Crociera per due e non solo - parte 4

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genere
trio

PARTE 4
Uscendo dall’ascensore, incrociammo una cameriera intenta a pulire la moquette azzurra marezzata del pavimento: sembrava che fosse accaduto qualcosa di imprevisto per essere lei intenta in quella operazione a quell’ora. Ci scambiammo un veloce saluto e lei ci guardò per qualche istante negli occhi, come se volesse leggere qualcos’altro nel nostro sguardo, ma noi proseguimmo lungo il largo corridoio alla ricerca della cabina n. 402.
Bussai alla porta e mentre aspettavo l’apertura del nostro ospite con Serena al mio fianco, la quale stringeva nelle mani ad altezza pube la mini borsetta nera e guardava in basso per esaltare l’attesa, scorsi ancora lo sguardo della cameriera rivolto su di noi dal fondo del corridoio.
Durò solo una frazione di secondo quella sospensione quando, all’improvviso la porta con un click elettronico si aprì ed entrammo, prima io e poi Serena.
All’interno, la cabina era immersa in una luce sfumata a soffusa, di colore degradante dall’azzurro al fucsia ed al rosa, e pervasa da un profumo di fiore di ciliegio, una fragranza tenue ed irresistibile, che ricordava il Giappone fiorito in primavera.
Lui era in piedi vicino al letto matrimoniale, camicia bianca sbottonata ed intimo… “Accomodatevi” disse e dopo aver visto riflessa la fiamma nei nostri occhi, salutò Serena con un baciamano lento e cadenzato, mentre a me strinse la mano, ma porgendomela quasi alla stessa altezza dei nostri falli, come a suggellare un patto per il piacere tra i nostri due membri, quasi sfiorando la punta ancora stretta nella biancheria.
Con gesto elegante e delicato, prendendola per il braccio, invitò Serena a guadagnare il centro del talamo. Lei aveva ancora indosso i vestiti, così accarezzandola, lentamente inizio a spogliarla, togliendole con cura il reggiseno, facendo scorrere la lingua dall’incavo del collo giù e circumnavigando i seni, le baciò e succhiò i suoi capezzoli cesellati e turgidi.
Nel mentre la mia erezione non tardò ad arrivare, e pensando che anche il mio nuovo compagno di giochi fosse mutato in mezzo alle gambe, allungai la mano sulle sue parti intime e sentii il suo vigore crescente sotto l’indumento.
Lui non smise di fare ciò che stava facendo a Serena, ed anzi ricambiò, afferrando il bordo delle mie mutande e tirandole giù, per toccare meglio.
Serena era sempre sdraiata di schiena sul letto, lui le aveva tolto la gonna ed aveva iniziato un ritmico massaggio sul pube, sopra il mini slip di colore nero, per far impregnare per bene quell’indumento degli umori che il corpo di Serena iniziava a non trattenere più.
Tolse anche le mutandine a Serena, le cui grandi labbra stavano iniziando ad aprirsi come ali di farfalla, e prima di tuffarsi in mezzo alle sue gambe, annusò sonoramente il triangolo degli slip e lo leccò.
Mentre avveniva tutto ciò lui mi stava facendo una sega che prevedeva anche una piacevole ed esperta palpatina alle palle, fino a fermarsi solo per cercare le mie mutande abbandonate sul letto, per omaggiare anche me con una leccata ai fluidi che esse contenevano ormai da qualche ora.
La figa di Serena – ordinata e curata con il suo bel ciuffetto a coronare lo spacco con eleganza - era un tripudio di aromi inebrianti, un lago di umori che aumentava sempre più per via delle slinguazzate fameliche e frenetiche. Lui non le dava tregua, con le mani le stringeva le tette sode, le masturbava i capezzoli, spennellava per tutta la lunghezza delle labbra, aprendosi sempre più il varco. Lei ansimava dicendo “Oh, sì dai, così così!” ed il suo corpo si inarcava in preda a fremiti sempre crescenti. Non ci fu bisogno di allargarla con le mani per raggiungere il tenero bottoncino del clitoride, che era eretto pure lui e fu oggetto di un meticoloso lavoro di lingua.
A questo punto io andai alle spalle dell’uomo che stava facendo godere Serena, gli tolsi le mutande e scoprì la sua manifesta erezione. Il suo cazzo era grosso e ben piantato, gocciolante di pre sborra, ma con la cappella non esposta, così ci pensai io.
Che cappella gigantesca che aveva! Con un colpo di mano scoprì il prepuzio e vidi colare tanto liquido accumulatosi lì sotto, lui ebbe un fremito e mi lasciò fare, ed io cominciai a masturbarlo, scappellando con delicatezza e fino a tendere bene la pelle lungo l’asta, toccando naturalmente le palle ed ammirando anche il culo non grande, con il pensiero già a qualcos’altro da sperimentare in quella zona.
D’improvviso lui la fece girare, adesso era distesa con il viso sul materasso e si preparava a far godere lui del suo sodo e vellutato culetto…lui le massaggiò i glutei con passione, fece scorrere i polpastrelli lungo i bordi, lì scostò e si garantì la più eccitante visione…il buchino del culetto di Serena che fremeva aspettando di essere celebrato ed omaggiato.
E così fu. Lui le appoggiò la lingua spessa e serpeggiante sulla rosellina, che iniziava a contrarsi pregustando il piacere, e la penetrò con passione e foga, facendola roteare senza sosta ed uscendo ogni tanto, per inumidire con una leccata a tutta lingua tutto intorno, scendere giù lentamente, accarezzare con la saliva la figa, prelevare altri umori profumati e ritornare su, mescolando tutti quegli odori e sapori.

CONTINUA…
scritto il
2024-02-04
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