La trasformazione di una giovane moglie - Parte 2
di
zorrogatto
genere
incesti
Allora, per reggere il gioco, rimasi in silenzio per alcuni minuti, ma poi l'abbracciai dicendole: «Sono al corrente di tutto; te l'ho lasciato fare perché ti amo e ti amerò per sempre»
Lei mi abbracciò stringendomi forte, baciandomi, dicendomi che era anche colpa mia perché l'avevo abbandonata per il lavoro, ma che lei comunque, da quella stessa sera, avrebbe smesso di frequentare quella gente.
Replicai dicendole: «No; voglio che continui... mi piaci così, mi rendi orgoglioso di averti come moglie»
Lei mi guardo un po stupita, dicendomi: «Ma ne sei sicuro?»
Le risposi, convinto:«Sì certo: devi fare tutto quello che ti ordina Carmen!»
Iniziammo ha baciarci con veemenza e lei mi disse «Ti amo amore, grazie!»
Facemmo l'amore come mai prima: mi concesse proprio tutto, anche se avvertii i suoi sfinteri completamente allentati.
La settimana successiva, incontrai nuovamente Carmen e Tito raccontandogli tutto; loro sorrisero come una coppia di squali e mi dissero: «Molto bene! Ora possiamo agire alla luce del sole!»
A volte iniziavo ad avere dei ripensamenti, sopratutto quando lavoravo e mi chiedevo spesso se l'aver lasciato Susanna nelle grinfie di Carmen fosse poi stata una buona idea.
Vedere questo suo cambiamento in breve tempo mi rendeva molto geloso, ma allo stesso tempo vederla girare vestita con ridottissimi straccetti mi dava un'eccitazione pazzesca e sapere che si lasciava scopare senza problemi, mi eccitava ancora di più; ma forse quello ché più mi preoccupava era il vedere Carmen su di lei aveva aveva un aspetto predominante. Susanna era talmente soggiogata da lei che ogni cosa lei le ordinasse, mia moglie non se lo faceva ripetere: eseguiva senza protestare.
Arrivò il venerdì pomeriggio ed arrivò il fratello maggiore di Susanna; si chiamava Osvaldo ed io non lo sopportavo perché era sempre stato il cocco di famiglia, anche a causa di un matrimonio alle spalle, andato male in breve tempo.
Quando arrivò, per fortuna Susanna s'era messa un vestitino meno appariscente; si sistemò nella stanza degli ospiti al pian terreno e dopo aver parlato per un po del più e del meno, lo salutai per andare al lavoro.
Rimase con la sorella fino alla sera e poi, come ogni venerdì, Susanna doveva andare al corso di ballo a cui non poteva rinunciare,altrimenti Carmen l'avrebbe punita.
Allora si cambiò, mettendosi una gonnellina molto corta, un micro perizoma con una canottierina bianca semi trasparente senza farsi vedere dal fratello; prima di uscire lo salutò davanti alla porta senza neanche farsi scorgere da lui.
Appena uscita, fece una corsetta per salire in auto data l'ora tarda, ma aveva dimenticato le chiavi dell'auto.
Fortuna volle che in quel momento passasse davanti il vicino, anche lui in ritardo; lo fermò facendogli cenno e poi chiedendogli un passaggio; lui la fece salire partendo poi velocemente.
Quando arrivarono alla palestra scesero dall'auto e lui la prese con forza ficcandole la lingua in bocca, senza che lei reagisse e con l'altra mano, mentre le sputava ripetutamente in bocca, le strappò via il perizoma dicendole che non le serviva.
Sempre tenendola per un braccio la, portò dentro la palestra, ma Susanna notò che non sì sentiva musica. Quando entrarono, Carmen era seduta sulla sedia con vicino due uomini: rivolse uno sguardo feroce verso Susanna dicendole: «Brutta troia, non vedi che sei in ritardo?» Le si avvicinò dandole due forti ceffoni da ammutolirla; Susanna cercò di protestare ma altri due ceffoni le arrivarono, da stamparle sulle guance le cinque dita di Carmen.
Con le lacrime agli occhi chiese subito perdono per il ritardo mentre il vicino alle spalle la teneva per le braccia.
Carmen rivolgendosi ai due uomini gli disse: «Vedete? Questa puttanella mi appartiene: me l'ha lasciata suo marito e adesso ne posso fare tutto quello che voglio...»
Con un gesto fulmineo, prese Susanna per i capelli strattonandola come una bambola e le : « ....Vero ché mi appartieni?»
Susanna come imbambolata non rispose e allora Carmen in uno scatto d'ira le afferrò la canottierina e con un paio di strattoni glie la strappò, esibendole le tette.
Nuovamente le ripeté quella frase, ma Susanna le chiedeva di lasciarla andare.
Carmen tenendola per i capelli, iniziò con schiaffi violenti sulle poppe, iniziando a farla urlare dal dolore finché cedette, dicendole: «Sei la mia padrona: farò tutto quello ché vuoi!»
Ma la donna non contenta continuò finché le tette non furono tutte rosse come il fuoco.
Rivolgendosi ai due tizi, le alzò anche la gonnellina dicendole: «Brutta troia! Nemmeno le mutande indossi!!!»
Il vicino alle sue spalle si mise a ridere.
«Da oggi, tu farai tutto quello che voglio, senza mai opporti altrimenti verrai punita»
Susanna ormai in balia di Carmen rispose umilmente: «Sì padrona»
Il vicino dietro la lasciò infine andare, mentre Carmen le levò la gonnellina, trascinandola davanti ai 2 tizi, le diede un spintone dicendo ai due: «Divertitevi! Ve la lascio per mezzora»
Loro non se lo fecero ripetere: le saltarono addosso, spogliandosi in un attimo, usandola in tutti i modi, continuando a schiaffeggiarla dove più gli amavano farlo, usando i suoi buchi a loro piacere e arrivando a farla urlare di piacere; poi si unì anche Semir, scopandole il culo come un forsennato e facendole strabuzzare gli occhi; ma non poteva fiatare, perché uno le aveva tappato la bocca col suo cazzo, mentre l'altro le scopava furiosamente la fica.
Il vicino lo estrasse dal culo, forzandolo poi per entrare nella fica già occupata dall'altro e forzando senza ritegno, glie lo fece entrare tutto fino in fondo, rompendole definitivamente la fica; iniziarono a scoparle la fica coi due cazzi, mentre l'altro la faceva quasi vomitare, ficcandoglielo fino in gola; lei ebbe numerosi orgasmi devastanti abbandonandosi completamente alla loro libidine, lasciandosi usare come fosse una bambola.
In un raro attimo di lucidità con la bocca libera, iniziò a supplicarli di spingere ancora più forte, di sfondarla.
Voleva di più e loro non si fecero pregare, continuando con violenza a scoparla e schiaffeggiandola ripetutamente, finché il primo le scaricò tutto lo sperma in gola e gli altri due, uno alla volta, le vennero in fica in profondità, grugnendo come animali.
Quando si sfilarono da lei, la lasciarono per terra dicendole «Sei una bella cagna, ci sai fare, ne vale veramente la pena di usarti»
Susanna distesa per terra con la fica grondante di sperma, era sfinita.
Non contenti iniziarono ha sputarle addosso, mentre lei non si muoveva; uno di loro si posizionò sulla sua faccia, le fece aprire la bocca, poi si prese il cazzo iniziando ha pisciarle dentro. Lei fu costretta ad ingoiare senza muoversi ed a turno lo fecero anche gli altri due, lasciandola in una pozza di piscio e sperma.
Soddisfatti si rivestirono e se ne andarono.
Arrivò Carmen, insultandola e dicendole ché faceva schifo .
Poi lei e Semir la aiutarono ad alzarsi, portandola fino in bagno e mentre camminava lo sperma le usciva dalla fica colandole lungo le gambe.
La lasciarono in bagno; lei si lavò e quando uscì si rivolse ha Carmen, chiedendole come avrebbe potuto fare a rincasare senza vestiti, visto che aveva ospite il fratello per una settimana.
Carmen la guardò dicendo «Ah sì, molto bene...» frugò in una borsa porgendogli,poi un suo vestito e dicendole «Metti questo, anche se ti è largo»
Mia moglie la ringraziò, indossandolo; naturalmente, essendo lei molto magra, l'abito le era enorme.
Il vicino le disse «Andiamo, è ora di rientrare!»
Intervenne Carmen, con tono molto severo disse a Susanna «Da stasera niente più mutande né reggiseno e poi devi farti scopare per bene da tuo fratello!»
Mia moglie sbiancò: «Questo no la prego! Non posso farlo!» e subito le arrivarono due ceffoni in pieno viso. La brasiliana replicò: «E' un mio ordine! Anzi: ci devi scopare ogni giorno fino alla sua partenza... lo dovrai sempre provocare e, se non lo fai, ti vendo agli albanesi.
Susanna con le lacrime rispose un flebile «Sì padrona»
Carmen le disse, con durezza: «Così va bene; vedo che capisci chi comanda e stai bene attenta: sarai controllata da lui, il tuo vicino Semir e dovrai tenere le tende sempre aperte.
Susanna rispose umilmente «Sì padrona...»
La mattina seguente dopo il mio rientro, Susanna si alzò ed io l'attendevo in cucina, ansioso di farmi raccontare gli ultimi avvenimenti; quando la vidi, rimasi un po sorpreso: aveva ancora qualche segno che si intravvedeva chiaramente sotto la vestaglia trasparente.
Si sedette al tavolo, iniziando subito a raccontarmi tutto quello che le avevano fatto.
Subito rimasi letteralmente senza parole, ma alla fine rimasi colpito sopratutto dalle sue ultime parole... «Avevo goduto come non mai!»
Poi discutemmo su quello che Carmen le aveva ordinato; lì per lì, forse un po' spaventato dall'infrangere anche queste convenzioni sociali, le dissi che secondo me stava esagerando e che era meglio evitare, ma quando Susanna replicò che aveva già accettato e se ero d'accordo anche io, l'avrebbe fatto.
Rimasi in silenzio per un po'; ero molto dubbioso col timore che la cosa potesse arrivare a sfuggirci di mano, ma leggendo negli occhi di mia moglie la sua determinazione, le risposi «Se è un ordine di Carmen, penso proprio che tu non possa tirarti indietro: devi eseguire»
Con gli occhi che le brillavano ed un sorriso, mi rispose «Allora lo faccio»
Dopo quella conversazione me ne andai in doccia e poi entrai in camera per coricarmi; quando la vidi mentre si stava vestendo, erano già le 8 e suo fratello si era alzato da poco.
Susanna si mise un vestitino leggero molto corto, con ampia scollatura davanti, ma non indossò le mutande; le chiesi il motivo e lei mi rispose che da oggi non le avrebbe più indossate, tranne per necessità ed uscii.
In breve tempo presi sonno e poi, la sera, venni a sapere che mia moglie e suo fratello erano andati al mare.
La sera quando rientrarono erano belli cotti dal sole ed andarono a darsi una sistemata prima della cena che avevo preparato in giardino; per primo arrivò Osvaldo ed iniziammo a parlare della giornata.
Mi disse subito che era rimasto stupito dal comportamento della sua sorellina: non la pensava così disinibita.
Essere con le tette al vento e con un misero pezzettino di stoffa bianco che celava poco o niente del suo sesso e del suo culo; non si sarebbe mai aspettato che fosse cambiata così.
Gli feci un sorriso complice, dicendogli che lei è libera di fare quello che vuole e lui rispose., vagamente perplesso: «... Contento te...»
Arrivò Susanna e lui rimase senza parole: si era leggermente truccata ed aveva un vestitino -se si vuole chiamare così- tutto d'un pezzo, con due sottilissime bretelline allacciate al collo, con tutta la schiena scoperta. Davanti, due sottili righe di stoffa celavano solo i capezzoli e la parte sotto era talmente corta, che ad ogni passo le si potevano vedere benissimo la fine delle labbra della fica.
Osvaldo era restato imbambolato a guardarla; cercai di... risvegliarlo, ma quando Susanna gli fu davanti, l'abbracciò dandogli un bacio nella guancia. Quel suo movimento le fece uscire completamente le poppe, tralasciando il fatto che avendola di spalle, poteva vederle il culo completamente scoperto.
Quando si staccò chiese scusa: s'era accorta del disagio del fratello ed ipotizzando fosse per il vestito e disse che forse non era adatto ed annunciò che andava subito a cambiarsi.
Lui replicò prontamente che invece stava benissimo con quel vestito, di non andare a cambiarsi, che le donava molto.
Allora mia moglie, con un sorrisino monello, gli rispose «Se ti piace, lo tengo»
Alla fine ci sedemmo ed iniziammo a mangiare, ma suo fratello era visibilmente turbato da mia moglie; furbescamente le riempiva spesso il bicchiere ed anche a causa del caldo che faceva, Susanna beveva tutto allegramente.
Mi accorsi che il vino bello fresco, in poco tempo le stava facendo effetto, perché ad ogni più semplice battuta lei scoppiava a ridere, senza apparentemente accorgersi di avere i seni completamente in vista; il resto non si poteva vedere, essendo celato dalla tovaglia, ma quando Osvaldo le chiese di andare a prendere il caffè, lei si alzò -un po' barcollando- ed ebbe in bella vista la fica, letteralmente scoperta; accorgendosene, chiese pudicamente scusa, abbassandosi l'abitino e barcollando entrò in casa.
Tornò dopo poco col vassoio, rischiando di far cadere tutto con il suo procedere incerto e non si rese conto di avere tutte le sue grazie in mostra.
Mentre appoggiava il vassoio sul tavolo, rischiò di cadere, ma suo fratello la sostenne e poi la pilotò fino a farsela sedere sulle ginocchia.
Mentre lei ridacchiava ormai mezza ubriaca, Osvaldo le aveva già messo una mano nel culo; allora con una scusa dissi che andavo a farmi una doccia e guardando l'uomo gli feci l'occhiolino; capì al volo il messaggio, perché con l'altra mano le stava toccando le tette. Non feci nemmeno in tempo a rientrare, che suo fratello le aveva aperto le gambe, toccandole la fica mentre lei alternava risatine a piccoli spasmi .
Rimasi dietro la porta, guardandoli: suo fratello l'aveva spogliata completamente e la stava toccando dappertutto; si abbassò i pantaloni, sfoggiando un bel cazzo duro e, avendo ormai superato ogni residua esitazione, la fece inginocchiare, sbattendoglielo subito in bocca.
Fu allora che mi accorsi del vicino alla finestra della casa accanto, che si stava godendo la scena; così li lasciai fare ed andai a farmi l'agognata doccia.
Quando uscii, vidi mia moglie seduta di schiena su di lui, che le stava scopando il culo come un forsennato, tenendola con una mano per i capelli mentre l'altra le stava torturando le tette; continuò per un bel po' finché non la fece levare, facendola inginocchiare: glie lo rimise tutto in bocca, venendole dentro e lei lo ingoiò tutto, senza farne uscire neanche una goccia.
Alla fine, dopo aver ripreso fiato per qualche istante, Osvaldo si ricompose in fretta dicendole ridacchiando: «Sei proprio una gran troia, sorellina mia!»
Lei mi abbracciò stringendomi forte, baciandomi, dicendomi che era anche colpa mia perché l'avevo abbandonata per il lavoro, ma che lei comunque, da quella stessa sera, avrebbe smesso di frequentare quella gente.
Replicai dicendole: «No; voglio che continui... mi piaci così, mi rendi orgoglioso di averti come moglie»
Lei mi guardo un po stupita, dicendomi: «Ma ne sei sicuro?»
Le risposi, convinto:«Sì certo: devi fare tutto quello che ti ordina Carmen!»
Iniziammo ha baciarci con veemenza e lei mi disse «Ti amo amore, grazie!»
Facemmo l'amore come mai prima: mi concesse proprio tutto, anche se avvertii i suoi sfinteri completamente allentati.
La settimana successiva, incontrai nuovamente Carmen e Tito raccontandogli tutto; loro sorrisero come una coppia di squali e mi dissero: «Molto bene! Ora possiamo agire alla luce del sole!»
A volte iniziavo ad avere dei ripensamenti, sopratutto quando lavoravo e mi chiedevo spesso se l'aver lasciato Susanna nelle grinfie di Carmen fosse poi stata una buona idea.
Vedere questo suo cambiamento in breve tempo mi rendeva molto geloso, ma allo stesso tempo vederla girare vestita con ridottissimi straccetti mi dava un'eccitazione pazzesca e sapere che si lasciava scopare senza problemi, mi eccitava ancora di più; ma forse quello ché più mi preoccupava era il vedere Carmen su di lei aveva aveva un aspetto predominante. Susanna era talmente soggiogata da lei che ogni cosa lei le ordinasse, mia moglie non se lo faceva ripetere: eseguiva senza protestare.
Arrivò il venerdì pomeriggio ed arrivò il fratello maggiore di Susanna; si chiamava Osvaldo ed io non lo sopportavo perché era sempre stato il cocco di famiglia, anche a causa di un matrimonio alle spalle, andato male in breve tempo.
Quando arrivò, per fortuna Susanna s'era messa un vestitino meno appariscente; si sistemò nella stanza degli ospiti al pian terreno e dopo aver parlato per un po del più e del meno, lo salutai per andare al lavoro.
Rimase con la sorella fino alla sera e poi, come ogni venerdì, Susanna doveva andare al corso di ballo a cui non poteva rinunciare,altrimenti Carmen l'avrebbe punita.
Allora si cambiò, mettendosi una gonnellina molto corta, un micro perizoma con una canottierina bianca semi trasparente senza farsi vedere dal fratello; prima di uscire lo salutò davanti alla porta senza neanche farsi scorgere da lui.
Appena uscita, fece una corsetta per salire in auto data l'ora tarda, ma aveva dimenticato le chiavi dell'auto.
Fortuna volle che in quel momento passasse davanti il vicino, anche lui in ritardo; lo fermò facendogli cenno e poi chiedendogli un passaggio; lui la fece salire partendo poi velocemente.
Quando arrivarono alla palestra scesero dall'auto e lui la prese con forza ficcandole la lingua in bocca, senza che lei reagisse e con l'altra mano, mentre le sputava ripetutamente in bocca, le strappò via il perizoma dicendole che non le serviva.
Sempre tenendola per un braccio la, portò dentro la palestra, ma Susanna notò che non sì sentiva musica. Quando entrarono, Carmen era seduta sulla sedia con vicino due uomini: rivolse uno sguardo feroce verso Susanna dicendole: «Brutta troia, non vedi che sei in ritardo?» Le si avvicinò dandole due forti ceffoni da ammutolirla; Susanna cercò di protestare ma altri due ceffoni le arrivarono, da stamparle sulle guance le cinque dita di Carmen.
Con le lacrime agli occhi chiese subito perdono per il ritardo mentre il vicino alle spalle la teneva per le braccia.
Carmen rivolgendosi ai due uomini gli disse: «Vedete? Questa puttanella mi appartiene: me l'ha lasciata suo marito e adesso ne posso fare tutto quello che voglio...»
Con un gesto fulmineo, prese Susanna per i capelli strattonandola come una bambola e le : « ....Vero ché mi appartieni?»
Susanna come imbambolata non rispose e allora Carmen in uno scatto d'ira le afferrò la canottierina e con un paio di strattoni glie la strappò, esibendole le tette.
Nuovamente le ripeté quella frase, ma Susanna le chiedeva di lasciarla andare.
Carmen tenendola per i capelli, iniziò con schiaffi violenti sulle poppe, iniziando a farla urlare dal dolore finché cedette, dicendole: «Sei la mia padrona: farò tutto quello ché vuoi!»
Ma la donna non contenta continuò finché le tette non furono tutte rosse come il fuoco.
Rivolgendosi ai due tizi, le alzò anche la gonnellina dicendole: «Brutta troia! Nemmeno le mutande indossi!!!»
Il vicino alle sue spalle si mise a ridere.
«Da oggi, tu farai tutto quello che voglio, senza mai opporti altrimenti verrai punita»
Susanna ormai in balia di Carmen rispose umilmente: «Sì padrona»
Il vicino dietro la lasciò infine andare, mentre Carmen le levò la gonnellina, trascinandola davanti ai 2 tizi, le diede un spintone dicendo ai due: «Divertitevi! Ve la lascio per mezzora»
Loro non se lo fecero ripetere: le saltarono addosso, spogliandosi in un attimo, usandola in tutti i modi, continuando a schiaffeggiarla dove più gli amavano farlo, usando i suoi buchi a loro piacere e arrivando a farla urlare di piacere; poi si unì anche Semir, scopandole il culo come un forsennato e facendole strabuzzare gli occhi; ma non poteva fiatare, perché uno le aveva tappato la bocca col suo cazzo, mentre l'altro le scopava furiosamente la fica.
Il vicino lo estrasse dal culo, forzandolo poi per entrare nella fica già occupata dall'altro e forzando senza ritegno, glie lo fece entrare tutto fino in fondo, rompendole definitivamente la fica; iniziarono a scoparle la fica coi due cazzi, mentre l'altro la faceva quasi vomitare, ficcandoglielo fino in gola; lei ebbe numerosi orgasmi devastanti abbandonandosi completamente alla loro libidine, lasciandosi usare come fosse una bambola.
In un raro attimo di lucidità con la bocca libera, iniziò a supplicarli di spingere ancora più forte, di sfondarla.
Voleva di più e loro non si fecero pregare, continuando con violenza a scoparla e schiaffeggiandola ripetutamente, finché il primo le scaricò tutto lo sperma in gola e gli altri due, uno alla volta, le vennero in fica in profondità, grugnendo come animali.
Quando si sfilarono da lei, la lasciarono per terra dicendole «Sei una bella cagna, ci sai fare, ne vale veramente la pena di usarti»
Susanna distesa per terra con la fica grondante di sperma, era sfinita.
Non contenti iniziarono ha sputarle addosso, mentre lei non si muoveva; uno di loro si posizionò sulla sua faccia, le fece aprire la bocca, poi si prese il cazzo iniziando ha pisciarle dentro. Lei fu costretta ad ingoiare senza muoversi ed a turno lo fecero anche gli altri due, lasciandola in una pozza di piscio e sperma.
Soddisfatti si rivestirono e se ne andarono.
Arrivò Carmen, insultandola e dicendole ché faceva schifo .
Poi lei e Semir la aiutarono ad alzarsi, portandola fino in bagno e mentre camminava lo sperma le usciva dalla fica colandole lungo le gambe.
La lasciarono in bagno; lei si lavò e quando uscì si rivolse ha Carmen, chiedendole come avrebbe potuto fare a rincasare senza vestiti, visto che aveva ospite il fratello per una settimana.
Carmen la guardò dicendo «Ah sì, molto bene...» frugò in una borsa porgendogli,poi un suo vestito e dicendole «Metti questo, anche se ti è largo»
Mia moglie la ringraziò, indossandolo; naturalmente, essendo lei molto magra, l'abito le era enorme.
Il vicino le disse «Andiamo, è ora di rientrare!»
Intervenne Carmen, con tono molto severo disse a Susanna «Da stasera niente più mutande né reggiseno e poi devi farti scopare per bene da tuo fratello!»
Mia moglie sbiancò: «Questo no la prego! Non posso farlo!» e subito le arrivarono due ceffoni in pieno viso. La brasiliana replicò: «E' un mio ordine! Anzi: ci devi scopare ogni giorno fino alla sua partenza... lo dovrai sempre provocare e, se non lo fai, ti vendo agli albanesi.
Susanna con le lacrime rispose un flebile «Sì padrona»
Carmen le disse, con durezza: «Così va bene; vedo che capisci chi comanda e stai bene attenta: sarai controllata da lui, il tuo vicino Semir e dovrai tenere le tende sempre aperte.
Susanna rispose umilmente «Sì padrona...»
La mattina seguente dopo il mio rientro, Susanna si alzò ed io l'attendevo in cucina, ansioso di farmi raccontare gli ultimi avvenimenti; quando la vidi, rimasi un po sorpreso: aveva ancora qualche segno che si intravvedeva chiaramente sotto la vestaglia trasparente.
Si sedette al tavolo, iniziando subito a raccontarmi tutto quello che le avevano fatto.
Subito rimasi letteralmente senza parole, ma alla fine rimasi colpito sopratutto dalle sue ultime parole... «Avevo goduto come non mai!»
Poi discutemmo su quello che Carmen le aveva ordinato; lì per lì, forse un po' spaventato dall'infrangere anche queste convenzioni sociali, le dissi che secondo me stava esagerando e che era meglio evitare, ma quando Susanna replicò che aveva già accettato e se ero d'accordo anche io, l'avrebbe fatto.
Rimasi in silenzio per un po'; ero molto dubbioso col timore che la cosa potesse arrivare a sfuggirci di mano, ma leggendo negli occhi di mia moglie la sua determinazione, le risposi «Se è un ordine di Carmen, penso proprio che tu non possa tirarti indietro: devi eseguire»
Con gli occhi che le brillavano ed un sorriso, mi rispose «Allora lo faccio»
Dopo quella conversazione me ne andai in doccia e poi entrai in camera per coricarmi; quando la vidi mentre si stava vestendo, erano già le 8 e suo fratello si era alzato da poco.
Susanna si mise un vestitino leggero molto corto, con ampia scollatura davanti, ma non indossò le mutande; le chiesi il motivo e lei mi rispose che da oggi non le avrebbe più indossate, tranne per necessità ed uscii.
In breve tempo presi sonno e poi, la sera, venni a sapere che mia moglie e suo fratello erano andati al mare.
La sera quando rientrarono erano belli cotti dal sole ed andarono a darsi una sistemata prima della cena che avevo preparato in giardino; per primo arrivò Osvaldo ed iniziammo a parlare della giornata.
Mi disse subito che era rimasto stupito dal comportamento della sua sorellina: non la pensava così disinibita.
Essere con le tette al vento e con un misero pezzettino di stoffa bianco che celava poco o niente del suo sesso e del suo culo; non si sarebbe mai aspettato che fosse cambiata così.
Gli feci un sorriso complice, dicendogli che lei è libera di fare quello che vuole e lui rispose., vagamente perplesso: «... Contento te...»
Arrivò Susanna e lui rimase senza parole: si era leggermente truccata ed aveva un vestitino -se si vuole chiamare così- tutto d'un pezzo, con due sottilissime bretelline allacciate al collo, con tutta la schiena scoperta. Davanti, due sottili righe di stoffa celavano solo i capezzoli e la parte sotto era talmente corta, che ad ogni passo le si potevano vedere benissimo la fine delle labbra della fica.
Osvaldo era restato imbambolato a guardarla; cercai di... risvegliarlo, ma quando Susanna gli fu davanti, l'abbracciò dandogli un bacio nella guancia. Quel suo movimento le fece uscire completamente le poppe, tralasciando il fatto che avendola di spalle, poteva vederle il culo completamente scoperto.
Quando si staccò chiese scusa: s'era accorta del disagio del fratello ed ipotizzando fosse per il vestito e disse che forse non era adatto ed annunciò che andava subito a cambiarsi.
Lui replicò prontamente che invece stava benissimo con quel vestito, di non andare a cambiarsi, che le donava molto.
Allora mia moglie, con un sorrisino monello, gli rispose «Se ti piace, lo tengo»
Alla fine ci sedemmo ed iniziammo a mangiare, ma suo fratello era visibilmente turbato da mia moglie; furbescamente le riempiva spesso il bicchiere ed anche a causa del caldo che faceva, Susanna beveva tutto allegramente.
Mi accorsi che il vino bello fresco, in poco tempo le stava facendo effetto, perché ad ogni più semplice battuta lei scoppiava a ridere, senza apparentemente accorgersi di avere i seni completamente in vista; il resto non si poteva vedere, essendo celato dalla tovaglia, ma quando Osvaldo le chiese di andare a prendere il caffè, lei si alzò -un po' barcollando- ed ebbe in bella vista la fica, letteralmente scoperta; accorgendosene, chiese pudicamente scusa, abbassandosi l'abitino e barcollando entrò in casa.
Tornò dopo poco col vassoio, rischiando di far cadere tutto con il suo procedere incerto e non si rese conto di avere tutte le sue grazie in mostra.
Mentre appoggiava il vassoio sul tavolo, rischiò di cadere, ma suo fratello la sostenne e poi la pilotò fino a farsela sedere sulle ginocchia.
Mentre lei ridacchiava ormai mezza ubriaca, Osvaldo le aveva già messo una mano nel culo; allora con una scusa dissi che andavo a farmi una doccia e guardando l'uomo gli feci l'occhiolino; capì al volo il messaggio, perché con l'altra mano le stava toccando le tette. Non feci nemmeno in tempo a rientrare, che suo fratello le aveva aperto le gambe, toccandole la fica mentre lei alternava risatine a piccoli spasmi .
Rimasi dietro la porta, guardandoli: suo fratello l'aveva spogliata completamente e la stava toccando dappertutto; si abbassò i pantaloni, sfoggiando un bel cazzo duro e, avendo ormai superato ogni residua esitazione, la fece inginocchiare, sbattendoglielo subito in bocca.
Fu allora che mi accorsi del vicino alla finestra della casa accanto, che si stava godendo la scena; così li lasciai fare ed andai a farmi l'agognata doccia.
Quando uscii, vidi mia moglie seduta di schiena su di lui, che le stava scopando il culo come un forsennato, tenendola con una mano per i capelli mentre l'altra le stava torturando le tette; continuò per un bel po' finché non la fece levare, facendola inginocchiare: glie lo rimise tutto in bocca, venendole dentro e lei lo ingoiò tutto, senza farne uscire neanche una goccia.
Alla fine, dopo aver ripreso fiato per qualche istante, Osvaldo si ricompose in fretta dicendole ridacchiando: «Sei proprio una gran troia, sorellina mia!»
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