Dominato da mia cugina Gaia (lotta, incesto e dominazione) - III parte
di
Giovanni333
genere
dominazione
La mia pancia era umida per il liquido seminale. Ero nudo, sconvolto, sconfitto. Gaia era davanti a me, minuta e femminile, eppure tranquilla, sicura di sé dominante. Le gambe abbronzate erano sinuose e sexy, ma allo stesso tempo minacciose. Dopo averne sperimentato la forza ne ero terrorizzato. La ragazza annusò le mie mutande e poi rise e le lanciò via. Mi guardò vogliosa. “Valle a prendere…”, mi sfidò, “Non ti vergogni a stare così nudo davanti a tua cugina?”. Sospirai e arretrai ancora, in modo probabilmente patetico. Lei rise. “Com’era prima? Sono un uomo!”, mi sfotté, flettendo le braccia al vento. “Sai cuginone non pensavo di riuscire a spogliarti e a farti venire, ma mi è riuscito estremamente naturale”, continuò, avanzando verso di me, “Solo che c’è un dettaglio: tu sei venuto e io non ancora, per cui dobbiamo pareggiare i conti…”. Continuò a strisciare verso di me. Pensai di alzarmi in piedi ma sapevo che mi avrebbe braccato e lanciato ancora a terra, questa volta facendomi davvero male. Mi sentivo estremamente vulnerabile ma la mia erezione che stava tornando mi fece capire che una parte del mio cervello reputava quel senso di impotenza piacevole e liberatorio. Vidi che i piccoli piedini lisci di mia cugina avanzavano. “Ok, ti ho sottovalutata…”, bisbigliai, mentre il respiro irregolare faticava a tornare normale. “….cosa vuoi? Ti bacio i piedi come mi avevi chiesto, ma smettila…”. “Certo che lo farai, ma più tardi…”, sentenziò lei, lanciandosi su di me. Venni spinto al suolo e questa volta la mia resistenza fu davvero ridicola. Sentii il peso di Gaia sopra e venni inchiodato di nuovo sull’erba. Mi accorsi che si stava spogliando e ben presto due bellissime tette iniziarono a sventolare vicino a me, mentre le sue mutande scomparvero. Io non potevo reagire né scappare. Ero sempre bloccato o da un ginocchio o da un suo gomito sullo sterno che mi impediva di respirare. Era una lottatrice eccezionale e avevo sbagliato moltissimo a sfidarla. Ad un tratto le mie braccia vennero tirate all’indietro e mi resi conto mi era passata dietro e stava intrappolando i miei gomiti tra le sue gambe. Percepii il corpo nudo di Gaia perpendicolare al mio che mi tirava a sé. Provai a divincolarmi ma era veramente impossibile uscire da quella posizione. Mia cugina allungò le mani e mi afferrò l’uccello che era già nuovamente dritto in aria. Iniziò a muovere lentamente la pelle su e giù, facendo bene attenzione al fatto che il glande subisse ogni volta una stimolazione costante. Visto che ero giù venuto il membro era umido e scorreva che era una bellezza. “Gaia…no…Gaia…cosa…non posso fare niente…”, farfugliai, sentendo un forte odore di femmina che mi sovrastava. “Non devi fare niente…”, rispose lei suadente, “Sei il mio giocattolo umano per le prossime ore. Voglio drenare ogni tua energia e farti impazzire dal piacere…”. Così dicendo, avvicinò le labbra al mio sterno e iniziò a leccarlo. Lanciai un urlo di piacere e agitai le gambe in aria senza scopo, pentendomi subito di quell’atteggiamento così poco virile. Gaia rise di me. Il mio fallo era di marmo. La mia aguzzina mi lasciò andare le braccia, che avevano quasi perso sensibilità, e si spostò sopra di me. Ormai ero in suo completo controllo. Mi venne sopra a cavalcioni, si chinò su di me per baciarmi le labbra dolcemente, poi si spostò indietro sedendosi sopra al mio pene eretto e rimanendo in sospensione. Vidi i muscoli delle gambe e del bacino che si contraevano e mi accorsi che la sua forma fisica era semplicemente di un altro livello. “Ma…ma…non possiamo Gaia, questa cosa non ha senso…”, provai ad obiettare. “Sai cuginone qualche cosa nella vita si fa per il futuro…”, rispose lei, e così dicendo si alzò leggermente e poi ridiscese giù lentamente sul mio glande. “Qualche cosa si fa per il ricordo…”, continuò, muovendosi leggermente in avanti e questa volta scendendo totalmente fino alla fine dell’asta. “E qualche cosa, che non ha futuro e il cui ricordo è troppo imbarazzante, si fa solo per il piacere del momento”, questa volta mia cugina scese totalmente in fondo, fino a schiacciarmi le palle. Sospirai e aprii la bocca, terribilmente stimolato. Gaia prese a muoversi su e giù, cavalcandomi, e scuotendomi fino in fondo all’anima. Ogni affondo era inebriante come un’iniezione di droga. La sua pancia era tonica e forte, i fianchi erano leggermente larghi, come quelli di una ragazza che ha rinunciato ad essere minuta per scegliere la strada della potenza e della forza. Notai che le sue tette così sode che neanche si muovevano mentre il resto del corpo oscillava. Erano abbronzate, segno che prendeva il sole nuda, e i suoi capezzoli mi salutavano piccoli e turgidi. La luce si rifletteva nei suoi occhi, vispi, intelligenti e soddisfatti, mentre i capelli corti castani vibravano al vento. Il gioco di emozioni era troppo per me per durare a lungo. Sentii che stavo per esplodere, ma lei percependolo si fermò. Digrignai i denti, lamentandomi. Ormai comunicavo attraverso grugniti. Gaia rise ancora e cambiò movimento, questa volta iniziando ad avvitare il bacino avanti e indietro e così stimolandomi costantemente. Fu come se le sinapsi mi si invertissero e il gioco ricominciò da capo. Mi stava veramente torturando, ma anche lei era al limite. Si mosse sempre più velocemente avanti e indietro, facendo roteare il mio pene dentro la sua vagina fradicia e questa volta emettendo anche lei dei versetti. Ad un tratto chiuse gli occhi, alzò le gambe e mi poggiò i piedi in faccia, continuando a muoversi ossessivamente. Il cambio di posizione fu troppo per me e, mentre le mie labbra erano schiacciate dai suoi alluci, le venni copiosamente dentro. Lei rimase per un attimo seduta su di me, come in estasi, continuando a schiacciarmi sotto i suoi piedi. Poi si alzò in piedi. Nonostante la bassa statura ora mi sembrava una dea invincibile. Il suo piedino si rialzò nuovamente, poggiandosi sul mio petto. Mi resi conto solo allora di essere madido di sudore, mentre lei sembrava ancora abbastanza asciutta e fresca. “Direi che oggi hanno vinto le donne…”, sentenziò, guardandomi negli occhi. “Si, sei eccezionale…”, ammisi, provando a recuperare se non altro le mie abilità intellettive, visto che quelle fisiche erano ormai andate. “Pensa se la nostra famiglia ci trovasse così…”, disse lei, sorniona. Sentii una nuova ondata di sudore sulla fronte ma lei si limitò a sorridere. “Adesso puoi baciarmi i piedi cuginone…”, disse lei, portandomeli all’altezza delle labbra. Iniziai a baciarli con devozione, senza più discutere. “Bravo…”, continuò lei, nuda e soddisfatta, rimanendo in equilibrio su un piede solo, “E ricorda che abbiamo ancora tante ore di gioco insieme. Ho sempre desiderato avere uno schiavo sexy e alto tutto per me. Tu avrai quest’onore. E se ti ribellerai beh…non sai quanto mi eccita riempirti di botte…”. “Me ne sono accorto…ma non mi ribellerò più. Non ne voglio prendere ancora. Sono tuo!”, risposi, accettando il mio destino.
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