Carne bollente

di
genere
tradimenti

Per un concatenarsi di eventi, per il torcersi e ritorcersi di fatti senza una logica, per una casualità sorprendente, lui si ritrovò ad occupare proprio l’appartamento dove aveva vissuto fino ai dieci anni e che aveva lasciato per seguire suo padre nel suo lavoro in un’altra città. Da qualche mese Theo abitava nella elegante palazzina recentemente ristrutturata; aveva poche possibilità di incontrare gli altri condomini a causa dei suoi orari di lavoro e della riservatezza che caratterizza ovunque da tempo i rapporti fra vicini, ma aveva constatato che le famiglie che un tempo lì abitavano erano state tutte sostituite da altre con l’eccezione di quella della signora Sara Talmonti.
Pur essendo troppo piccolo all’epoca per apprezzarne a pieno le qualità fisiche che affascinavano la componente maschile del palazzo, tuttavia ricordava vividamente le occhiatacce di mamma - e di cui non comprendeva la ragione - verso suo padre quando questi posava con insistenza gli occhi sulla signora Sara che d’altra parte con la sua condotta non dava luogo a pettegolezzi, né chiacchiere.
Era incuriosito di quale aspetto avrebbe potuto attualmente avere Sara, dopo che erano trascorsi diciotto anni anni dall’ultima volta che l’aveva vista. Facendo un semplice calcolo doveva essere prossima ai cinquant’anni - più precisamente ne aveva cinquantadue.
Il tempo, si sa, non fa sconti, tantomeno riguardo la bellezza.
Finalmente un pomeriggio la incontrò lungo le scale: lei scendeva mentre lui, in direzione opposta, saliva a balzelloni. Theo, sbalordito, trovò Sara attraente, tutt’altro che sfiorita e anzi decisamente molto sexy. Si scambiarono frasi di circostanza e poco dopo si separarono andando ciascuno per la propria strada.
Theo fu sorprendentemente intimidito e impacciato di fronte a tanto splendore inatteso. Il suo comportamento contrastava con la sicurezza spavalda, la simpatia e assertività che lo contraddistingueva quando si trovava di fronte a una femmina che destava il suo interesse. Per reazione alla scialba figura che lo aveva mortificato decise, punto nel suo orgoglio, di sedurre l’affascinante Sara.
L’uomo, ossessionato dal sesso, che vantava successo e molte conquiste femminili, si rese conto che alla sua collezione mancava in effetti una splendida donna matura le cui caratteristiche erano ben rappresentate dalla vicina.
Già pregustava il momento in cui avrebbe denudato Sara, giocato con le sue forme morbide, baciata ovunque, assaporandone la femminilità e infine posseduta, facendola gemere di piacere in un climax di sensualità. Il fatto che lei fosse sposata non costituiva un problema e anzi aggiungeva elettrizzanti stimoli all’impresa.
Ma le sue aspettative di un facile successo cozzarono contro la tenace resistenza di Sara che pure aveva finito per accettare la sua corte, ma appariva incerta e riluttante ad andare fino in fondo in quella avventura.
L’incontro con Theo ebbe su Sara l’ effetto prorompente paragonabile a un sasso lanciato in uno stagno a interromperne la quiete consolidata nel tempo. La sua vita scorreva senza ostacoli significativi e molto tranquilla: i suoi impegni si erano ridotti da quando i figli vivevano lontani, indipendenti. Nel lavoro poi aveva raggiunto gli obiettivi che si era prefissata e, pur gratificata, soffriva di una mancanza di stimoli sfidanti.
Viveva con suo marito, di otto anni più grande di lei, in armonia - erano sempre andati d’accordo -; certo la loro vita sessuale lasciava, a dir il vero, a desiderare ma lei non lo avvertiva come problema.
La comparsa di Theo nella sua vita liberò inopinatamente pulsioni erotiche che il suo super ego aveva obliterato da tempo, relegato nell’inconscio e che ora riaffioravano inaspettate e prepotenti. Si trovò, andando contro le sue convinzioni, a desiderare un altro che non fosse Massi con cui vivere una appassionante avventura. Forse l’ansia di un inevitabile futuro declino delle sue attrattive rendeva più bruciante il desiderio.
L’interesse che il bel ragazzo le dimostrava la lusingava e gratificava. Avvertiva contemporaneamente il rimorso di tradire, sia pur solo nel desiderio, suo marito ma le sensazioni nuove che le si affollavano dentro superavano i suoi scrupoli, le sue salde regole morali fino a rischiare di travolgerla e farla cedere.
Finì dunque, dopo una resistenza che si indeboliva progressivamente sotto gli attacchi portati, per accettare le attenzioni di Theo, ma la sua riluttanza non era ancora vinta.
Fra loro rimaneva, in definitiva, un puro esercizio di seduzione, un’estenuante, eccitante, ardente ma inconcludente gioco, fatto di sguardi, sfioramenti e parole suadenti, avanzate entusiasmanti per giungere al dunque seguite da fughe a ritroso che riportavano al punto di partenza quello slancio.
L’opera di conquista non progrediva secondo i piani, ma sarà stata la sua ostinazione la causa del suo rifiuto ad accettare le circostanze, che apparivano sfavorevoli, a spingere Theo a non desistere e ad aspettare l’occasione propizia.
Un sabato di un primo pomeriggio di maggio, tiepido e luminoso, in cui i profumi dolci e tenui delle acacie erano stati sostituiti da quelli più decisi e sensuali del tiglio, Theo poté osservare dalla finestre aperte una scena che gli fece rompere gli indugi; Sara stava salutando suo marito in attesa di salire in macchina con altre persone e lui colse scampoli del dialogo fra il gruppo.
- …Così Sara ti rubiamo Massi per l’intero week end. Perdonaci, ma la rimpatriata della nostra classe del liceo non sente ragioni per rinunce. Però ti confesso che con una moglie cosi, al posto di Massi, avrei trovato mille scuse per non partecipare.
- Tu Ezio sei sempre galante.
Ezio era stato - forse lo era ancora - uno sciupafemmine, e dal modo in cui la guardava faceva intendere che non avrebbe disdegnato di portarsela a letto a dispetto dell’amicizia con Massi.
- Magari mi offro volontario per tenerti compagnia io, al prossimo ritrovo di classe!
Risate.
- Beh ragazzi, buon divertimento. A domani sera.
Mentre Sara rientrava nell’edificio, Theo stava già spedendo messaggi agli amici che, per impegni inderogabili, non sarebbe stato della compagnia per quei giorni e studiò come attuare il suo piano.
- O oggi, o mai più. Se non funziona questa volta, giuro, rinuncio.

Sara rientrata in casa pensò al fine settimana monotono che l’aspettava e si rabbuiò.
Perché, prigioniera delle regole, del suo costringersi ad essere come gli altri si aspettavano che fosse, non poteva lasciarsi andare? Per quale motivo non dare ascolto alle sue pulsioni che reclamavano insistentemente di cedere, per una volta, al suo istinto? Frustrata dalle sue inibizioni, rassegnata si accoccolò sulla sua poltrona preferita, chiuse gli occhi e piombò in uno stato semi onirico in balia delle suggestioni che la tormentavano lasciandosi trasportare passivamente. I suoi cancelli inibitori si spalancarono: non riusciva più a contenere, la voglia, fisica, di un uomo che la spogliasse, baciasse, la leccasse tutta, strapazzasse le sue tette burrose, la possedesse. La sua carne bollente ambiva, fremeva di essere dominata, violata persino brutalizzata. Pensò a Theo e lo vide come un ideale, un archetipo erotico, superficiale quanto bastava, scevro da intellettualismi e tanto meno da scrupoli: quel giovane uomo la eccitava con la promessa dell’offerta della sua carne ardente, della sua prorompente, belluina carica fisica.
Sara nel suo agitarsi strattonava le mutandine che si insinuavano nella sua fessura che iniziò a stillare rugiada.
- Theo vieni, fammi tua, ti voglio adesso. Son sola in casa, perché non ne approfitti?
Quasi ad esaudire il suo tormentato desiderio una vibrazione del suo cellulare la strappò dalla semi veglia.
- Sara, son Theo, posso salire da te, devo parlarti.
Dominò il tremore della voce emozionata e sussurrò - quel bisbiglio apparve a Theo un segnale di resa - :
- Dammi qualche minuto, ti aspetto.
Rispose di getto per non cambiare idea. Scelse accuratamente la lingerie più sexy del suo guardaroba; scartò una vestaglietta osé e ipocritamente indossò un paio di jeans assieme a una tranquilla camicetta: non voleva apparire come una donna assatanata di sesso, decisa a cedere facilmente, ma al contrario dare un segnale di sereno distacco.
In realtà il suo cuore sembrava impazzito nell’attesa di ciò a cui si stava preparando e stavolta non avrebbe frapposto ostacoli alle richieste del ragazzo.
Un sommesso battere alla porta.
Controllò che nessuno osservasse la scena e, rassicurata, lasciò che Theo entrasse.
La tensione era palpabile, i loro sguardi in assenza di parole pronunciate, esprimevano la brama che dominava entrambi.
Le loro labbra si unirono, senza preavviso, in un bacio di fuoco.
Le mani di Theo sui seni, sulle parti intime di Sara. Lei sussurrò mentre le cedevano le gambe:
- T…Theo? …Oh Theo…no…non dovremmo.
Ma non lo pensava e lui lo sapeva bene.
La camicetta volò via seguita dal reggiseno. Le deliziose, grosse mammelle furono preda delle forti mani del ragazzo, strizzati i capezzoli duri come proiettili. Lei rise eccitata.
Theo fece sedere la donna sul divano per toglierle i jeans. Così facendo le sollevò i piedi - deliziosa, zona erogena per lei - che baciò, succhiò facendola fremere tutta emozionata. Rimosse le mutandine già zuppe, Theo la sdraiò sul divano e allargatele le cosce contemplò quella stupenda figa liscia, odorosa e morbida, integralmente depilata come lui preferiva.
Vedendo che il ragazzo indugiava, Sara impaziente lo incitò:
- Forza leccami la figa, bravo…ancora...
La lingua percorreva il perineo facendo la spola dal monte di Venere fino al buchetto anale.
- Theo, adesso il clitoride….si…così…non fermarti. Aahh vaiiii.
Il ragazzo completava l’azione con quella delle dita che frugavano la vagina stimolandone i recettori erogeni della parete anteriore. Esplose inarrestabile l’orgasmo accompagnato da uno squirting inatteso che imbarazzò Sara ma che la gratificò di un piacere sublime.
Theo sì spogliò a sua volta: era uno splendido esemplare, con un fisico atletico da copertina: la sua verga svettava orgogliosa con la sua grossa cappella violacea tumida. Sara ammirò a bocca aperta, in ginocchio davanti a lui, lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi e la punta della sua lingua non pose indugi ad esplorare quel cazzo assaporandone l’afrore maschile, il gusto acre delle goccioline presenti sulla punta, ne titillò il glande e finalmente lo fece entrare in bocca, serrando le labbra per stimolarlo vigorosamente: lo succhiò magistralmente. Solo il grande allenamento e il suo controllo impedirono a Theo di non lasciarsi travolgere e riempire di sborra quella bocca abile e vorace. C’era tanto da fare e godere, bisognava centellinare questa deliziosa pietanza!
Si spostarono in camera da letto. Theo le divaricò le gambe alzandole e piegandole verso il ventre; infilò la sua verga di colpo in vagina facendola urlare.
La bella signora mai aveva provato in vita sua un tale piacere; montata da quel ragazzo che la martellava con un vigore mai provato. Theo era capace di straordinarie performance amatorie, e inoltre meravigliò Sara con la fantasia con cui scelse le svariate posizioni per copulare. I gemiti, gli ansiti della sua affascinante, calda preda, provocati dai ripetuti orgasmi erano musica eccitante ai suoi orecchi. Il pomeriggio declinava in un tramonto sfolgorante preludio di una serata dolcissima.
Soddisfatto Theo e pensando che lei ne avesse avuto abbastanza manifestò l’intenzione di tornare a casa.
- Rimani qui con me la notte intera. Abbiamo tutto il tempo per continuare a gustare la meraviglia che abbiamo solo assaggiato.
Lui non chiedeva di meglio e, consumato uno spuntino per rifocillarsi, ripresero a fare sesso; Sara, godeva della stretta delle sue morbide forme nella piacevole morsa di quei muscoli d’acciaio, ma soprattutto di quella trivella infissa nella figa che continuava a spingere dentro di lei con un vigore inesauribile, senza segni di stanchezza. L’estasi di quella carne palpitante, dura, calda che le si muoveva dentro le fece perdere in senso dello spazio e del tempo: sentì il seme maschile riempirla e, rilassata, spossata e beata, si addormentò sotto di lui.
Theo egualmente svuotato di energia si assopì beatamente, cullato fra le morbide, profumate anse , la pelle vellutata di quella dea lussuriosa.
Nel cuore della notte si svegliò con una erezione spettacolare pervaso da un forte calore al basso ventre.
Dalla finestra aperta entravano, spinti dall’aria tiepida, i profumi regalati da quel maggio incantevole. La luce che pioveva nella stanza per l’illuminazione stradale, gli consentì di gustarsi lo spettacolo di quel corpo che gli giaceva accanto, bellissimo nella sua procacità e che gli aveva regalato piaceri ed emozioni forse mai provate prima.
Sara era nuda, languidamente adagiata accanto, le lenzuola scalciate via a lato, le cosce spalancate oscenamente e dalla figa tumida, gonfia per l’intenso sfregamento amoroso, scolava un rivolo di quello sperma che lui le aveva pompato copiosamente dentro. Non sazio si dilettò a succhiare i capezzoli della donna e a carezzarne le intimità fino a che lei apri gli occhi e con espressione rapita gli sorrise, gli carezzò i capelli.
- Oh Theo, che maschio meraviglioso e insaziabile sei! Si, trascinami nel gorgo della tua libidine. Questa notte sarà indimenticabile, prendimi di nuovo, lo voglio.
- Sara, se ti fidi di me renderò ancora più magico questo incontro. Hai del lubrificante?
Ora la donna trepidante in ginocchio sul letto, col culo sollevato e le natiche aperte così da consentire una mirabile visione dei suoi orifizi, percepiva che l’ano, sotto l’azione delle dita di Theo e del lubrificante, cedeva e si preparava; lei era emozionata e un po’ timorosa come una ragazzina in procinto di perdere la propria illibatezza. Sara gemette quando la grossa cappella di Theo superò lo stretto anello dello sfintere e avvertì un piacere nuovo arrendendosi al suo amante che le riempiva il ventre. Era, tolte le sovrastrutture sociali, una matura femmina di mammifero posseduta dall’aggressivo giovane maschio del gruppo: questo pensiero la elettrizzò.
Il cazzo durissimo, una volta entrato, sostò un po’ per gustarsi le pareti che gli si avvolgevano intorno. Sara gemeva e sospirava col fiato affannoso per l’intenso piacere.
- Vai, non sento male. Puoi infilarlo di più.
Theo spinse, spinse sempre più inebriato dal morbido corpo di Sara che montava divertendosi a stringere le oscillanti pendule pere e a udire l’armonia dei sensuali mugolii che lei emetteva soavemente.
La violenta penetrazione, la sensazione di essere riempita, invasa, provocò a Sara brividi di godimento che partendo dal retto, si propagarono alla zona genitale fino a tutto il ventre.
- Continua, non fermarti, è stupendo! Godo.
Theo la inculò a lungo, fino a quando all’ultima spinta un fiotto di sperma caldo si riversò nelle viscere della donna che si agitava in preda all’orgasmo - l’ennesimo - scatenato da quell’interminabile, entusiasmante coito anale.
Ancora abbracciati li trovò il mattino, lei lo baciò, leccò il corpo del giovane uomo volendo gustarsi gli ultimi istanti di quell’erotica parentesi.
Theo, molto soddisfatto della resa completa di Sara, sarebbe presto approdato ad altri lidi, ad altri interessi ora che il suo scopo era stato raggiunto. Non era un romantico e solo questo voleva. E lei lo sapeva.
La luce radiosa del mattino inondò la stanza profumata del loro sesso.
- Ciao bellissima, ci rivedremo presto.
Sara sapeva che non era vero, che quanto accaduto quella notte sarebbe stato irripetibile e ben presto sarebbe scivolato nel tempo, solo ricordo assumendo la consistenza eterea di un sogno. Forse era giusto cosi.
Pensò con dolcezza a Massi e desiderò tornasse presto.
di
scritto il
2024-03-13
4 . 1 K
visite
1 1 9
voti
valutazione
6.9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Mordere il frutto proibito

racconto sucessivo

Deviando dalla litoranea
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.