La bastarda

di
genere
sadomaso

Capitolo terzo. Nuda come un verme, mi incamminai dietro a loro all'interno della casa. Era una casa molto grande, con molte stanze, una villetta con un grande giardino, vicino alla città, ma piuttosto isolata dalla stessa. Ad un certo punto mi presi di coraggio e chiesi:"scusate, dovrei andare in bagno e avrei bisogno di fare una doccia". Per la doccia dovrai aspettare, per il bagno ci puoi andare, fu la risposta di entrambi. Ci fermammo davanti a una porta chiusa. "Entra pure, questo d'ora in poi sarà il tuo bagno". Un bagno personale, pensai, forse sono migliori di quanto pensassi. Aperta la porta tornai subito alla realtà. All'interno c'era una stanza lurida, che non si puliva da anni. Il water aveva incrostazioni che neanche 20 bottiglie di acido avrebbero tolto, il lavandino, il bidè e la doccia idem, i germi se si fossero potuti vedere, non credo sarebbe bastato un numero a 100 zeri per contarli. "Mamma non pretenderai che mi sieda su quel water, prenderò un'infezione". "Non ti preoccupare, le bastarde hanno gli anticorpi buoni, e comunque o la fai li o te la tieni e se te la fai di sopra sarai punita senza pensarci 2 volte.". Non pisciavo dalla mattina, non c'è la facevo più. Con grande schifo, poggiai il mio culo su quel lurido water, ebbi un attimo di esitazione, capii che dovevo farla davanti a loro e senza alcuna privacy pisciai. Mi portarono in uno sgabuzzino, dove mi diedero un paio di mutande e un vestito. Finalmente potevo rivestirmi. La fregatura però era dietro l'angolo. Il vestito era pesantissimo, eravamo a fine luglio e faceva un gran caldo, e insieme alle mutande era di un tessuto che mi pizzicava ed irritava la pelle. È la tua divisa di lavoro, mi fu risposto. "Lavoro? Che lavoro?". Gioia mia, non pretenderai, di venire qui a mangiare a sbafo? rispose mia madre. Ti dovrai guadagnare ogni singola briciola di pane che mangerai. Per questa sera vattene a letto, domani comincia la tua nuova vita. Fui portata in camera mia, una stanza che era poco più di uno sgabuzzino. C'era una rete sgangherata, su cui era posto un materasso molto malandato, di quelli che ti fanno venire i dolori alla schiena e un piccolo tavolo senza sedie. Mio padre, malgrado le mie proteste, mi lego'le mani dietro la schiena e mi corico' direttamente sul materasso , senza lenzuolo. Quindi mi copri' con un pesante e lurido plaid. La porta si chiuse dietro a loro. Ora potevo riposare, ma di riposare non se ne parlava neanche. Fu una notte terribile, faceva un caldo insopportabile, dopo pochi minuti ero sudata fino all'inverosimile. Mi dimenai, gridai, riuscii, pur con le mani legate a scoprirmi un pochettino, ma non riuscii a trovare un po' di sollievo, il vestito per la stagione era troppo pesante. Non so quanto tempo passò, mi sembrava di soffocare, alla fine mi addormentai. Non credo di avere dormito molto.
scritto il
2023-03-21
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