Il vichingo
di
vittorianagaudente
genere
etero
Una sera d'inverno ero stata invitata a teatro dalla mia amica Valentina a cui avevano regalato dei biglietti per una serata di musica classica. Circa un paio d'ore prima di quando dovevamo vederci mi scrive che aveva avuto un contrattempo e non sarebbe più potuta venire, ma insiste perché io vada comunque. Aveva dato il suo biglietto ad un suo amico di nome Alberto che si sarebbe fatto trovare davanti al teatro all'orario che avevamo concordato noi. Lo avrei riconosciuto perché era un tipo non molto alto, circa un metro e settanta, sulla cinquantina, un po' tarchiato, rossiccio con la barbetta e un orecchino ad anello all'orecchio sinistro. Comunque gli aveva dato il mio numero, nel caso non riuscissimo a trovarci e a me diede il suo. Molto simpatico, mi disse -mh, cominciamo bene, chissà che tipo palloso si rivelerà 'sto tizio, pensai subito. Comunque, ormai ero intenzionata a passare la serata fuori quindi proseguii col mio programma.
Mi vestii tutta di nero, da sera. Sotto il cappotto avevo un tubino alla coscia, scarpe col tacco e indossai un collarino che mi piace mettere sempre in queste occasioni e che molti uomini trovano sexy. Chissà che questo Alberto non si riveli un tipo interessante con cui passare almeno un dopo teatro...
L'orario che avevamo concordato era sufficientemnte in anticipo sull'orario dello spettacolo per poter prendere un aperitivo al bar del teatro, come facevamo di solito con la mia amica. Quindi speravo che Alberto fosse puntuale così non avrei bevuto da sola. In effetti, era già lì prima di me, lo riconobbi subito. Aveva una faccia un po' da vichingo, peccato non fosse alto come loro.
Ci presentammo e entrammo al bar del teatro. Anche lui era vestito per l'occasione, giacca e cravatta elegante che gli stavano molto bene. Presi un martini bianco, lui un aperol soda e chiaccherammo. Era uno di quelli con cui era facile fare conversazione, simpatico insomma, parlammo del più e del meno. Faceva battute divertenti, mi fece ridere molto. La mia amica aveva ragione. Valentina mi aveva detto che eri carina, ma io ti trovo davvero bella, mi disse. Grazie, ma non farmi arrossire, risposi io. Finimmo l'aperitivo e ci andammo a sedere nei posti indicati sui biglietti. Anche se lo trovavo simpatico, non pensavo sarebbe potuto succedere qualcosa dopo, onestamente. Non mi ispirava granché. Comunque, pensai intanto a godermi la musica senza grandi aspettative.
Il concerto cominciò, i componenti dell'orchestra tutti molto bravi. Ma ad un certo punto, il programma si fece noioso... Senza accorgermene cominciai a sbadigliare. Credo Alberto si fosse accorto che mi stessi annoiando e fece una cosa che non mi aspettavo: mi mise una mano sulla coscia. All'inizio m'indispettì ritrovarmi questa mano enorme, tozza, la mano di uno sconosciuto con cui avevo parlato appena mezz'ora sulla mia coscia. Poi cominciò a fare piccoli movimenti con le dita nel mio interno coscia che sul momento mi diedero i brividi. Scese dietro il ginocchio, lentamente, accarezzando coi polpastrelli. Il vichingo sapeva il fatto suo, mi stavo eccitando.
Andò avanti così fino all'intervallo quando si accesero le luci e ritiò la mano. Lo guardai e gli proposi di andare via. A razzo, mi disse. Ritirammo i cappotti dal guardaroba e uscimmo. Che gran rottura di coglioni 'sto concerto! dissi appena uscita e ridemmo forte entrambi. Aveva l'auto in parcheggio sotterraneo dalle parti del teatro, non ci volle molto a raggiungerla.
Appena salita in macchina mi buttai su di lui e lo baciai. Le nostre lingue si intrecciarono l'una dentro la bocca dell'altro, in avanscoperta. Ci baciammo a lungo, ci sapeva fare ma non si decideva a toccarmi così gli misi una mano sull'inguine. Sussultò e poi sorrise, e continuò a baciarmi. Si spostò sul collo, mi stuzzicò il lobo di un orecchio, la sua barbetta mi faceva il solletico. Spostai la mano sulla patta dei pantaloni, sentii un rigonfiamento non indifferente. Lo toccavo, dopo poco distinsi la sagoma del suo cazzo portato a sinistra.
Gli sbottonai i pantaloni, tirai giù la lampo ed era lì: un cazzo grosso con la cappella che sollevava da sola l'elastico dei suoi slip. Glielo tirai fuori, non era particolarmente lungo, saranno stati poco più di 15cm ma mi colpì perché aveva un diametro davvero notevole. Non riuscivo a chiudere la mano prendendolo dalla base. Lo menai lentamente, gli piaceva. Poi aumentai leggermente, poi un po' di più, il suo respiro accelerava, si era messo comodo, aveva tirato indietro il sedile, aperto le gambe. Te lo voglio succhiare, gli sussurrai all'orecchio. Certo fai pure, mi rispose sorridendo.
Mi abbassai e gli presi in bocca i coglioni, giocando un po' con la lingua. Uno scroto enorme, brutto come al solito pensai e pazienza. Poi passai in rassegna il cazzo con la punta della lingua, mi piaceva sentirne le venature, era coriaceo. Gli stuzzicai la cappella con la lingua, mmmh...mi stava piacendo. E anche a lui.
Uuh sì, continua sei brava, si vede che ti piace, fece lui. Adesso succhialo, fammi vedere come lo succhi.
Lo presi in bocca mentre lo tenevo con una mano e lo segavo. Mai preso un cazzo così grosso in bocca, devo essere onesta. Cominciai un gran pompino, succhiando fin dove potevo e aiutandomi con la mano a segarlo. Così brava, uh così, mh, il vichingo era contento. Ero accovacciata sul sedile del passeggero, si leccò due dita e si fece strada sotto il vestito fino al mio perizoma. Mi fece un ditalino per un po', poi me le mise dentro senza difficoltà visto che ero bagnatissima. Muovevo il bacino su quelle dita con lo stesso ritmo con cui gli stavo spompinando il cazzo. Mi piaceva, aumentai il ritmo, succhiavo succhiavo avidamente, mentre quelle sue dita nella fica mi stavano facendo godere.
Lo sentivo ansimare sempre di più, le vene del cazzo erano ben gonfie, mancava poco, m era già bello umido. Il vichingo aumentò il respiro, aah sì sì sì, sto per venire, così dai... Il suo enorme cazzo spariva nella mia bocca sempre più velocemente, le dita che mi scopavano la fica erano diventate tre e aveva aumentato il ritmo sempre più forte. Di più, di più, di più, sto venendo, mi diceva. Ero decisa a succhiargli tutto e così feci quando si lasciò andare venendo completamente dentro la mia bocca con un gemito di godimento assoluto. Mi piace molto quando gli uomini si fanno sentire. Ingoiai tutto. Lui mi prese il viso e mi baciò, con la lingua. Sai di sborra, mi disse. Mi piace il sapore della mia sborra sulla bocca di una donna.
Abbassai lo schienale del mio sedile e aprii le gambe. Non ebbi bisogno di aggiungere altro. Alberto si fiondò subito con la bocca sulla mia fica. La barbetta mi graffiava un po' l'interno coscia, ma quella lingua si muoveva in modo fantastico. Mi stuzzicava la clitoride, poi le grandi labbra, cercava di infilarsi dentro, poi tornava sulla clitoride. Poi leccava tutto avidamente, succhiava i miei umori. Oh sì, mi fai impazzire, gli dissi.
Ce l'ho di nuovo d... -non gli diedi il tempo di finire- scopami, scopami ti prego, scopami! Volevo quel cazzo così grosso dentro di me. Me lo mise dentro, sentire tutto il suo peso sopra di me aumentava il mio piacere. Quel cazzo mi riempiva, era stupendo. Mentre mi scopava mi baciava i capezzoli, mi toccava le tette, i fianchi. Io muovevo il bacino sotto i suoi colpi. Più forte, più forte, li volevo più forti i colpi di quel cazzo grosso come non mai. Il vichingo era in gran forma, mi prese prima una gamba, poi se le porto entrambe sopra le spalle per potermi prenetrare più profondamente ancora. E spingeva, spingeva, sembrava volesse infilarmi dentro anche lo scroto. Oddio, sì, ancora ancora ancora, lo voglio tutto dentro, tutto dentro così, dicevo. Anche lui gemeva forte ad ogni spinta, colpi lunghi e profondi. Io stavo impazzendo e lui stava durando tantissimo, molto di più di altri uomini con cui ero stata.
Girati, mi disse ad un certo punto. Ti sbatto da dietro. Prese a scoparmi la fica da dietro, ma a quel punto lo volevo nel culo. Non ne avevo mai presi di così grossi e stavo morendo dalla voglia di farmelo allargare da lui.
Fottimi, voglio che m'inculi. Allora me lo fece prima sentire tra le natiche, mi leccò il buco del culo, lo stimolò con le dita, poi sentii la sua cappella. Sapeva di avercelo grosso e voleva essere sicuro di non farmi male. Si fece strada finché non entrò tutto.
Rimase fermo per un po', poi cominciai a muovermi io e anche lui prese a spingere.
Ancora non posso credere quanto fosse grosso. I movimenti si fecero più rapidi e frequenti, le spinte sempre più forti. Mi piaceva. Fammi gridare, dissi mentre mi sbatteva. E lui prese a sbattermi più forte, mi mise un braccio sotto la pancia e spingeva, sempre più forte. Riuscì a farmi avere un orgasmo gridando, e subito dopo venne lui.
Ci accasciammo sfiniti sui rispettivi sedili. I vetri erano appannati, chissà se qualcuno aveva visto o sentito qualcosa. Ma chi se ne frega!
Decidemmo che non avremmo raccontato a Valentina quello che era successo. In realtà non vedevo l'ora di raccontare a Sergio del cazzo enorme che avevo preso...
Mi vestii tutta di nero, da sera. Sotto il cappotto avevo un tubino alla coscia, scarpe col tacco e indossai un collarino che mi piace mettere sempre in queste occasioni e che molti uomini trovano sexy. Chissà che questo Alberto non si riveli un tipo interessante con cui passare almeno un dopo teatro...
L'orario che avevamo concordato era sufficientemnte in anticipo sull'orario dello spettacolo per poter prendere un aperitivo al bar del teatro, come facevamo di solito con la mia amica. Quindi speravo che Alberto fosse puntuale così non avrei bevuto da sola. In effetti, era già lì prima di me, lo riconobbi subito. Aveva una faccia un po' da vichingo, peccato non fosse alto come loro.
Ci presentammo e entrammo al bar del teatro. Anche lui era vestito per l'occasione, giacca e cravatta elegante che gli stavano molto bene. Presi un martini bianco, lui un aperol soda e chiaccherammo. Era uno di quelli con cui era facile fare conversazione, simpatico insomma, parlammo del più e del meno. Faceva battute divertenti, mi fece ridere molto. La mia amica aveva ragione. Valentina mi aveva detto che eri carina, ma io ti trovo davvero bella, mi disse. Grazie, ma non farmi arrossire, risposi io. Finimmo l'aperitivo e ci andammo a sedere nei posti indicati sui biglietti. Anche se lo trovavo simpatico, non pensavo sarebbe potuto succedere qualcosa dopo, onestamente. Non mi ispirava granché. Comunque, pensai intanto a godermi la musica senza grandi aspettative.
Il concerto cominciò, i componenti dell'orchestra tutti molto bravi. Ma ad un certo punto, il programma si fece noioso... Senza accorgermene cominciai a sbadigliare. Credo Alberto si fosse accorto che mi stessi annoiando e fece una cosa che non mi aspettavo: mi mise una mano sulla coscia. All'inizio m'indispettì ritrovarmi questa mano enorme, tozza, la mano di uno sconosciuto con cui avevo parlato appena mezz'ora sulla mia coscia. Poi cominciò a fare piccoli movimenti con le dita nel mio interno coscia che sul momento mi diedero i brividi. Scese dietro il ginocchio, lentamente, accarezzando coi polpastrelli. Il vichingo sapeva il fatto suo, mi stavo eccitando.
Andò avanti così fino all'intervallo quando si accesero le luci e ritiò la mano. Lo guardai e gli proposi di andare via. A razzo, mi disse. Ritirammo i cappotti dal guardaroba e uscimmo. Che gran rottura di coglioni 'sto concerto! dissi appena uscita e ridemmo forte entrambi. Aveva l'auto in parcheggio sotterraneo dalle parti del teatro, non ci volle molto a raggiungerla.
Appena salita in macchina mi buttai su di lui e lo baciai. Le nostre lingue si intrecciarono l'una dentro la bocca dell'altro, in avanscoperta. Ci baciammo a lungo, ci sapeva fare ma non si decideva a toccarmi così gli misi una mano sull'inguine. Sussultò e poi sorrise, e continuò a baciarmi. Si spostò sul collo, mi stuzzicò il lobo di un orecchio, la sua barbetta mi faceva il solletico. Spostai la mano sulla patta dei pantaloni, sentii un rigonfiamento non indifferente. Lo toccavo, dopo poco distinsi la sagoma del suo cazzo portato a sinistra.
Gli sbottonai i pantaloni, tirai giù la lampo ed era lì: un cazzo grosso con la cappella che sollevava da sola l'elastico dei suoi slip. Glielo tirai fuori, non era particolarmente lungo, saranno stati poco più di 15cm ma mi colpì perché aveva un diametro davvero notevole. Non riuscivo a chiudere la mano prendendolo dalla base. Lo menai lentamente, gli piaceva. Poi aumentai leggermente, poi un po' di più, il suo respiro accelerava, si era messo comodo, aveva tirato indietro il sedile, aperto le gambe. Te lo voglio succhiare, gli sussurrai all'orecchio. Certo fai pure, mi rispose sorridendo.
Mi abbassai e gli presi in bocca i coglioni, giocando un po' con la lingua. Uno scroto enorme, brutto come al solito pensai e pazienza. Poi passai in rassegna il cazzo con la punta della lingua, mi piaceva sentirne le venature, era coriaceo. Gli stuzzicai la cappella con la lingua, mmmh...mi stava piacendo. E anche a lui.
Uuh sì, continua sei brava, si vede che ti piace, fece lui. Adesso succhialo, fammi vedere come lo succhi.
Lo presi in bocca mentre lo tenevo con una mano e lo segavo. Mai preso un cazzo così grosso in bocca, devo essere onesta. Cominciai un gran pompino, succhiando fin dove potevo e aiutandomi con la mano a segarlo. Così brava, uh così, mh, il vichingo era contento. Ero accovacciata sul sedile del passeggero, si leccò due dita e si fece strada sotto il vestito fino al mio perizoma. Mi fece un ditalino per un po', poi me le mise dentro senza difficoltà visto che ero bagnatissima. Muovevo il bacino su quelle dita con lo stesso ritmo con cui gli stavo spompinando il cazzo. Mi piaceva, aumentai il ritmo, succhiavo succhiavo avidamente, mentre quelle sue dita nella fica mi stavano facendo godere.
Lo sentivo ansimare sempre di più, le vene del cazzo erano ben gonfie, mancava poco, m era già bello umido. Il vichingo aumentò il respiro, aah sì sì sì, sto per venire, così dai... Il suo enorme cazzo spariva nella mia bocca sempre più velocemente, le dita che mi scopavano la fica erano diventate tre e aveva aumentato il ritmo sempre più forte. Di più, di più, di più, sto venendo, mi diceva. Ero decisa a succhiargli tutto e così feci quando si lasciò andare venendo completamente dentro la mia bocca con un gemito di godimento assoluto. Mi piace molto quando gli uomini si fanno sentire. Ingoiai tutto. Lui mi prese il viso e mi baciò, con la lingua. Sai di sborra, mi disse. Mi piace il sapore della mia sborra sulla bocca di una donna.
Abbassai lo schienale del mio sedile e aprii le gambe. Non ebbi bisogno di aggiungere altro. Alberto si fiondò subito con la bocca sulla mia fica. La barbetta mi graffiava un po' l'interno coscia, ma quella lingua si muoveva in modo fantastico. Mi stuzzicava la clitoride, poi le grandi labbra, cercava di infilarsi dentro, poi tornava sulla clitoride. Poi leccava tutto avidamente, succhiava i miei umori. Oh sì, mi fai impazzire, gli dissi.
Ce l'ho di nuovo d... -non gli diedi il tempo di finire- scopami, scopami ti prego, scopami! Volevo quel cazzo così grosso dentro di me. Me lo mise dentro, sentire tutto il suo peso sopra di me aumentava il mio piacere. Quel cazzo mi riempiva, era stupendo. Mentre mi scopava mi baciava i capezzoli, mi toccava le tette, i fianchi. Io muovevo il bacino sotto i suoi colpi. Più forte, più forte, li volevo più forti i colpi di quel cazzo grosso come non mai. Il vichingo era in gran forma, mi prese prima una gamba, poi se le porto entrambe sopra le spalle per potermi prenetrare più profondamente ancora. E spingeva, spingeva, sembrava volesse infilarmi dentro anche lo scroto. Oddio, sì, ancora ancora ancora, lo voglio tutto dentro, tutto dentro così, dicevo. Anche lui gemeva forte ad ogni spinta, colpi lunghi e profondi. Io stavo impazzendo e lui stava durando tantissimo, molto di più di altri uomini con cui ero stata.
Girati, mi disse ad un certo punto. Ti sbatto da dietro. Prese a scoparmi la fica da dietro, ma a quel punto lo volevo nel culo. Non ne avevo mai presi di così grossi e stavo morendo dalla voglia di farmelo allargare da lui.
Fottimi, voglio che m'inculi. Allora me lo fece prima sentire tra le natiche, mi leccò il buco del culo, lo stimolò con le dita, poi sentii la sua cappella. Sapeva di avercelo grosso e voleva essere sicuro di non farmi male. Si fece strada finché non entrò tutto.
Rimase fermo per un po', poi cominciai a muovermi io e anche lui prese a spingere.
Ancora non posso credere quanto fosse grosso. I movimenti si fecero più rapidi e frequenti, le spinte sempre più forti. Mi piaceva. Fammi gridare, dissi mentre mi sbatteva. E lui prese a sbattermi più forte, mi mise un braccio sotto la pancia e spingeva, sempre più forte. Riuscì a farmi avere un orgasmo gridando, e subito dopo venne lui.
Ci accasciammo sfiniti sui rispettivi sedili. I vetri erano appannati, chissà se qualcuno aveva visto o sentito qualcosa. Ma chi se ne frega!
Decidemmo che non avremmo raccontato a Valentina quello che era successo. In realtà non vedevo l'ora di raccontare a Sergio del cazzo enorme che avevo preso...
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