Che cosa vuoi? - Parte 2
di
LaBelle*
genere
etero
Leggi la prima parte qui - https://www.eroticiracconti.it/racconto/80909-che-cosa-vuoi-parte-1
Mi alzo guardandoti. Tu non baci nessuna donna, dopo esserle venuta in bocca. Ricordi? Me lo hai raccontato di ogni donna che te lo ha succhiato: bionde, more, rosse, ogni donna che lo ha preso in bocca non si è mai meritata un tuo bacio. Non farò eccezione, lo so già.
Mi fai alzare, mi prendi il volto tra le mani. Appoggi la tua fronte alla mia, respiri profondamente.
“Sei una stronza.” mi dici. “Hai usato tutto quello che potevi contro di me. Guardarmi negli occhi, succhiarmelo in quel modo…Porca puttana…”
Ti sorrido consapevole e mi divincolo dalla tua morsa. Voglio di più, ma mi vergogno a dirti che voglio di più perché mi sento come se non fossi autorizzata a chiedertelo. Non riesco ancora a parlare, ho paura di dire qualsiasi cosa.
Ma tu mi conosci, lo capisci.
Mentre mi guardo allo specchio, mi prendi per mano e usciamo dal bagno.
Ti fermi al bar, prendi ancora da bere, ancora per due.
Mi fermo a guardarti e ti vedo bellissimo: con i tuoi capelli scuri e quegli occhi color nocciola in cui mi perdo.
Lo senti che ti sto fissando, così ti volti e mi restituisci un sorriso. Mi si ferma il cuore. Che cazzo mi hai fatto?
“Non mi sono dimenticato di te. Abbi solo un po’ di pazienza” mi sussurri. Mi dai un bacio sulla guancia.
Io comunque mi eccito di nuovo.
Prendo una caramella alla menta, aspetto il mojito che ci stanno preparando.
Mi appoggio con le spalle al bancone.
Mi fissi le tette.
“Lo sai che ci sono state serate in cui erano più esposte e più belle? Perché oggi stai in fissa?” Ti chiedo.
“Perché stasera sono mie.” Sentenzi.
“Le guardavi già da prima”
“Sapevo già sarebbero state mie”
“Non ne sarei così sicuro…”
Mi guardi con aria interrogativa.
Non posso dartela vinta così Bruno. Non posso arrendermi a te, a me, a quello che sta succedendo oggi.
C’è Fabio, il grassoccio di prima. Incrocio il suo sguardo, gli sorrido, gli faccio cenno di andare a ballare. Molla il suo drink al suo amico e si precipita in pista.
Mentre lo raggiungo mi volto a sorriderti e ad osservare la tua faccia incredula.
Fabio è felicissimo, mi sussurra “Non ci speravo più!”. Ma sta’ zitto, tra poco ti mollo di nuovo qui. Mi servi solo per riprendere le redini del gioco. Scusa Fabio, ma stasera va così.
Do le spalle a Fabio e ti guardo fisso.
Arrivano i cocktail, rimani a guardare. Fabio prova ad avvicinarsi per cercare un contatto, mi allontano. Lui ci riprova, gli urlo “Fermo.”. Si imbarazza, mi chiede scusa. Mi giro, non ci sei più.
Mi sale l’ansia. Mi stai battendo al mio stesso gioco. Ballavo con Fabio perché sapevo di provocarti, ora che non ci sei tutto è diverso.
“Non so ancora il tuo nome!” mi urla Fabio all’orecchio. Non fa niente, non ti serve, tra poco sarò via per sempre e non mi rivedrai mai più.
Continuo a cercarti tra la folla. Continuo a non vederti.
Mentre ballo, sento il tuo profumo. Mi giro a cercarti e finalmente ti trovo, a pochi centimetri da me. Mi porgi il cocktail, lo prendo. Mi stringi dalla vita, mi lascio prendere.
Lanci mezza occhiataccia a Fabio.
“Sparisci” gli dici.
Fabio ha almeno 30cm di altezza in meno. E le sue spalle non possono reggere il confronto con le tue. Non ci mette troppo a sparire. Addio Fabio, grazie per la bella serata.
Mi guardi, quasi a volermi punire. Ti guardo, divertita.
“Ti diverti?” mi dici. “Potrei divertirmi di più!” ti rispondo con cipiglio.
“Allora ho fatto bene a salutare Mario. Andiamo via”. Mi dici prendendomi per mano e trascinandomi fuori dalla discoteca.
Arriviamo alla macchina, faccio per aprire lo sportello ma non tu non hai ancora tolto l’antifurto. In un secondo sei dietro di me con il peso del tuo corpo. Mi giri, sei a pochi centimetri dalle mie labbra.
Bevo un sorso dalla cannuccia, mentre ti guardo.
“Che cazzo stavi facendo prima?”
Ti sento di nuovo, sei eccitato. Mi eccito anche io.
“Giocavo”
“Con quel coglione?”
Ma davvero sei geloso? Di quel coso poi.
Non ti rispondo. Le tue certezze devono crollare, devi sentirti come mi sento io adesso: spaventata, confusa e terribilmente eccitata.
“Perché?” mi sussurri. Ti avvicini ancora di più.
“Perché no? Hai un valido motivo?”
“Si e lo hai preso in bocca prima.”
“Sei un cretino!” ti rispondo spostandoti. Non me lo permetti, resti fermo nella tua posizione.
Mi prendi la testa con una mano. “Non abbiamo ancora finito io e te.” Mi sussurri a denti stretti.
Mi infili di nuovo la mano sotto la gonna, mi trovi ancora bagnata.
Gemo con le labbra aperte sulla soglia della tua bocca.
Baciami Bruno, ti prego. Ne ho bisogno.
“Mi devi una risposta…” mi dici riprendendo la posizione di comando.
“Che risposta?”
“Cosa vuoi?”
Provo a resistere. Ma le tue dita maleducate dentro di me non mi lasciano tregua.
Sorridi perché lo sai.
“Quindi?” continui. Diventa difficile, quasi impossibile. Anche perché adesso con il pollice mi stuzzichi il clitoride.
Ti getto le braccia al collo, mi tengo alle tue spalle.
“Cosa vuoi?”
“Voglio che mi scopi, Bruno. Voglio dimenticarmi come mi chiamo sotto i tuoi colpi di cazzo.” Ti dico liberandomi di quel peso.
Mi baci, quasi ringhiando. Inaspettatamente.
Ti stacchi, apri la macchina, mi dici imperativo “Sali.”
Appoggi il bicchiere in auto, la accendi, parti veloce. Mi guardi in silenzio, sorridi.
Alzo la gonna di pelle, allargo le gambe.
Ti vedo perdere di lucidità.
Ti lecchi le dita, le riposizioni dentro di me.
Stai pensando al modo più veloce di andare a casa tua, lo leggo nel tuo sguardo.
Il semaforo fa fermare l’auto, ma non te. Ti giri, mi baci, cambi mano e i tuoi movimenti sono più decisi. Non farmi venire così Bruno, ti prego.
“Fermo, ti prego” ti dico staccandomi.
“Che c’è?” mi chiedi preoccupato.
“Voglio venire con te che mi scopi, non così. Sono già al limite…”
Sorridi compiaciuto.
Ti passi la mano tra i capelli, stai impazzendo. Mi baci di nuovo.
“Come faccio a non toccarti fino a casa?”
“Casa è troppo lontana…”
E allora marcia indietro, svolti a sinistra.
Sfrecci veloce e a tuo agio tra queste strade che non conosco. Tu sei sicuro. Io sono eccitata.
Ogni tanto ti volti a guardarmi, mi stringi la coscia.
Ti slaccio di nuovo i pantaloni, non voglio aspettare ancora. Ho voglia di te, adesso.
“Non hai paura che possa sbandare?”
“Mi hai raccontato di tutte le volte in cui ti hanno fatto un pompino mentre guidavi, non ti sei mai schiantato da nessuna parte”
“Non ero mai stato così eccitato però…”
Sono le mie orecchie che percepiscono distorto dopo la discoteca, o è la tua voce che è maledettamente sensuale?
Mi mordo le labbra, vorrei mordere le tue.
Sfilo il tanga, lo appendo allo specchietto retrovisore.
Ti giri a guardarmi, divertito.
Abbasso la cerniera.
Il tuo cazzo fa di nuovo capolino tra i vestiti, lo libero e inizio a baciarlo.
Il cambio automatico ti lascia la mano libera di fare quello che vuoi e tu decidi di afferrare il mio culo e sculacciarlo.
Mugugno eccitata. Ma potrei anche non farlo, perché sai già che mi piace.
Continui con i baci, finché non mi decido a prenderlo in bocca, di nuovo. Conosco già le sue geometrie, questa volta, ma continuo a meravigliarmi di come tutto questo stia succedendo.
Rallenti, la strada diventa leggermente irregolare. Ci fermiamo.
“È quello che penso?“ Ti chiedo.
Ridi. Cerchi una scusa.
“Fai la gelosa?”
“Pensavo fosse più isolato.”
Mi leggi nel pensiero. Sai che faccio rumore, sai che mi faccio sentire quanto mi diverto. Sai anche tutte le figuracce che ho fatto grazie alle mie urla.
“Puoi strillare quanto vuoi, qui” mi sussurri all’orecchio.
È la vibrazione definitiva che mi ha fatto perdere il controllo.
“Allora adesso tocca a te farmi strillare.”
Salto a cavalcioni su di te, con la gonna di pelle nera che si alza di conseguenza. Mi strofino su di te, sul tuo cazzo bagnato prima di saliva e ora dei miei umori.
Ti tengo la faccia tra le mani, voglio guardare la bellezza dei tuoi lineamenti.
Ti bacio con gli occhi aperti, perché voglio essere sicura che tutto questo sia vero.
Ed è vero. A ricordarmelo non è il classico pizzicotto ma le tue mani che mi afferrano il culo abbronzato.
Sbottono la camicia, voglio sentire la tua pelle sotto il tocco delle mie mani.
Le tue mani non restano ferme e vanno in esplorazione del mio corpo. Sali lungo la schiena e mi blocchi la testa direttamente dal collo, per baciarmi senza che io scappi via. Con l’altra mano stringi la mia tetta destra e pizzichi il mio capezzolo. Quante volte ti ho raccontato quanto mi piacesse?
Mi togli la canotta, vuoi vedermi nuda.
Resti fisso a guardarmi.
“Sei più bella di come ti immaginavo… Forse perché sei sopra di me!”
Ti do un pugno sulle braccia, mi fingo offesa.
Ricominciamo a danzare con le lingue nelle bocche.
Mi cingi con le braccia, ti alzi con il corpo per baciarmi meglio.
Fai scendere i pantaloni fino ai polpacci. Ci siamo. Sta per succedere.
Abbandono il mio corpo, abbandono la mia testa, mi lascio travolgere da te, da tutto quello che so che stai per farmi.
“Davvero Bruno?” sussurro.
“Davvero.”
In un attimo scivoli dentro di me, mi riempi.
Mi tieni il culo mentre mi scopi, mi blocchi la testa e mi guardi negli occhi.
Inizio a gemere.
Gli animali che abbiamo tenuto a bada finora finalmente sono liberi. Le tue mani affondano nella mia carne, vogliose, esperte, cattive. Ti sento dentro di me, fino al collo dell’utero. Sento vibrare tutto il mio corpo ad ogni colpo che mi assesti, urlo sempre un po’ più forte.
“Ti credevo più rumorosa” mi dici a voce bassa, provocandomi.
“Ti credevo più bravo” rispondo alla provocazione, ma sto già sorridendo.
Con le braccia mi immobilizzi, mi impedisci ogni movimento. Adesso conduci il gioco tu.
Mi sferri colpi di cazzo violenti e veloci, mi ansimi in bocca, mi guardi negli occhi.
Chiudo gli occhi, urlo: sto venendo, Bruno.
Ti sento respirare quasi ringhiando.
Credo di aver inondato la macchina dei miei umori. Rallento il respiro, rallentano i battiti del cuore. Ci guardiamo e ci sorridiamo.
“Ecco, così rumorosa.”
“Ecco, così bravo.”
Non molliamo un colpo, mai.
Delicatamente mi sposto, torno dapprima sul mio sedile e poi salto dietro.
Mi giro e resto a gambe divaricate, davanti a te, offrendomi.
“Resti lì o vieni a farmi compagnia?”
In un attimo salti dietro e mi sei addosso. Sento di nuovo il tuo profumo.
Affondi la mano tra le mie gambe e incominci a massaggiarmi. Inizio ad ansimare di nuovo, tremo appena mi sfiori.
Ti volti a guardare il bicchiere con l’ultimo cocktail. Allunghi la mano dentro un bicchiere e prendi un cubetto di ghiaccio. Lo porti alla bocca. Ti chini e inizi a baciarmi e leccarmi la fica con quel cubetto di ghiaccio.
Se non fossi già seduta, crollerei, tremo di piacere. Con le mani mi tengo ai sedili, a qualsiasi cosa possa aiutarmi a non perdere il controllo. Sento la tua lingua che disegna le linee delle mie labbra, mentre il cubetto di ghiaccio è fermo sul clitoride. Lo succhi, lo lecchi, va a fuoco.
L’effetto del ghiaccio finisce e ti alzi a guardarmi sorridente.
Lo so cosa vuoi dirmi. Le vuoi assaggiare tutte per comparare i sapori.
“Sei buona. Sei veramente buona. Potrebbe generare dipendenza…”
Ti tiro dalla faccia per baciarti e ti costringo a salire su di me. Affondi la tua mano nella mia schiena per tenermi e in un attimo la tua carne è di nuovo dentro la mia.
“Bruno…” ti sussurro in un sospiro tra un gemito di piacere e un altro.
“Che succede?”
“Fammi venire di nuovo, ti prego.”
Così scoppia il nostro incendio: i tuoi movimenti veloci e decisi, la mia carne che si lacera dal piacere di averti dentro, gli orgasmi che ci travolgono e ci fanno urlare, le mani che cercano appigli lungo i corpi tremanti per aggrapparsi senza andare alla deriva dell’eccitazione, mentre i nostri occhi si guardano fissi e dicono più di quello che qualsiasi gemito potrebbe dire.
Restiamo ansimanti in silenzio. Ci sorridiamo.
Mi accarezzi i capelli. Non riusciamo a parlare.
Non voglio ancora che la tua pelle si stacchi dalla mia e ti bacio. Mi restituisci il bacio con dolcezza.
“Comunque” ti dico senza riuscire a guardarti negli occhi “la tizia con il top bianco non la conoscevo, non ho idea di chi sia. Sinceramente non so nemmeno perché ti ho risposto in quel modo.”
“Lo so bene che non la conosci” mi dici in un sussurro.
“È la fidanzata francese di mio cugino, ci siamo presentati qualche giorno fa.”
Sgrano gli occhi.
“Sicura che non sai perché mi hai risposto in quel modo?”
Rispondo silenzio.
Sorridi.
“Mi hai risposto in quel modo e ho capito che stavi allontanandomi da un’altra stasera, chiunque fosse.
Mi sono chiesto perché stessi facendo così e mi è venuta in mente solo una risposta. Mi sono avvicinato, eccitato. Ho cercato di capire fin dove potessi spingermi facendoti cadere in contraddizione.”
Non riesco a parlare.
“Poi tu stasera vestita così eri micidiale. Ma come cazzo ti è venuto in mente di non mettere il reggiseno?”
Sorrido.
Mi baci di nuovo, mi sollevi.
“Adesso andiamo a casa? Mia, si intende.”
“Solo se hai del ghiaccio…”
Prendi un altro cubetto rimasto, lo passi sui capezzoli ancora scoperti, ora bagnati.
Rispondono alla stimolazione. Ti avvicini a leccarli.
“Rivestiti, adesso andiamo a divertirci.”
Mi alzo guardandoti. Tu non baci nessuna donna, dopo esserle venuta in bocca. Ricordi? Me lo hai raccontato di ogni donna che te lo ha succhiato: bionde, more, rosse, ogni donna che lo ha preso in bocca non si è mai meritata un tuo bacio. Non farò eccezione, lo so già.
Mi fai alzare, mi prendi il volto tra le mani. Appoggi la tua fronte alla mia, respiri profondamente.
“Sei una stronza.” mi dici. “Hai usato tutto quello che potevi contro di me. Guardarmi negli occhi, succhiarmelo in quel modo…Porca puttana…”
Ti sorrido consapevole e mi divincolo dalla tua morsa. Voglio di più, ma mi vergogno a dirti che voglio di più perché mi sento come se non fossi autorizzata a chiedertelo. Non riesco ancora a parlare, ho paura di dire qualsiasi cosa.
Ma tu mi conosci, lo capisci.
Mentre mi guardo allo specchio, mi prendi per mano e usciamo dal bagno.
Ti fermi al bar, prendi ancora da bere, ancora per due.
Mi fermo a guardarti e ti vedo bellissimo: con i tuoi capelli scuri e quegli occhi color nocciola in cui mi perdo.
Lo senti che ti sto fissando, così ti volti e mi restituisci un sorriso. Mi si ferma il cuore. Che cazzo mi hai fatto?
“Non mi sono dimenticato di te. Abbi solo un po’ di pazienza” mi sussurri. Mi dai un bacio sulla guancia.
Io comunque mi eccito di nuovo.
Prendo una caramella alla menta, aspetto il mojito che ci stanno preparando.
Mi appoggio con le spalle al bancone.
Mi fissi le tette.
“Lo sai che ci sono state serate in cui erano più esposte e più belle? Perché oggi stai in fissa?” Ti chiedo.
“Perché stasera sono mie.” Sentenzi.
“Le guardavi già da prima”
“Sapevo già sarebbero state mie”
“Non ne sarei così sicuro…”
Mi guardi con aria interrogativa.
Non posso dartela vinta così Bruno. Non posso arrendermi a te, a me, a quello che sta succedendo oggi.
C’è Fabio, il grassoccio di prima. Incrocio il suo sguardo, gli sorrido, gli faccio cenno di andare a ballare. Molla il suo drink al suo amico e si precipita in pista.
Mentre lo raggiungo mi volto a sorriderti e ad osservare la tua faccia incredula.
Fabio è felicissimo, mi sussurra “Non ci speravo più!”. Ma sta’ zitto, tra poco ti mollo di nuovo qui. Mi servi solo per riprendere le redini del gioco. Scusa Fabio, ma stasera va così.
Do le spalle a Fabio e ti guardo fisso.
Arrivano i cocktail, rimani a guardare. Fabio prova ad avvicinarsi per cercare un contatto, mi allontano. Lui ci riprova, gli urlo “Fermo.”. Si imbarazza, mi chiede scusa. Mi giro, non ci sei più.
Mi sale l’ansia. Mi stai battendo al mio stesso gioco. Ballavo con Fabio perché sapevo di provocarti, ora che non ci sei tutto è diverso.
“Non so ancora il tuo nome!” mi urla Fabio all’orecchio. Non fa niente, non ti serve, tra poco sarò via per sempre e non mi rivedrai mai più.
Continuo a cercarti tra la folla. Continuo a non vederti.
Mentre ballo, sento il tuo profumo. Mi giro a cercarti e finalmente ti trovo, a pochi centimetri da me. Mi porgi il cocktail, lo prendo. Mi stringi dalla vita, mi lascio prendere.
Lanci mezza occhiataccia a Fabio.
“Sparisci” gli dici.
Fabio ha almeno 30cm di altezza in meno. E le sue spalle non possono reggere il confronto con le tue. Non ci mette troppo a sparire. Addio Fabio, grazie per la bella serata.
Mi guardi, quasi a volermi punire. Ti guardo, divertita.
“Ti diverti?” mi dici. “Potrei divertirmi di più!” ti rispondo con cipiglio.
“Allora ho fatto bene a salutare Mario. Andiamo via”. Mi dici prendendomi per mano e trascinandomi fuori dalla discoteca.
Arriviamo alla macchina, faccio per aprire lo sportello ma non tu non hai ancora tolto l’antifurto. In un secondo sei dietro di me con il peso del tuo corpo. Mi giri, sei a pochi centimetri dalle mie labbra.
Bevo un sorso dalla cannuccia, mentre ti guardo.
“Che cazzo stavi facendo prima?”
Ti sento di nuovo, sei eccitato. Mi eccito anche io.
“Giocavo”
“Con quel coglione?”
Ma davvero sei geloso? Di quel coso poi.
Non ti rispondo. Le tue certezze devono crollare, devi sentirti come mi sento io adesso: spaventata, confusa e terribilmente eccitata.
“Perché?” mi sussurri. Ti avvicini ancora di più.
“Perché no? Hai un valido motivo?”
“Si e lo hai preso in bocca prima.”
“Sei un cretino!” ti rispondo spostandoti. Non me lo permetti, resti fermo nella tua posizione.
Mi prendi la testa con una mano. “Non abbiamo ancora finito io e te.” Mi sussurri a denti stretti.
Mi infili di nuovo la mano sotto la gonna, mi trovi ancora bagnata.
Gemo con le labbra aperte sulla soglia della tua bocca.
Baciami Bruno, ti prego. Ne ho bisogno.
“Mi devi una risposta…” mi dici riprendendo la posizione di comando.
“Che risposta?”
“Cosa vuoi?”
Provo a resistere. Ma le tue dita maleducate dentro di me non mi lasciano tregua.
Sorridi perché lo sai.
“Quindi?” continui. Diventa difficile, quasi impossibile. Anche perché adesso con il pollice mi stuzzichi il clitoride.
Ti getto le braccia al collo, mi tengo alle tue spalle.
“Cosa vuoi?”
“Voglio che mi scopi, Bruno. Voglio dimenticarmi come mi chiamo sotto i tuoi colpi di cazzo.” Ti dico liberandomi di quel peso.
Mi baci, quasi ringhiando. Inaspettatamente.
Ti stacchi, apri la macchina, mi dici imperativo “Sali.”
Appoggi il bicchiere in auto, la accendi, parti veloce. Mi guardi in silenzio, sorridi.
Alzo la gonna di pelle, allargo le gambe.
Ti vedo perdere di lucidità.
Ti lecchi le dita, le riposizioni dentro di me.
Stai pensando al modo più veloce di andare a casa tua, lo leggo nel tuo sguardo.
Il semaforo fa fermare l’auto, ma non te. Ti giri, mi baci, cambi mano e i tuoi movimenti sono più decisi. Non farmi venire così Bruno, ti prego.
“Fermo, ti prego” ti dico staccandomi.
“Che c’è?” mi chiedi preoccupato.
“Voglio venire con te che mi scopi, non così. Sono già al limite…”
Sorridi compiaciuto.
Ti passi la mano tra i capelli, stai impazzendo. Mi baci di nuovo.
“Come faccio a non toccarti fino a casa?”
“Casa è troppo lontana…”
E allora marcia indietro, svolti a sinistra.
Sfrecci veloce e a tuo agio tra queste strade che non conosco. Tu sei sicuro. Io sono eccitata.
Ogni tanto ti volti a guardarmi, mi stringi la coscia.
Ti slaccio di nuovo i pantaloni, non voglio aspettare ancora. Ho voglia di te, adesso.
“Non hai paura che possa sbandare?”
“Mi hai raccontato di tutte le volte in cui ti hanno fatto un pompino mentre guidavi, non ti sei mai schiantato da nessuna parte”
“Non ero mai stato così eccitato però…”
Sono le mie orecchie che percepiscono distorto dopo la discoteca, o è la tua voce che è maledettamente sensuale?
Mi mordo le labbra, vorrei mordere le tue.
Sfilo il tanga, lo appendo allo specchietto retrovisore.
Ti giri a guardarmi, divertito.
Abbasso la cerniera.
Il tuo cazzo fa di nuovo capolino tra i vestiti, lo libero e inizio a baciarlo.
Il cambio automatico ti lascia la mano libera di fare quello che vuoi e tu decidi di afferrare il mio culo e sculacciarlo.
Mugugno eccitata. Ma potrei anche non farlo, perché sai già che mi piace.
Continui con i baci, finché non mi decido a prenderlo in bocca, di nuovo. Conosco già le sue geometrie, questa volta, ma continuo a meravigliarmi di come tutto questo stia succedendo.
Rallenti, la strada diventa leggermente irregolare. Ci fermiamo.
“È quello che penso?“ Ti chiedo.
Ridi. Cerchi una scusa.
“Fai la gelosa?”
“Pensavo fosse più isolato.”
Mi leggi nel pensiero. Sai che faccio rumore, sai che mi faccio sentire quanto mi diverto. Sai anche tutte le figuracce che ho fatto grazie alle mie urla.
“Puoi strillare quanto vuoi, qui” mi sussurri all’orecchio.
È la vibrazione definitiva che mi ha fatto perdere il controllo.
“Allora adesso tocca a te farmi strillare.”
Salto a cavalcioni su di te, con la gonna di pelle nera che si alza di conseguenza. Mi strofino su di te, sul tuo cazzo bagnato prima di saliva e ora dei miei umori.
Ti tengo la faccia tra le mani, voglio guardare la bellezza dei tuoi lineamenti.
Ti bacio con gli occhi aperti, perché voglio essere sicura che tutto questo sia vero.
Ed è vero. A ricordarmelo non è il classico pizzicotto ma le tue mani che mi afferrano il culo abbronzato.
Sbottono la camicia, voglio sentire la tua pelle sotto il tocco delle mie mani.
Le tue mani non restano ferme e vanno in esplorazione del mio corpo. Sali lungo la schiena e mi blocchi la testa direttamente dal collo, per baciarmi senza che io scappi via. Con l’altra mano stringi la mia tetta destra e pizzichi il mio capezzolo. Quante volte ti ho raccontato quanto mi piacesse?
Mi togli la canotta, vuoi vedermi nuda.
Resti fisso a guardarmi.
“Sei più bella di come ti immaginavo… Forse perché sei sopra di me!”
Ti do un pugno sulle braccia, mi fingo offesa.
Ricominciamo a danzare con le lingue nelle bocche.
Mi cingi con le braccia, ti alzi con il corpo per baciarmi meglio.
Fai scendere i pantaloni fino ai polpacci. Ci siamo. Sta per succedere.
Abbandono il mio corpo, abbandono la mia testa, mi lascio travolgere da te, da tutto quello che so che stai per farmi.
“Davvero Bruno?” sussurro.
“Davvero.”
In un attimo scivoli dentro di me, mi riempi.
Mi tieni il culo mentre mi scopi, mi blocchi la testa e mi guardi negli occhi.
Inizio a gemere.
Gli animali che abbiamo tenuto a bada finora finalmente sono liberi. Le tue mani affondano nella mia carne, vogliose, esperte, cattive. Ti sento dentro di me, fino al collo dell’utero. Sento vibrare tutto il mio corpo ad ogni colpo che mi assesti, urlo sempre un po’ più forte.
“Ti credevo più rumorosa” mi dici a voce bassa, provocandomi.
“Ti credevo più bravo” rispondo alla provocazione, ma sto già sorridendo.
Con le braccia mi immobilizzi, mi impedisci ogni movimento. Adesso conduci il gioco tu.
Mi sferri colpi di cazzo violenti e veloci, mi ansimi in bocca, mi guardi negli occhi.
Chiudo gli occhi, urlo: sto venendo, Bruno.
Ti sento respirare quasi ringhiando.
Credo di aver inondato la macchina dei miei umori. Rallento il respiro, rallentano i battiti del cuore. Ci guardiamo e ci sorridiamo.
“Ecco, così rumorosa.”
“Ecco, così bravo.”
Non molliamo un colpo, mai.
Delicatamente mi sposto, torno dapprima sul mio sedile e poi salto dietro.
Mi giro e resto a gambe divaricate, davanti a te, offrendomi.
“Resti lì o vieni a farmi compagnia?”
In un attimo salti dietro e mi sei addosso. Sento di nuovo il tuo profumo.
Affondi la mano tra le mie gambe e incominci a massaggiarmi. Inizio ad ansimare di nuovo, tremo appena mi sfiori.
Ti volti a guardare il bicchiere con l’ultimo cocktail. Allunghi la mano dentro un bicchiere e prendi un cubetto di ghiaccio. Lo porti alla bocca. Ti chini e inizi a baciarmi e leccarmi la fica con quel cubetto di ghiaccio.
Se non fossi già seduta, crollerei, tremo di piacere. Con le mani mi tengo ai sedili, a qualsiasi cosa possa aiutarmi a non perdere il controllo. Sento la tua lingua che disegna le linee delle mie labbra, mentre il cubetto di ghiaccio è fermo sul clitoride. Lo succhi, lo lecchi, va a fuoco.
L’effetto del ghiaccio finisce e ti alzi a guardarmi sorridente.
Lo so cosa vuoi dirmi. Le vuoi assaggiare tutte per comparare i sapori.
“Sei buona. Sei veramente buona. Potrebbe generare dipendenza…”
Ti tiro dalla faccia per baciarti e ti costringo a salire su di me. Affondi la tua mano nella mia schiena per tenermi e in un attimo la tua carne è di nuovo dentro la mia.
“Bruno…” ti sussurro in un sospiro tra un gemito di piacere e un altro.
“Che succede?”
“Fammi venire di nuovo, ti prego.”
Così scoppia il nostro incendio: i tuoi movimenti veloci e decisi, la mia carne che si lacera dal piacere di averti dentro, gli orgasmi che ci travolgono e ci fanno urlare, le mani che cercano appigli lungo i corpi tremanti per aggrapparsi senza andare alla deriva dell’eccitazione, mentre i nostri occhi si guardano fissi e dicono più di quello che qualsiasi gemito potrebbe dire.
Restiamo ansimanti in silenzio. Ci sorridiamo.
Mi accarezzi i capelli. Non riusciamo a parlare.
Non voglio ancora che la tua pelle si stacchi dalla mia e ti bacio. Mi restituisci il bacio con dolcezza.
“Comunque” ti dico senza riuscire a guardarti negli occhi “la tizia con il top bianco non la conoscevo, non ho idea di chi sia. Sinceramente non so nemmeno perché ti ho risposto in quel modo.”
“Lo so bene che non la conosci” mi dici in un sussurro.
“È la fidanzata francese di mio cugino, ci siamo presentati qualche giorno fa.”
Sgrano gli occhi.
“Sicura che non sai perché mi hai risposto in quel modo?”
Rispondo silenzio.
Sorridi.
“Mi hai risposto in quel modo e ho capito che stavi allontanandomi da un’altra stasera, chiunque fosse.
Mi sono chiesto perché stessi facendo così e mi è venuta in mente solo una risposta. Mi sono avvicinato, eccitato. Ho cercato di capire fin dove potessi spingermi facendoti cadere in contraddizione.”
Non riesco a parlare.
“Poi tu stasera vestita così eri micidiale. Ma come cazzo ti è venuto in mente di non mettere il reggiseno?”
Sorrido.
Mi baci di nuovo, mi sollevi.
“Adesso andiamo a casa? Mia, si intende.”
“Solo se hai del ghiaccio…”
Prendi un altro cubetto rimasto, lo passi sui capezzoli ancora scoperti, ora bagnati.
Rispondono alla stimolazione. Ti avvicini a leccarli.
“Rivestiti, adesso andiamo a divertirci.”
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