Sin City
di
Biblioteca di Macondo
genere
pulp
Sin City è uno di quei posti che riescono a essere bui anche di giorno, dove l'estate nemmeno si riesce a immaginare, come se tutta quell'avidità e corruzione che fanno sparire i fondi per le manutenzioni, riuscissero a bersi anche la luce. Sin City è un buco nero e non ha un buon odore.
Ma va bene, il clima ingrato mi permette di tenere un cappotto con i rinforzi di kevlar sopra la suit blu notte, ho un coltello nelle tasche interne e una pistola, caricata a perforanti, hanno meno potere d'arresto, ma l'impatto psicologico nel vedere un proiettile attraversare un uomo e uscire dall'altra parte, fa di più. I ragazzi di casa mi annusano a distanza mentre cammino tra le pozzanghere, non sono ancora sicuri di che animale sia, non daranno ancora fastidio.
C'è un mucchio di rottami sul marciapiede, che una volta doveva essere una fermata d'autobus, di quelle con la tettoia.
C'è una donna, ma dubito che veramente aspetti un autobus. E' bionda, non è piccola, ma proporzionata, ha scritto addosso il lavoro che fa, sul viso, sui vestiti, se possiamo chiamare vestito un perizoma a filo e una specie di canotta lunga.
" Bello, ti va di divertirti con una troia arrapata a bestia ? "
" Fammi vedere la mercanzia. "
Un dito sotto il suo mento, le reggo il viso come una scema ed è abbastanza priva di amor proprio da lasciarsi fare.
Ha gli occhi puliti però, non è drogata, non è di quelle che aspettano la fine, strano a dirsi pare arrapata davvero, deve essere una che ama il suo lavoro.
" Cosa vuoi ? Bocca ? Culo ? Cinghie ? Quel che non facciamo qui a Sin City, è solo perchè non l'hanno ancora inventato. "
E' nella parte, il solito discorso da fare al solito cliente, ma tace e si fa subito seria quando vede il biglietto da mille, taglio massimo, potrebbe essere il primo che vede nella sua vita.
Mi ha mostrato per un breve attimo il suo vero io, e ho visto quanto serviva.
" Voglio una Escort ! Conosci il Groovy ? Il bar, ci sei stata ? Adesso passiamo da te e ti metti qualcosa di bello, poi andiamo. Mi guardi le spalle, mi fai da guida, se alla fine sono contento potrebbe essercene un altro così per te. "
Il Groovy è uno di quei posti di cui tutto quel che si vede da fuori è una scaletta che scende a una porticina seminterrata sotto il marciapiede.
Davanti alla scaletta stanno regolarmente un paio di heels a rimbalzare gli sbandati, qui è importante avere una del giro che garantisca per poter entrare, Lulù infatti è perfetta, si, è così che ha detto di chiamarsi.
Il suo appartamento era ancora più devastato della fermata che le fa da ufficio, c'era molta fattanza, probabilmente generata dalla coinquilina collassata nell'altra stanza, ma comunque Lulù ha tirato fuori un abito da sera professionale proprio, poi mi ha dato le dritte per il percorso meno pericoloso, e all'entrata ci hanno subito fatti passare, la conoscono, saranno stati anche suoi clienti, Apriti Sesamo.
Dentro ? Vorrebbe sembrare come i locali uptown, ma è troppo rumoroso, troppo luminoso, ci sono tubi a neon dappertutto, di tutti i colori, e i tavolini di vetro che li riflettono.
L'ho detto che ha poca luce Sin City, e la gente compensa così, bisogna capirli. Anche il brusio generale, l'allegria alcolica, è il desiderio di vivere subito di chi non sa se domani sarà ancora in piedi, possono essere ignoranti, violenti, ma si sente subito che manca quella tranquillità arrogante degli uppers.
Le donne poi, ce ne sono di belle, ma hanno tutte lo stesso abito, sembrano in divisa. Ma non sono qui per fare la recensione, con Lulù andiamo dritti al bancone, ci sono gli sgabelli alti a puff, tempo di sciacquare la bocca e lei parte in missione: agganciare il capo, dirgli che mi hanno detto che qui si gioca e che voglio giocare anche io.
Il capo, è uno che si fa prima a saltarlo che girarci attorno, arriva dalla sua parte del bancone, porta un tuxedo avorio con un foulard rosso al posto del farfallino, si è ripulito, ma si capisce bene che ha cominciato come buttafuori e ha dovuto scalare con le unghie fino in cima. Non voglio sapere come sono finiti quelli che gli stavano davanti.
" Buonasera. Mi dicono che vorrebbe giocare ? Ma qui abbiamo solo una stanzetta per pochi intimi, poca roba, entrano solo gli amici del barista. "
Il messaggio è più chiaro di quanto sembri, visto che proprio davanti agli occhi ho la lista dei cocktails coi prezzi, stanno tutti tra gli otto e i dodici, tranne uno chiamato " Barman's friend " che viene duecentoquaranta.
" Ho capito. Ne faccia uno anche per la signora allora. "
Per la cronaca il Barman's friend assomiglia sospettamente al Bacardi Breezer, comunque non faccio tempo a finirlo che Lulù mi prende sottobraccio e mi accompagna alla porta di dietro, non è la prima volta che ci entra, nessuno ci ferma.
La sala è davvero per pochi intimi, tre soli tavoli, insonorizzata, gente che gioca in concentrato silenzio, rotto solo dagli urti delle bocce. Si, perchè sono tavoli da biliardo, qui si gioca a stecca e si gioca duro a giudicare dalle mazzette di soldi ammucchiati sugli angoli. Qui non c'è posto per la fortuna e il caso, ma solo per le fredde leggi della fisica.
I nuovi arrivati devono fare tappezzeria come nelle sale da ballo, a sinistra dell'entrata ci sono sedie e mensole a muro per appoggiarsi.
E va bene, accomodiamoci allora, mi tengo stretta la mia escort, molto stretta, ho la mano sul suo ginocchio, sotto l'abito, il suo calore mi entra sotto la pelle, non posso spingermi fino al fondo, ma ho l'impressione che sia bagnata. Deve essere proprio una esibizionista persa questa, bene, limoniamo duro in faccia ai giocatori, una puttana e un coglione sicuramente fatto di coca e con soldi da buttare, la preda perfetta, questo vedono.
Ma io vedo loro e cerco l'uomo, il professionista, c'è sempre qualche giocatore pro in questi posti, si sforzano di non dare nell'occhio, ma hanno quell'attenzione maniacale ai dettagli, si può cogliere in come si vestono, come si fanno la barba. C'è uno che potrebbe esserlo. C'è una donna anche, gioca, ma con gli occhi piantati su di noi, ha abiti poco femminili, capello corto da dyke, pare tagliata con lo sguretto, tanto alta quanto larga.. potrebbe tranquillamente essere la moglie o sorella del capo.
Ad ogni modo penso di non essere io a interessarla.
Ecco che si libera un posto, vorranno farmi smettere, vorranno spennarmi, ma mi trovo tra pesci piccoli e non ho voglia di far regali.
Faccio due tiri giusti, ne sbaglio uno apposta, il minimo per non perderci, intanto Lulù assiste al gioco, le capita di mostrare la scollatura, si china e l'abito troppo stretto sale, e la concentrazione di questi tizi scende.
Anche il pro assiste, gira attorno al tavolo come uno squalo e valuta, aspetta.
Un altro giocatore ne ha avuto abbastanza, il pro arriva a prendere il posto, saluta educato, potrebbe sembrare uno qualunque che è li solo per fare due tiri.
Parte in maniera mediocre infatti, mi lascia vincere apposta, fossi davvero a rota come lui crede, mi starei esaltando.
Arriva a perderne quattrocento prima di giocarsi l'asso, dichiara di volersi rifare e mette un mille sul piatto chiedendo chi vuole coprire per un tiro davvero difficile, la sua boccia deve rimbalzare contro la sponda, tornare indietro e posarsi delicatamente sul gruppo al centro, senza smuovere nulla.
Gli altri due dicono di non avere abbastanza moneta e si ritirano, io, come da copione, metto un altro mille sul suo.
A questo punto arriva l'imprevisto, cioè la dyke con i soldi in mano.
" Copro anche io. Ma poi ce la giochiamo. "
Lulù se ne accende una, casualmente appoggiata al tavolo in una maniera che mette in mostra la coscia inguainata nelle calze, la dyke se la sta mangiando con gli occhi, il pro invece non fa una piega.
Mette a segno il suo tiro magistrale, ne intasca tremila, poi però ci si mette la dyke e cazzo se è brava anche lei.
Giochiamo a tre, ma è come se io non ci fossi, anche se volessi vincere, io sono solo uno che sa fare un po di tutto, mentre loro sono gli specialisti del ramo.
Gli altri due tavoli sono abbandonati, sono tutti qua attorno a fare scommesse e a lumarsi la mia aiutante, anche io scommetterei sul pro se non stessi giocando.
E avrei perso, perchè la dyke alla fine lo costringe alla resa, se ne va quando è ancora in pareggio coi soldi, e con lui se ne va la maggior parte del pubblico, molti delusi, qualcuno felice.
Rimaniamo io e la dyke, ci guardiamo dalle due parti del tavolo, attraverso una nuvola di fumo soffiata da Lulù.
Ha dei begli occhi azzurri in realtà, pelle rosa che deve essere tanto liscia a toccarla, fosse soltanto un filo più proporzionata..
" Sei una pro allora. "
" Già .. "
" Lavori in coppia ? Ho bisogno di intortare uno. "
" Raramente. "
" Ti terresti tutto quel che vinciamo. A me basta riuscire a indebitarlo. "
Non è scema, capisce che dietro a questo tipo di cose c'è sempre del pericolo, ma fa parte del suo tipo di vita, e poi la presenza di Lulù è una tentazione.
Continua a guardare lei invece che me, intanto che pensa.
Per questo, con discrezione sotto la sponda del tavolo, metto nella mano dell'aiutante il mio ultimo biglietto da mille.
" Voglio anche lei. "
" E' tua. "
Hermann Morr
Ma va bene, il clima ingrato mi permette di tenere un cappotto con i rinforzi di kevlar sopra la suit blu notte, ho un coltello nelle tasche interne e una pistola, caricata a perforanti, hanno meno potere d'arresto, ma l'impatto psicologico nel vedere un proiettile attraversare un uomo e uscire dall'altra parte, fa di più. I ragazzi di casa mi annusano a distanza mentre cammino tra le pozzanghere, non sono ancora sicuri di che animale sia, non daranno ancora fastidio.
C'è un mucchio di rottami sul marciapiede, che una volta doveva essere una fermata d'autobus, di quelle con la tettoia.
C'è una donna, ma dubito che veramente aspetti un autobus. E' bionda, non è piccola, ma proporzionata, ha scritto addosso il lavoro che fa, sul viso, sui vestiti, se possiamo chiamare vestito un perizoma a filo e una specie di canotta lunga.
" Bello, ti va di divertirti con una troia arrapata a bestia ? "
" Fammi vedere la mercanzia. "
Un dito sotto il suo mento, le reggo il viso come una scema ed è abbastanza priva di amor proprio da lasciarsi fare.
Ha gli occhi puliti però, non è drogata, non è di quelle che aspettano la fine, strano a dirsi pare arrapata davvero, deve essere una che ama il suo lavoro.
" Cosa vuoi ? Bocca ? Culo ? Cinghie ? Quel che non facciamo qui a Sin City, è solo perchè non l'hanno ancora inventato. "
E' nella parte, il solito discorso da fare al solito cliente, ma tace e si fa subito seria quando vede il biglietto da mille, taglio massimo, potrebbe essere il primo che vede nella sua vita.
Mi ha mostrato per un breve attimo il suo vero io, e ho visto quanto serviva.
" Voglio una Escort ! Conosci il Groovy ? Il bar, ci sei stata ? Adesso passiamo da te e ti metti qualcosa di bello, poi andiamo. Mi guardi le spalle, mi fai da guida, se alla fine sono contento potrebbe essercene un altro così per te. "
Il Groovy è uno di quei posti di cui tutto quel che si vede da fuori è una scaletta che scende a una porticina seminterrata sotto il marciapiede.
Davanti alla scaletta stanno regolarmente un paio di heels a rimbalzare gli sbandati, qui è importante avere una del giro che garantisca per poter entrare, Lulù infatti è perfetta, si, è così che ha detto di chiamarsi.
Il suo appartamento era ancora più devastato della fermata che le fa da ufficio, c'era molta fattanza, probabilmente generata dalla coinquilina collassata nell'altra stanza, ma comunque Lulù ha tirato fuori un abito da sera professionale proprio, poi mi ha dato le dritte per il percorso meno pericoloso, e all'entrata ci hanno subito fatti passare, la conoscono, saranno stati anche suoi clienti, Apriti Sesamo.
Dentro ? Vorrebbe sembrare come i locali uptown, ma è troppo rumoroso, troppo luminoso, ci sono tubi a neon dappertutto, di tutti i colori, e i tavolini di vetro che li riflettono.
L'ho detto che ha poca luce Sin City, e la gente compensa così, bisogna capirli. Anche il brusio generale, l'allegria alcolica, è il desiderio di vivere subito di chi non sa se domani sarà ancora in piedi, possono essere ignoranti, violenti, ma si sente subito che manca quella tranquillità arrogante degli uppers.
Le donne poi, ce ne sono di belle, ma hanno tutte lo stesso abito, sembrano in divisa. Ma non sono qui per fare la recensione, con Lulù andiamo dritti al bancone, ci sono gli sgabelli alti a puff, tempo di sciacquare la bocca e lei parte in missione: agganciare il capo, dirgli che mi hanno detto che qui si gioca e che voglio giocare anche io.
Il capo, è uno che si fa prima a saltarlo che girarci attorno, arriva dalla sua parte del bancone, porta un tuxedo avorio con un foulard rosso al posto del farfallino, si è ripulito, ma si capisce bene che ha cominciato come buttafuori e ha dovuto scalare con le unghie fino in cima. Non voglio sapere come sono finiti quelli che gli stavano davanti.
" Buonasera. Mi dicono che vorrebbe giocare ? Ma qui abbiamo solo una stanzetta per pochi intimi, poca roba, entrano solo gli amici del barista. "
Il messaggio è più chiaro di quanto sembri, visto che proprio davanti agli occhi ho la lista dei cocktails coi prezzi, stanno tutti tra gli otto e i dodici, tranne uno chiamato " Barman's friend " che viene duecentoquaranta.
" Ho capito. Ne faccia uno anche per la signora allora. "
Per la cronaca il Barman's friend assomiglia sospettamente al Bacardi Breezer, comunque non faccio tempo a finirlo che Lulù mi prende sottobraccio e mi accompagna alla porta di dietro, non è la prima volta che ci entra, nessuno ci ferma.
La sala è davvero per pochi intimi, tre soli tavoli, insonorizzata, gente che gioca in concentrato silenzio, rotto solo dagli urti delle bocce. Si, perchè sono tavoli da biliardo, qui si gioca a stecca e si gioca duro a giudicare dalle mazzette di soldi ammucchiati sugli angoli. Qui non c'è posto per la fortuna e il caso, ma solo per le fredde leggi della fisica.
I nuovi arrivati devono fare tappezzeria come nelle sale da ballo, a sinistra dell'entrata ci sono sedie e mensole a muro per appoggiarsi.
E va bene, accomodiamoci allora, mi tengo stretta la mia escort, molto stretta, ho la mano sul suo ginocchio, sotto l'abito, il suo calore mi entra sotto la pelle, non posso spingermi fino al fondo, ma ho l'impressione che sia bagnata. Deve essere proprio una esibizionista persa questa, bene, limoniamo duro in faccia ai giocatori, una puttana e un coglione sicuramente fatto di coca e con soldi da buttare, la preda perfetta, questo vedono.
Ma io vedo loro e cerco l'uomo, il professionista, c'è sempre qualche giocatore pro in questi posti, si sforzano di non dare nell'occhio, ma hanno quell'attenzione maniacale ai dettagli, si può cogliere in come si vestono, come si fanno la barba. C'è uno che potrebbe esserlo. C'è una donna anche, gioca, ma con gli occhi piantati su di noi, ha abiti poco femminili, capello corto da dyke, pare tagliata con lo sguretto, tanto alta quanto larga.. potrebbe tranquillamente essere la moglie o sorella del capo.
Ad ogni modo penso di non essere io a interessarla.
Ecco che si libera un posto, vorranno farmi smettere, vorranno spennarmi, ma mi trovo tra pesci piccoli e non ho voglia di far regali.
Faccio due tiri giusti, ne sbaglio uno apposta, il minimo per non perderci, intanto Lulù assiste al gioco, le capita di mostrare la scollatura, si china e l'abito troppo stretto sale, e la concentrazione di questi tizi scende.
Anche il pro assiste, gira attorno al tavolo come uno squalo e valuta, aspetta.
Un altro giocatore ne ha avuto abbastanza, il pro arriva a prendere il posto, saluta educato, potrebbe sembrare uno qualunque che è li solo per fare due tiri.
Parte in maniera mediocre infatti, mi lascia vincere apposta, fossi davvero a rota come lui crede, mi starei esaltando.
Arriva a perderne quattrocento prima di giocarsi l'asso, dichiara di volersi rifare e mette un mille sul piatto chiedendo chi vuole coprire per un tiro davvero difficile, la sua boccia deve rimbalzare contro la sponda, tornare indietro e posarsi delicatamente sul gruppo al centro, senza smuovere nulla.
Gli altri due dicono di non avere abbastanza moneta e si ritirano, io, come da copione, metto un altro mille sul suo.
A questo punto arriva l'imprevisto, cioè la dyke con i soldi in mano.
" Copro anche io. Ma poi ce la giochiamo. "
Lulù se ne accende una, casualmente appoggiata al tavolo in una maniera che mette in mostra la coscia inguainata nelle calze, la dyke se la sta mangiando con gli occhi, il pro invece non fa una piega.
Mette a segno il suo tiro magistrale, ne intasca tremila, poi però ci si mette la dyke e cazzo se è brava anche lei.
Giochiamo a tre, ma è come se io non ci fossi, anche se volessi vincere, io sono solo uno che sa fare un po di tutto, mentre loro sono gli specialisti del ramo.
Gli altri due tavoli sono abbandonati, sono tutti qua attorno a fare scommesse e a lumarsi la mia aiutante, anche io scommetterei sul pro se non stessi giocando.
E avrei perso, perchè la dyke alla fine lo costringe alla resa, se ne va quando è ancora in pareggio coi soldi, e con lui se ne va la maggior parte del pubblico, molti delusi, qualcuno felice.
Rimaniamo io e la dyke, ci guardiamo dalle due parti del tavolo, attraverso una nuvola di fumo soffiata da Lulù.
Ha dei begli occhi azzurri in realtà, pelle rosa che deve essere tanto liscia a toccarla, fosse soltanto un filo più proporzionata..
" Sei una pro allora. "
" Già .. "
" Lavori in coppia ? Ho bisogno di intortare uno. "
" Raramente. "
" Ti terresti tutto quel che vinciamo. A me basta riuscire a indebitarlo. "
Non è scema, capisce che dietro a questo tipo di cose c'è sempre del pericolo, ma fa parte del suo tipo di vita, e poi la presenza di Lulù è una tentazione.
Continua a guardare lei invece che me, intanto che pensa.
Per questo, con discrezione sotto la sponda del tavolo, metto nella mano dell'aiutante il mio ultimo biglietto da mille.
" Voglio anche lei. "
" E' tua. "
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