Make-up con scopata
di
LaBelle*
genere
tradimenti
Mi trucco con attenzione guardandomi allo specchio.
Con il pennello passo la cipria su tutto il viso e passo più volte il mascara sulle mie già lunghe e folte ciglia.
Trillo di whatsapp “scendi, siamo giù”. Tu mi mandi un messaggio con 15 minuti di anticipo.
Vocale “Non sono pronta, salite un attimo così Marta mi aiuta a salire la zip del vestito”
Vocale “Non scomodarti a salire la zip, salgo così la abbassiamo del tutto”
Fai sempre così, ci provi con tutte, in ogni modo, in ogni secondo. Alzo gli occhi al cielo, apro il portone.
Dopo pochi minuti bussi alla porta, sei solo.
Apro e subito chiedo “E gli altri?”.
“Marta sta litigando col fidanzato che forse non viene, Paolo ha un’emergenza di lavoro e sta cercando di risolverla. Tommy non c’è?” mi chiedi, guardando oltre la porta.
“Fa tardi a lavoro, ci raggiunge al locale” ti rispondo.
“Ah perfetto così possiamo abbassare la zip con calma”, incalzi.
“Certo, come no” ti rispondo mentre torno a dedicarmi al mio mascara. Dallo specchio vedo che ti posizioni esattamente alle mie spalle. Vedo una piccola sbavatura sul trucco così mi avvicino allo specchio. Per superare la madia che c’è davanti però, devo sporgermi e di conseguenza devo sporgere il culo.
Affondi la mano sulle mie natiche in una corposa palpata di culo.
Sorpresa, mi giro sgranando gli occhi e urlando “Ma che cazzo fai?”.
Ti ritrovo lì, a pochissimi centimetri dalla mia bocca.
Sarà il tuo respiro sulla mia pelle, sarà il tuo profumo che a questa distanza riesco a percepire, sarà il pensiero di te che ci provi a casa mia mentre il mio fidanzato non c’è, sarà che stasera ho più voglia del solito, ma abbasso le difese per un secondo.
Tu te ne accorgi e ne approfitti.
Mi infili la lingua nella bocca, violento, impetuoso. Non trovi resistenza, perché anche io voglio che quella lingua così maleducata faccia a botte con la mia.
Vedendo che non ti ho ancora spinto via, sei tu a staccarti per un secondo: vuoi capire se vogliamo la stessa cosa. Si, voglio esattamente quello che vuoi tu.
Ti riavvicini, mi baci di nuovo. Ti fai audace e mi blocchi la testa per non farmi scappare.
Mi stringi il culo e mi fai capire che vuoi andare oltre.
Tengo le mani sul petto, fintamente ti tengo lontano, ma la finta spinta è troppo debole per poter anche solo minimamente pensare di poter sortire effetto.
Mi spingi contro la porta di ingresso, hai preso il controllo della situazione. Ti stacchi, mi guardi, riprendi a baciarmi. La mia mano scivola sul tuo fianco, arrendevole.
Ti avvicini all’orecchio e mi sussurri “Dai, scopamo” con quell’accento di una città diversa dalla mia che mi eccita più del consentito. Resto in silenzio a guardarti attonita. Non possiamo, non dobbiamo. Mi oppongo, nonostante il mio corpo si sia acceso di desiderio.
“Non esiste. E farai bene anche a non dire a nessuno quello che è successo” dico facendo per spostarmi.
“Mica so’ scemo” dici tenendomi per le spalle, scoperte dal vestito. “Ma se scopamo, chi verrebbe a saperlo? Dai, che ti frega, divertimose” mi dici quasi sottovoce, quasi illegale, quasi delirante.
Allargo le labbra quel tanto che ti basta per infilarci di nuovo dentro la lingua.
All’improvviso la tua mano risale la gonna passando dalla coscia e in un attimo è sul mio tanga. Lo senti umido e io sento che sono già fregata.
Perché non mi sei mai piaciuto particolarmente. Perché non sei mai stato attraente o affascinante. Perché i tuoi modi di fare da ragazzino mi danno quasi fastidio. Perché non vali un tradimento.
Ed è così che mi hai fregata. Perché ti sei trovato al posto giusto, al momento giusto, nella situazione giusta che hai saputo creare. E mi hai fregata perché non pensavo potessi avere queste qualità.
Ma torniamo al mio tanga umido e alla tua mano appena fuori dalla fessura, separata solo da un lembo di stoffa.
“Ah” dici con aria sorpresa “qui siamo già a buon punto”.
Con la mia mano cerco di spostare la tua, ma tu la afferri e mi blocchi. Sposti gli slip e infili la tua mano nella mia fessura, disgustosamente bagnata.
Tiri fuori il dito e me lo mostri, sorridendo orgoglioso.
“Continuiamo a negare o se ne iniziamo a divertì?” dici scendendo di nuovo tra le mie gambe, adesso arrendevoli. Sposti il tanga e infili due dita tra le labbra, quel tanto che basta per lubrificarle. Dopo pochi secondi le tue dita sono dentro di me, rudi, veloci.
Ansimo. Mi spingi contro la porta, ti appoggi con la mano che non stai usando per poterti dare più forza e vigore.
Le dita non mi bastano più.
Ti sbottono la camicia e ti dico di non toglierla, perché non abbiamo tempo.
Ti accarezzo l’addome definito da pomeriggi di palestra e scendo fino alla cintura, che slaccio senza perdere tempo. Mi stacco dai tuoi baci.
“Ho pagato questo rossetto più del dovuto: spero sia a prova di pompino” dico prima di inginocchiarmi a gambe divaricate.
La mia testa è esattamente davanti al tuo ventre.
Ti abbasso i pantaloni, ti abbasso i boxer, respiro il tuo odore di uomo mescolato a quello del bagnoschiuma. Non posso ancora credere a quello che sto facendo, ma mi convinco di non avere alternativa.
So che mi sto raccontando una bugia, ma se le mie gambe non smettono di essere umide io non ho davvero altre alternative a questa scopata con te.
In ginocchio, spalanco la bocca, accolgo il tuo cazzo dentro di me.
Emetti un gemito, porti la testa indietro.
Le mani sono indecise, dubbiose.
Vorresti prendere la testa, spingere il cazzo in fondo alla gola, con violenza, fino a farmi lacrimare. Lo sento da come tremi, lo sento da come è duro, lo sento dalle vibrazioni che emani. Allora ti tolgo dall’imbarazzo e mi aggrappo al tuo sedere con le mani, per aumentare l’intensità. Appoggi finalmente le mani sulla mia testa, ma ti limiti a seguire i miei movimenti.
Non c’è un millimetro del tuo cazzo che non sia bagnato della mia saliva: di sotto, di sopra, sulla cappella, perfino all’attaccatura con i testicoli. Appena entrerai dentro di me, dovrai arrivare in fondo e farmi sobbalzare.
Mi stacco, mi alzo.
Infili la mano sotto la gonna, riprendi possesso con le mani del mio culo mentre mi baci con vigore.
Apri gli occhi, guardi la madia. Mi spingi verso quella direzione.
Mi fai sedere a gambe divaricate e continui a baciarmi mettendoti esattamente al centro, davanti a me.
Il tuo cazzo eretto e umido sbatte contro il mio tanga bagnato e un po’ spostato.
Ti lecchi le dita e le infili dentro di nuovo.
Spalanchi le mie gambe, sposti il tanga e in un attimo la tua lingua è velocissima sul mio clitoride.
Gemo, mentre affondo le mie mani tra i tuoi capelli.
Inizi a succhiare il mio clitoride, lo tormenti con la lingua.
Vuoi di più.
Ti rialzi e abbassi il mio vestito, per scoprire il mio seno. Prima lo strizzi, poi mi succhi il capezzolo.
Sposti il tanga quel tanto che basta per bussare sulla mia figa con il tuo cazzo bagnato di saliva. Completamente aperta, con le gambe divaricate, e i liquidi che scolano lungo le mie cosce ti tiro a me dal colletto della camicia per baciarti e tu finalmente entri e in un solo affondo mi riempi e tocchi punti profondi.
Urlo, finalmente piena.
Sollevo la gamba sulla madia per aumentare lo spazio in cui accoglierti. Mi tieni per il culo mentre incessante mi scopi a ritmo costante.
“Cazzo, che bella scopata che sei” mi dici sottovoce a pochi centimetri dalle mie labbra.
In effetti sei una bella scopata anche tu. Con i tuoi capelli lunghi sudati, con le tue mani grandi, la tua lingua carnosa e quel mezzo sorriso che ogni tanto appare sul tuo volto.
Mi baci il collo, mi sposti i capelli, poi scendi lungo la spalla scoperta. Continui a penetrarmi a fondo incessantemente, ti sento toccare il fondo e vibro ad ogni colpo che mi assesti.
No, sono ancora lontano dall’orgasmo. Ma mi diverto.
Vedo che con gli occhi guardi dietro le mie spalle e capisco che stai osservandoci allo specchio.
Non voglio lasciarti questo piacere in via esclusiva, quindi ti allontano. Mi lasci fare.
Mi volto, ti do le spalle, ti guardo dallo specchio, inclinando la testa.
Ti guardo negli occhi mentre mi sporgo in avanti.
Capisci cosa voglio. Sposti il tanga, di nuovo.
Continui a guardarmi negli occhi mentre infili di nuovo il tuo cazzo dentro di me.
Mi metti la mano sulla spalla per tenermi ferma e ti fermi ad ammirare la mia espressione di godimento.
Tu ricominci a spingere, io ricomincio a gemere.
Continui a tenere gli occhi fissi su di me, ti avvicini al mio orecchio e mi respiri dentro. Mi arrapa più questo gesto che il tuo cazzo dentro di me.
Mi sussurri all’orecchio “Quando scopi sei ancora più bella, cazzo” e continui a spingermi e a sbattermi sulla madia.
Porti le mani sul mio petto e mi stringi le tette in una morsa mentre aumenti il ritmo. Ansimi nel mio orecchio, ogni tanto emetti un suono gutturale quasi animalesco che mi fa porta in altri mondi.
Scendi con la mano e inizi a sgrillettarmi, continuando a sbattermi il tuo cazzo fino in fondo.
Alzo il volume della voce.
“Non azzardarti a venire adesso” dici imperativo. “Tienilo ancora un po’” mi dici mentre non accenni a smettere.
Soffro di una sofferenza nuova e tremendamente eccitante: nessuno mi aveva mai chiesto di trattenere un orgasmo. Quasi in un rantolo misto a gemiti ti dico “Tu allora smettila, così è impossibile”.
“No bambina” mi dici “io non smetto e te resisti. Puoi urlare se vuoi, ma io continuo a scopatte così e te non hai il permesso di venire.”
Ti guardo allo specchio e vedo il tuo volto feroce di eccitazione.
La mano sinistra sale sul collo, la mano destra continua a torturarmi il clitoride.
Mi mordi l’orecchio. Sono completamente nelle tue mani.
“Resisti ancora” mi ordini e quasi mi fai male.
Sento un verso di sforzo: stai trattenendo l’orgasmo anche tu.
“Vieni, adesso” mi comandi: in un attimo tutta la mia eccitazione si trasforma in un lago di umori. L’orgasmo è così intenso che parte dal centro del mio ventre e arriva fino al mio cervello e fino alla punta dei piedi. Mi senti contorcere.
Mi stringi forte e capisco che anche tu stai venendo con me, dentro di me. Senza permesso, senza riguardo, senza paura.
Restiamo fermi così, tu avvinghiato a me, io inerme. Respiriamo forte, per la fatica di due orgasmi così dirompenti.
Ti sento sorridere. “E chi cazzo te immaginava così?” Sorrido, sono compiaciuta. Ma ad onor del vero nemmeno io ti immaginavo così.
“Guarda te se una così doveva capitare a quello sfigato di Tommy. Sa’ che te farei io ogni sera?”
Ti guardo di nuovo dallo specchio, senza risponderti.
Il trucco ha retto, il rossetto vale tutti i soldi spesi.
Abbasso la gonna, alzo il vestito, mi ricompongo.
Alzi i boxer e i jeans. Mi sistemo i capelli.
Stai per iniziare ad abbottonare la camicia quando ti chiedo “Mi alzi la zip?” e ti sento ridere “è un modo pe’ dirme che vuoi ricomincia’? Damme 5 minuti!”
Ti fulmino con lo sguardo. “Vabbè, famo domani” dici ridendo e avvicinandoti per sistemare la zip. “Adesso che ti ho aiutato però me merito la ricompensa!” esclami divertito. Ti guardo incredula.
Infili di nuovo le mani sotto la gonna, mi sfili il tanga. “Questo lo tengo io!” dici entusiasta. “Lo rivuoi?”
Del tanga non mi importa molto. Ma il tuo cazzo lo rivorrei, sì.
Forse mi leggi nel pensiero perché mi tocchi di nuovo il culo, proprio come poco fa.
Squilla il telefono, è Tommy. “Mi sono liberato prima, sei ancora a casa o sei già uscita?” “Sto uscendo adesso, ci vediamo lì” gli rispondo.
“Scendi, arrivo” ti ordino. Infili il tanga in tasca ed esci, indosso un altro tanga e prendo la borsa.
Correggo una sbavatura di rossetto e prima di riguardarmi allo specchio penso che questo make-up con scopata è venuto proprio bene.
Con il pennello passo la cipria su tutto il viso e passo più volte il mascara sulle mie già lunghe e folte ciglia.
Trillo di whatsapp “scendi, siamo giù”. Tu mi mandi un messaggio con 15 minuti di anticipo.
Vocale “Non sono pronta, salite un attimo così Marta mi aiuta a salire la zip del vestito”
Vocale “Non scomodarti a salire la zip, salgo così la abbassiamo del tutto”
Fai sempre così, ci provi con tutte, in ogni modo, in ogni secondo. Alzo gli occhi al cielo, apro il portone.
Dopo pochi minuti bussi alla porta, sei solo.
Apro e subito chiedo “E gli altri?”.
“Marta sta litigando col fidanzato che forse non viene, Paolo ha un’emergenza di lavoro e sta cercando di risolverla. Tommy non c’è?” mi chiedi, guardando oltre la porta.
“Fa tardi a lavoro, ci raggiunge al locale” ti rispondo.
“Ah perfetto così possiamo abbassare la zip con calma”, incalzi.
“Certo, come no” ti rispondo mentre torno a dedicarmi al mio mascara. Dallo specchio vedo che ti posizioni esattamente alle mie spalle. Vedo una piccola sbavatura sul trucco così mi avvicino allo specchio. Per superare la madia che c’è davanti però, devo sporgermi e di conseguenza devo sporgere il culo.
Affondi la mano sulle mie natiche in una corposa palpata di culo.
Sorpresa, mi giro sgranando gli occhi e urlando “Ma che cazzo fai?”.
Ti ritrovo lì, a pochissimi centimetri dalla mia bocca.
Sarà il tuo respiro sulla mia pelle, sarà il tuo profumo che a questa distanza riesco a percepire, sarà il pensiero di te che ci provi a casa mia mentre il mio fidanzato non c’è, sarà che stasera ho più voglia del solito, ma abbasso le difese per un secondo.
Tu te ne accorgi e ne approfitti.
Mi infili la lingua nella bocca, violento, impetuoso. Non trovi resistenza, perché anche io voglio che quella lingua così maleducata faccia a botte con la mia.
Vedendo che non ti ho ancora spinto via, sei tu a staccarti per un secondo: vuoi capire se vogliamo la stessa cosa. Si, voglio esattamente quello che vuoi tu.
Ti riavvicini, mi baci di nuovo. Ti fai audace e mi blocchi la testa per non farmi scappare.
Mi stringi il culo e mi fai capire che vuoi andare oltre.
Tengo le mani sul petto, fintamente ti tengo lontano, ma la finta spinta è troppo debole per poter anche solo minimamente pensare di poter sortire effetto.
Mi spingi contro la porta di ingresso, hai preso il controllo della situazione. Ti stacchi, mi guardi, riprendi a baciarmi. La mia mano scivola sul tuo fianco, arrendevole.
Ti avvicini all’orecchio e mi sussurri “Dai, scopamo” con quell’accento di una città diversa dalla mia che mi eccita più del consentito. Resto in silenzio a guardarti attonita. Non possiamo, non dobbiamo. Mi oppongo, nonostante il mio corpo si sia acceso di desiderio.
“Non esiste. E farai bene anche a non dire a nessuno quello che è successo” dico facendo per spostarmi.
“Mica so’ scemo” dici tenendomi per le spalle, scoperte dal vestito. “Ma se scopamo, chi verrebbe a saperlo? Dai, che ti frega, divertimose” mi dici quasi sottovoce, quasi illegale, quasi delirante.
Allargo le labbra quel tanto che ti basta per infilarci di nuovo dentro la lingua.
All’improvviso la tua mano risale la gonna passando dalla coscia e in un attimo è sul mio tanga. Lo senti umido e io sento che sono già fregata.
Perché non mi sei mai piaciuto particolarmente. Perché non sei mai stato attraente o affascinante. Perché i tuoi modi di fare da ragazzino mi danno quasi fastidio. Perché non vali un tradimento.
Ed è così che mi hai fregata. Perché ti sei trovato al posto giusto, al momento giusto, nella situazione giusta che hai saputo creare. E mi hai fregata perché non pensavo potessi avere queste qualità.
Ma torniamo al mio tanga umido e alla tua mano appena fuori dalla fessura, separata solo da un lembo di stoffa.
“Ah” dici con aria sorpresa “qui siamo già a buon punto”.
Con la mia mano cerco di spostare la tua, ma tu la afferri e mi blocchi. Sposti gli slip e infili la tua mano nella mia fessura, disgustosamente bagnata.
Tiri fuori il dito e me lo mostri, sorridendo orgoglioso.
“Continuiamo a negare o se ne iniziamo a divertì?” dici scendendo di nuovo tra le mie gambe, adesso arrendevoli. Sposti il tanga e infili due dita tra le labbra, quel tanto che basta per lubrificarle. Dopo pochi secondi le tue dita sono dentro di me, rudi, veloci.
Ansimo. Mi spingi contro la porta, ti appoggi con la mano che non stai usando per poterti dare più forza e vigore.
Le dita non mi bastano più.
Ti sbottono la camicia e ti dico di non toglierla, perché non abbiamo tempo.
Ti accarezzo l’addome definito da pomeriggi di palestra e scendo fino alla cintura, che slaccio senza perdere tempo. Mi stacco dai tuoi baci.
“Ho pagato questo rossetto più del dovuto: spero sia a prova di pompino” dico prima di inginocchiarmi a gambe divaricate.
La mia testa è esattamente davanti al tuo ventre.
Ti abbasso i pantaloni, ti abbasso i boxer, respiro il tuo odore di uomo mescolato a quello del bagnoschiuma. Non posso ancora credere a quello che sto facendo, ma mi convinco di non avere alternativa.
So che mi sto raccontando una bugia, ma se le mie gambe non smettono di essere umide io non ho davvero altre alternative a questa scopata con te.
In ginocchio, spalanco la bocca, accolgo il tuo cazzo dentro di me.
Emetti un gemito, porti la testa indietro.
Le mani sono indecise, dubbiose.
Vorresti prendere la testa, spingere il cazzo in fondo alla gola, con violenza, fino a farmi lacrimare. Lo sento da come tremi, lo sento da come è duro, lo sento dalle vibrazioni che emani. Allora ti tolgo dall’imbarazzo e mi aggrappo al tuo sedere con le mani, per aumentare l’intensità. Appoggi finalmente le mani sulla mia testa, ma ti limiti a seguire i miei movimenti.
Non c’è un millimetro del tuo cazzo che non sia bagnato della mia saliva: di sotto, di sopra, sulla cappella, perfino all’attaccatura con i testicoli. Appena entrerai dentro di me, dovrai arrivare in fondo e farmi sobbalzare.
Mi stacco, mi alzo.
Infili la mano sotto la gonna, riprendi possesso con le mani del mio culo mentre mi baci con vigore.
Apri gli occhi, guardi la madia. Mi spingi verso quella direzione.
Mi fai sedere a gambe divaricate e continui a baciarmi mettendoti esattamente al centro, davanti a me.
Il tuo cazzo eretto e umido sbatte contro il mio tanga bagnato e un po’ spostato.
Ti lecchi le dita e le infili dentro di nuovo.
Spalanchi le mie gambe, sposti il tanga e in un attimo la tua lingua è velocissima sul mio clitoride.
Gemo, mentre affondo le mie mani tra i tuoi capelli.
Inizi a succhiare il mio clitoride, lo tormenti con la lingua.
Vuoi di più.
Ti rialzi e abbassi il mio vestito, per scoprire il mio seno. Prima lo strizzi, poi mi succhi il capezzolo.
Sposti il tanga quel tanto che basta per bussare sulla mia figa con il tuo cazzo bagnato di saliva. Completamente aperta, con le gambe divaricate, e i liquidi che scolano lungo le mie cosce ti tiro a me dal colletto della camicia per baciarti e tu finalmente entri e in un solo affondo mi riempi e tocchi punti profondi.
Urlo, finalmente piena.
Sollevo la gamba sulla madia per aumentare lo spazio in cui accoglierti. Mi tieni per il culo mentre incessante mi scopi a ritmo costante.
“Cazzo, che bella scopata che sei” mi dici sottovoce a pochi centimetri dalle mie labbra.
In effetti sei una bella scopata anche tu. Con i tuoi capelli lunghi sudati, con le tue mani grandi, la tua lingua carnosa e quel mezzo sorriso che ogni tanto appare sul tuo volto.
Mi baci il collo, mi sposti i capelli, poi scendi lungo la spalla scoperta. Continui a penetrarmi a fondo incessantemente, ti sento toccare il fondo e vibro ad ogni colpo che mi assesti.
No, sono ancora lontano dall’orgasmo. Ma mi diverto.
Vedo che con gli occhi guardi dietro le mie spalle e capisco che stai osservandoci allo specchio.
Non voglio lasciarti questo piacere in via esclusiva, quindi ti allontano. Mi lasci fare.
Mi volto, ti do le spalle, ti guardo dallo specchio, inclinando la testa.
Ti guardo negli occhi mentre mi sporgo in avanti.
Capisci cosa voglio. Sposti il tanga, di nuovo.
Continui a guardarmi negli occhi mentre infili di nuovo il tuo cazzo dentro di me.
Mi metti la mano sulla spalla per tenermi ferma e ti fermi ad ammirare la mia espressione di godimento.
Tu ricominci a spingere, io ricomincio a gemere.
Continui a tenere gli occhi fissi su di me, ti avvicini al mio orecchio e mi respiri dentro. Mi arrapa più questo gesto che il tuo cazzo dentro di me.
Mi sussurri all’orecchio “Quando scopi sei ancora più bella, cazzo” e continui a spingermi e a sbattermi sulla madia.
Porti le mani sul mio petto e mi stringi le tette in una morsa mentre aumenti il ritmo. Ansimi nel mio orecchio, ogni tanto emetti un suono gutturale quasi animalesco che mi fa porta in altri mondi.
Scendi con la mano e inizi a sgrillettarmi, continuando a sbattermi il tuo cazzo fino in fondo.
Alzo il volume della voce.
“Non azzardarti a venire adesso” dici imperativo. “Tienilo ancora un po’” mi dici mentre non accenni a smettere.
Soffro di una sofferenza nuova e tremendamente eccitante: nessuno mi aveva mai chiesto di trattenere un orgasmo. Quasi in un rantolo misto a gemiti ti dico “Tu allora smettila, così è impossibile”.
“No bambina” mi dici “io non smetto e te resisti. Puoi urlare se vuoi, ma io continuo a scopatte così e te non hai il permesso di venire.”
Ti guardo allo specchio e vedo il tuo volto feroce di eccitazione.
La mano sinistra sale sul collo, la mano destra continua a torturarmi il clitoride.
Mi mordi l’orecchio. Sono completamente nelle tue mani.
“Resisti ancora” mi ordini e quasi mi fai male.
Sento un verso di sforzo: stai trattenendo l’orgasmo anche tu.
“Vieni, adesso” mi comandi: in un attimo tutta la mia eccitazione si trasforma in un lago di umori. L’orgasmo è così intenso che parte dal centro del mio ventre e arriva fino al mio cervello e fino alla punta dei piedi. Mi senti contorcere.
Mi stringi forte e capisco che anche tu stai venendo con me, dentro di me. Senza permesso, senza riguardo, senza paura.
Restiamo fermi così, tu avvinghiato a me, io inerme. Respiriamo forte, per la fatica di due orgasmi così dirompenti.
Ti sento sorridere. “E chi cazzo te immaginava così?” Sorrido, sono compiaciuta. Ma ad onor del vero nemmeno io ti immaginavo così.
“Guarda te se una così doveva capitare a quello sfigato di Tommy. Sa’ che te farei io ogni sera?”
Ti guardo di nuovo dallo specchio, senza risponderti.
Il trucco ha retto, il rossetto vale tutti i soldi spesi.
Abbasso la gonna, alzo il vestito, mi ricompongo.
Alzi i boxer e i jeans. Mi sistemo i capelli.
Stai per iniziare ad abbottonare la camicia quando ti chiedo “Mi alzi la zip?” e ti sento ridere “è un modo pe’ dirme che vuoi ricomincia’? Damme 5 minuti!”
Ti fulmino con lo sguardo. “Vabbè, famo domani” dici ridendo e avvicinandoti per sistemare la zip. “Adesso che ti ho aiutato però me merito la ricompensa!” esclami divertito. Ti guardo incredula.
Infili di nuovo le mani sotto la gonna, mi sfili il tanga. “Questo lo tengo io!” dici entusiasta. “Lo rivuoi?”
Del tanga non mi importa molto. Ma il tuo cazzo lo rivorrei, sì.
Forse mi leggi nel pensiero perché mi tocchi di nuovo il culo, proprio come poco fa.
Squilla il telefono, è Tommy. “Mi sono liberato prima, sei ancora a casa o sei già uscita?” “Sto uscendo adesso, ci vediamo lì” gli rispondo.
“Scendi, arrivo” ti ordino. Infili il tanga in tasca ed esci, indosso un altro tanga e prendo la borsa.
Correggo una sbavatura di rossetto e prima di riguardarmi allo specchio penso che questo make-up con scopata è venuto proprio bene.
1
voti
voti
valutazione
10
10
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Se mi offri un caffè, ti offro il bisracconto sucessivo
Il bis del caffè
Commenti dei lettori al racconto erotico