Luca lo schiavo (parte 5)
di
Luca the slave
genere
sadomaso
Nella mia cella
La porta della cella si aprì con un cigolio metallico, e la luce fioca illuminò l'entrata della Padrona, una figura maestosa e imperiosa, seguita da un altro schiavo. Anche lui completamente nudo, le catene che gli stringevano i polsi e le caviglie tintinnavano leggermente ad ogni passo. Era un ragazzo di circa vent'anni, con un fisico scolpito come una statua, ogni muscolo delineato alla perfezione, ogni linea del suo corpo parlava di forza e giovinezza.
Il mio cuore batteva all'impazzata mentre osservavo la scena. Sentivo la tensione crescere, un misto di paura e eccitazione che mi serrava il petto. La Padrona mi lanciò uno sguardo severo, i suoi occhi che scintillavano di autorità e desiderio.
"Metti a quattro zampe," ordinò con una voce ferma e seducente.
Obbedii immediatamente, scivolando sul pavimento freddo della cella, sentendo il respiro accelerare. Ogni fibra del mio essere si tendeva in attesa di quello che sarebbe successo.
La Padrona si rivolse al ragazzo, lo sguardo che si fece ancora più intenso. "E tu, scopalo."
Il ragazzo annuì, il suo sguardo fisso su di me, un misto di determinazione e desiderio nei suoi occhi. Si avvicinò, le catene che tintinnavano leggermente, creando un suono che sembrava accentuare ogni attimo, ogni battito del cuore.
Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi, calde e sicure, e un brivido mi percorse la schiena. Il mio respiro si fece ancora più rapido, ogni muscolo del mio corpo teso in attesa. La sua presa si fece più salda, e potei sentire il suo respiro contro la mia pelle, un preludio a ciò che sarebbe accaduto.
Quando finalmente entrò in me, fu un'esplosione di sensazioni, un misto di dolore e piacere che mi lasciò senza fiato. Ogni movimento, ogni spinta era una sinfonia di emozioni che mi travolgeva, un vortice di desiderio che mi consumava completamente. La Padrona osservava la scena con un sorriso soddisfatto, i suoi occhi che brillavano di compiacimento e piacere.
Il ragazzo continuava a muoversi dentro di me, il ritmo che aumentava, il nostro respiro che si sincronizzava in un'armonia di passione. Il dolore iniziale si trasformò gradualmente in un piacere intenso, un fuoco che bruciava dentro di me, illuminando ogni angolo della mia mente e del mio corpo.
Sentivo le catene che gli stringevano i polsi e le caviglie, il loro tintinnio che si mescolava ai nostri gemiti, creando una melodia di sottomissione e potere. Ogni spinta, ogni movimento era un promemoria del nostro ruolo, della nostra sottomissione alla Padrona, del nostro desiderio di compiacerla.
Il climax arrivò come un'ondata, travolgendo tutto al suo passaggio, lasciandomi esausto e appagato, ogni fibra del mio essere vibrante di piacere. Il ragazzo gemette, un suono profondo e gutturale, e si fermò, il respiro pesante e irregolare.
La Padrona si avvicinò, accarezzandoci entrambi con un sorriso di soddisfazione. "Avete fatto bene, miei schiavi. Riposate ora, perché questo è solo l'inizio."
Con quelle parole, si allontanò, lasciandoci nella penombra della cella, i nostri corpi ancora tremanti, i cuori che battevano all'unisono. E mentre il silenzio calava su di noi, sapevo che nulla sarebbe mai più stato lo stesso.
La porta della cella si aprì con un cigolio metallico, e la luce fioca illuminò l'entrata della Padrona, una figura maestosa e imperiosa, seguita da un altro schiavo. Anche lui completamente nudo, le catene che gli stringevano i polsi e le caviglie tintinnavano leggermente ad ogni passo. Era un ragazzo di circa vent'anni, con un fisico scolpito come una statua, ogni muscolo delineato alla perfezione, ogni linea del suo corpo parlava di forza e giovinezza.
Il mio cuore batteva all'impazzata mentre osservavo la scena. Sentivo la tensione crescere, un misto di paura e eccitazione che mi serrava il petto. La Padrona mi lanciò uno sguardo severo, i suoi occhi che scintillavano di autorità e desiderio.
"Metti a quattro zampe," ordinò con una voce ferma e seducente.
Obbedii immediatamente, scivolando sul pavimento freddo della cella, sentendo il respiro accelerare. Ogni fibra del mio essere si tendeva in attesa di quello che sarebbe successo.
La Padrona si rivolse al ragazzo, lo sguardo che si fece ancora più intenso. "E tu, scopalo."
Il ragazzo annuì, il suo sguardo fisso su di me, un misto di determinazione e desiderio nei suoi occhi. Si avvicinò, le catene che tintinnavano leggermente, creando un suono che sembrava accentuare ogni attimo, ogni battito del cuore.
Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi, calde e sicure, e un brivido mi percorse la schiena. Il mio respiro si fece ancora più rapido, ogni muscolo del mio corpo teso in attesa. La sua presa si fece più salda, e potei sentire il suo respiro contro la mia pelle, un preludio a ciò che sarebbe accaduto.
Quando finalmente entrò in me, fu un'esplosione di sensazioni, un misto di dolore e piacere che mi lasciò senza fiato. Ogni movimento, ogni spinta era una sinfonia di emozioni che mi travolgeva, un vortice di desiderio che mi consumava completamente. La Padrona osservava la scena con un sorriso soddisfatto, i suoi occhi che brillavano di compiacimento e piacere.
Il ragazzo continuava a muoversi dentro di me, il ritmo che aumentava, il nostro respiro che si sincronizzava in un'armonia di passione. Il dolore iniziale si trasformò gradualmente in un piacere intenso, un fuoco che bruciava dentro di me, illuminando ogni angolo della mia mente e del mio corpo.
Sentivo le catene che gli stringevano i polsi e le caviglie, il loro tintinnio che si mescolava ai nostri gemiti, creando una melodia di sottomissione e potere. Ogni spinta, ogni movimento era un promemoria del nostro ruolo, della nostra sottomissione alla Padrona, del nostro desiderio di compiacerla.
Il climax arrivò come un'ondata, travolgendo tutto al suo passaggio, lasciandomi esausto e appagato, ogni fibra del mio essere vibrante di piacere. Il ragazzo gemette, un suono profondo e gutturale, e si fermò, il respiro pesante e irregolare.
La Padrona si avvicinò, accarezzandoci entrambi con un sorriso di soddisfazione. "Avete fatto bene, miei schiavi. Riposate ora, perché questo è solo l'inizio."
Con quelle parole, si allontanò, lasciandoci nella penombra della cella, i nostri corpi ancora tremanti, i cuori che battevano all'unisono. E mentre il silenzio calava su di noi, sapevo che nulla sarebbe mai più stato lo stesso.
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