Lucrezia in autobus

di
genere
masturbazione

nna, Angelo, buongiorno.
Ieri mattina ho eseguito i compiti che mi avete assegnato e adesso vi riferisco come é andata.
Data la natura particolare della preparazione che mi avete richiesto ho dovuto aspettare che mio marito e i miei figli uscissero di casa.
Usciti loro ho iniziato applicando le due mollette di plastica sui miei capezzoli.
La morsa della molletta era acuita dalla durezza della plastica, sentivo come se volesse tagliarmeli via e mi chiedevo se sarei mai riuscita a tenerle su per 15 minuti.
Ovviamente fino a quel momento non avrei potuto vestirmi e ho dovuto girare nuda per casa.
Ne ho approfittato per mettere le mollette di legno sulle labbra vaginali e sul clitoride, da tenere 5 minuti, come Anna mi aveva detto di fare.
Sicuramente la molletta di legno era meno feroce, più '' nella sua morsa ma le mucose erano ancora più delicate dei capezzoli.
In più non so se ho applicato correttamente quella sul clitoride: é piccolino e credo di averlo pizzicato insieme alle labbra.
I minuti sembravano non passare più, anche se forse il dolore col tempo sembrava diminuire leggermente.
Arrivato il momento di toglierle ho scoperto con mia grande sorpresa che l’operazione risultava essere addirittura più dolorosa della fase di applicazione.
Capezzoli e labbra vaginali apparivano arrossate e gonfie ed è stato un po’ fastidioso indossare la maglietta attillata, senza reggiseno.
Niente sotto ovviamente come avevate detto: solo una gonna plissettata e le scarpe, con tacco medio.
Sopra un gilerino per coprire la maglietta, sotto la quale i capezzoli duri sembravano voler rompere il tessuto: l’avrei tolto arrivata alla fermata del bus e l’avrei indossato di nuovo appena scesa.
E poi sono uscita, camminando fino alla fermata, con il cuore che batteva all’impazzata per la tensione.
Ero un po’ in ritardo rispetto alla volta scorsa e mi sono sentita fortemente a disagio nell’attendere il bus nella parte posteriore della banchina, popolata di soli uomini, tutti stranieri, sembrava.
Dopo 10 minuti, nei quali cercavo di mostrarmi indifferente agli sguardi che percepivo, il bus é arrivato, era già pieno.
Sono entrata dalla porta posteriore e gli uomini che dovevano salire mi hanno cavallerescamente fatto entrare per prima con gesti eloquenti, quelli sull’autobus si sono dati da fare per creare un minuscolo varco, che mi permettesse di arrivare al palo centrale per tenermi. Naturalmente per farlo il mio corpo ha dovuto strisciare, un po’ schiacciato, tra i loro, le mie tette e il mio sedere hanno strofinato il corpo di diversi uomini.
Le porte si chiudono, sono pigiata fra tutti quei maschi, arrivo a malapena a toccare con la mano il palo centrale, per sostenermi.
Sono tesa, il cuore mi batte forte ma tutto sommato nessuno sembra avere cattive intenzioni.
Sorrido guardandomi intorno, anche quando qualche sfioramento sembra meno casuale del dovuto.
Il tempo passa e io mi tranquillizzo, ogni tanto le persone intorno a me cambiano, strusciamenti vari, soprattutto sul mio sedere, ma sono sempre abbastanza contenuti e comincio addirittura a trovarli piacevoli, mi ci sto abbandonando spontaneamente, sempre mantenendo il sorriso sulle labbra.
Chiudo gli occhi per concentrarmi maggiormente sul mio piacere, adesso voglio godermelo per me stessa.
Non so se sia solo la mia impressione ma adesso qualche carezza sembra farsi più audace, non solo sul sedere ma anche sulle tette, sempre mani che arrivano da dietro di me.
Sorrido, gli occhi chiusi, mi sorprendo di me stessa nel gradire quella situazione; credo di essermi bagnata, ma non ho certo intenzione di andare a controllare.
Mi sorprendo a pensare che potrei raggiungere il mio orgasmo così e a cercare di controllarmi dall’emettere qualsiasi suono rivelatore.
Un improvvisa sensazione di... aria tra le cosce mi ridesta dalle mie fantasie.
Un uomo dietro di me, sulla mia destra, mi ha sollevato la gonna e ha posato la sua mano sinistra sui miei glutei.
Istintivamente mi irrigidisco e mi giro a guardarlo, lui mi sorride come a chiedermi se mi piace e se può continuare , mi vengono in mente le vostre istruzioni, sorrido, annuisco con la testa e torno a chiudere gli occhi.
Il suo tocco non è volgare come immaginavo, anzi.
In brevissimo tempo comincio ad apprezzarlo e mi lascio andare, spingendo io stessa il sedere nella sua direzione.
Sto di nuovo provando piacere quando il suo dito medio inizia a percorrere su e giù il solco tra i miei glutei.
Una scarica di piacere mi percorre la schiena, tremo leggermente le mie cosce si schiudono, allargo una gamba per offrirmi a quella meravigliosa sensazione.
E il suo dito penetra in profondità nel mio solco, mi fa impazzire di piacere, sono tutta bagnata e potrei non riuscire più a trattenermi se continuasse, specie quando mi preme forte sulla parte ossea terminale della colonna vertebrale, appena sopra l’ano.
Sento di essere bagnata anche lí, se facesse scendere il dito di un solo centimetro lo sentirei penetrarmi dentro, prendere possesso del mio intestino.
Lui mi fissa intensamente ora, temo capisca appieno la mia situazione.
La sua mano destra si infila anche essa sotto la mia gonna, sul davanti, esattamente all’altezza del mio cespuglio ormai bagnato della mia rugiada, le sue dita sulle mie labbra, una per parte, un terzo dito sul clitoride.
Si muove appena ma io mi sento trascinare oltre il punto di non ritorno, sento l’orgasmo montarmi dentro e capisco che, per quanti sforzi faccia non riuscirò a trattenerlo a lungo.
Mi tocca con una maestria che non avevo mai conosciuto ed io non posso che capitolare.
Il mio corpo improvvisamente si irrigidisce ed inizia a tremare, godo senza più ritegno, stringo i denti per non emettere suoni.
Ma a quel punto lui fa scivolare due dita dentro di me, penetra a fondo, mi stimola il bottoncino, gemo oscenamente, incapace di trattenere un orgasmo che si prolunga oltre il lecito, sembra non finire piú.
Non so quanto tempo ci metto a riprendermi, le sue dita sono ancora profondamente inserite nella mia vagina, apro gli occhi, tanti volti mi osservano tra l’eccitato e lo stupito, sento le guance in fiamme e sono colta dalla vergogna e dal panico, faccio per muovermi ma quelle dita me lo impediscono, mi volto verso di lui e lo guardo con tono supplichevole, sussurro un “mi spiace, devo scendere..,”, lui tira fuori le dita, le porta alla bocca, le assaggia, sorride soddisfatto.
Mi faccio largo tra la folla strisciando tra tutti quei corpi ed incurante di ogni contatto, anche intimo.
I tizi sull'autobus mi sembravano quasi tutti extracomunitari, prevalentemente magrebini, 5 o 6 di colore.
Il tizio che mi ha...si insomma toccata e oltre avrà avuto almeno 60 anni e sembrava in compagnia di altri 3 uomini più giovani, sui 30-40 anni.
Le sue mani erano molto esperte, mi sarei aspettata una certa rozzezza, una certa volgarità e invece.....
Degli altri non vi so dire bene: nelle parti basse credo mi abbia toccato solo lui, mi sembra che i suoi amici si siano limitati a sfiorarmi le tette, qualche volta un po' pesantemente nella fase finale.
Per il resto sì, qualcuno che non emanava un buon odore c'era ma per fortuna non attaccato a me
Arrivo alla porta appena in tempo per scendere.
Impiego qualche minuto per riprendere a ragionare; non sono ancora arrivata, chiamo un taxi per arrivare al lavoro.
E nell’attesa tiro fuori il gilerino e lo indosso, la maglietta sudata mette oscenamente in mostra i miei capezzoli, ancora duri come due mignoli.
scritto il
2024-05-16
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