Trovarsi una figlia

di
genere
orge

Avevo letto un racconto di dominazione su un sito ed avevo commentato; come chiesto dall'autore del racconto, avevo lasciato una mia email e dopo un paio di giorni, avevo trovato in casella l'email di un contatto sconosciuto.
In estrema sintesi diceva: «Mi chiamo Anna. Mi permetto di scriverti perché ho letto il tuo commento e mi sono ricordata che sei anche un autore che apprezzo e tornando a leggere gli altri tuoi racconti ho trovato questo indirizzo.
Se ne hai voglia, mi piacerebbe scambiare qualche impressione con te»
Le ho riposto che non avevo problemi al riguardo e, dopo qualche scambio di email, le ho chiesto età, altezza, peso e provincia di residenza: generici dati, ma che mi permettono di formare un'immagine mentale della mia interlocutrice.
Mi ha risposto che ha 31 anni, è alta 170, che pesa un po' più di quanto vorrebbe, della provincia di Padova e chiede una mia descrizione, che le mando: sessantun'anni, quasi 190, 85 chili, provincia di Genova.
Mi dice anche che è divorziata e pian piano mi racconta di essere anche lei bisex, come me e come aveva letto su alcuni miei racconti.
Ci siamo scambiati un po' di foto (ha commentato il mio primo ritratto “normale” con un «Mi piaci» che per un uomo della mia età è sempre gratificante) sempre più intime e sempre più... operative.
Ci siamo raccontati i trascorsi, i vizietti e, nonostante la differenza di età («Sai -le ho detto una volta- tu potresti essere mia figlia, con la tua età!» e lei ha riso molto, quando glie l'ho detto) abbiamo piacevolmente constatato una bella sintonia tra noi due.
Abbiamo continuato a dialogare, a scambiarci confidenze, ricordi ed alla fine ha notato, divertita, che «...sei il primo uomo che conosco che ha preso più cazzi di me!»
Siamo via via entrati sempre in maggiore confidenza ed , oltre a parlare di cose porcelle, mi ha chiesto anche consigli a cui ho cercato di indicarle, in pratica, la scelta migliore per lei.
Alla fine ci siamo incontrati; come avevo già potuto apprezzare in foto, una bella giovane donna, un po' in carne ma con un bel viso da innocentina ed un corpo tutto curve.
So che coi video, le foto, la voce ormai ci si può conoscere, ma finché non ci si “annusa”, cioè non si è così vicini da sentire l'odore dell'altro, non si può sapere se c'è chimica tra due persone o, piuttosto, una immediata antipatia.
Anche io, a quanto mi ha detto, le andavo bene e perciò, dopo ore a chiacchierare amabilmente, siamo andati in una trattoria a pranzare.
Ci eravamo appena seduti in un piccolo tavolo in un angolo e stavamo consultando la lista delle vivande e ci rendemmo conto di tre tizi, tra i trentacinque ed i quaranta che la guardavano insistentemente e parlottavano tra loro, ridendo.
Anche noi eravamo di buon umore anche perché, poco prima di sederci, Anna aveva ravvisato una qual certa rassomiglianza tra noi ed aveva commentato, ridacchiando: «Eh! Potremmo davvero farci passare per padre e figlia» ed avevamo riso, complici.
Pranzammo chiacchierando a bassa voce -odio far caciara e che gli altri possano farsi i cazzi miei, se non voglio!- e vedevo che lei sbirciava verso il chiassoso terzetto; alla fine, prima che potessimo ordinare i caffè, si è alzata ed ha detto a voce un po' troppo alta: «Papà, vado un attimo in bagno!»; io, dopo due secondi di perplessità, ho capito il gioco e mi sono adeguato: «Va bene, cucciola... ma non fare monellerie come tuo solito, eh!» ho detto alzando gli occhi al cielo.
Ho notato che i tre scambiarono sottovoce un paio di frasi e poi si sorrisero contenti ed il più anziano si alza e viene verso di me, mentre i due si alzano a loro volta, ma vanno nella direzione dove è andata Anna.
Ho fatto finta di essere concentrato a guardare lo smartphone e mi sentii dire: «Scusa, ma tu non sei Giorgio, di Piacenza?»
Alzai lo sguardo sul tipo, con un'ombra di cortese sorriso sul volto e decido di vedere come si svilupperà il gioco.
«No, mi spiace: Non mi chiamo Giorgio e sono genovese...»
«Oh, mi scusi... mi scusi tanto! Assomiglia un sacco ad un mio ex collega... -annuisco, tollerante- … e... e niente, mi scusi se l'ho importunata, mentre la sua ragazza l'ha lasciata un momento da solo...»
Decido di giocare, contando sulla complicità e sulla prontezza che già avevo intuito in Anna: «Eh, magari potessi avere una fidanzata così giovane... in realtà quella monella è mia figlia!» ho precisato con quel lampo d'orgoglio negli occhi proprio “da padre”.
«Davvero? Ma complimenti! È una bellissima ragazza! Chissà lei quanto è orgoglioso...»
Penso rapidamente, imbastisco una storia credibile: «Beh, sì, anche se è una testamatta... Proprio come quella zoccola di sua madre... Ops, mi scusi... Mi son lasciato andare...»
«No, si figuri, tanto siamo tra uomini... -sorriso complice con occhiolino- …ma quindi lei non vive più con sua moglie?»
« No... -faccia triste- ...io ero pronto a lasciar correre tutto, a perdonarle tutto, ma poi lei ha deciso di andarsene, lasciandoci da soli...
Anna allora ha deciso di sposarsi, con un perfetto cretino e adattissimo a diventare cornuto, tra l'altro! Mentre io sono andato un po' alla deriva, conoscendo gente, magari testando insieme tre mesi, un mese, una settimana, poi anche poche ore...
Ma mi scusi, la sto annoiando coi miei rodimenti da vecchio...»
Il tipo, intanto si era mezzo seduto al posto di Anna: «Ma no, tranquillo: se si vuole sfogare la ascolto volentieri...
A proposito, sono Armando, piacere!» e mi porge una manona da stringere.
Gli sorrido, cordiale: «Piacere, io sono Angelo... e mia figlia si chiama Anna.
«Piacere mio Angelo... ma mi dia pure del tu, la prego...»
«A condizione che lo usi anche tu, ok?»
«Va bene, come credi... Ma quindi tua figlia è sposata?»
«No, no, non più! Da quella volta che qualcuno ha mandato a suo marito un video dove lei era da sola con più uomini insieme, lui ha voluto divorziare, il coglione!» Ridacchiai, da perfetto fessacchiotto.
Il mio nuovo amico Armando sorrise, ma tipo un sorriso da squalo ed annuì, stupito a tutta prima, ma poi pensando probabilmente ad eventuali sviluppi della nostra -di noi cinque, probabilmente- conoscenza.
«Certo che... -cercava le parole, ma sorrideva facendosi cinema mentali- … Che tua figlia mi sembra davvero una monellina, ecco...
Ma... ma anche la mamma era così?»
«Oh, sì!» ho confermato con veemenza «Anzi, peggio! Pensa che si era fatta montare da tutti i nostri amici... Ed anche qualche amica e perfino con mia sorella, pensa!»
«Maddai!!!» e gli luccicavano gli occhi di lussuria.
Stava per chiedere altro, quando alzando lo sguardo disse, sorridendo: «Ah, sta arrivando tua figlia...»
Mi voltai verso di lei e feci la faccia arrabbiata, anche se le strizzai un attimo l'occhio: «ma insomma, Anna! Ci hai messo un sacco!!! Ti sei persa come al solito? Una figlia che abbandona così il suo vecchio padre... fortuna che ho fatto due parole con questo simpatico signore... ed abbiamo parlato di quello che combinava tua madre, tanto per cambiare!»
Armando si sollevò a mezzo e le diede la mano, presentandosi, mentre vedevo che Anna era intenta ad elaborare tutti i frammenti di informazione che gli avevo caoticamente dato.
«Ma papà... -almeno questa l'aveva capita al volo! Fortuna che avevamo scherzato poco prima sulla questione!-... non avrai mica annoiato questo signore con tutte le storie della mamma, eh?»
Abile: voleva avere un'idea di cosa avevo accennato! «Gli ho solo detto che tua madre si era fatta tutti i nostri amici... ed anche tua zia!» ho, precisato, in tono irritato.
Si mise a ridacchiare: «Beh... se è solo per quello, anche molti dei miei insegnati quando andavo a scuola...»
«Va beh, adesso pianta lì, non fare la maleducata, dai!»
Dietro a Anna, avevo visto spuntare i due compari di Armando, che adesso erano lì e ghignavano come due gatti del Cheshire.
«Di cosa ti occupi, Angelo?» Pensai rapidamente: «Oh, sai... adesso sono in pensione, ma prima ero in siderurgia... E tu?»
«Eh, io sono capocantiere in edilizia... Coi miei due colleghi siam venuti qui a mangiare un boccone, ma adesso dobbiamo tornare in cantiere...»
Scrutava con sguardo lussurioso Anna
«Stiamo costruendo una palazzina di 4 piani... Siamo a buon punto...» e guardava con intenzione Anna, la quale colse l'occasione al volo: «Davvero? Oh, che figata... Mi hanno sempre incuriosita i cantieri di costruzione...»
«Se vuoi, posso farti visitare il nostro... Se tuo padre non ha nulla in contrario, ovviamente!»
Lei rise: «Ma no, tranquillo: viene anche lui e... magari già che è lì fa amicizia con qualche muratore... ho saputo che in cantiere ci sono altri otto muratori, stranieri»
Evidentemente, Anna aveva anche scambiato due parole -e non soltanto secrezioni biologiche- con i due compari di Armando.
Mi finsi incazzato: «Ma dai, Anna! Che figure mi fai fare?»
Lei rise brevemente, ma poi si rivolse ad Armando: «Ma è molto lontano, il cantiere? Mi piacerebbe davvero visitarlo...»
«Una decina di minuti di strada... ma non vi preoccupate: possiamo andare con il nostro furgone e poi vi riportiamo qui a riprendere la vostra auto»
Un rapido sguardo tra me “mia figlia” ed accetto il passaggio.
Si presentano rapidamente Giorgio e Carmelo e poi partiamo: io davanti accanto ad Armando ed Anna dietro tra i due che, senza alcuna remora, la baciano e la frugano, mentre lei gli succhia alternativamente i cazzi.
Armando sbirciava dietro: «Spero che non ti infastidisca il fatto che tua figlia abbia fatto amicizia con i ragazzi...» mi chiese, beffardo.
«Oh, guarda! E' maggiorenne e quindi può fare ciò che vuole!» ho replicato, tollerante, girandomi a mezzo per godermi lo spettacolo.
scritto il
2024-05-15
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