Morbose rivelazioni

di
genere
corna

Era un sera tranquilla, libera da impegni, fuori tempo inclemente, ed era così bello il tepore di casa con il crepitio del fuoco che danzava nel camino e la luce calda che avvolgeva la stanza. Filippo e Stefania si trovavano sul divano, colpiti dalla lettura della “Posta del cuore” di una nota rivista: una signora raccontava dell’intrigante esperienza, dopo anni di matrimonio, di rivelare al marito alcuni segreti inconfessati.
- Tu avresti il coraggio di raccontarmi tutto? chiese Filippo, guardandola con curiosità. Stefania, colpita dal suo interesse, esitò solo un attimo.
- Perché no? - disse, stuzzicata dall’idea. Poi, in un momento di audacia, aggiunse:
- Se davvero lo vuoi sapere, ti racconterò… senza censure.
- E allora non attendere -. La voce di Filippo era alterata, rivelando una eccitazione montante.
- Se davvero lo vuoi inizio. C’è un episodio che mi ha segnato, qualcosa che ho preferito conservare gelosamente, per la tempesta di emozioni probabilmente irripetibile che ho provato. Era una notte di festa, una di quelle piene di aspettative. Ricordo che mi sentivo così…emozionata.
Mentre lei parlava, Filippo si inclinò in avanti, gli occhi fissi su di lei con una curiosità morbosa che non riusciva a nascondere
- Parlami di quella notte.
- Ero una matricola universitaria piuttosto timida e insicura e fui alquanto sorpresa dell’invito a una festa da parte di Salvatore e Vito, i due più carismatici del corso. Mi trovai così in un casolare di campagna, circondata da giovani e musica. Gli alcolici - e non solo alcolici - rendevano l’atmosfera disinibita, molto libera e mi sentivo euforica, affascinata da quel mondo, così diverso dal mio e che mi faceva star bene con me stessa. Con la festa sempre più sfrenata, Vito propose che chi di noi fosse stato estratto a sorte si sarebbe esibito in uno strip. Non credo affatto, ripensandoci oggi, che la scelta ricaduta su me fosse casuale, ma ritengo fosse piuttosto artatamente orientata. In ogni caso, sta di fatto che l’eletta fui proprio io. All’inizio, ero riluttante, mi schermivo. Pensavo: - Senza vestiti davanti a tutti. Che vergogna! - Ma d’altra parte era sfidata da quel gioco trasgressivo.
- Nuda, nuda…-, gridavano tutti.
Filippo, mentre la ascoltava, si sentiva avvolto da una miscela di emozioni. L’idea di Stefania, ora sua moglie, che si esibiva davanti a un gruppo di persone lo eccitava e lo inquietava allo stesso modo. - E come ti sei sentita mentre ti spogliavi? - chiese, il suo respiro che si faceva più greve.
- Era… strano, - ammise Stefania, con le guance che si coloravano. - Ogni indumento che toglievo era accompagnato dagli “olé” gridati dal pubblico. - Sarò nuda davanti a loro. Tutti gli occhi saranno su di me - pensai ancora riluttante, il mio respiro accelerava. Le mani leggermente tremanti mentre slacciavo il primo dei bottoni della camicia. Quando rimasi in lingerie, mi sentii eccitata dall’espormi in tal maniera. La mia pudica vergogna, era sopraffatta dall’esaltazione di esibire il mio corpo. Gli sguardi dei ragazzi erano fissi su di me, scrutavano ogni mio movimento. Era come un fuoco che mi avvolgeva dall’interno, bruciando la timidezza e lasciando spazio a un brivido sconosciuto. Una parte di me supplicava di fermarmi, di chiedermi se fosse giusto andare oltre. Arrivai al reggiseno, esitai. Poi, decisa a rompere ogni indugio, lasciai cadere anche quel velo, esponendo i seni alla vista di tutti. L’aria fredda sulla pelle mi fece rabbrividire, i capezzoli si indurirono, ma il calore dell'eccitazione cresceva, incendiandomi il ventre.
- Accidenti, la farfalla è uscita dal bozzolo, complimenti! - Tra le urla e le risate, riconobbi la voce di Salvo.
- Sei una gran figa! - gridò una voce, e anziché arrossire, un moto di orgoglio mi attraversò. Il battito del mio cuore mi rimbombava nelle orecchie, ma i miei muscoli erano più rilassati, il corpo si muoveva seguendo la musica di sottofondo. In quel momento, realizzai di essere un oggetto di desideri. Era un’esibizione sfrontata, impensabile solo pochi minuti prima. Stefania raccontava, trascinata ormai dai ricordi. Un ragazzo mi incitò:
 - Via le mutandine, che aspetti? - Quel grido vibrava nell’aria, rendendo l’atmosfera carica di spasmodica attesa. Non avevo la forza di agire, ma un coro incalzante si alzò:
 - Le mutandine, le mutandine…faccela vedere, su faccela vedere! -
La richiesta, reiterata, ritmata risuonava nella mia mente ossessivamente. Con un gesto liberatorio, feci scendere sensualmente gli slip lungo le gambe, mostrando la mia intimità a quegli sguardi bramosi e provocando un’esplosione di entusiasmo tra il pubblico. Esaltata dall'adrenalina che scorreva nelle vene mostravo senza veli la mia figa a quegli spettatori. Ogni centimetro della mia pelle sembrava ardere sotto i loro occhi. Non ero più una ragazzina insicura: ero una donna che si compiaceva di mostrarsi nuda sfrontatamente, consapevole per la prima volta della sua avvenenza. Filippo ascoltava con attenzione, immaginando la scena.
— Ti ricordi come reagivano gli altri? — chiese, leccandosi le labbra senza accorgersene.
— Confusamente. Era una bolgia: urla, applausi, apprezzamenti osceni, profferte volgari, fischi d’ammirazione. Ero compiaciuta ma nervosa, sentivo che qualcosa stava per accadere. E poi... è successo, Filippo. Ho perso la mia verginità.
Stefania si interruppe, scrutando il volto di suo marito, come a cercare in lui la complicità che le permettesse di continuare.
 - Vai avanti.
Mi ero rivestita e la festa era ripresa, un tumulto di musica e risate; i gruppi si disperdevano in cerca di intimità. Salvo avvicinatosi, si complimentò per la mia performance e mi sussurrò all’orecchio:
 - Vieni con me -. Mi prese per mano e mi guidò su per una scala fino al piano superiore; la sua mano calda stringeva la mia con decisione, come se volesse condurmi attraverso quel confine invisibile tra il mio vecchio io e la donna che stavo diventando. Aprì una porta e mi fece entrare in una stanza appena illuminata, dove la musica della festa arrivava ovattata. Salvo mi prese per la vita, e le sue mani forti mi attiravano a sé con una decisione che non lasciava spazio a ripensamenti. Mi baciò con una fame che mi tolse il respiro, le nostre lingue si scontravano, fondendosi in un’energia primordiale che mi faceva tremare. Non mi sentivo più in grado di controllarmi, il mio corpo rispondeva istintivamente, affamato di quel contatto. Desideroso di abbandonarsi a quella passione che mi incendiava
- E poi? Continua...- incalzò Filippo, la voce vibrante di emozione, ormai incapace di contenere il tumulto che gli ribolliva dentro. Non stava solo immaginando la scena di Stefania nuda, preda di un altro uomo: la vedeva, reale e tangibile, come se fosse lì, davanti a lui, proprio in quel momento. Il confine tra passato e presente si era dissolto, e la narrazione si trasformava in un tradimento che accadeva sotto in presa diretta, con lui testimone impotente ed eccitato.
- Salvo mi prese: mentre le sue mani esploravano il mio corpo, facendo salire il desiderio in ogni angolo della mia pelle. Mi spogliò lentamente, le sue dita accarezzavano ogni curva, mentre il suo respiro si faceva più affannato. Mi distese sul letto, il suo sguardo che divorava ogni centimetro del mio corpo.
- Ti prego, è la prima volta…
- Sei così bella, non ti preoccupare, andrà tutto bene, - sussurrò, mentre le sue mani si insinuavano tra le mie cosce. C’era timore, ma il modo in cui mi toccava mi dava sicurezza.
Mi baciò ovunque poi raggiunse il mio fiorellino inviolato, con la bocca, facendomi sussultare. Il piacere si diffondeva come un’onda calda lungo tutto il mio corpo, e mentre le sensazioni si facevano sempre più intense, stringevo le lenzuola, come se, perduta nel mio sogno erotico, cercassi di ancorarmi a qualcosa di reale. Entrò lentamente dentro di me, il mio corpo si tese per la fitta improvvisa, ma lui si fermò subito, accarezzandomi dolcemente, sussurrandomi parole di miele e rassicuranti, i suoi occhi nei miei, mentre cercavo di adattarmi alla nuova sensazione. Dopo un attimo, il dolore cominciò a scemare, lasciando spazio a un piacere delicato. Quando Salvo riprese iniziò a muoversi, il suo ritmo accelerò I nostri corpi si muovevano in sincronia, il piacere cresceva in me, mi avvolgeva in una nuvola beata mentre mi stringevo a lui, assecondavo i suoi movimenti, incoraggiandolo ad andare più a fondo.
- È stupendo - gridai al raggiungere del mio primo orgasmo e avvertii il cazzo di Salvo che dopo essersi scaricato perdeva consistenza e usciva gocciolante da me. Avevamo appena finito, i nostri corpi ancora intrecciati nel letto, quando sentii la porta aprirsi. Vito entrò, con uno sguardo che mi fece tremare. Non c'era nulla di dolce in lui.
- Vi ho trovato finalmente. Adesso Salvo togliti dai piedi e alla svelta, è il mio turno, - disse con un sorriso cattivo, iniziando a spogliarsi senza staccare gli occhi dal mio corpo. Salvo uscì senza dire una parola. Vito si avvicinò a me, afferrandomi per i fianchi con una presa salda, quasi brutale, mentre mi tirava verso di lui, senza alcuna delicatezza. Mi girò bruscamente, facendomi inginocchiare sul letto. Mi sentivo vulnerabile, ma non riuscivo a trattenere il desiderio che cresceva.
- Adesso vediamo chi sarà stato il più bravo a farti godere, - mi disse con un ghigno, spingendomi con forza contro il materasso, i suoi occhi affilati come quelli di un predatore. Mi sentii invasa da un misto di paura e eccitazione mentre Vito si posizionava sopra di me. Non ci fu dolcezza questa volta, solo un'energia brutale, sentii il suo pene premere contro di me, e senza aspettare, mi penetrò con un colpo violento, facendomi urlare. Il mio corpo si irrigidiva per il dolore, ma con ogni spinta, con i suoi colpi che diventavano sempre più violenti, il piacere diveniva incontenibile, invadendo ogni parte di me, facendomi urlare.
- Sei una piccola troia, vero? Ti piace così? - mi sibilò all'orecchio. Ogni parola mi faceva vibrare di eccitazione, facendomi perdere completamente il controllo spazio temporale. Sentivo il corpo che si arrendeva a lui, l'orgasmo che si avvicinava rapidamente, travolgente. Vito mi teneva stretta mentre un ultimo colpo feroce, mi fece impazzire; il piacere mi esplodeva dentro, inarrestabile. Crollai sul letto, esausta e senza fiato, mentre Vito, ancora insoddisfatto guardava il mio corpo ancora scosso da brividi. Assodata la mia docilità assoluta, la mia una resa totale, mi costrinse rudemente a pormi in ginocchio davanti a lui, senza nemmeno il tempo di riprendere fiato. Il desiderio di Vito era evidente, e mi guardava dall'alto, come a voler suggellare il dominio su di me fino all'ultimo respiro. Avvertivo il calore e la durezza contro le sue labbra, ma ne ero attratta. Iniziai a baciare quel grosso cazzo timidamente, quasi esitante, poi lo presi dentro la bocca gustando il sapore. Vito mi afferrava i capelli, guidandomi con una fermezza decisa e inesorabile. La sensazione di umiliazione si mescolava a un un desiderio che non potevo negare. Man mano l’intensità cresceva, il ritmo si faceva incalzante incalzante: sentivo quel pene pulsarmi in bocca. Vito mi sussurrava con un tono arrogante e pieno di sfida:
- Brava, così… mostrami quanto ti piace essere la mia puttana -. E quando sentì la tensione culminare, Vito si lasciò andare, riempiendomi la bocca del suo seme caldo e salato. Accolsi il calore del suo piacere, sorprendendomi di quanto fossi disposta a provare, di quanto mi urgesse la voglia di compiacerlo. Senza distogliere lo sguardo da lui, deglutii lentamente, assaporando per la prima volta quel gusto proibito e avvertendo un piacere esaltato dal mio senso di resa totale.
Filippo era rimasto in silenzio, assorbendo ogni parola, ogni dettaglio che Stefania gli aveva rivelato. Mentre parlava, le immagini si formavano vivide nella sua mente, come un film proiettato solo per lui. Riusciva quasi a sentire la tensione, la pelle di Stefania attraversata da fremiti di piacere, in un misto di sorpresa e umiliazione. Le sue mani stringevano i braccioli della poltrona, il respiro sempre più corto, il petto sollevato da una foga inspiegabile. Quella violenta eccitazione si manifestava nel corpo, testimoniata da un’erezione tanto intensa da fargli quasi male. Era una sensazione di desiderio così viscerale e incontrollabile che, per un istante, si trovò a desiderare di essere lì, in quella scena descritta da Stefania, spettatore in carne e ossa. Eppure non c'era rancore o frustrazione, solo una cruda, ammirazione per quella donna di fronte a lui, così audace.
- Continua… se c’è altro -, mormorò, con voce roca, senza riuscire a nascondere il tremito. Stefania, notando il cambiamento, sorrise leggermente, percependo il potere che le sue parole avevano su di lui. Forse, in quell'attimo, anche lei trovava un piacere inaspettato nel vederlo così coinvolto, intrappolato tra gelosia e desiderio.
di
scritto il
2024-11-13
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