La bastarda

di
genere
sadomaso

Capitolo quarto. Alle 6 in punto si apri la porta della mia camera. "Alzati", gridò mia madre. "Ho sonno, mamma, ti prego fammi dormire un altro po'". Senza tanti complimenti mio padre mi afferrò per i capelli e mi gettò giù dal letto. "Hai dormito anche troppo, alzati e vatti a fare i lavori di casa".
Appena il tempo di fare una pisciata in quel lurido cesso e mi ritrovai in ginocchio a pulire i pavimenti, secchio, straccio e olio di gomito. Rimasi parecchie ore in quella posizione. Alle 11 chiesi il bagno. Mi fu negato. Dovetti trattenerla fino alle 13 quando ci fu la sosta per il pranzo. In tavola arrivò risotto con gli spinaci. Mi venne l'acquolina in bocca, non mangiavo dal giorno prima. Ebbi subito una delusione. Nel mio piatto furono messi solo degli spinaci bolliti. Protestai. "Non sei contenta"? disse la mia matrigna. Non ci sono problemi, li mangerei stasera. Per ora puoi tornatene al lavoro. "Ma no mamma io"... "Vattene a lavorare". Mamma, io.... "Ti ho detto di andare a lavorare". "Mamma".... "Al lavoroooooo". Con le lacrime agli occhi e lo stomaco vuoto me ne tornai a faticare. Gli spinaci li mangiai la sera, freddi e senza sapore, visto che erano sconditi. Avevo messo qualche cosa nello stomaco ma avevo più fame di prima. Alle 23 andai a letto dopo 17 ore di lavoro. La notte fu peggiore della prima. Il caldo era ancora più asfissiante. Non riuscii a dormire e alle 6 in punto ero di nuovo ai posti di combattimento. Rimasi tutta la giornata sulla scala a pulire le vetrate, c'è n'erano una ventina, sotto un sole rovente che mi faceva sudare come una fontana, con le piante dei piedi nudi che mi facevano male. Mi fu negato il bagno, mi pisciai addosso e per punizione saltai il pranzo. A cena mi fu servita una pera sfatta che rifiutai. Rimasi digiuna e la mangiai l'indomani a pranzo ancora più sfatta. Passò all'incirca un mese. Potei fare un primo bilancio. Lavoro massacrante, stomaco costantemente vuoto, poco cibo, mai gustoso, a volte anche accettabile, a volte disgustoso, mai un pasto caldo. Imparai che era inutile rifiutare il cibo perché sarei rimasta digiuna e lo avrei mangiato al pasto successivo. Meglio mangiare anche l'immangiabile. A fine agosto avevo subito 12 punizioni, tutte durissime. Una punizione per me equivaleva ad essere "scannata". La più dura il giorno di ferragosto, 60 nerbate. Appena 2 giorni prima, stavo pulendo il pavimento della cucina, li vidi entrare con un armamentario. Capii che per me era pronta una fregatura. Dopo 2 minuti ero con una sonda da clistere in culo. Inutili le mie proteste. La somministrazione fu lentissima. L'acqua entrava nel mio retto quasi goccia a goccia. Il contenitore si svuoto' dopo 3 lunghi quarti d'ora. Pensavo di potermi liberare invece il contenitore fu nuovamente riempito e la tortura ricominciò. Stavolta mi bendarono gli occhi. Non avevo più punti di riferimento e mi misi a smaniare. "Basta, vi prego, non ce la faccio più, sto scoppiando, ho lo stomaco che mi scoppia, l'acqua mi è arrivata in gola, a momenti mi esce dalla bocca. Basta, vi prego, interrompete". Il supplizio fini' quando l'ultima goccia fu nel mio intestino e ne cominciò un altro. Dovevo trattenerla per mezz'ora. Di lì a poco cominciarono violente coliche. Aaaahhhh, aaaahhhh, aaaahhhh, che dolore, che male, fatemi andare in bagno, vi prego, non c'è la faccio più, ahi, ahi, ahia, ahia ahiiiiiii. Fu la mezz'ora più lunga della mia vita. Da allora il clistere mi venne regolarmente fatto ogni settimana. Fui sempre presa alla sprovvista in quanto me lo facevano sempre in giorni diversi e mai alla stessa ora. Qualche volta 2 in una settimana, qualche volta 2 in un giorno.
scritto il
2023-03-23
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