Sfumature di fetish
di
samas2
genere
feticismo
Amelia, venticinque anni, infermiera piuttosto appetitosa di aspetto, stava tornando a casa in autobus in quel bel pomeriggio assolato, carica di acquisti affastellati in ingombranti borse. Bello rilassato il primo dei suoi tre giorni liberi dal lavoro! In giro per uffici per risolvere incombenze non più rinviabili, poi trafelata e affannata a far spese. Aveva trascorso tutta la mattina in questo modo e persino saltato il pranzo. Faceva poi troppo caldo, un caldo umido, che acuiva la sua stanchezza e il suo desiderio, ancor prima di mettere qualcosa sotto i denti, era godersi una doccia.
Il tragitto non era breve e nella vettura piuttosto affollata, traballante, coll’aria afosa lei si sentiva a disagio. Era madida di sudore di cui avvertiva con imbarazzo l’acre odore. Il vociare degli occupanti la vettura era un sottofondo monotono, indistinto, interrotto da scoppi di risate, da esclamazioni ad alta voce. Lei fu assorbita dai suoi pensieri che la estraniarono dal contesto e alla stanchezza si aggiunse la tristezza: la sua vita sentimentale la rendeva insoddisfatta della sua relazione con un uomo ricco che la considerava solo un trastullo erotico, un amore ancillare, un bel trofeo da esibire con gli amici; lei non intravvedeva nessuna prospettiva di sviluppo al loro rapporto ed era stanca di sentirsi usata, di sacrificare se stessa, la sua giovinezza. Non era quello che aveva sognato nella vita. Compensava la sua frustrazione nella dedizione premurosa che dedicava ai suoi pazienti e con la lettura appassionata e onnivora,.
L’andatura a scatti dell’autobus, le frenate o le accelerazioni spingevano i corpi dei passeggeri l’uno contro l’altro e tenersi in equilibrio in quelle condizioni, soprattutto per lei che aveva le mani occupate dalle borse, era impresa ardua. Finalmente poté almeno appoggiare una delle borse sotto un sedile e reggersi con un braccio al corrimano orizzontale.
Avvertì, a un certo punto, con crescente fastidio, un corpo dietro di lei che le si appoggiava fino ad aderire al suo. Da principio non prestò particolare attenzione ma quando, in occasione dell’ennesima variazione di velocità, avvertì la persona dietro di me starle sempre più addosso, percepiva il suo fiato sul collo. Pensò di protestare - anche se in effetti nulla di sconveniente era accaduto -, ma non lo fece seguendo un’inspiegabile impulso, per una timidezza che non le apparteneva, ad accettare la situazione. Si girò: incontrò il volto di un quarantenne piuttosto attraente, che palesava un’espressione innocente e che le sorrise. Poi, valicando il limite della strafottenza, avvicinò le sue narici all’incavo ascellare del braccio di Amelia che si sosteneva al corrimano e annusò, aspirò voluttuosamente.
Amelia era sorpresa e imbarazzata, non fosse altro per il suo odore generatosi nella giornata dal caldo appiccicoso. Ma il suo stupore raggiunse il culmine allorquando si sentì sussurrare da una voce calda che le provocò un brivido:
- La sua chimica è perfetta.
Amelia rimase a bocca aperta non riuscendo a proferire sillaba. Lo sconosciuto proseguì:
- Ho l’ardire di farle una proposta. Se dovesse scegliere di scendere con me alla prossima fermata le spiegherò tutto. Altrimenti me ne farò una ragione, ma pieno di nostalgia.
Trasse di tasca una busta e gliela porse.
- In ogni caso è per scusarmi del disturbo arrecatole.
Alla successiva fermata l’uomo si diresse verso l’uscita e Amelia, cedendo alla curiosità che aveva preso il posto dello sconcerto, lo seguì anche se con qualche riserva. Una volta scesi dal mezzo la ragazza, appoggiate le borse a terra, non resistette allo sbirciare dentro la busta. Accidenti! C’erano dentro cinque banconote da cinquanta euro - e solo per un’annusatina e un invito a cui poteva tranquillamente opporre un rifiuto.
L’uomo, Arturo era il suo nome, si presentò porgendole un suo biglietto da visita dai caratteri tipografici raffinati.
Amelia, con aria artatamente disinvolta, sostenendo lo sguardo penetrante dell’uomo:
- Va bene, ascolterò la sua proposta.
- Gliene sono grato; prego mi segua, non siamo lontani dalla nostra meta -. Mentre proferiva quelle parole afferrò le borse della spesa appoggiate a terra e si offrì galantemente di trasportarle.
Amelia non aveva certo accettato l’invito spinta dalla cupidigia per il denaro, bensì da una curiosità per quell’uomo enigmatico e affascinante che pareva lasciar intravvedere piaceri proibiti, nascosti nelle pieghe recondite della sua sessualità, che come diapason alla nota giusta venivano fatti risuonare armoniosamente.
Non di meno, durante il tragitto, dubbi e paure tuttavia affioravano nella sua mente e alimentavano inquietudine.
- Costui sembra una brava persona, ma in fondo cosa so di lui? Mi farà del male o peggio? Ma l’eccitazione che irrazionalmente era insorta in lei superava i suoi timori e intuiva, fidandosi del suo istinto, di potersi fidare di Arturo.
Così, con appresso questi sentimenti contrastanti, seguì quell’uomo fiduciosa degli sviluppi, pensando o sperando di non aver almeno nulla da perdere.
Giunsero, dopo pochi minuti di cammino, ad un rione caratterizzato da abitazioni mono o bifamiliari, alcune ville di stile liberty circondate da giardini ornamentali e di una di queste varcarono il cancello. L’edificio bianco, molto elegante era arricchito nella fascia superiore da motivi floreali. Introducendola nella casa silenziosa e deserta Arturo si giustificò dell’assenza del personale di servizio affermando di aver concesso loro una giornata libera. La fece accomodare in un salottino dai giochi tonali verdi e viola che utilizzava nei bei rivestimenti.
- Amelia, cosa posso offrirle? Qualcosa, di fresco?
Dopo aver banalmente chiacchierato, Arturo ruppe gli indugi e venne al punto.
- Vede Amelia, c’è un richiamo potente in lei oltre la sua innegabile avvenenza, una sollecitazione chimica, potrei definirla. Sono attratto dagli odori e in maniera peculiare da quelli femminili che risultano essenziali affinché possa godere di una esperienza sessuale piena. Amo gli inviti che provengono dal mio paleo-cervello che fanno emergere emozioni profonde, rimandi antichi e indefiniti, percezioni di una realtà profonda e antica come l’uomo: per questo il senso dell’olfatto è determinante. Fin da bambino son stato sollecitato dalla componente seduttiva compresa negli odori naturali femminili e sono alla ricerca di chi sappia soddisfare questo mia peculiare pulsione. È molto raro che accada, ma con lei oggi questo sogno ha preso corpo, la mia ricerca ha raggiunto la meta.
Mi rendo ben conto di quanto il mio approccio sia irrituale e possa ingenerarle sconcerto, ma ho confidato nel mio intuito nel ritenerla ricettiva alla mia proposta.
La giovane era affascinata, emozionata e il suo interesse cresceva sospinto, sollecitato dalla curiosità di esplorare quel lato oscuro, misterioso del suo universo erotico. L’uomo poteva rappresentare la guida sicura in quel labirinto intricato di passioni e voglie inespresse ma potenti.
Come se Arturo leggesse dai suoi occhi un timore inespresso con voce calda e sorridendo:
- Non tema di trovarsi di fronte un maniaco criminale come J.B.Grenouille* ma mi riconosco piuttosto nelle considerazioni di un raffinato letterato come Huysmans.
- In effetti il personaggio di “Profumo” è un serial killer terrificante nel suo delirio passionale e non nego - lei scoppiò a ridere - che il pauroso pensiero mi sia balenato nella mente. Non conosco Huysmans, ma mi fido delle sue parole.
Si sentiva molto più rilassata e finanche divertita.
Arturo allora la prese per mano conducendola al piano superiore attraverso una scala le cui pareti di marmo bianco dalle venature rosate erano impreziosite da riquadri di verde Guatemala. La fece entrare in un’ariosa camera invitandola a sedere sul bordo dell’elegante letto a baldacchino. Sollevò le braccia e appoggiò il naso sulle ascelle odorose di Amelia - che da parte sua si concedeva a quel gioco inusuale e intrigante - gustandosi il sentore che imprigionatosi nell’affanno, nel caldo della giornata, si liberava insolente e delizioso, filtrato dai tessuti madidi, odore di animale in calore che stimolava il suo cervello fino a farlo inebriare.
Amelia avvertiva brividi lungo la colonna e docilmente si abbandonò a quelle mani calme e sicure che la spogliavano lasciandosi ammirare in tutta la bellezza dei suoi seni perfetti, a goccia. Aveva indosso solo le mutandine e le ballerine ai piedi.
Arturo accarezzò quelle meravigliose mammelle e proseguì nella sua azione. La distese sul letto con gesti delicati, ma senza incertezze. Amelia avvertiva il piacere dei baci ardenti dell’uomo che la sfioravano percorrendo la sua pelle, ma d’improvviso si senti gelare il sangue e poi avvampare di vergogna.
Arturo si accingeva a toglierle le scarpe e suoi piedi accaldati e sudati avrebbero sprigionato un deciso odore che avrebbe potuto rovinare l’atmosfera, ma cosa poteva fare ormai?
- Sono mortificata, ma purtroppo son troppe ore che indosso queste ballerine. Temo di puzzare.
Lui senza esitare le sfilò le scarpe e non solo non si disgustò, ma al contrario prese fra le mani quelle estremità dalla pelle vellutata, dal tallone rotondo e morbido, dalle dita ben fatte, ne apprezzò la leggiadria e il loro odore pungente incrementò la sua libidine a vette altissime.
Novello Restif de la Bretonne deliziò il suo olfatto con quegli erotizzanti effluvi e indulse a baciare e prendere in bocca quei seducenti piedini.
Amelia stimolata, erotizzata da quei comportamenti che gradevolmente la colmavano di stupore, sempre più implicata, senti il suo corpo levitare quando Arturo, sfilatele le mutandine zuppe, si dedicò alla sua fessura grondante di succhi prendendone possesso.
Arturo inebriato dal bouchet di aromi e sapori che si liberavano dalla magica fessura della donna, con la libidine che travalicava l’autocontrollo che si era imposto, la prese con una furia belluina che contrastava coi suoi modi così gentili ed eleganti; il suo scettro di consistenza lapidea, entrando con irruenza in quel meraviglioso frutto succoso, strappò ad Amelia un grido. La giovane donna si concedeva senza freni, si agitava per assecondare gli spasmi della sua figa bollente.
- Ohoh com’è duro! Aprimi tutta, sono tua.
Fra le lenzuola di seta e i soffici cuscini talora utilizzati per posizioni amorose sempre nuove, bordate di piacere le scioglievano il ventre, abbandonata senza pensieri razionali sulle ali di emozioni dolci e brutali, nuove e ataviche. Le piaceva quell’abbandono, quel suo darsi, sentirsi femmina ricettiva, che quell’uomo raffinato e bestiale la possedesse senza riguardi, con ferocia. Il coinvolgimento inusuale, a cui ora sensibilizzata partecipava, in un universo di odori eccitava la sua sensibilità, ampliava il suo godimento. Si dilettò a immaginarsi una fanciulla illibata che veniva offerta a un prepotente crudele, immorale signore che l’aveva reclamata per soddisfare i suoi capricci.
Arturo sempre più convinto di aver raggiunto ciò che da tempo aveva ricercato, le succhiava dolorosamente i capezzoli e con le dita la tormentava in giochi libidinosi l’ano, pompava potente,
- instancabile, ora frenando ora accelerando -, quella figa che accoglieva il suo cazzo, lo cingeva, gli si contraeva addosso. Con Amelia sentiva di potersi esprimere integralmente senza addosso la cappa di formale educazione che frenava la sua carnalità compressa.
- Arturo ti prego non fermarti, vienimi dentro, riempimi col tuo cazzo - come in trance sentiva l’approssimarsi dell’orgasmo.
Poi liquefacendosi:
- Sto godendo. Si è stupendo.
L’uomo sembrava non doversi fermarsi, col suo membro che estraeva lucido per poi
infiggerlo sempre più nel profondo dell’intimità di Amelia.
I loro corpi intrecciati, i loro respiri affannosi, poi il seme caldo fluì, le inondò il grembo, divenuto lago di piacere; i loro corpi si abbandonarono fianco a fianco appagati e stanchi, i battiti dei loro cuori e i loro respiri ritrovarono un ritmo tranquillo.
Lei fece cenno accenno ad alzarsi. Lui d’impeto la trattenne a letto.
- No, voglio che tu rimanga con me - concitato.
Poi addolcendosi e allentando la presa:
- Ti prego.
Si riaccesero e Amelia prese allora in bocca il cazzo di Arturo ancora odoroso del loro piacere, lo leccò e succhiò adorante a lungo, poi divaricò i suoi glutei, appoggiò il largo glande caldo al suo buchetto che pareva implorare di partecipare a quel tripudio lussurioso.
La passione sostenne quella notte insonne, tenera e violenta, di sesso sfrenato, privo di inibizioni, ma anche fatta di dialoghi intensi, scoperta di profonde affinità di cui la chimica era stata solo anticipazione.
Arturo aveva trovato la partner giusta con cui condividere una sessualità senza preclusioni a sperimentare nuovi e raffinati piaceri.
Amelia aveva sentito emergere in lei, sollecitata dalle promesse di questo nuovo rapporto, una urgenza a cimentarsi, ad abbandonarsi a pratiche e piaceri che aveva sbrigativamente, prima d’ora, giudicato illeciti. Sarebbe stato, ora che si erano incontrati, per sempre? Ci sperava, in fondo, ma ciò che contava ora, era percorrere senza preclusioni quella strada appena imboccata.
P.Süskind - Profumo.
Il tragitto non era breve e nella vettura piuttosto affollata, traballante, coll’aria afosa lei si sentiva a disagio. Era madida di sudore di cui avvertiva con imbarazzo l’acre odore. Il vociare degli occupanti la vettura era un sottofondo monotono, indistinto, interrotto da scoppi di risate, da esclamazioni ad alta voce. Lei fu assorbita dai suoi pensieri che la estraniarono dal contesto e alla stanchezza si aggiunse la tristezza: la sua vita sentimentale la rendeva insoddisfatta della sua relazione con un uomo ricco che la considerava solo un trastullo erotico, un amore ancillare, un bel trofeo da esibire con gli amici; lei non intravvedeva nessuna prospettiva di sviluppo al loro rapporto ed era stanca di sentirsi usata, di sacrificare se stessa, la sua giovinezza. Non era quello che aveva sognato nella vita. Compensava la sua frustrazione nella dedizione premurosa che dedicava ai suoi pazienti e con la lettura appassionata e onnivora,.
L’andatura a scatti dell’autobus, le frenate o le accelerazioni spingevano i corpi dei passeggeri l’uno contro l’altro e tenersi in equilibrio in quelle condizioni, soprattutto per lei che aveva le mani occupate dalle borse, era impresa ardua. Finalmente poté almeno appoggiare una delle borse sotto un sedile e reggersi con un braccio al corrimano orizzontale.
Avvertì, a un certo punto, con crescente fastidio, un corpo dietro di lei che le si appoggiava fino ad aderire al suo. Da principio non prestò particolare attenzione ma quando, in occasione dell’ennesima variazione di velocità, avvertì la persona dietro di me starle sempre più addosso, percepiva il suo fiato sul collo. Pensò di protestare - anche se in effetti nulla di sconveniente era accaduto -, ma non lo fece seguendo un’inspiegabile impulso, per una timidezza che non le apparteneva, ad accettare la situazione. Si girò: incontrò il volto di un quarantenne piuttosto attraente, che palesava un’espressione innocente e che le sorrise. Poi, valicando il limite della strafottenza, avvicinò le sue narici all’incavo ascellare del braccio di Amelia che si sosteneva al corrimano e annusò, aspirò voluttuosamente.
Amelia era sorpresa e imbarazzata, non fosse altro per il suo odore generatosi nella giornata dal caldo appiccicoso. Ma il suo stupore raggiunse il culmine allorquando si sentì sussurrare da una voce calda che le provocò un brivido:
- La sua chimica è perfetta.
Amelia rimase a bocca aperta non riuscendo a proferire sillaba. Lo sconosciuto proseguì:
- Ho l’ardire di farle una proposta. Se dovesse scegliere di scendere con me alla prossima fermata le spiegherò tutto. Altrimenti me ne farò una ragione, ma pieno di nostalgia.
Trasse di tasca una busta e gliela porse.
- In ogni caso è per scusarmi del disturbo arrecatole.
Alla successiva fermata l’uomo si diresse verso l’uscita e Amelia, cedendo alla curiosità che aveva preso il posto dello sconcerto, lo seguì anche se con qualche riserva. Una volta scesi dal mezzo la ragazza, appoggiate le borse a terra, non resistette allo sbirciare dentro la busta. Accidenti! C’erano dentro cinque banconote da cinquanta euro - e solo per un’annusatina e un invito a cui poteva tranquillamente opporre un rifiuto.
L’uomo, Arturo era il suo nome, si presentò porgendole un suo biglietto da visita dai caratteri tipografici raffinati.
Amelia, con aria artatamente disinvolta, sostenendo lo sguardo penetrante dell’uomo:
- Va bene, ascolterò la sua proposta.
- Gliene sono grato; prego mi segua, non siamo lontani dalla nostra meta -. Mentre proferiva quelle parole afferrò le borse della spesa appoggiate a terra e si offrì galantemente di trasportarle.
Amelia non aveva certo accettato l’invito spinta dalla cupidigia per il denaro, bensì da una curiosità per quell’uomo enigmatico e affascinante che pareva lasciar intravvedere piaceri proibiti, nascosti nelle pieghe recondite della sua sessualità, che come diapason alla nota giusta venivano fatti risuonare armoniosamente.
Non di meno, durante il tragitto, dubbi e paure tuttavia affioravano nella sua mente e alimentavano inquietudine.
- Costui sembra una brava persona, ma in fondo cosa so di lui? Mi farà del male o peggio? Ma l’eccitazione che irrazionalmente era insorta in lei superava i suoi timori e intuiva, fidandosi del suo istinto, di potersi fidare di Arturo.
Così, con appresso questi sentimenti contrastanti, seguì quell’uomo fiduciosa degli sviluppi, pensando o sperando di non aver almeno nulla da perdere.
Giunsero, dopo pochi minuti di cammino, ad un rione caratterizzato da abitazioni mono o bifamiliari, alcune ville di stile liberty circondate da giardini ornamentali e di una di queste varcarono il cancello. L’edificio bianco, molto elegante era arricchito nella fascia superiore da motivi floreali. Introducendola nella casa silenziosa e deserta Arturo si giustificò dell’assenza del personale di servizio affermando di aver concesso loro una giornata libera. La fece accomodare in un salottino dai giochi tonali verdi e viola che utilizzava nei bei rivestimenti.
- Amelia, cosa posso offrirle? Qualcosa, di fresco?
Dopo aver banalmente chiacchierato, Arturo ruppe gli indugi e venne al punto.
- Vede Amelia, c’è un richiamo potente in lei oltre la sua innegabile avvenenza, una sollecitazione chimica, potrei definirla. Sono attratto dagli odori e in maniera peculiare da quelli femminili che risultano essenziali affinché possa godere di una esperienza sessuale piena. Amo gli inviti che provengono dal mio paleo-cervello che fanno emergere emozioni profonde, rimandi antichi e indefiniti, percezioni di una realtà profonda e antica come l’uomo: per questo il senso dell’olfatto è determinante. Fin da bambino son stato sollecitato dalla componente seduttiva compresa negli odori naturali femminili e sono alla ricerca di chi sappia soddisfare questo mia peculiare pulsione. È molto raro che accada, ma con lei oggi questo sogno ha preso corpo, la mia ricerca ha raggiunto la meta.
Mi rendo ben conto di quanto il mio approccio sia irrituale e possa ingenerarle sconcerto, ma ho confidato nel mio intuito nel ritenerla ricettiva alla mia proposta.
La giovane era affascinata, emozionata e il suo interesse cresceva sospinto, sollecitato dalla curiosità di esplorare quel lato oscuro, misterioso del suo universo erotico. L’uomo poteva rappresentare la guida sicura in quel labirinto intricato di passioni e voglie inespresse ma potenti.
Come se Arturo leggesse dai suoi occhi un timore inespresso con voce calda e sorridendo:
- Non tema di trovarsi di fronte un maniaco criminale come J.B.Grenouille* ma mi riconosco piuttosto nelle considerazioni di un raffinato letterato come Huysmans.
- In effetti il personaggio di “Profumo” è un serial killer terrificante nel suo delirio passionale e non nego - lei scoppiò a ridere - che il pauroso pensiero mi sia balenato nella mente. Non conosco Huysmans, ma mi fido delle sue parole.
Si sentiva molto più rilassata e finanche divertita.
Arturo allora la prese per mano conducendola al piano superiore attraverso una scala le cui pareti di marmo bianco dalle venature rosate erano impreziosite da riquadri di verde Guatemala. La fece entrare in un’ariosa camera invitandola a sedere sul bordo dell’elegante letto a baldacchino. Sollevò le braccia e appoggiò il naso sulle ascelle odorose di Amelia - che da parte sua si concedeva a quel gioco inusuale e intrigante - gustandosi il sentore che imprigionatosi nell’affanno, nel caldo della giornata, si liberava insolente e delizioso, filtrato dai tessuti madidi, odore di animale in calore che stimolava il suo cervello fino a farlo inebriare.
Amelia avvertiva brividi lungo la colonna e docilmente si abbandonò a quelle mani calme e sicure che la spogliavano lasciandosi ammirare in tutta la bellezza dei suoi seni perfetti, a goccia. Aveva indosso solo le mutandine e le ballerine ai piedi.
Arturo accarezzò quelle meravigliose mammelle e proseguì nella sua azione. La distese sul letto con gesti delicati, ma senza incertezze. Amelia avvertiva il piacere dei baci ardenti dell’uomo che la sfioravano percorrendo la sua pelle, ma d’improvviso si senti gelare il sangue e poi avvampare di vergogna.
Arturo si accingeva a toglierle le scarpe e suoi piedi accaldati e sudati avrebbero sprigionato un deciso odore che avrebbe potuto rovinare l’atmosfera, ma cosa poteva fare ormai?
- Sono mortificata, ma purtroppo son troppe ore che indosso queste ballerine. Temo di puzzare.
Lui senza esitare le sfilò le scarpe e non solo non si disgustò, ma al contrario prese fra le mani quelle estremità dalla pelle vellutata, dal tallone rotondo e morbido, dalle dita ben fatte, ne apprezzò la leggiadria e il loro odore pungente incrementò la sua libidine a vette altissime.
Novello Restif de la Bretonne deliziò il suo olfatto con quegli erotizzanti effluvi e indulse a baciare e prendere in bocca quei seducenti piedini.
Amelia stimolata, erotizzata da quei comportamenti che gradevolmente la colmavano di stupore, sempre più implicata, senti il suo corpo levitare quando Arturo, sfilatele le mutandine zuppe, si dedicò alla sua fessura grondante di succhi prendendone possesso.
Arturo inebriato dal bouchet di aromi e sapori che si liberavano dalla magica fessura della donna, con la libidine che travalicava l’autocontrollo che si era imposto, la prese con una furia belluina che contrastava coi suoi modi così gentili ed eleganti; il suo scettro di consistenza lapidea, entrando con irruenza in quel meraviglioso frutto succoso, strappò ad Amelia un grido. La giovane donna si concedeva senza freni, si agitava per assecondare gli spasmi della sua figa bollente.
- Ohoh com’è duro! Aprimi tutta, sono tua.
Fra le lenzuola di seta e i soffici cuscini talora utilizzati per posizioni amorose sempre nuove, bordate di piacere le scioglievano il ventre, abbandonata senza pensieri razionali sulle ali di emozioni dolci e brutali, nuove e ataviche. Le piaceva quell’abbandono, quel suo darsi, sentirsi femmina ricettiva, che quell’uomo raffinato e bestiale la possedesse senza riguardi, con ferocia. Il coinvolgimento inusuale, a cui ora sensibilizzata partecipava, in un universo di odori eccitava la sua sensibilità, ampliava il suo godimento. Si dilettò a immaginarsi una fanciulla illibata che veniva offerta a un prepotente crudele, immorale signore che l’aveva reclamata per soddisfare i suoi capricci.
Arturo sempre più convinto di aver raggiunto ciò che da tempo aveva ricercato, le succhiava dolorosamente i capezzoli e con le dita la tormentava in giochi libidinosi l’ano, pompava potente,
- instancabile, ora frenando ora accelerando -, quella figa che accoglieva il suo cazzo, lo cingeva, gli si contraeva addosso. Con Amelia sentiva di potersi esprimere integralmente senza addosso la cappa di formale educazione che frenava la sua carnalità compressa.
- Arturo ti prego non fermarti, vienimi dentro, riempimi col tuo cazzo - come in trance sentiva l’approssimarsi dell’orgasmo.
Poi liquefacendosi:
- Sto godendo. Si è stupendo.
L’uomo sembrava non doversi fermarsi, col suo membro che estraeva lucido per poi
infiggerlo sempre più nel profondo dell’intimità di Amelia.
I loro corpi intrecciati, i loro respiri affannosi, poi il seme caldo fluì, le inondò il grembo, divenuto lago di piacere; i loro corpi si abbandonarono fianco a fianco appagati e stanchi, i battiti dei loro cuori e i loro respiri ritrovarono un ritmo tranquillo.
Lei fece cenno accenno ad alzarsi. Lui d’impeto la trattenne a letto.
- No, voglio che tu rimanga con me - concitato.
Poi addolcendosi e allentando la presa:
- Ti prego.
Si riaccesero e Amelia prese allora in bocca il cazzo di Arturo ancora odoroso del loro piacere, lo leccò e succhiò adorante a lungo, poi divaricò i suoi glutei, appoggiò il largo glande caldo al suo buchetto che pareva implorare di partecipare a quel tripudio lussurioso.
La passione sostenne quella notte insonne, tenera e violenta, di sesso sfrenato, privo di inibizioni, ma anche fatta di dialoghi intensi, scoperta di profonde affinità di cui la chimica era stata solo anticipazione.
Arturo aveva trovato la partner giusta con cui condividere una sessualità senza preclusioni a sperimentare nuovi e raffinati piaceri.
Amelia aveva sentito emergere in lei, sollecitata dalle promesse di questo nuovo rapporto, una urgenza a cimentarsi, ad abbandonarsi a pratiche e piaceri che aveva sbrigativamente, prima d’ora, giudicato illeciti. Sarebbe stato, ora che si erano incontrati, per sempre? Ci sperava, in fondo, ma ciò che contava ora, era percorrere senza preclusioni quella strada appena imboccata.
P.Süskind - Profumo.
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