Profumo _3
di
S.
genere
etero
Stanza buia, illuminata da quella fastidiosa luce bianca che esce dal frigo, un barattolo di marmellata quasi vuoto, acqua, qualche bibita, della frutta pronta per il bidone dell’umido. Non c’è niente, cerco il suo sguardo sperando in una soluzione a questo enorme problema. Vengo colpito dalle sue curve esaltare ancor di più da quella luce, i sui seni sembrano 2 taglie più grandi, la sua pelle lucida e di un colore insolito, delle piccole strisce simili a della bava di lumaca che risaltano e percorrono quelle sode cosce. Dò un rapido sguardo anche a me, vedo muscoli che non sapevo d’avere, le vene risaltano sotto la mia pelle chiara e come rami confluiscono da tutto il mio corpo in quel tronco che dondola tra le gambe.
I crampi mi riportano al vero problema, la fame. Prendiamo il cellulare in cerca di qualcosa ma viviamo in un paesino lontano dalle comodità del centro. Le schermate scorrono e la mia testa viene pervasa dal ricordo della sua carne, le mie dita sanno ancora di lei, la sto lentamente mangiando con gli occhi a sua insaputa, all'improvviso tra le scritte rosse di chiusura ne spicca una verde un pub, mai sentito, dista solo qualche km da noi, aperto fino le 5.
Ci vestiamo, io metto le prime due cose che afferro ma lei no, poco alla volta il suo corpo nudo mi viene nascosto, collant a rete minigonna a scacchi da scolaretta, una camicetta con una scollatura importante, tacchi, trucco e profumo. Quelle scarpe la fanno camminare alzando ancor di più quel fantastico sedere, sembra proprio un invito ad una monta, non resisto, le tiro uno schiaffo che risuona in tutta la stanza ed usciamo. Saliamo in auto dove rapidamente l’ossigeno viene sostituito dal profumo di lei, persino la mia saliva in bocca ha la stessa fragranza. Una decina di minuti, una strada un po’ losca, mai percorsa, arriviamo al locale, tipico bar da motociclisti, entriamo, è praticamente deserto, c’è una coppia di uomini che gioca a biliardo e un gruppetto di 5 ragazzini su un divanetto poco distante che fuma.
Arriviamo al bancone e prendiamo in mano un appiccicoso foglio plastificato spacciato come menu, hamburger, hot dog e le solite cose fritte. Ordiniamo e ci accomodiamo in un angolo un po appartato non molto distante dai ragazzini, gli occhi dei pochi presenti erano tutti per la tizia in tacchi che mi accompagnava.
Il servizio e la rapidità sono quel che sono, passano 30 minuti abbondanti, all’arrivo degli hamburger uno dei ragazzini si avvicina, il mio timore è che si avventi sui tanto agognati panini, i suoi movimenti non sono ben definiti e precisi, mi mette la mano sulla spalla e mi chiede quanto mi è costata. Li per lì non capisco cosa intenda, noto solo un forte odore di erba, termina indicando lei, mi offre 20€ stropicciati estratti a fatica dai suoi pantaloni per farsi fare un pompino. Lo guardo un po’ male, lui ride gli occhi arrossati e fissi su di lei, lo invito ad allontanarsi e di lasciarci mangiare in pace. Tirando l’ennesima pacca sulle spalle mi dice di aver capito, e che sarebbe ripassato più tardi, torna dai suoi amici prendendo contro a quasi tutti gli sgabelli di quel corto tragitto e giunto al resto del branco iniziano rumorosamente a ridere, chi sa quale storia si sia inventato.
Vado al banco per pagare il conto, mentre torno al tavolo noto che il gruppetto di ragazzini si è alzato ed ha preso il mio posto, 3 maschietti addosso alla mia donna e 2 ragazze più indietro quasi in disparte. Mi avvicino rapidamente credendo che la stiano importunando, noto che è divertita, sta rispondendo a modo alle loro battute anche spinte, le ragazze hanno un’aria di imbarazzo mentre lei li stizzisce tutti uno dietro l’altro. Appena arrivo al tavolo uno dei ragazzi si avvicina per venirmi contro, forse sono i fumi delle canne che si è appena fatto e non si rende bene conto di essere un terzo di me, gli rido in faccia, lui offeso prova a tirarmi un pugno storto e lento non so nemmeno io se volesse colpire al viso o alla spalla, gli afferro la mano senza nessun problema e cerco di calmarlo tenendolo fermo. I suoi amici invece di sopportarlo ci sfottono, per bloccarlo, l'ho praticamente abbracciato, ci chiedono se vogliamo una stanza solo per noi due, inaspettatamente mi arriva in sopporto lei.
_ Se volete tenergli testa dovete andarci a letto tutti e 3 con lui, e quando avrà finito con i vostri culi non so se riuscirete ancora a camminare.
Rimangono un po’ spiazzati quasi intimoriti, poi il capetto del gruppo fa segno ai compagni di andare. Lascio il tipo e lentamente escono da locare. Io e lei ce la ridiamo.
scherzando le dico mi piacerebbe vederla giocare con quei tre marmocchi, secondo me quando finisce vanno in psicoterapia.
Lei rilancia.
_A me piacerebbe vederti sfondare quelle due stronzette che se la ridevano dietro a quei galletti, quando finisci devono andarsi a rifare la passera, dopo che sei passato te quello di quei tre sfigati gli balla dentro.
Usciamo, i ragazzi sono su una vecchia jeep dei primi anni 70, se ne vanno suonando il clacson e lasciando dietro di loro una nube tossica sparata dal tubo di scappamento.
Noi saliamo in auto e rientriamo.
L’immagine di lei che gioca con tre cazzi mi aveva eccitato da morire, quando siamo a metà strada accosto la macchina e scendo, non dico una parola lei un po’ preoccupata scende per vedere se sto male, non ce la faccio, mi sta esplodendo, slaccio i pantaloni e lo faccio balzare fuori. Lei ride, si inginocchia ed inizia a spompinarmi a lato strada. Mi godo il momento con un occhio sulla strada completamente deserta. La alzo e la metto a novanta sul cofano. Calo il suo perizoma fino alle ginocchia, gioco con le dita, calda e molto umida.
_ Non ti sarai mica eccitata con quei tre mocciosi?
_ No, mi sono eccitata al pensiero di te che te li fotti e poi ti scopi le loro tipe davanti.
Lo infilo dentro, scivola senza nessun problema, inizio a muovermi a ritmo spinto completamente eccitato da quella surreale situazione. Una galoppata frenetica, lei geme in maniera rumorosa, non ci sono vicini da infastidire, i suoi umori scendono lungo le cosce mentre io mi avvicino rapidamente alla conclusione, proprio poco prima del culmine vedo arrivare dei fari di un’auto in lontananza.
_ Non provare a fermarti, lascia che si goda lo spettacolo.
L'auto passa, noi eravamo al buio e ci nota solo una volta arrivata vicino all’auto, rallenta e ci tira 3 colpi di clacson, per poi allontanarsi.
_ Mi avranno scambiato per una troia.
_ Si! Sei una gran troia in effetti. La mia!
Sul suono di queste parole tutt’altro che dolci le vengo dentro.
La giro e di peso la sollevo appoggiandola sul cofano, infilo la testa sotto a quella gonna che ormai non copriva più niente, inizio a succhiarle il clitoride, lei geme si tocca il seno con una mano mentre con l’altra si tiene al cofano, dalla fessura sotto la mia lingua cola il mio seme che piano piano va sulla carrozzeria dell’auto. Era eccitata da matti, in pochi minuti esplode anche lei in un dirompente orgasmo. Ci ricomponiamo quel tanto che basta, percorriamo gli ultimi minuti in auto ed arrivati a casa ormai alle 3 di notte e ci addormentiamo vestiti.
Ore 7 la sveglia suona per me è arrivata l’ora di andare a lavoro mentre lei beatamente dorme ancora.
I crampi mi riportano al vero problema, la fame. Prendiamo il cellulare in cerca di qualcosa ma viviamo in un paesino lontano dalle comodità del centro. Le schermate scorrono e la mia testa viene pervasa dal ricordo della sua carne, le mie dita sanno ancora di lei, la sto lentamente mangiando con gli occhi a sua insaputa, all'improvviso tra le scritte rosse di chiusura ne spicca una verde un pub, mai sentito, dista solo qualche km da noi, aperto fino le 5.
Ci vestiamo, io metto le prime due cose che afferro ma lei no, poco alla volta il suo corpo nudo mi viene nascosto, collant a rete minigonna a scacchi da scolaretta, una camicetta con una scollatura importante, tacchi, trucco e profumo. Quelle scarpe la fanno camminare alzando ancor di più quel fantastico sedere, sembra proprio un invito ad una monta, non resisto, le tiro uno schiaffo che risuona in tutta la stanza ed usciamo. Saliamo in auto dove rapidamente l’ossigeno viene sostituito dal profumo di lei, persino la mia saliva in bocca ha la stessa fragranza. Una decina di minuti, una strada un po’ losca, mai percorsa, arriviamo al locale, tipico bar da motociclisti, entriamo, è praticamente deserto, c’è una coppia di uomini che gioca a biliardo e un gruppetto di 5 ragazzini su un divanetto poco distante che fuma.
Arriviamo al bancone e prendiamo in mano un appiccicoso foglio plastificato spacciato come menu, hamburger, hot dog e le solite cose fritte. Ordiniamo e ci accomodiamo in un angolo un po appartato non molto distante dai ragazzini, gli occhi dei pochi presenti erano tutti per la tizia in tacchi che mi accompagnava.
Il servizio e la rapidità sono quel che sono, passano 30 minuti abbondanti, all’arrivo degli hamburger uno dei ragazzini si avvicina, il mio timore è che si avventi sui tanto agognati panini, i suoi movimenti non sono ben definiti e precisi, mi mette la mano sulla spalla e mi chiede quanto mi è costata. Li per lì non capisco cosa intenda, noto solo un forte odore di erba, termina indicando lei, mi offre 20€ stropicciati estratti a fatica dai suoi pantaloni per farsi fare un pompino. Lo guardo un po’ male, lui ride gli occhi arrossati e fissi su di lei, lo invito ad allontanarsi e di lasciarci mangiare in pace. Tirando l’ennesima pacca sulle spalle mi dice di aver capito, e che sarebbe ripassato più tardi, torna dai suoi amici prendendo contro a quasi tutti gli sgabelli di quel corto tragitto e giunto al resto del branco iniziano rumorosamente a ridere, chi sa quale storia si sia inventato.
Vado al banco per pagare il conto, mentre torno al tavolo noto che il gruppetto di ragazzini si è alzato ed ha preso il mio posto, 3 maschietti addosso alla mia donna e 2 ragazze più indietro quasi in disparte. Mi avvicino rapidamente credendo che la stiano importunando, noto che è divertita, sta rispondendo a modo alle loro battute anche spinte, le ragazze hanno un’aria di imbarazzo mentre lei li stizzisce tutti uno dietro l’altro. Appena arrivo al tavolo uno dei ragazzi si avvicina per venirmi contro, forse sono i fumi delle canne che si è appena fatto e non si rende bene conto di essere un terzo di me, gli rido in faccia, lui offeso prova a tirarmi un pugno storto e lento non so nemmeno io se volesse colpire al viso o alla spalla, gli afferro la mano senza nessun problema e cerco di calmarlo tenendolo fermo. I suoi amici invece di sopportarlo ci sfottono, per bloccarlo, l'ho praticamente abbracciato, ci chiedono se vogliamo una stanza solo per noi due, inaspettatamente mi arriva in sopporto lei.
_ Se volete tenergli testa dovete andarci a letto tutti e 3 con lui, e quando avrà finito con i vostri culi non so se riuscirete ancora a camminare.
Rimangono un po’ spiazzati quasi intimoriti, poi il capetto del gruppo fa segno ai compagni di andare. Lascio il tipo e lentamente escono da locare. Io e lei ce la ridiamo.
scherzando le dico mi piacerebbe vederla giocare con quei tre marmocchi, secondo me quando finisce vanno in psicoterapia.
Lei rilancia.
_A me piacerebbe vederti sfondare quelle due stronzette che se la ridevano dietro a quei galletti, quando finisci devono andarsi a rifare la passera, dopo che sei passato te quello di quei tre sfigati gli balla dentro.
Usciamo, i ragazzi sono su una vecchia jeep dei primi anni 70, se ne vanno suonando il clacson e lasciando dietro di loro una nube tossica sparata dal tubo di scappamento.
Noi saliamo in auto e rientriamo.
L’immagine di lei che gioca con tre cazzi mi aveva eccitato da morire, quando siamo a metà strada accosto la macchina e scendo, non dico una parola lei un po’ preoccupata scende per vedere se sto male, non ce la faccio, mi sta esplodendo, slaccio i pantaloni e lo faccio balzare fuori. Lei ride, si inginocchia ed inizia a spompinarmi a lato strada. Mi godo il momento con un occhio sulla strada completamente deserta. La alzo e la metto a novanta sul cofano. Calo il suo perizoma fino alle ginocchia, gioco con le dita, calda e molto umida.
_ Non ti sarai mica eccitata con quei tre mocciosi?
_ No, mi sono eccitata al pensiero di te che te li fotti e poi ti scopi le loro tipe davanti.
Lo infilo dentro, scivola senza nessun problema, inizio a muovermi a ritmo spinto completamente eccitato da quella surreale situazione. Una galoppata frenetica, lei geme in maniera rumorosa, non ci sono vicini da infastidire, i suoi umori scendono lungo le cosce mentre io mi avvicino rapidamente alla conclusione, proprio poco prima del culmine vedo arrivare dei fari di un’auto in lontananza.
_ Non provare a fermarti, lascia che si goda lo spettacolo.
L'auto passa, noi eravamo al buio e ci nota solo una volta arrivata vicino all’auto, rallenta e ci tira 3 colpi di clacson, per poi allontanarsi.
_ Mi avranno scambiato per una troia.
_ Si! Sei una gran troia in effetti. La mia!
Sul suono di queste parole tutt’altro che dolci le vengo dentro.
La giro e di peso la sollevo appoggiandola sul cofano, infilo la testa sotto a quella gonna che ormai non copriva più niente, inizio a succhiarle il clitoride, lei geme si tocca il seno con una mano mentre con l’altra si tiene al cofano, dalla fessura sotto la mia lingua cola il mio seme che piano piano va sulla carrozzeria dell’auto. Era eccitata da matti, in pochi minuti esplode anche lei in un dirompente orgasmo. Ci ricomponiamo quel tanto che basta, percorriamo gli ultimi minuti in auto ed arrivati a casa ormai alle 3 di notte e ci addormentiamo vestiti.
Ore 7 la sveglia suona per me è arrivata l’ora di andare a lavoro mentre lei beatamente dorme ancora.
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