Farsi sbattere da uno schiavo? Cap6
di
Chiodino
genere
dominazione
Cap.6
HO UNO SCHIAVO, DIRE SUCCUBE, FA PIU' FINO. NON E' PER NIENTE FINO SCOPARSELO. PROIBITO ANZI DALLE CONVENIENZE IN CERTI AMBIENTI DI DONNE.
Torno a casa solo domenica. Bella, la giovane e deliziosa schiava, schiava di chi? Mi ha fatta uscire di testa. Una bocca che sa di miele, morbida ed ubbidiente ma, di tanto in tanto e per un attimo solo, esigente. Ubbidiente quasi sempre ma talvolta esigente e ribelle, in tutto, per un attimo solo, poi, consapevole della possibile punizione, si offre immobile al colpo, che mai però arriva perchè impazzisco per lei, per il suo sorriso, per il suo sguardo, per le mani tepide sui miei seni ed i seni piccoli e sodi di lei sotto le mie dita, che guida per il piacere di entrambe. Impazzisco per le labbra e la lingue e perfino i dentini candidi ed aguzzi sui miei capezzoli, all'interno delle mie cosce fin quasi là, ma quasi sempre senza arrivarci. Mi guidava a fare altrettanto, imperiosa e dolce, diabolica. Tutto mi piaceva in lei: gli occhi limpidi che si annebbiavano ed incupivano nel piacere, la vita snella e le natiche poco più che appena accennate ma perfette e deliziose da esplorare e schiudere per scoprire la rosetta che ho imparato a baciare, deliziandomi nel sentirla fremere di piacere. Lei poi mi rendeva ad usura il favore. Andavo in estasi e amavo il monte di venere glabro ma cicciotto, la voce persino...Me ne stavo innamorando, perdutamente. Marcella però ha l'occhio fino e mi ha fatto un bel discorsetto. E' solo una schiava, bella, di gran valore ma UNA SCHIAVA! Goditela, impara, ma...non fare stronzate. E' la prima volta che la sento usare parole scurrili e ne sono impressionata. Poi ci ragiono sopra e ringraziandola, Marcella intendo, mi faccio fare dalla schiava, me la godo un'ultima volta e me ne vado senza salutarla. Bella intendo. Ho trascorso con lei però ogni ora ed ogni minuto di quei due giorni. Con Bella, la dolce Bella. Rientro a casa domenica, nel tardo pomeriggio. Stefano rientrerà dopo cena dallo stage, invece, sorpresa, è già qui, sia pure da poco. Mi faccio raccontare come sono andate le cose e vedo che è emozionato. Per l'andamento molto positivo di questi giorni faticosi ed impegnativi, suppongo. Mentre mi lava però sento che deve esserci qualcosa d'altro. Non è soltanto la probabilità, quasi la certezza di ottenere grazie ai risultati di questi giorni un voto migliore nell'esame che affronterà tra poco e la certezza o quasi, di farsi assegnare una delle pochissime tesi che questo insegnante concede. E' importante per il suo futuro. Che altro? Qualcosa c'è, lo comincio a conoscere troppo bene per sbagliarmi. Dopo aver minuziosamente detto tutto quel che c'era da dire sullo stage, tace, come sempre e più di sempre. Ceno in vestaglia, servito da lui ovviamente nudo. Qualcosa mi ha colpito fin dall'inizio ma continuo a non capire fin quando, come consueto ormai, lo prendo per il cazzo per portarmelo in camera. Sempre a questo punto il membro si inturgidisce ed io, camminando, stringo ed allento la stretta, portandolo quasi al parossismo. So però quando fermarmi, cioè ai piedi del mio letto quando mi sdraio in attesa delle sue ancora penosamente inesperte attenzioni. Questa volta lo sento gonfio e duro, alla massima erezione fin da prima che lo stringa nel consueto massaggio del cazzo. Come mai? Mi ero ripromessa di iniziare da subito a trasmettergli, fingendola farina del mio sacco, quello che avevo imparato con Bella, invece lo osservo, lo studio mentre si sforza di darmi piacere con la lingua e le dita. Godo, è vero, ma è come sempre “pressapochista”, segue l'istinto, il suo istinto, cerca subito il centro del mio piacere o meglio quello che pensa esserlo. E', se mai, più irruento e meno delicato, meno efficace. Sto per redarguirlo quando un dubbio, doloroso quanto un ferro rovente mi attanaglia. E' stato con un'altra donna! No, impossibile! Scaccio questo dubbio peregrino, avrebbe poi imparato qualcosa mentre è il solito ed inesperto Stefano, solo più voglioso ed affamato di me e del mio corpo, molto più voglioso...di compiacermi, di farmi godere e nonostante quasi due giorni di passione erotica sconvolgenti, godo appunto, per poi abbattermi sfinita. Lo guardo e vedo il suo di sguardo, adorante e felice più che mai. Subito, vergognoso, distoglie gli occhi. No, nessuna altra donna od uomo, solo la sua fame di me per la lontananza di pochi giorni. Ne sono contenta ma per un attimo mi lascio prendere da una incomprensibile frenesia. Vorrei fargli male, legarlo e segnargli il petto e le cosce di dolorose zebrature a frustate. Colpirgli il cazzo ed i testicoli, farlo urlare. Perché mai? Per il mio solo piacere, per sentirlo ancora più mio! No, sarebbe sciocco, puerile ed inutile, non ora almeno, più avanti, tra qualche giorno, dopo l'esame almeno, anzi solo quando sarà pronto anche a questo. Una idea. Porta la scatola, ordino. Rido tra me per la sua espressione, pensa ad una punizione, questo ha voluto dire la scatola nelle due occasioni precedenti. Gongolo, sarà una sorpresa. Lo ammanetto a braccia e gambe divaricate. Lo carezzo tra le gambe, gli soppeso i testicoli, stringo il cazzo, il più bel cazzo che abbia mai toccato od anche solo visto e lui apre gli occhi, mi guarda sorpreso. Sorride di rimando al mio sorriso, ancora timoroso, dubbioso su quello che sta per succedere. Lo strizzo, è rigido, di ferro, col glande del tutto scoperto, si, il più bel cazzo della mia vita, il secondo che tocco, l'unico oltre a quello di mio marito che certo non maneggiavo altrettanto in libertà. Trattenendo a stento un sospiro di desiderio salgo a carezzare il volto, la mano scivola a sfiorare il corpo muscoloso, mascolino, così diverso dall'altro che ho carezzato a lungo in questi due giorni. Quasi mi ritraggo, per un attimo infastidita, quasi infastidita dalla diversità, perchè è un corpo perfetto, da urlo. Ti meriti un premio ed ora l'avrai. Vorrei baciarlo, vorrei baciargli il cazzo, vorrei usarlo ed impalarmici sopra. Non potrebbe impedirmelo. Impedirmelo? Ne sarebbe più che entusiasta. Ma non posso, non devo neppure sfiorarlo con le labbra questo splendido cazzo. Questo cazzo che mi appartiene. Non è giusto. Ecco, è una lezione. Ora, gli dico, ti mostrerò come devi carezzarmi. Non è la stessa cosa, siamo diversi, ma il principio è lo stesso, identico. Mio caro schiavo, questa è la prima lezione. Alcune cose importanti: il tuo bel cazzo non deve mai entrare in contatto con il mio sesso. La mia bocca è inviolabile al tuo membro ed alla tua di bocca. Sai che la frusta fa male. Sbaglia, disattendi anche solo minimamente a quello che ti ho appena detto e vedrai che esistono punizioni peggiori di quelle che hai sopportato.
Si, certo Padrona. A lungo, forse fin troppo a lungo bacio il suo corpo, ma non la bocca e men che meno la sua virilità. Comincio dalle orecchie e poi scendo a mordicchiare e torcere i capezzoli, giù, sempre più giù per poi risalire un poco e ridiscendere. Bacio, lieve, l'interno delle cosce, risalgo, mi avvicino allo scroto, poi risalgo. Non me ne accorgo ed un seno preme sulle sue labbra che schiude per suggere e lambire. Lappa il capezzolo per poi stringerlo appena tra i denti senza farmi assolutamente male, anzi...esito ma lo devo allontanare...e me ne dispiaccio. E' tardi però, quei pochi attimi sono bastati a farmi quasi impazzire ed una vera frustata mi traversa il ventre e le reni. Stringo il cazzo e sono vogliosa fino al parossismo. Sfioro con le labbra schiuse la verga inturgidita, anche con la lingua forse, non so, non sono certa. Sono pazza e comincio a stringere ed allentare la mano nel dubbio se...oppure ...ed alito sul glande scoperto, mentre gli stringo leggermente i testicoli. Non volevo arrivare a tanto ma non mi trattengo, non riesco a trattenermi e non può trattenersi lui. No Padrona, basta, io....ma è troppo tardi, il fiotto di sperma, con un arco perfetto quasi gli raggiunge il petto e io continuo tanto da raccogliere poi sulla mano le ultime gocce che odoro: sanno di buono.
Il letto è stato rifatto, noi siamo stati insieme sotto il getto della doccia ristoratrice . Uno spuntino di quasi mezzanotte si impone. Nudo ma di nuovo quasi pronto mi serve. Mangiando, ho fame, penso al futuro. E' pallido, tiene gli occhi bassi, ti vergogni? E perchè mai? Volevo premiarti e ti ho premiato. Comunque mi appartieni e farai sempre e solo quello che voglio io, Chiaro? Prima che possa dire alcunché proseguo. Per qualche giorno, fino a dopo l'esame basta eccessive distrazioni, devi studiare. Farai solo il minimo per la casa, cucina cose veloci, conosci i miei gusti, e niente altre distrazioni serali. Gli sorrido e questo sembra rincuorarlo. Qualche leggero fastidio mi avverte che il mio ciclo sta forse per cominciare, in anticipo di un giorno o due. Capita. Studia, se non prendi un ottimo voto ti riduco a strisce con la frusta, dovrai dormire sulla faccia per una settimana almeno.
Temo che faticherò ad addormentarmi, rimugino a quanto successo prima con Bella e poi questa sera. Avevo pensato di provare amore per Bella, invece mi accorgo che solo mi piace farmela a letto. Mi piace molto, da morire, ma non è amore. Per qualche momento ho pensato di amare Stefano. Lo amo come amo questa casa, le scarpe nuove e lo splendido accendino d'oro e smalto che ho appena fatto riparare...mi piace, mi appartiene e...col cavolo che lo lascerò andare quando avrà finiti gli studi. Non si getta un accendino Cartier, un gioiello. Respiro a fondo soddisfatta. Me lo terrò; per allora, anzi molto prima, sarà uno schiavo sottomesso ed istruito a dovere. Felice di restare con me, di servirmi in tutto. Mi alzo e mi preparo al peggio posizionando l'assorbente interno. Lui imparerà a servirmi anche in queste cose intime. Perché no, è il mio schiavo.
Sono in ufficio ed è quasi ora di preparar le mie carabattole per tornare a casa quando suona il telefono. Rispondo un poco infastidita temendo sia una rottura di scatole tipo: si può fermare un paio d'ore in più? Ci sarebbe da...
Ciao Daria, sono...ciao Marcella...i soliti convenevoli mentre mi chiedo cosa voglia. Puoi parlare? Sei sola o disturbo? No cara, ho avuto da fare tutto il giorno ma adesso, e mento, stavo pensando di chiamarti, per ringraziarti. Se ti interessa, dice Marcella, pur senza essere una chiacchierona, Bella non smette di parlare di te. Mi fa piacere ed anzi volevo telefonare appunto per ringraziarti di due cose. Una è Bella, l'altra cosa è l'avermi avvertita di non fare la puntini puntini. E' lei a ridere, quella sua incantevole risata roca. Non ti sei offesa? Per niente, anzi! Non è che per lei tu abbia qualcosa, che senta...No. Un no secco, definitivo, che Marcella coglie ed interpreta al volo come tale. E' una che sente l'erba crescere. Capisce al volo. Ne sono contenta, prosegue, temevo di aver commesso un piccolo guaio, grosso anzi. Per un attimo avevo persino pensato...di avermi sopravalutata, finisco io. Aspetto, non mi ha chiamata solo per questo. Sono io nei guai, dice. Puoi parlare? Nessuno ci ascolta? La CIA forse. Alla Cia questo non interessa. Senti, io devo partire, a metà o fine settimana e non so cosa fare con Bella. La devo affidare a qualcuno di fiducia, di assoluta fiducia. Tu non potresti tenermela, diciamo per un paio di settimane. Esito, poi dico la mia. Per potere posso ma è come mettere fuoco e benzina insieme. In casa ho un maschio, un bel maschio focoso. Tu potresti tenertela in camera tutte le notti e...continuare come da me, se te la senti. Altra mia risata. Per sentirmela me la sento e se vuoi le faccio anche abbassare un poco le arie. Non è la notte il problema ma il giorno, per due settimane quei due da soli dalla mattina alla sera. Non ho neppure un posto, una cantina dove chiuderla, e sarebbe l'unica soluzione, è troppo bella per lasciarli insieme. Mi lascio convincere per poi ascoltare le mille raccomandazioni. Riassumendo: me la posso portare a letto e godermela come e quanto voglio. Posso addestrare Stefano con il suo concorso, non da soli ovviamente. Lei detesta gli uomini, è lesbica convinta. Quando la punisco, dovrei farla possibilmente punire da lui. (Non sono ancora certa che questo mi piaccia, ho detto che vedrò). Poso farla scopare da lui, me presente, come punizione. Ho detto di no. Posso scoparla io, incularla anche, mi fornirà Marcella il necessario, aggeggi di cui ho sentito parlare senza mai usarli e neppure vederli. Usare lo sverzino uno e due, il tre con prudenza, non devo lasciarle segni permanenti. Io il tre non l'ho. Comunque ci dovremo vedere ma si prospettano tempi a dir poco preoccupanti. Abbiamo deciso che questa sera ne parlerò a Stefano, non perchè abbia il diritto di dire la sua ma per spiarne le reazioni. Se l'idea gli piace troppo...inoltre me la affiderà qualche giorno prima della partenza ed in caso di difficoltà...provvederà diversamente.
tà...provvederà diversamente.
HO UNO SCHIAVO, DIRE SUCCUBE, FA PIU' FINO. NON E' PER NIENTE FINO SCOPARSELO. PROIBITO ANZI DALLE CONVENIENZE IN CERTI AMBIENTI DI DONNE.
Torno a casa solo domenica. Bella, la giovane e deliziosa schiava, schiava di chi? Mi ha fatta uscire di testa. Una bocca che sa di miele, morbida ed ubbidiente ma, di tanto in tanto e per un attimo solo, esigente. Ubbidiente quasi sempre ma talvolta esigente e ribelle, in tutto, per un attimo solo, poi, consapevole della possibile punizione, si offre immobile al colpo, che mai però arriva perchè impazzisco per lei, per il suo sorriso, per il suo sguardo, per le mani tepide sui miei seni ed i seni piccoli e sodi di lei sotto le mie dita, che guida per il piacere di entrambe. Impazzisco per le labbra e la lingue e perfino i dentini candidi ed aguzzi sui miei capezzoli, all'interno delle mie cosce fin quasi là, ma quasi sempre senza arrivarci. Mi guidava a fare altrettanto, imperiosa e dolce, diabolica. Tutto mi piaceva in lei: gli occhi limpidi che si annebbiavano ed incupivano nel piacere, la vita snella e le natiche poco più che appena accennate ma perfette e deliziose da esplorare e schiudere per scoprire la rosetta che ho imparato a baciare, deliziandomi nel sentirla fremere di piacere. Lei poi mi rendeva ad usura il favore. Andavo in estasi e amavo il monte di venere glabro ma cicciotto, la voce persino...Me ne stavo innamorando, perdutamente. Marcella però ha l'occhio fino e mi ha fatto un bel discorsetto. E' solo una schiava, bella, di gran valore ma UNA SCHIAVA! Goditela, impara, ma...non fare stronzate. E' la prima volta che la sento usare parole scurrili e ne sono impressionata. Poi ci ragiono sopra e ringraziandola, Marcella intendo, mi faccio fare dalla schiava, me la godo un'ultima volta e me ne vado senza salutarla. Bella intendo. Ho trascorso con lei però ogni ora ed ogni minuto di quei due giorni. Con Bella, la dolce Bella. Rientro a casa domenica, nel tardo pomeriggio. Stefano rientrerà dopo cena dallo stage, invece, sorpresa, è già qui, sia pure da poco. Mi faccio raccontare come sono andate le cose e vedo che è emozionato. Per l'andamento molto positivo di questi giorni faticosi ed impegnativi, suppongo. Mentre mi lava però sento che deve esserci qualcosa d'altro. Non è soltanto la probabilità, quasi la certezza di ottenere grazie ai risultati di questi giorni un voto migliore nell'esame che affronterà tra poco e la certezza o quasi, di farsi assegnare una delle pochissime tesi che questo insegnante concede. E' importante per il suo futuro. Che altro? Qualcosa c'è, lo comincio a conoscere troppo bene per sbagliarmi. Dopo aver minuziosamente detto tutto quel che c'era da dire sullo stage, tace, come sempre e più di sempre. Ceno in vestaglia, servito da lui ovviamente nudo. Qualcosa mi ha colpito fin dall'inizio ma continuo a non capire fin quando, come consueto ormai, lo prendo per il cazzo per portarmelo in camera. Sempre a questo punto il membro si inturgidisce ed io, camminando, stringo ed allento la stretta, portandolo quasi al parossismo. So però quando fermarmi, cioè ai piedi del mio letto quando mi sdraio in attesa delle sue ancora penosamente inesperte attenzioni. Questa volta lo sento gonfio e duro, alla massima erezione fin da prima che lo stringa nel consueto massaggio del cazzo. Come mai? Mi ero ripromessa di iniziare da subito a trasmettergli, fingendola farina del mio sacco, quello che avevo imparato con Bella, invece lo osservo, lo studio mentre si sforza di darmi piacere con la lingua e le dita. Godo, è vero, ma è come sempre “pressapochista”, segue l'istinto, il suo istinto, cerca subito il centro del mio piacere o meglio quello che pensa esserlo. E', se mai, più irruento e meno delicato, meno efficace. Sto per redarguirlo quando un dubbio, doloroso quanto un ferro rovente mi attanaglia. E' stato con un'altra donna! No, impossibile! Scaccio questo dubbio peregrino, avrebbe poi imparato qualcosa mentre è il solito ed inesperto Stefano, solo più voglioso ed affamato di me e del mio corpo, molto più voglioso...di compiacermi, di farmi godere e nonostante quasi due giorni di passione erotica sconvolgenti, godo appunto, per poi abbattermi sfinita. Lo guardo e vedo il suo di sguardo, adorante e felice più che mai. Subito, vergognoso, distoglie gli occhi. No, nessuna altra donna od uomo, solo la sua fame di me per la lontananza di pochi giorni. Ne sono contenta ma per un attimo mi lascio prendere da una incomprensibile frenesia. Vorrei fargli male, legarlo e segnargli il petto e le cosce di dolorose zebrature a frustate. Colpirgli il cazzo ed i testicoli, farlo urlare. Perché mai? Per il mio solo piacere, per sentirlo ancora più mio! No, sarebbe sciocco, puerile ed inutile, non ora almeno, più avanti, tra qualche giorno, dopo l'esame almeno, anzi solo quando sarà pronto anche a questo. Una idea. Porta la scatola, ordino. Rido tra me per la sua espressione, pensa ad una punizione, questo ha voluto dire la scatola nelle due occasioni precedenti. Gongolo, sarà una sorpresa. Lo ammanetto a braccia e gambe divaricate. Lo carezzo tra le gambe, gli soppeso i testicoli, stringo il cazzo, il più bel cazzo che abbia mai toccato od anche solo visto e lui apre gli occhi, mi guarda sorpreso. Sorride di rimando al mio sorriso, ancora timoroso, dubbioso su quello che sta per succedere. Lo strizzo, è rigido, di ferro, col glande del tutto scoperto, si, il più bel cazzo della mia vita, il secondo che tocco, l'unico oltre a quello di mio marito che certo non maneggiavo altrettanto in libertà. Trattenendo a stento un sospiro di desiderio salgo a carezzare il volto, la mano scivola a sfiorare il corpo muscoloso, mascolino, così diverso dall'altro che ho carezzato a lungo in questi due giorni. Quasi mi ritraggo, per un attimo infastidita, quasi infastidita dalla diversità, perchè è un corpo perfetto, da urlo. Ti meriti un premio ed ora l'avrai. Vorrei baciarlo, vorrei baciargli il cazzo, vorrei usarlo ed impalarmici sopra. Non potrebbe impedirmelo. Impedirmelo? Ne sarebbe più che entusiasta. Ma non posso, non devo neppure sfiorarlo con le labbra questo splendido cazzo. Questo cazzo che mi appartiene. Non è giusto. Ecco, è una lezione. Ora, gli dico, ti mostrerò come devi carezzarmi. Non è la stessa cosa, siamo diversi, ma il principio è lo stesso, identico. Mio caro schiavo, questa è la prima lezione. Alcune cose importanti: il tuo bel cazzo non deve mai entrare in contatto con il mio sesso. La mia bocca è inviolabile al tuo membro ed alla tua di bocca. Sai che la frusta fa male. Sbaglia, disattendi anche solo minimamente a quello che ti ho appena detto e vedrai che esistono punizioni peggiori di quelle che hai sopportato.
Si, certo Padrona. A lungo, forse fin troppo a lungo bacio il suo corpo, ma non la bocca e men che meno la sua virilità. Comincio dalle orecchie e poi scendo a mordicchiare e torcere i capezzoli, giù, sempre più giù per poi risalire un poco e ridiscendere. Bacio, lieve, l'interno delle cosce, risalgo, mi avvicino allo scroto, poi risalgo. Non me ne accorgo ed un seno preme sulle sue labbra che schiude per suggere e lambire. Lappa il capezzolo per poi stringerlo appena tra i denti senza farmi assolutamente male, anzi...esito ma lo devo allontanare...e me ne dispiaccio. E' tardi però, quei pochi attimi sono bastati a farmi quasi impazzire ed una vera frustata mi traversa il ventre e le reni. Stringo il cazzo e sono vogliosa fino al parossismo. Sfioro con le labbra schiuse la verga inturgidita, anche con la lingua forse, non so, non sono certa. Sono pazza e comincio a stringere ed allentare la mano nel dubbio se...oppure ...ed alito sul glande scoperto, mentre gli stringo leggermente i testicoli. Non volevo arrivare a tanto ma non mi trattengo, non riesco a trattenermi e non può trattenersi lui. No Padrona, basta, io....ma è troppo tardi, il fiotto di sperma, con un arco perfetto quasi gli raggiunge il petto e io continuo tanto da raccogliere poi sulla mano le ultime gocce che odoro: sanno di buono.
Il letto è stato rifatto, noi siamo stati insieme sotto il getto della doccia ristoratrice . Uno spuntino di quasi mezzanotte si impone. Nudo ma di nuovo quasi pronto mi serve. Mangiando, ho fame, penso al futuro. E' pallido, tiene gli occhi bassi, ti vergogni? E perchè mai? Volevo premiarti e ti ho premiato. Comunque mi appartieni e farai sempre e solo quello che voglio io, Chiaro? Prima che possa dire alcunché proseguo. Per qualche giorno, fino a dopo l'esame basta eccessive distrazioni, devi studiare. Farai solo il minimo per la casa, cucina cose veloci, conosci i miei gusti, e niente altre distrazioni serali. Gli sorrido e questo sembra rincuorarlo. Qualche leggero fastidio mi avverte che il mio ciclo sta forse per cominciare, in anticipo di un giorno o due. Capita. Studia, se non prendi un ottimo voto ti riduco a strisce con la frusta, dovrai dormire sulla faccia per una settimana almeno.
Temo che faticherò ad addormentarmi, rimugino a quanto successo prima con Bella e poi questa sera. Avevo pensato di provare amore per Bella, invece mi accorgo che solo mi piace farmela a letto. Mi piace molto, da morire, ma non è amore. Per qualche momento ho pensato di amare Stefano. Lo amo come amo questa casa, le scarpe nuove e lo splendido accendino d'oro e smalto che ho appena fatto riparare...mi piace, mi appartiene e...col cavolo che lo lascerò andare quando avrà finiti gli studi. Non si getta un accendino Cartier, un gioiello. Respiro a fondo soddisfatta. Me lo terrò; per allora, anzi molto prima, sarà uno schiavo sottomesso ed istruito a dovere. Felice di restare con me, di servirmi in tutto. Mi alzo e mi preparo al peggio posizionando l'assorbente interno. Lui imparerà a servirmi anche in queste cose intime. Perché no, è il mio schiavo.
Sono in ufficio ed è quasi ora di preparar le mie carabattole per tornare a casa quando suona il telefono. Rispondo un poco infastidita temendo sia una rottura di scatole tipo: si può fermare un paio d'ore in più? Ci sarebbe da...
Ciao Daria, sono...ciao Marcella...i soliti convenevoli mentre mi chiedo cosa voglia. Puoi parlare? Sei sola o disturbo? No cara, ho avuto da fare tutto il giorno ma adesso, e mento, stavo pensando di chiamarti, per ringraziarti. Se ti interessa, dice Marcella, pur senza essere una chiacchierona, Bella non smette di parlare di te. Mi fa piacere ed anzi volevo telefonare appunto per ringraziarti di due cose. Una è Bella, l'altra cosa è l'avermi avvertita di non fare la puntini puntini. E' lei a ridere, quella sua incantevole risata roca. Non ti sei offesa? Per niente, anzi! Non è che per lei tu abbia qualcosa, che senta...No. Un no secco, definitivo, che Marcella coglie ed interpreta al volo come tale. E' una che sente l'erba crescere. Capisce al volo. Ne sono contenta, prosegue, temevo di aver commesso un piccolo guaio, grosso anzi. Per un attimo avevo persino pensato...di avermi sopravalutata, finisco io. Aspetto, non mi ha chiamata solo per questo. Sono io nei guai, dice. Puoi parlare? Nessuno ci ascolta? La CIA forse. Alla Cia questo non interessa. Senti, io devo partire, a metà o fine settimana e non so cosa fare con Bella. La devo affidare a qualcuno di fiducia, di assoluta fiducia. Tu non potresti tenermela, diciamo per un paio di settimane. Esito, poi dico la mia. Per potere posso ma è come mettere fuoco e benzina insieme. In casa ho un maschio, un bel maschio focoso. Tu potresti tenertela in camera tutte le notti e...continuare come da me, se te la senti. Altra mia risata. Per sentirmela me la sento e se vuoi le faccio anche abbassare un poco le arie. Non è la notte il problema ma il giorno, per due settimane quei due da soli dalla mattina alla sera. Non ho neppure un posto, una cantina dove chiuderla, e sarebbe l'unica soluzione, è troppo bella per lasciarli insieme. Mi lascio convincere per poi ascoltare le mille raccomandazioni. Riassumendo: me la posso portare a letto e godermela come e quanto voglio. Posso addestrare Stefano con il suo concorso, non da soli ovviamente. Lei detesta gli uomini, è lesbica convinta. Quando la punisco, dovrei farla possibilmente punire da lui. (Non sono ancora certa che questo mi piaccia, ho detto che vedrò). Poso farla scopare da lui, me presente, come punizione. Ho detto di no. Posso scoparla io, incularla anche, mi fornirà Marcella il necessario, aggeggi di cui ho sentito parlare senza mai usarli e neppure vederli. Usare lo sverzino uno e due, il tre con prudenza, non devo lasciarle segni permanenti. Io il tre non l'ho. Comunque ci dovremo vedere ma si prospettano tempi a dir poco preoccupanti. Abbiamo deciso che questa sera ne parlerò a Stefano, non perchè abbia il diritto di dire la sua ma per spiarne le reazioni. Se l'idea gli piace troppo...inoltre me la affiderà qualche giorno prima della partenza ed in caso di difficoltà...provvederà diversamente.
tà...provvederà diversamente.
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