Lettera a Giovanna
di
zorrogatto
genere
dominazione
Carissima Giovanna.
Spero che tu stia bene... io, invece... beh, sono turbata, profondamente.
Mi è successa una cosa che ha mandato in briciole tutte le mie certezze, le mie sicurezze di donna trentottenne, di moglie e madre.
Scusa, ma ti devo raccontare tutto per cercare di scaricarmi l’anima, la coscienza, per levare questo blocco di ghiaccio che mi schiaccia il cuore.
Come ben sai, lavoro presso lo studio dell’architetto Ponte da, ormai, dodici anni.
La mia vita è serena.. anzi: lo era fino a venerdì l’altro.
Fino ad allora, vivevo tra Bruno, che è un marito affettuoso e tenerissimo, Giulia che è una ragazzina con la testa sul collo, la mia bella e serena casa ed il mio lavoro, che adoro.
Ovviamente, qualcuno dello studio mi ha sempre fatto delle avances, ma mi conosci: li ho sempre fatti restare al loro posto con un sorriso, ma con ferma decisione.
Sono ancora innamorata di Bruno, che è anche un amante delizioso e sollecito e quindi non ho alcun bisogno o voglia di avere una storia con un altro.
Venerdì, invece... Già, parliamo di venerdì...
Venerdì era una giornata particolare: Bruno è partito per un viaggio di lavoro e si è portato Giulia perché poi sarebbero andati a trovare mia suocera, che abita vicino a dove doveva andare.
Sapevo che sarebbero tornati domenica sera.
Così la mattino abbiamo fatto colazione, poi li ho salutati e sono andata a lavorare, come al solito.
Come mio solito, per andare a lavorare ero vestita con un tailleur color polvere, una camicetta gialla con il colletto a fiocco e scarpe col tacco da cinque centimetri: seria, come vedi!
Oltre all’intimo, semplici slip e reggiseno, bianchi, di pizzo, indossavo un paio di collant fumè.
I capelli neri, lisci, che adesso porto corti, mi incorniciavano il viso, con un trucco leggerissimo ed un filo di rossetto rosa antico.
Ricordo che prima di uscire mi son guardata nello specchio dell’ingresso e mi son trovata carina, col mio metro e sessanta, con la gonna che mi copre normalmente il culetto (tu sai quanto ne ero orgogliosa, al liceo! E’ ancora gradevole, comunque: la cellulite mi ha risparmiata!) e la giacca del tailleur che copre in modo dignitoso, senza sottolinearlo particolarmente, il seno. Del resto, la mia terza misura non richiama prepotentemente lo sguardo degli uomini!
Nello specchio, ho visto una donna gradevole e dignitosa, tutto lì.
Sono uscita, ho preso la metro e alle nove ero regolarmente in ufficio.
Lì c’era un po’ di fermento: siccome Margherita si sarebbe sposata domenica, avevano deciso di fare una bicchierata per festeggiarla, alla fine della giornata.
La giornata è volata: dobbiamo presentare un progetto per il dieci del mese prossimo e, alle sei, l’architetto ha deciso che potevamo fare la bicchierata.
Così siamo andati tutti nella sala riunioni, dove Antonia e Stefano avevano preparato bevande e stuzzichini.
Da bere c’era, però, solo vino ed altri alcolici, con mio dispiacere: come tu sai, io non bevo alcolici...
Comunque abbiamo festeggiato Margherita e quegli scemi dei miei colleghi facevano battute anche pesanti e gli hanno fatto piccoli regali decisamente allusivi, ma lei non si è lasciata scomporre e rideva e scherzava.
Poi, un po’ prima delle sette, l’architetto ha detto che lui se ne andava e che ci augurava un buon fine settimana: ha dato un bacio a Margherita e le ha fatto i suoi migliori auguri ed è andato.
Di lì a poco anche Stefano, Antonia e Brunella sono andati e volevo tornarmene a casa anch’io, ma Alessio ha insistito perché restassi ancora un poco: ‘Tanto, -mi ha detto- stasera mica ti aspetta nessuno, a casa. Anzi: per non mandarti con la metro, ti accompagno a casa in auto io!’
In effetti, quelli sono stati i motivi per cui mi son lasciata convincere.
Alessio (sai? il belloccio dello studio, te lo ricordi?) per tutta la bicchierata mi è stato vicino... gentilissimo, ma insisteva per farmi bere...
Con quei cinque matti non sarei mai restata, da sola, ma s’era fermata anche la signora Paola, la segretaria dell’architetto: te la ricordi? è quella donna autoritaria, alta, oltre i cinquanta, coi capelli grigioferro tagliati corti, da uomo.
Comunque sono rimasta perché sono colleghi, persone che conosco da anni, simpatiche.
Però Alessio continuava a farmi bere, insistendo, nonostante protestassi e mi sentivo... stordita, annebbiata e anche gli altri, soprattutto Marco e Carlo, mi sfottevano e mi versavano da bere.
Mi sentivo contagiata dall’allegria generale e anche la signora Paola, nonostante abbia sempre l’aria feroce, sembrava quasi simpatica.
Ad un certo punto, hanno cominciato a prendermi in giro ed a fare grasse risate su di me, che sono una santa, che sono serissssima, con quattro esse, che Giulia l’ha portata la cicogna perché io sono ancora vergine e via così, bersagliandomi.
Io, ridendo, mi schermivo ma loro continuavano a bersagliarmi.
Alla fine Salvatore mi sfida: dice che è pronto a scommettere il caffé per tutto l’ufficio per una settimana se avrò il coraggio di baciare Alessio: ‘Un semplice bacetto, ma tanto tu sei la vergine di ferro e queste cose non le fai, neanche con tuo marito!’
Ovviamente tutti scoppiammo a ridere, anche se io mi sentivo punta nel vivo.
Loro continuavano a canzonarmi ed io, dopo aver bevuto un altro sorso di spumante che avevo nel bicchiere, per prendere coraggio, sono andata davanti ad Alessio ed ho alzato il viso, per dargli un semplice bacetto, anche se sulle labbra.
Lui ha sorriso, ha detto che si doveva mettere bene, e, quando alla fine ho appoggiato le labbra sulle sue, mi ha bloccata e mi ha spinto la lingua in bocca, nonostante cercassi di resistere e di divincolarmi.
Quegli stronzi son messi a urlare il loro entusiasmo, mentre lui mi baciava per un momento interminabile e quando mia ha, finalmente lasciata andare, mi mancava il respiro.
Gli uomini sghignazzavano e la signora Paola, da cui mi aspettavo qualche protesta a mia difesa ed un briciolo di solidarietà tra donne, sorrideva, apparentemente divertita.
Mentre la guardavo un po’ irritata qualcuno, mi sembra Salvatore, mi porse un bicchiere, che bevvi in un colpo solo, non so neanch’io il perché...
La banda ha continuato a scherzare, a far cagnara, ma io, pur rendendomi conto di tutto, cominciavo a sentirmi strana, ad avere l’impressione di sentire i suoni e le voci attutite...
Dopo un po’, Salvatore rilancia, dicendo che se li avessi baciati tutti, avrebbe pagato il caffé per tutto il mese.
Non capisco cosa mi è successo, ma mentre la mia mente rifiutava recisamente l’idea di farlo, mi scoprii -come se mi guardassi dal di fuori, come se fossi un’altra persona che guardava me!- ad avvicinarmi a Giulio, con le labbra protese ed a baciarlo, gettandogli le braccia al collo.
E dopo lui, Salvatore e poi Marco, Paolo e Alessio.
Ma mentre baciavo Giulio, sentivo la sua mano sul sedere, che mi accarezzava, che mi palpava e io, anche se la mia mente rifiutava quell’osceno contatto, non ero in grado di rifiutarmi.
E man mano che baciavo gli altri, sentivo le loro mani sul mio corpo, prima una mano e poi, insieme!, due, tre, tutte! Non solo sul sedere, ma sulla schiena, i seni, le cosce, il pancino e sul ciuffetto e anche’ sì hai capito: anche lì e dietro, con le dita che sondavano ed entravano’ :-(
Quando finii di baciare Alessio -tutti baci lunghissimi, sensuali!- realizzai di essere praticamente nuda: mi avevano tolto la giacca del tailleur e la camicetta penzolava sbottonata e fuori dalla cintura, mentre il reggiseno era stato alzato, a stringere sulla radice dei seni, nudi.
La gonna era tirata su, intorno alla vita e i collant e gli slippini erano stati abbassati insieme, fino a metà coscia.
Guardai, piena di vergogna, la signora Paola, che mi guardava con uno sguardo severo, di disapprovazione. Non mi stupii neanche, stranamente!, che non fosse intervenuta in mia difesa.
Mi guardò, sdegnata, con la tipica bocca a-culo-di-gallina (come la Furini, quella di italiano, la ricordi?) e mi disse: ‘Sei proprio una puttana, lo sai?’
Ma come si permette? La mia mente ribolliva di sdegno, di rabbia, di voglia di ricacciarle in gola quell’epiteto. Per cui aprii la bocca e, con aria mesta dissi, piano ma chiaramente udibile: ‘Sì, lo so!’
Ti rendi conto? Pensavo di NON fare una cosa ed invece la facevo!
Ho il sospetto, pensandoci molto nei giorni seguenti, che mi abbiano versato qualcosa nel bicchiere... e non parlo solo dello spumante! :-(
Ma siamo solo all’inizio! :-((
Marco mi mise una mano sulla nuca e mi forzò a chinarmi: mi resi conto con orrore che, dalla lampo dei suoi pantaloni sportivi, spuntava il suo... vabbè, teso e pronto.
Capii la sua intenzione di farselo... baciare da me ed ero assolutamente scandalizzata e offesa all’idea, ma... ma aprii la bocca e lo accolsi in bocca, leccandolo e succhiandolo.
Mentre ero piegata, qualcuno, credo Alessio, me lo ha messo dentro, da dietro: mi ha afferrato per i fianchi e me lo ha spinto tutto dentro, con un unico movimento.
Poi ha cominciato ad andare avanti e indietro, dicendomi cose tremende tipo: ‘dai troia, prendilo tutto, ché ti piace!’
Io lo detestai, per quello che diceva, che sapevo che non era vero, ma la mia testa, come fosse la testa di un’altra persona, annuì.
Con la bocca occupata e presa così, ho girato lo sguardo verso la signora Paola, in cerca di aiuto o, quantomeno, di solidarietà muliebre. Ma lei mi stava guardando, con un crudele sorrisino divertito e vedevo che si passava una mano sul petto, sui seni.
Ho cominciato a sentire -inaspettatamente!- il piacere lievitare dentro di me ed il mio stupore è stato sconfinato, quando ho realizzato che stavo VENENDO!
Man mano che il tempo passava, le voci ed i suoni si attutivano sempre più e anche ciò che vedevo cambiava: le cose, i mobili, le persone, tutto stava come perdendo colore e risaltavano solo i loro profili...
Anche il filo della memoria, dei ricordi, si è interrotto: ricordo solo frammenti, come singoli fotogrammi di un film spezzato.
La mia memoria ha trattenuto solo brevi sequenze: ricordo Marco che versò mi versò il suo piacere in gola, obbligandomi a ingoiare e poi qualcuno che mi prende di peso e mi posa sul tavolo da riunioni.
Poi tutti intorno a me ed i loro membri che mi entrano dappertutto (anche dietro!), anche più di uno contemporaneamente e dopo (o prima?) vedo la signora Paola accoccolarsi sul mio volto e tutto diventa scuro perché abbassa la gonna per coprirmi e non farsi vedere e la sua mano che, ad un paio di centimetri dai miei occhi, scosta le mutandine e mi abbassa la sua miciona nuda e pelosissima sulla bocca e la sento sibilare solo un: ‘Lecca!’
Ed io, disgustata, esegui obbediente e sentivo il gusto del suo ciprigno e poi’ e poi un getto caldo, salmastro, che mi cadeva in bocca e sul viso mentre, al di là della gonna, continuavo a sentirmi usata e toccata e penetrata ed io’ venni travolta da un orgasmo sconvolgente.
La mia mente ha cominciato ad accettare tutto ciò e le ondate di piacere continuavano a travolgermi, finché tutto non è finito.
Mi sono rialzata ed intorno a me tutti avevano sorrisi soddisfatti, anche la signora Paola.
Mi esplorai con le mani e le dita e mi sentivo letteralmente coperta di seme maschile’ e altro seme era dentro la mia micetta... e dietro: concedo da anni a Bruno il culetto, ma mai avrei pensato che sarebbe restato così dilatato: sentii appena le tre dita che provai ad introdurmi! E anche la micia, era restata con le labbrine tumefatte e socchiuse! E da entrambi i buchetti, sentivo colare fuori, lentamente, un rivoletto di seme maschile.
Ero venuta, mio malgrado!, tantissimo e letteralmente non mi reggevo sulle gambe.
Alessio mi aiutò a rivestirmi; anche i miei abiti erano macchiati di secrezioni biancastre, che si stavano essiccando e poi, come da promessa, mi ha accompagnata fino a casa in auto.
Arrivai a casa e, tra il passare del tempo e la lunga doccia fatta con acqua alternativamente calda e fredda, mi si snebbiò la mente e quando finalmente mi stesi sul letto, erano le dieci passate!, mi trovai a ripassare il ‘film’ dell’accaduto.
Con infinito stupore, mi trovai a masturbarmi. Smisi, ma dopo cinque minuti le mie dita ricominciarono a giocare col mio corpo ed io mi arresi: mi lasciai travolgere, una volta di più, quella sera, dal piacere: un piacere mai provato, sconvolgente, annullante, che mi fece crollare addormentata.
Domenica l’ho passata, stupefacentemente!, a masturbarmi ripetutamente e la sera ero stravolta, quando Bruno e Giulia sono tornati ed ho fatto fatica a far finta che tutto sia stato normale, ma credo di esserci riuscita al meglio.
Poi, lunedì mattina, il panico di tornare in studio, nel locus delicti e tra i miei aguzzini, piacevolmente aguzzini.
Tutti loro, compresa la signora Paola, hanno passato il lunedì -c’era l’architetto che tempestava in studio!- facendomi quasi credere di aver sognato: né una parola, né un gesto, né una parola al di fuori del solito...
Eppure io non avevo sognato!
Mi vergogno a dirlo, ma mi chiusi in bagno due volte, per cercar sollievo alla tensione toccandomi.
Martedì l’architetto è partito per la Germania e allora le cose sono cambiate; sono arrivati gli sguardi, i gesti, le mani che mi sfiorano, le oscenità mormoratemi nell’orecchio.
Ero sconvolta, terrorizzata ma anche molto eccitata: sono andata diverse volte in bagno a toccarmi e verso le quattro, mentre ero in archivio a cercare dei lucidi, è entrato Giulio che mi ha guardato, mi ha detto di avvicinarmi e, quando gli son stata vicino, mi ha alzato la gonna, mi ha scostato il perizoma (seguendo un imperioso impulso, avevo indossato un paio di autoreggenti, invece del mio classico collant!), mi ha pastrugnato la micetta e poi me lo ha messo, quasi subito.
Mi son sentita morire, travolta dal piacere!
Lui in pochi colpi è venuto dentro di me, si è ricomposto e se n’è andato via, come se nulla fosse.
Io mi son chiusa in bagno per rinfrescarmi ma, forzata da un insopprimibile impulso, le mie dita hanno cercato e trovato altro piacere da darmi.
E così tutti gli altri giorni: allusioni, battute, libertà prese con le mani su qualunque parte del mio corpo, rapporti sessuali rubati al volo e la signora Paola che, ormai, ogni giorno mi convoca nel suo ufficio e mi ordina di alzare la gonna per controllare che abbia obbedito all’ordine che mi hanno dato (mi ero dimenticata di dirtelo!): di stare in ufficio con la micetta nuda e disponibile.
Da quel giorno la mia vita è diventata un inferno: sono sempre eccitatissima, mi sono masturbata più in questi dieci giorni che nei precedenti dieci anni e sono felicissima quando uno di loro si offre di accompagnarmi a casa: so che il ‘prezzo’ che devo pagare è una sosta in un posto tranquillo per una sveltina. Quello che mi da i più grossi problemi è Salvatore, che ha una dotazione notevolissima (penso sui venticinque centimetri!) e vuole solo mettermelo dietro’ Mi piace da impazzire, lo ammetto, ma all’inizio un male...
Aiutami Giovanna, ora che ti ho raccontato tutto: cosa mi è successo, cosa sono diventata? Vivo sperando che capiti di nuovo, quello che è successo venerdì l’altro, ma terrorizzata che qualcuno sappia, che qualcuno scopra...
Adesso, saputo che Bruno dovrà stare via diversi giorni per lavoro, mi hanno proposto di andare con tutti loro in un ‘localino’, come hanno detto ed io.. io ho una disperata voglia di andarci, anche se mi hanno detto come dovrò vestirmi: praticamente da puttana e senza intimo’
Non ho più il coraggio di guardare negli occhi mio marito e anche Giulia, con quello strano intuito dei suoi diciassette anni, mi dice cose banali, apparentemente, ma che mi danno il paralizzante terrore che lei’ sappia!!!
Aiutami, amica mia: cosa mi succede? Cosa devo fare?
Un abbraccio
La tua amica Marina
Spero che tu stia bene... io, invece... beh, sono turbata, profondamente.
Mi è successa una cosa che ha mandato in briciole tutte le mie certezze, le mie sicurezze di donna trentottenne, di moglie e madre.
Scusa, ma ti devo raccontare tutto per cercare di scaricarmi l’anima, la coscienza, per levare questo blocco di ghiaccio che mi schiaccia il cuore.
Come ben sai, lavoro presso lo studio dell’architetto Ponte da, ormai, dodici anni.
La mia vita è serena.. anzi: lo era fino a venerdì l’altro.
Fino ad allora, vivevo tra Bruno, che è un marito affettuoso e tenerissimo, Giulia che è una ragazzina con la testa sul collo, la mia bella e serena casa ed il mio lavoro, che adoro.
Ovviamente, qualcuno dello studio mi ha sempre fatto delle avances, ma mi conosci: li ho sempre fatti restare al loro posto con un sorriso, ma con ferma decisione.
Sono ancora innamorata di Bruno, che è anche un amante delizioso e sollecito e quindi non ho alcun bisogno o voglia di avere una storia con un altro.
Venerdì, invece... Già, parliamo di venerdì...
Venerdì era una giornata particolare: Bruno è partito per un viaggio di lavoro e si è portato Giulia perché poi sarebbero andati a trovare mia suocera, che abita vicino a dove doveva andare.
Sapevo che sarebbero tornati domenica sera.
Così la mattino abbiamo fatto colazione, poi li ho salutati e sono andata a lavorare, come al solito.
Come mio solito, per andare a lavorare ero vestita con un tailleur color polvere, una camicetta gialla con il colletto a fiocco e scarpe col tacco da cinque centimetri: seria, come vedi!
Oltre all’intimo, semplici slip e reggiseno, bianchi, di pizzo, indossavo un paio di collant fumè.
I capelli neri, lisci, che adesso porto corti, mi incorniciavano il viso, con un trucco leggerissimo ed un filo di rossetto rosa antico.
Ricordo che prima di uscire mi son guardata nello specchio dell’ingresso e mi son trovata carina, col mio metro e sessanta, con la gonna che mi copre normalmente il culetto (tu sai quanto ne ero orgogliosa, al liceo! E’ ancora gradevole, comunque: la cellulite mi ha risparmiata!) e la giacca del tailleur che copre in modo dignitoso, senza sottolinearlo particolarmente, il seno. Del resto, la mia terza misura non richiama prepotentemente lo sguardo degli uomini!
Nello specchio, ho visto una donna gradevole e dignitosa, tutto lì.
Sono uscita, ho preso la metro e alle nove ero regolarmente in ufficio.
Lì c’era un po’ di fermento: siccome Margherita si sarebbe sposata domenica, avevano deciso di fare una bicchierata per festeggiarla, alla fine della giornata.
La giornata è volata: dobbiamo presentare un progetto per il dieci del mese prossimo e, alle sei, l’architetto ha deciso che potevamo fare la bicchierata.
Così siamo andati tutti nella sala riunioni, dove Antonia e Stefano avevano preparato bevande e stuzzichini.
Da bere c’era, però, solo vino ed altri alcolici, con mio dispiacere: come tu sai, io non bevo alcolici...
Comunque abbiamo festeggiato Margherita e quegli scemi dei miei colleghi facevano battute anche pesanti e gli hanno fatto piccoli regali decisamente allusivi, ma lei non si è lasciata scomporre e rideva e scherzava.
Poi, un po’ prima delle sette, l’architetto ha detto che lui se ne andava e che ci augurava un buon fine settimana: ha dato un bacio a Margherita e le ha fatto i suoi migliori auguri ed è andato.
Di lì a poco anche Stefano, Antonia e Brunella sono andati e volevo tornarmene a casa anch’io, ma Alessio ha insistito perché restassi ancora un poco: ‘Tanto, -mi ha detto- stasera mica ti aspetta nessuno, a casa. Anzi: per non mandarti con la metro, ti accompagno a casa in auto io!’
In effetti, quelli sono stati i motivi per cui mi son lasciata convincere.
Alessio (sai? il belloccio dello studio, te lo ricordi?) per tutta la bicchierata mi è stato vicino... gentilissimo, ma insisteva per farmi bere...
Con quei cinque matti non sarei mai restata, da sola, ma s’era fermata anche la signora Paola, la segretaria dell’architetto: te la ricordi? è quella donna autoritaria, alta, oltre i cinquanta, coi capelli grigioferro tagliati corti, da uomo.
Comunque sono rimasta perché sono colleghi, persone che conosco da anni, simpatiche.
Però Alessio continuava a farmi bere, insistendo, nonostante protestassi e mi sentivo... stordita, annebbiata e anche gli altri, soprattutto Marco e Carlo, mi sfottevano e mi versavano da bere.
Mi sentivo contagiata dall’allegria generale e anche la signora Paola, nonostante abbia sempre l’aria feroce, sembrava quasi simpatica.
Ad un certo punto, hanno cominciato a prendermi in giro ed a fare grasse risate su di me, che sono una santa, che sono serissssima, con quattro esse, che Giulia l’ha portata la cicogna perché io sono ancora vergine e via così, bersagliandomi.
Io, ridendo, mi schermivo ma loro continuavano a bersagliarmi.
Alla fine Salvatore mi sfida: dice che è pronto a scommettere il caffé per tutto l’ufficio per una settimana se avrò il coraggio di baciare Alessio: ‘Un semplice bacetto, ma tanto tu sei la vergine di ferro e queste cose non le fai, neanche con tuo marito!’
Ovviamente tutti scoppiammo a ridere, anche se io mi sentivo punta nel vivo.
Loro continuavano a canzonarmi ed io, dopo aver bevuto un altro sorso di spumante che avevo nel bicchiere, per prendere coraggio, sono andata davanti ad Alessio ed ho alzato il viso, per dargli un semplice bacetto, anche se sulle labbra.
Lui ha sorriso, ha detto che si doveva mettere bene, e, quando alla fine ho appoggiato le labbra sulle sue, mi ha bloccata e mi ha spinto la lingua in bocca, nonostante cercassi di resistere e di divincolarmi.
Quegli stronzi son messi a urlare il loro entusiasmo, mentre lui mi baciava per un momento interminabile e quando mia ha, finalmente lasciata andare, mi mancava il respiro.
Gli uomini sghignazzavano e la signora Paola, da cui mi aspettavo qualche protesta a mia difesa ed un briciolo di solidarietà tra donne, sorrideva, apparentemente divertita.
Mentre la guardavo un po’ irritata qualcuno, mi sembra Salvatore, mi porse un bicchiere, che bevvi in un colpo solo, non so neanch’io il perché...
La banda ha continuato a scherzare, a far cagnara, ma io, pur rendendomi conto di tutto, cominciavo a sentirmi strana, ad avere l’impressione di sentire i suoni e le voci attutite...
Dopo un po’, Salvatore rilancia, dicendo che se li avessi baciati tutti, avrebbe pagato il caffé per tutto il mese.
Non capisco cosa mi è successo, ma mentre la mia mente rifiutava recisamente l’idea di farlo, mi scoprii -come se mi guardassi dal di fuori, come se fossi un’altra persona che guardava me!- ad avvicinarmi a Giulio, con le labbra protese ed a baciarlo, gettandogli le braccia al collo.
E dopo lui, Salvatore e poi Marco, Paolo e Alessio.
Ma mentre baciavo Giulio, sentivo la sua mano sul sedere, che mi accarezzava, che mi palpava e io, anche se la mia mente rifiutava quell’osceno contatto, non ero in grado di rifiutarmi.
E man mano che baciavo gli altri, sentivo le loro mani sul mio corpo, prima una mano e poi, insieme!, due, tre, tutte! Non solo sul sedere, ma sulla schiena, i seni, le cosce, il pancino e sul ciuffetto e anche’ sì hai capito: anche lì e dietro, con le dita che sondavano ed entravano’ :-(
Quando finii di baciare Alessio -tutti baci lunghissimi, sensuali!- realizzai di essere praticamente nuda: mi avevano tolto la giacca del tailleur e la camicetta penzolava sbottonata e fuori dalla cintura, mentre il reggiseno era stato alzato, a stringere sulla radice dei seni, nudi.
La gonna era tirata su, intorno alla vita e i collant e gli slippini erano stati abbassati insieme, fino a metà coscia.
Guardai, piena di vergogna, la signora Paola, che mi guardava con uno sguardo severo, di disapprovazione. Non mi stupii neanche, stranamente!, che non fosse intervenuta in mia difesa.
Mi guardò, sdegnata, con la tipica bocca a-culo-di-gallina (come la Furini, quella di italiano, la ricordi?) e mi disse: ‘Sei proprio una puttana, lo sai?’
Ma come si permette? La mia mente ribolliva di sdegno, di rabbia, di voglia di ricacciarle in gola quell’epiteto. Per cui aprii la bocca e, con aria mesta dissi, piano ma chiaramente udibile: ‘Sì, lo so!’
Ti rendi conto? Pensavo di NON fare una cosa ed invece la facevo!
Ho il sospetto, pensandoci molto nei giorni seguenti, che mi abbiano versato qualcosa nel bicchiere... e non parlo solo dello spumante! :-(
Ma siamo solo all’inizio! :-((
Marco mi mise una mano sulla nuca e mi forzò a chinarmi: mi resi conto con orrore che, dalla lampo dei suoi pantaloni sportivi, spuntava il suo... vabbè, teso e pronto.
Capii la sua intenzione di farselo... baciare da me ed ero assolutamente scandalizzata e offesa all’idea, ma... ma aprii la bocca e lo accolsi in bocca, leccandolo e succhiandolo.
Mentre ero piegata, qualcuno, credo Alessio, me lo ha messo dentro, da dietro: mi ha afferrato per i fianchi e me lo ha spinto tutto dentro, con un unico movimento.
Poi ha cominciato ad andare avanti e indietro, dicendomi cose tremende tipo: ‘dai troia, prendilo tutto, ché ti piace!’
Io lo detestai, per quello che diceva, che sapevo che non era vero, ma la mia testa, come fosse la testa di un’altra persona, annuì.
Con la bocca occupata e presa così, ho girato lo sguardo verso la signora Paola, in cerca di aiuto o, quantomeno, di solidarietà muliebre. Ma lei mi stava guardando, con un crudele sorrisino divertito e vedevo che si passava una mano sul petto, sui seni.
Ho cominciato a sentire -inaspettatamente!- il piacere lievitare dentro di me ed il mio stupore è stato sconfinato, quando ho realizzato che stavo VENENDO!
Man mano che il tempo passava, le voci ed i suoni si attutivano sempre più e anche ciò che vedevo cambiava: le cose, i mobili, le persone, tutto stava come perdendo colore e risaltavano solo i loro profili...
Anche il filo della memoria, dei ricordi, si è interrotto: ricordo solo frammenti, come singoli fotogrammi di un film spezzato.
La mia memoria ha trattenuto solo brevi sequenze: ricordo Marco che versò mi versò il suo piacere in gola, obbligandomi a ingoiare e poi qualcuno che mi prende di peso e mi posa sul tavolo da riunioni.
Poi tutti intorno a me ed i loro membri che mi entrano dappertutto (anche dietro!), anche più di uno contemporaneamente e dopo (o prima?) vedo la signora Paola accoccolarsi sul mio volto e tutto diventa scuro perché abbassa la gonna per coprirmi e non farsi vedere e la sua mano che, ad un paio di centimetri dai miei occhi, scosta le mutandine e mi abbassa la sua miciona nuda e pelosissima sulla bocca e la sento sibilare solo un: ‘Lecca!’
Ed io, disgustata, esegui obbediente e sentivo il gusto del suo ciprigno e poi’ e poi un getto caldo, salmastro, che mi cadeva in bocca e sul viso mentre, al di là della gonna, continuavo a sentirmi usata e toccata e penetrata ed io’ venni travolta da un orgasmo sconvolgente.
La mia mente ha cominciato ad accettare tutto ciò e le ondate di piacere continuavano a travolgermi, finché tutto non è finito.
Mi sono rialzata ed intorno a me tutti avevano sorrisi soddisfatti, anche la signora Paola.
Mi esplorai con le mani e le dita e mi sentivo letteralmente coperta di seme maschile’ e altro seme era dentro la mia micetta... e dietro: concedo da anni a Bruno il culetto, ma mai avrei pensato che sarebbe restato così dilatato: sentii appena le tre dita che provai ad introdurmi! E anche la micia, era restata con le labbrine tumefatte e socchiuse! E da entrambi i buchetti, sentivo colare fuori, lentamente, un rivoletto di seme maschile.
Ero venuta, mio malgrado!, tantissimo e letteralmente non mi reggevo sulle gambe.
Alessio mi aiutò a rivestirmi; anche i miei abiti erano macchiati di secrezioni biancastre, che si stavano essiccando e poi, come da promessa, mi ha accompagnata fino a casa in auto.
Arrivai a casa e, tra il passare del tempo e la lunga doccia fatta con acqua alternativamente calda e fredda, mi si snebbiò la mente e quando finalmente mi stesi sul letto, erano le dieci passate!, mi trovai a ripassare il ‘film’ dell’accaduto.
Con infinito stupore, mi trovai a masturbarmi. Smisi, ma dopo cinque minuti le mie dita ricominciarono a giocare col mio corpo ed io mi arresi: mi lasciai travolgere, una volta di più, quella sera, dal piacere: un piacere mai provato, sconvolgente, annullante, che mi fece crollare addormentata.
Domenica l’ho passata, stupefacentemente!, a masturbarmi ripetutamente e la sera ero stravolta, quando Bruno e Giulia sono tornati ed ho fatto fatica a far finta che tutto sia stato normale, ma credo di esserci riuscita al meglio.
Poi, lunedì mattina, il panico di tornare in studio, nel locus delicti e tra i miei aguzzini, piacevolmente aguzzini.
Tutti loro, compresa la signora Paola, hanno passato il lunedì -c’era l’architetto che tempestava in studio!- facendomi quasi credere di aver sognato: né una parola, né un gesto, né una parola al di fuori del solito...
Eppure io non avevo sognato!
Mi vergogno a dirlo, ma mi chiusi in bagno due volte, per cercar sollievo alla tensione toccandomi.
Martedì l’architetto è partito per la Germania e allora le cose sono cambiate; sono arrivati gli sguardi, i gesti, le mani che mi sfiorano, le oscenità mormoratemi nell’orecchio.
Ero sconvolta, terrorizzata ma anche molto eccitata: sono andata diverse volte in bagno a toccarmi e verso le quattro, mentre ero in archivio a cercare dei lucidi, è entrato Giulio che mi ha guardato, mi ha detto di avvicinarmi e, quando gli son stata vicino, mi ha alzato la gonna, mi ha scostato il perizoma (seguendo un imperioso impulso, avevo indossato un paio di autoreggenti, invece del mio classico collant!), mi ha pastrugnato la micetta e poi me lo ha messo, quasi subito.
Mi son sentita morire, travolta dal piacere!
Lui in pochi colpi è venuto dentro di me, si è ricomposto e se n’è andato via, come se nulla fosse.
Io mi son chiusa in bagno per rinfrescarmi ma, forzata da un insopprimibile impulso, le mie dita hanno cercato e trovato altro piacere da darmi.
E così tutti gli altri giorni: allusioni, battute, libertà prese con le mani su qualunque parte del mio corpo, rapporti sessuali rubati al volo e la signora Paola che, ormai, ogni giorno mi convoca nel suo ufficio e mi ordina di alzare la gonna per controllare che abbia obbedito all’ordine che mi hanno dato (mi ero dimenticata di dirtelo!): di stare in ufficio con la micetta nuda e disponibile.
Da quel giorno la mia vita è diventata un inferno: sono sempre eccitatissima, mi sono masturbata più in questi dieci giorni che nei precedenti dieci anni e sono felicissima quando uno di loro si offre di accompagnarmi a casa: so che il ‘prezzo’ che devo pagare è una sosta in un posto tranquillo per una sveltina. Quello che mi da i più grossi problemi è Salvatore, che ha una dotazione notevolissima (penso sui venticinque centimetri!) e vuole solo mettermelo dietro’ Mi piace da impazzire, lo ammetto, ma all’inizio un male...
Aiutami Giovanna, ora che ti ho raccontato tutto: cosa mi è successo, cosa sono diventata? Vivo sperando che capiti di nuovo, quello che è successo venerdì l’altro, ma terrorizzata che qualcuno sappia, che qualcuno scopra...
Adesso, saputo che Bruno dovrà stare via diversi giorni per lavoro, mi hanno proposto di andare con tutti loro in un ‘localino’, come hanno detto ed io.. io ho una disperata voglia di andarci, anche se mi hanno detto come dovrò vestirmi: praticamente da puttana e senza intimo’
Non ho più il coraggio di guardare negli occhi mio marito e anche Giulia, con quello strano intuito dei suoi diciassette anni, mi dice cose banali, apparentemente, ma che mi danno il paralizzante terrore che lei’ sappia!!!
Aiutami, amica mia: cosa mi succede? Cosa devo fare?
Un abbraccio
La tua amica Marina
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