Crociera per due e non solo - parte 1

di
genere
trio

In un caldo e soleggiato tardo pomeriggio di inizio luglio, la gigantesca nave, nostra residenza per la prossima settimana della prima vacanza in crociera nel Mediterraneo, era ormeggiata e silenziosa nel porto, cullata dall’acqua e baciata dal sole che si accingeva a tramontare.
Io e la mia Serena sognavamo da sempre di fare quell’esperienza, ma fino a quel momento, per impegni lavorativi e familiari, abbiamo sempre rinviato.
Non mi sono ancora presentato, mi chiamo Giorgio, ho 45 anni, sono di bell’aspetto (a detta di molti), occhi scuri, capelli corti e leggermente brizzolati, dal carattere tranquillo; la mia compagna si chiama Serena, tra poco festeggerà anche lei le 40 primavere, ma solo per una questione di anagrafe, perché nel guardarla le dareste al massimo trent’anni. Occhi scuri, capelli castani mossi portati ad altezza spalle, fisico slanciato da modella, bocca sottile e sensuale, seno talmente cesellato da potervi posare su due coppe di champagne, cosce atletiche e voluttuose.
Appoggiati al parapetto trasparente del balconcino della nostra accogliente cabina n. 691, in cui spiccava la moquette al pavimento color bordeaux in pendant perfetto con la testiera in velluto trapuntato e con un letto matrimoniale di formato maxi, ammirammo gli ultimi scampoli del giorno, respirando profondamente. Ci scambiammo uno sguardo molto intenso, durante il quale i nostri occhi luccicanti ed esultanti pregustavano già con impazienza il più profondo significato di quella vacanza: conoscere una persona interessante per condividere con questa il calore dei nostri corpi, scalpitanti di lussuria e di piacere a tutto tondo, senza una preferenza per il sesso, ma ciò che contava di più è che fosse sconosciuta e tale rimanesse.
Ci eccitava infinitamente – sebbene già soddisfatti dei nostri consueti rapporti sessuali – di tanto in tanto sperimentare una nuova esperienza di piacere con altre persone, nell’anonimato e lontano, il più lontano possibile dal luogo in cui vivevamo.
Sarà stata l’emozione per l’inizio del viaggio, per il lusso che ci circondava o per il mistero sull’identità del nostro/a amante per una notte, ma i nostri corpi avevano subito bisogno di restare nudi e prendersi cura l’uno dell’altro: così ci spogliammo ed iniziammo a scaldarci, dopo un lungo incontro di lingue, io le misi prima le mani sul seno e poi in mezzo alle cosce, sulla sua figa incorniciata da una liscia e scura striscia di peli, mentre lei iniziò a segarmi con vigore, non senza accarezzarmi e strizzarmi i testicoli. “Ti voglio, amore, ti voglio” disse Serena, mentre le colavano fiumi di umori dai lati delle grandi labbra “Ti amo, tesoro, ti prometto che ti farò scegliere una persona speciale” risposi io, mentre, raggiunta una bella erezione, le posizionai il cazzo all’imbocco della figa e con una spinta secca, le fui dentro, mi tuffai con il mio membro nel suo lago salato.
Raggiungemmo l’orgasmo all’unisono, mentre all’esterno della nostra cabina, in corridoio, sentivamo gli altri croceristi prendere possesso delle loro cabine e immaginavamo chi di loro avrebbe attirato le nostre attenzioni.
Dopo esser rimasti abbracciati nudi ancora qualche minuto, baciandoci teneramente, ci preparammo per raggiungere il ventre della nave, dove si trovava l’immensa sala ristorante, ove era prevista l’accoglienza da parte del comandante e di tutto lo staff, che ci avrebbe fatto trascorrere una vacanza indimenticabile.
Uscimmo e raggiungemmo l’ascensore interamente in cristallo trasparente, che lentamente ci condusse al piano inferiore, permettendoci di ammirare durante il viaggio l’immensità della sala, sfavillante in un tripudio di marmi policromi e luci puntiformi sapientemente collocate, per non parlare dell’opulenza degli arredi e dei divani, sui quali già vi era adagiato diversi compagni di viaggio, anch’essi probabilmente spaesati da tanta meraviglia.
Ci sedemmo ad un tavolo non distante dallo sconfinato bancone del bar (molto riduttivo chiamarlo così), percependo subito che tra quel popolo di persone, composto da varia umanità (famiglie con prole, coniugi felicemente pensionati oppure neo sposi), si celava un/a compagno/a di giochi osé ancora sconosciuto/a.
Serena indossava un tubino in seta nero che le stava a pennello, fatto su misura per il suo corpo armonioso, asciutto e slanciato, décolleté nere con suola rossa con tacchi a spillo, portava i capelli legati che le mettevano in risalto il collo flessuoso e nobile, il quale era ornato da un punto luce luccicante come i suoi occhi scuri, che ancorché tali, emettevano una luce indagatrice per tutta la sala.
Io, seduto di fronte a lei sulla comodissima poltroncina in velluto blu oltremare, ero compiaciuto di lei e della sua bellezza, e per parte mia ogni tanto lanciavo delle occhiate intorno a me.
Sorseggiamo il nostro aperitivo, scambiandoci occhiate fameliche, sempre immersi nell’atmosfera allegra e chiassosa della sala che si popolava sempre più, accarezzandoci le mani poggiate sul tavolo bianco, mentre sul palco il comandante dava il benvenuto a quella comunità variopinta ed eterogenea.
Avevamo deciso per alcuni giorni durante quella vacanza di non usare i nostri smartphone, ma io senza pensare sfiorai lo schermo e spostai lo sguardo su di esso, più per forza dell’abitudine che per altro e Serena mi redarguì dicendo: “Ma cosa fai, non ricordi cosa ci eravamo detti?”.
Così io misi via lo smartphone e alzai di nuovo lo sguardo su Serena, che con mia sorpresa non ritrovai intenta a guardare me, bensì con la testa leggermente alla mia sinistra a fissare qualcuno.
“E’ da alcuni minuti che mi guarda, e non riesco a non rispondere a quello sguardo” biascicò verso di me Serena, continuando a guardare sempre nella stessa direzione, accennando all’indirizzo della misteriosa persona un cortese sorriso con impercettibile movimento di labbra.
“Sono felice che stia succedendo” bisbigliai io, attraversato da una leggero scossa nel corpo, “essendo seduta dietro di me non la vedo e non voglio girarmi adesso…che ne pensi?”.
“Si tratta di un lui…avrà circa 45 anni, ma ha ancora molti capelli castano scuro, è solo… non mi stacca gli occhi di dosso… e che occhi?! Li vedo pure a questa distanza (circa 6 metri, n.d.r.)… verdi smeraldo, due gemme…e poi ha uno sguardo penetrante…” aggiunse Serena, e mentre proferiva queste parole, io da sotto il tavolo ,senza farmi vedere, le misi la mano destra in mezzo alle cosce, e la sentii già umida e bagnata…
scritto il
2024-01-25
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