ho capito che sarà una sodomizzazione particolare, lunga: spero solo che adoperi tanta delicatezza. Mortificata, sto sempre più capendo che essere sodomizzata in quel modo, in pubblico, con una specie di cerimonia, non è solo un atto dovuto, ma un onore per me. Quasi come ricevere il seme dei padroni. E Marta mi conferma quello che sento.
Marta: “Il mio signore è pronto: L. se vuoi pregalo, gli farà piacere”. Rispondo sì con la testa, e… “Mio signore, se lo merito, mi onori sodomizzandomi, la prego”.
Sento due mani artigliarmi i fianchi per immobilizzarmi. Poi il corpo di Max vicino. Infine, la puntona calda che, appoggiatasi un attimo al mio fiore segreto, spinge.
Max entra, piano ma inesorabile. Si fa strada tenendomi bloccata, fino a quando sento il suo pube contro il mio sedere. Si ferma.
Marta. “Ecco cara, ora ti possiede, sia il corpo sia il cervello. Dovresti ringraziarlo: come hai detto è un grande onore che uomini come questi usino persone inferiori come siamo noi”. Non mi aveva fatto male per niente, eppure era molto virile. Feci di sì con la testa e con la mia vocina da bimba buona:
L. “Grazie mio signore… io... io sono onorata”. Mi risponde:
Max: “E sei anche molto umile e bella. Ma soprattutto sei stretta, ti allarghi con elasticità e me lo avvolgi con nel burro”.
Mi esce dalle terga e mi accarezza tutto il sederino, forse per darmi il tempo di riprendermi dall’innaturale dilatazione. Subito dopo mi penetra nuovamente l’ano, con ritmo non lento e maggiore decisione.
19:45, Giovanni ed Ercole avvicinano una sedia per osservami bene.
Ercole: “Si è bagnata, sta colando”.
Giovanni: “E ha le tette gonfie e i capezzoli le stanno per esplodere” [ridono tutti e tre, Marta mi accarezza i capelli].
20:00 Claudio serve la cena al suo Ercole e a Giovanni… mangiano vicinissimi a me, come se stessero guardando un film. Marta porta con la forchetta la cena alla bocca del suo signore, che continua a possedermi senza fermarsi: il ritmo è costante e abbastanza veloce. Comincia a bruciarmi il culetto, mi ha ormai definitivamente aperta, io resto totalmente passiva per non rischiare di far cose sbagliate. E perché, quasi fossi una troietta, il piacere di subire la virilità di Max cresce.
20:05, godo. Come una svergognata. Miagolo a lungo, quasi interrottamente, come un canto d’amore. Ho bagnato le calze fino alle ginocchia.
Ercole: “Impressionante”
Giovanni: “Spettacolare”
Max: “Non potete capire, è unica: ogni affondo mi sembra che mi accarezzi il cazzo con l’interno del culo”.
Marta mi accarezza il viso, mi sorride, ma conosce il suo padrone: “Attenta adesso, sta per perdere il controllo. Non urlare, non gli piace e se urli te le suona… mordi il cuscino piuttosto”.
20:15, il ruggito di un tigre attraversa tutto il salone d’ingresso. Sale sul letto, mi si stende sulla schiena. Mi blocca a pancia in giù con le sue braccia e gambe. Mi sbatte più velocemente, più forte. Mordo il cuscino. Non dà segni di essere pronto per…
20:30, ho il retto in fiamme, non urlo, non dico niente. Mi scende una lacrima lungo le guance, ma non mi lamento, resto zitta.
Giovanni si alza, ha visto. Mi solleva il viso. Mi bacia le lacrime. Poi mi bacia sulla bocca. Torna a sedersi.
20:45, è un toro. Non mi ha rotta, ma l’interno dell’ano mi brucia al punto che vorrei chiamare i pompieri. Marta mi accarezza i capelli, e mi sussurra: “Brava. Resisti. Pensa solo a questo: è un loro diritto e un nostro dovere. Ricordatelo: è un onore per te essere usata da un padrone come il mio signore”.
21:00, sto impazzendo, non so quanto tempo è passato… a me sembra una settimana… forse sto delirando. Sento che gli si accelera il respiro e ansima … e infine, mi rialza dai fianchi e mi rimette come una gattina, mi stringe con le mani le chiappe mentre il suo uccellone continua a crogiolarsi nel mio minuscolo culetto, come per farne una guaina più comoda, idonea al suo piacere. E ora urla, sembra impazzito. Un urlo selvaggio, da guerriero… e finalmente mi spruzza dentro. Scarica la sua sete di dominio nel mio sedere in fiamme. Sprofonda in me con tutta la forza, e spruzza talmente tanto che temo dovrò asciugarmi fino al mattino dopo.
Gli spettatori si alzano, battono le mani a Max. “Sei sempre tu, e non l’hai rotta… sei un grande” [ridono e si danno il cinque]. E io? Non son stata brava? Uffi…
Poi parla Giovanni: “Elle, alle 21:30 di nuovo qui. Claudio, Marta: aiutatela ad andare su, lavarsi e rimettersi in ordine, svelti!”.
Loro corrono, mi sorreggono, mi aiutano a salire, poi anche in bagno. Per me, invece, chiaramente non è finita, divento pallida come uno straccio.
Marta è espertissima: mi aiuta a togliere le autoreggenti che ho bagnato completamente, poi manda subito Claudio a prenderne di nuove, “che siano semplici, da brava ragazza”. Ho bisogno di andare in bagno, ma mi brucia l’ano da matti. Mi calma, aspetta che io abbia fatto, poi mi fa sedere sul bidet con l’acqua gelata. Mi incoraggia facendomi ragionare, come dovrebbero ragionare quelle come noi. Mi vuole tanto bene, al punto da dirmi: “Sei la figlia che avrei voluto avere. Non avere paura dopo: sottomettiti e ringrazia qualunque cosa succeda”. Mi spalma di nuovo tanta crema alla calendula e dice a Claudio di spazzolarmi capelli.
21:29, sto scendendo le scale, aiutata da due persone tanto buone. Mi aiutano ad inginocchiarmi davanti a Giovanni, poi Marta va a pulire il sesso del suo signore: lo lecca tutto, poi lo prende in bocca. Ercole prende per mano Claudio e se lo porta nel salottino… dal viso eccitato di Ercole capisco che tra poco si sentiranno degli strilli.
21:30, Giovanni: “Sul letto dell’ingresso, a quattro zampe”. Tremo tutta: perché Giovanni lo ha più grande e più largo di max. Devo aver sbagliato qualcosa, mi umilio per tentare di scamparla: “Mio signore, sono la schiava più somara. Non lo faccio più, lo giuro. Perdono, Ce la metterò tutta per migliorare”.
Lui si intenerisce, mi parla con voce dolce, ma non la scampo.
“Sei stata bravissima, non hai sbagliato niente. Tutto questo è per il tuo bene. Presto capirai. Ora sali e offriti: stessa posizione di poco fa”.
Ubbidisco… riesco a venire subito ma poi… l’uccellone di Giovanni bruciaaaa… brucia tantissimo e siccome è molto largo fa anche male quando mi forza.
24:00 sono a pezzi. Tutto è stato molto simile a quanto ho dovuto subire da Max, ma Giovanni è più gentile e si controlla: perciò dura di più. Ho pianto in silenzio per due ore, bagnando persino il materasso.
Giovanni mi porta al primo piano in braccio, poi nell’appartamentino, infine nella mia camera. Mi stende nel letto, cosa strana. Mi copre con una coperta. Prima di spegnere la luce e andare nel suo appartamento mi ripete: “Brava. Presto capirai”.
Per ora, invece, non capisco perché mi hanno usata in questo modo inusuale. Ma va bene così: se ubbidisco a tutto e a tutti, andrà tutto bene.
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