L’ombra del tradimento

di
genere
tradimenti

- Il motel è lo stesso di sempre; davanti alla camera, la solita, c’è la mia auto. Sto aspettando e fremo.
Il mio lavoro mi concede un certo margine di flessibilità, e una volta sistemate le questioni principali, mi muovo. Conosco la strada a memoria. Premo sull’acceleratore, e il pensiero di quello che mi aspetta mi fa tremare le mani sul volante. Parcheggio accanto alla sua auto. Il luogo è quanto di più riservato ci sia e posso sentirmi sicuro. La porta non è chiusa a chiave. Entro, brucio di impazienza. Rebecca mi aspetta. Il suo corpo occupa ogni pensiero. Le nostre famiglie sono legate da tempo, e ciò che all'inizio era solo un rapporto di amicizia si è trasformato in qualcosa di irresistibile, al di là di ogni intenzione. Non avrei mai immaginato che saremmo diventati amanti, e neanche lei. È iniziato tutto per una semplice casualità, ma l’intesa che abbiamo trovato, la passione che è divampata, il piacere travolgente che ci consuma ogni volta, sono diventati troppo forti per essere ignorati. Il linguaggio che usiamo durante i nostri incontri riflette questa nuova intimità. È un’attrazione carnale che travolge tutto, superando affetti, principi solidi e sicurezze morali. Lontani dai freni e dalle convenzioni della vita quotidiana, ci parliamo con un ardore che non avremmo mai osato usare prima. Parole triviali e oscene sgorgano dalle nostre labbra come un torrente impetuoso, in netto contrasto con il rispetto formale e perbenista che caratterizza solitamente le nostre vite. Ogni frase è un invito, un’eccitante sfida a superare i confini della lussuria.. Mi sento divorato dal desiderio di esplorare ogni parte di lei, di darle e prendere molto di più di quanto ci siamo mai concessi nei nostri letti coniugali. Negli incontri clandestini, ci liberiamo di ogni freno, come se il nostro tradimento richiedesse, per esistere, oscene perversioni. Ogni volta che ci separiamo, cerchiamo di convincerci che sarà l'ultima, ma sappiamo entrambi che non sarà così; l’idea di rinunciare a quei momenti è una tortura, e ci ricadiamo invariabilmente. Mi sento colpevole verso mia moglie e, soprattutto, nei confronti del marito di Rebecca. Max ha sempre avuto stima e fiducia in me, ma non riesco a rinunciare a quel desiderio viscerale che mi consuma dall’interno; non posso fare a meno di assaporare ogni istante di questa follia che ci tiene legati l’uno all’altra. Lei è lì, ad aspettarmi, con addosso un reggiseno di pizzo che le lascia scoperta metà del seno generoso. Mi guarda con quel sorriso da diavoletta e io già sento i pantaloni che mi tirano. Mi accoglie un profumo denso, che si mescola con l’aria calda della stanza, un aroma familiare di desiderio, dolce e muschiato. Mi riempie le narici e mi risveglia i sensi, un richiamo primitivo che mi fa subito irrigidire. La sua voce è roca, bassa, e mi arriva come una scarica di corrente.
— Vieni qui, bel cazzone, — dice, mordendosi il labbro. — Sai cosa voglio.
Mi avvicino, e lei si sfila i jeans con movimenti lenti e provocanti, sapendo perfettamente come farmi impazzire. Sotto, indossa un perizoma trasparente già fradicio, e il suo odore mi avvolge: una scia di umidità e calore che si mescola con il sapore dolce della sua pelle. Non resisto e infilo subito la mano tra le sue gambe, affondando le dita nella sua figa bagnata e calda. Il profumo si fa più intenso, quasi ferino, e mi invade, facendomi girare la testa. Lei geme, spalanca le cosce e mi guarda con quegli occhi pieni di malizia.
— Te lo faccio vedere io come si gode, — mi sussurra, sporgendo il culo verso di me e divaricando le natiche con le mani. Le sue dita aprono la vista sul suo ano palpitante, con il suo abisso delizioso che reclama piacere. Lei ride provocante.
Prima, però, c'è un'altra fame da saziare. La afferro rudemente e la tiro verso di me, facendola distendere sul letto. Mi inginocchio tra le sue cosce spalancate, e lei mi guarda con quegli occhi che implorano e comandano allo stesso tempo. Non aspetto oltre: affondo il mio cazzo nella sua figa calda e scivolosa.
— Oh sì, così, — geme, mentre la sua schiena si inarca sotto di me. — Fammelo sentire tutto dentro, fino in fondo. Inizio a muovermi, lento e profondo, sentendo il calore della sua carne che si stringe intorno al mio membro. Ogni mio colpo affonda in lei, sempre più forte, e lei mi risponde sollevando i fianchi, accogliendomi con un desiderio selvaggio.
— Sì, scopami. Non fermarti, bastardo — grida, con le braccia che si allargano sopra il letto in un abbandono totale, completamente concentrata su ciò che le sto facendo.
Aumentando il ritmo, le sue unghie affondano nella mia schiena e i suoi gemiti si fanno più forti. La sua figa si stringe intorno a me, pulsando, come se volesse risucchiarmi fino all'ultimo centimetro. Io la prendo con forza, sentendo ogni scossa del suo corpo mentre si lascia andare al piacere.
Ma so che lei vuole di più. Quando sente che sono vicino a venire - lo capisce dai miei respiri affannati - mi respinge con forza, si gira a pancia in giù, e con una voce roca mi ordina:
— Adesso prendimi qui, — e spinge indietro il culo, offrendomi la vista della sua apertura stretta. — Voglio sentirti nel culo, voglio che me lo rompi, cazzo! Non mi faccio pregare. Le affondo le mani nei fianchi, la tiro indietro con forza e punto il mio cazzo contro il suo buco stretto, che si contrae mentre la punta spinge contro l’apertura. Lei morde un cuscino, e io le stringo i capelli in una presa salda, tirandoli all’indietro mentre affondo.
— Sì, così! — urla, la voce strozzata. — Spingilo dentro tutto, voglio sentirlo fino allo stomaco, figlio di puttana.
Lei geme, miagola, urla forte, si piega, io inizio a muovermi, lento all’inizio, poi sempre più veloce. Sento la resistenza della sua carne cedere, lo sfintere che si dilata sotto la mia spinta, fino a che sono tutto dentro di lei. L’odore della sua pelle e del suo sudore si mescola con quello più pungente e profondo del suo ano, un aroma che mi travolge e mi fa impazzire. Lei geme forte e spinge il culo indietro.
— Oh sì! Sfondami, — mi grida, mentre gli affondi diventano brutali. — Fammi male, cazzo! Fammi sentire che sei dentro di me! -
Ogni colpo la fa sussultare, la sua carne calda e stretta che mi avvolge, mentre io le mordo il collo. La tensione nei suoi muscoli si scioglie in un’ondata di piacere, e i suoi gemiti assumono tonalità più acute, mescolandosi con i miei più gravi.
— Sei la mia troia, lo sai? — le sibilo all'orecchio, affondando ancora di più.
— Sì! La tua lurida troia! Solo la tua! — ansima, il volto premuto contro il letto, stringendo i lenzuoli, mentre si lascia andare completamente, accogliendo ogni mia spinta fino a che non sento il mio corpo esplodere in un orgasmo che mi fa perdere la testa.
Le mie mani afferrano le sue burrose mammelle mentre esplodo dentro di lei, e lei urla e si inarca, il suo corpo che trema sotto di me fino a che cadiamo entrambi esausti sul letto.
Rimaniamo a lungo senza fiato, avvolti nel caldo odore del sesso, la mia mano che le accarezza il fianco e il suo respiro che si calma lentamente.
— Ti è piaciuto, vero? — le sussurro, con un sorriso soddisfatto.
— Sì, ma la prossima volta desidero che duri di più, — mi risponde con un sorriso seducente, mordendomi il labbro.
Guardo l’orologio sul comodino e so che devo tornare in ufficio.
— Son costretto ad andare, devo riprendere il lavoro, — le dico, con la fatica di staccarmi da lei, mentre mi rivesto in fretta.
- A presto porco libidinoso -. Mentre guido verso casa, sento ancora la sua voce, il suo odore selvaggio e il calore del suo corpo addosso. E so che, per quanto cerchi di allontanarmi, tornerò, perduto, schiavo, sempre da lei, dalla sua maledetta voglia che non ha limiti, come la mia del resto, portandoci appresso il nostro segreto.
di
scritto il
2024-10-19
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