Crociera per due e non solo - parte 2
di
Desiderio2
genere
trio
La sala, nonostante fosse piena di gente in piedi, seduta, un via vai continuo fatto di bisbigli, risatine, pianti di bambini, tintinnio di bicchieri, in realtà sembrava occupata soltanto da me, Serena e quell’uomo sconosciuto, che cocciutamente posava lo sguardo su Serena e le parlava in una lingua non verbale, che non è traducibile a parole e che parlavamo solo noi.
Per attribuire un volto a quello sguardo che aveva rapito la mia Serena, mi alzai lentamente, incrociai la mia compagna alla ricerca di un lampo nei suoi occhi scuri, che da quel momento in avanti avrebbe motivato tutte le mie azioni, e scorsi in essi il fuoco…
Senza ancora girarmi, scansai la poltroncina, feci un movimento laterale e attirai l’attenzione di una graziosa cameriera bionda impegnata nel servire il tavolo vicino al nostro, chiedere dove fosse la toilette, impresa non facile da realizzare dati gli spazi ciclopici della sala.
Con molto garbo, mi fu detto che i servizi si trovavano proprio in fondo alla sala, nella direzione opposta.
Così ne approfittai per avvicinarmi a lui, dato che era proprio di strada.
Mentre camminavo avvertì anche qualche occhiata posarsi su di me, visto che ero in gran forma, nel mio completo di lino sartoriale color panna, unito ad una splendida camicia bianca con monogramma in evidenza.
Vidi che era un uomo piacente, non palestrato, corporatura e altezza regolare (anche se lo osservavo camminando mentre era seduto), indossava anche lui una camicia azzurra con le maniche risvoltate sapientemente, con i gomiti poggiati sul tavolo e il braccio sinistro alzato a coprire appena con il pugno la bocca, composta da labbra grandi e ben delineate, sempre intento ad inviare segnali al radar della mia compagna…onde sinusoidali di colore verde brillante ad alta frequenza come la musica che fuoriusciva dal pianoforte bianco, mirabilmente suonato da una pianista in cortissimo abito chiaro di lamé e tacchi alti in tinta.
Andai realmente al bagno, mi guardai allo specchio mentre sentivo che il mio corpo mi stesse parlando, che il mio membro si stesse facendo strada sotto i pantaloni, chiedendo di farlo scatenare in un gioco in cui non ci sono ruoli predefiniti… ma solo la voglia di godere … senza un perché … senza un domani, una parentesi di piacere infinito in un tempo finito … nel buio dell’anonimato …
Per attribuire un volto a quello sguardo che aveva rapito la mia Serena, mi alzai lentamente, incrociai la mia compagna alla ricerca di un lampo nei suoi occhi scuri, che da quel momento in avanti avrebbe motivato tutte le mie azioni, e scorsi in essi il fuoco…
Senza ancora girarmi, scansai la poltroncina, feci un movimento laterale e attirai l’attenzione di una graziosa cameriera bionda impegnata nel servire il tavolo vicino al nostro, chiedere dove fosse la toilette, impresa non facile da realizzare dati gli spazi ciclopici della sala.
Con molto garbo, mi fu detto che i servizi si trovavano proprio in fondo alla sala, nella direzione opposta.
Così ne approfittai per avvicinarmi a lui, dato che era proprio di strada.
Mentre camminavo avvertì anche qualche occhiata posarsi su di me, visto che ero in gran forma, nel mio completo di lino sartoriale color panna, unito ad una splendida camicia bianca con monogramma in evidenza.
Vidi che era un uomo piacente, non palestrato, corporatura e altezza regolare (anche se lo osservavo camminando mentre era seduto), indossava anche lui una camicia azzurra con le maniche risvoltate sapientemente, con i gomiti poggiati sul tavolo e il braccio sinistro alzato a coprire appena con il pugno la bocca, composta da labbra grandi e ben delineate, sempre intento ad inviare segnali al radar della mia compagna…onde sinusoidali di colore verde brillante ad alta frequenza come la musica che fuoriusciva dal pianoforte bianco, mirabilmente suonato da una pianista in cortissimo abito chiaro di lamé e tacchi alti in tinta.
Andai realmente al bagno, mi guardai allo specchio mentre sentivo che il mio corpo mi stesse parlando, che il mio membro si stesse facendo strada sotto i pantaloni, chiedendo di farlo scatenare in un gioco in cui non ci sono ruoli predefiniti… ma solo la voglia di godere … senza un perché … senza un domani, una parentesi di piacere infinito in un tempo finito … nel buio dell’anonimato …
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