Profumo
di
S.
genere
etero
_Ma quanto profumo ti sei messa?
Il solito battibecco iniziato da una nullaggine degenerato in urla.
Un caldo tramonto estivo, come di consuetudine ci prepariamo per andare a fare una corsa, leggings attillati dove il taglio della cosca e il suo monte di venere pronunciato non possono fa altro che attirare l’attenzione, quelle due bocce che madre natura le ha donato strizzate sotto un misero top sportivo. Ho perso la testa per lei non appena l’ho vista: alta, capello lungo, riccio e scuro, il corpo tonico, ben definito ma con le giuste curve morbide. Le labbra carnose, la pelle color nocciola e quelle piccole lentiggini che incorniciano quel suo dannato sguardo penetrante.
L’adoro cosi al naturale, con quei piccoli difetti che la rendono ancora più unica, ma lei ama truccarsi dice che la fa sentire più donna, più eccitante e più eccitata. Anche per una semplice corsa deve inutilmente truccarsi.
Come sempre è tardi, perde tempo davanti allo specchio a strofinare quel piccolo stantuffo sulle labbra, tira baci alla sua immagine riflessa sistemando quel superfluo luccichio.
_Muoviti che tra un po’ andiamo a correre al chiaro di luna! Sei bellissima bastavano i due litri di profumo per andare a correre, fai senza metterti addosso tutta quella robaccia!
_Faccio quel cazzo che mi pare! se hai fretta vai!
_Vado a correre solo per guardarti il culo e le tette che ballano, andare da solo non ha senso!
_Coglione!
Mi avvicino e le sfilo di mano il mascara.
_Ridammelo!
Mi spinge contro la parete, inutilmente cerca di prendermi di mano quel piccolo cilindro. Il suo corpo strofina contro il mio, tenta di arrampicarsi per raggiungere l’ambito bene trafugato, saltella, il suo seno sbatte su di me, i suoi capezzoli poco alla volta si affacciano sempre di più. Il suo collo mi si agita davanti alla bocca, non resisto ed inizio a baciarlo, con la mano mi afferra i capelli, cerca di allontanarmi in maniera non troppo convinta. Nel mentre l’altra mia mano è scesa sotto i leggings forzatamente incastrata lungo la spaccatura del suo fondoschiena. Mi stacco un attimo dal suo collo mentre con forza mi tira per i capelli, ci fissiamo un attimo, sorridiamo entrambi, poi avventa quelle fantastiche labbra carnose su le mie. Le lingue danzano i respiri si uniscono e di colpo mi sfila dalla mano il suo prezioso mascara.
Ci sono cascato, mi ha distratto. Inconsciamente l’afferro inserendo il dito in quel piccolo buchetto rugoso che ha sul retro, l’unica parte di lei che mi era rimasta a portata. Appena la prima falange entra si getta con il corpo verso di me. Avvicinando la sua bocca al mio orecchio sussurra
_Se lo vuoi devi prendertelo.
Mi lancia lontano da lei usando entrambe le mani, però si è spostata più lei da me che io da lei. La prendo per la coda che si era fatta con tanta cura per andare a correre, la tiro verso di me, non appena i nostri visi si avvicinano nuovamente le nostre lingue tornano a danzare. Cerca più volte si sfuggirmi, ma tenendola ben salda riporto sempre la sua bocca da me. La mia mano risale il bacino e solleva il top facendo uscire da sotto quelle due povere prigioniere, i capezzoli duri e turgidi attirano subito la mia attenzione, ricevono il mio tocco, sento sorridere la sua bocca mentre mi bacia. Si getta a terra improvvisamente lasciandomi solamente il suo top tra le mani, in quell’inaspettato tuffo mi afferra gli shorts da corsa ed insieme ai boxer si ritrovano a terra sui miei piedi. È in ginocchio con qualcosa che le sventola sulla testa, lo afferra con la bocca, lo succhia con voracità come se fosse nei suoi piani fin dall’inizio. La sua mano mi afferra le sfere gonfie, stringe con forza, mi fai malissimo, si alza e mi trascina verso il letto senza mollare la presa, più cerco di liberarmi o di oppormi e più dolore mi arreca. Mi ordina di stendermi, mentre con l'altra mano goffamente si leva leggings e perizoma. Sono disteso a letto, appoggia il ginocchio di fianco al mio viso e con uno scatto, come se stesse salendo a cavallo, colloca la parte inferiore del suo pube su la mia bocca. Una strizzata forte accompagna il suo ordine.
_Lecca!
Non c’era bisogno a dire il vero, la mia lingua stava già navigando in quella calda e umida fessura, il mio olfatto viene lentamente invaso dall’odore inebriante del suo sesso. In pochi secondi stava cavalcando il mio viso tenendo strette le mie palle come le briglie di un destriero. Sento il suo busto scendere, il suo seno appoggiarsi sul mio ventre e il calore del suo respiro avvolgere la mia pelle più sensibile, lo tiene in bocca i denti incastrati tra la corona e la pelle, sembra una ghigliottina pronta a scattare al mio minimo movimento falso. Viene, il suo sesso sbatte ripetutamente sulla mia faccia mente la sua bocca emette lamenti strozzati.
Cerco di liberarmi per raggiungere il lubrificante nel cassetto del comodino, lei no si stacca, le sue gambe strette forti intorno al mio collo mentre la sua bocca senza sosta succhia, un 69 dal quale non riesco a liberarmi, le sue unghie sono conficcate nel mio costato mentre il suo ritmo non accenna a diminuire. Con la punta delle dita tiro verso di me il cassetto, ma la sua dannata bravura mi fa esplodere. Ci stacchiamo, alza le braccia ed acclama la sua vittoria mentre un piccolo rivolo bianco le scende dalla bocca: Io deluso non mi do per vinto, la spingo sul letto facendo prevalere la mia forza fisica che qualche minuto prima si era volatilizzata, le afferro il colo, ride mentre le mie dita penetrano tra le sue cosce, scavano, si muovono, un lungo e costante movimento ripetitivo che si fa sempre più veloce e difficoltoso, le sue pareti si fanno sempre più strette rendendomi difficile muovermi. Il braccio dolorante come se stesse per arrivare un crampo da un momento all'altro, le vene gonfie risaltano sotto la pelle sottile rendono il mio braccio simile ad un gigantesco pene. Il suo bacino si inarca sempre di più fin quando esplode anche lei, tremante e umida si lascia distesa sul letto quasi priva di sensi. Lui è gonfio, ma non ancora pronto per tornare in gioco, mentre sembra ancora incosciente afferro le sue gambe, porto le sue ginocchia verso il suo seno, il pube arrossato è in bella mostra e la mia bocca si avventa su di lei, il sapore deciso del suo sesso scende giù nella mia gola, è diventata una droga e non riesco a smettere. Sembro un animale assetato che ha trovato una pozza in mezzo al deserto. Mugugna mentre la mia lingua coglie tutto quello che mi offre, con la punta schiaffeggio il suo clitoride intrappolato nuovamente in un movimento ripetitivo dall’alto verso il basso, le sue mani afferrano la mia testa, non mi permettono di allontanarmi nemmeno per prendere fiato. Un urlo forte, un urlo liberatorio, esplode nuovamente in incontrollabili convulsioni. È affannata, sento il cuore che batte all'impazzata sotto i suoi seni.
Le bacio dolcemente le cosce umide, con la mano cerco di afferrare il lubrificante ma lei con la coda dell’occhio se ne accorge, muove la testa e cerca di capire cosa voglio fare, tira un rapido sguardo tra le mie gambe, lo vedere dritto e gonfio più di prima. Urla, si dimena come una pazza, cerca di scappare giù dal letto, l’afferro per i fianchi mentre lei gattonando cerca di sfuggirmi, le coperte scivolano sotto i suoi movimenti ma lei non si scosta di un millimetro. Spingo la sua testa sul cuscino, involontariamente si è messa già a 90, mentre la sinistra la blocca con la destra stappo il boccettino, faccio scivolare la lozione nella fessura del sedere ed un po’ sulla mia asta dura, con le dita penetro e ungo per bene quel stretto pertugio, per poi iniziare una lentissima entrata. Si stringe e mi blocca ogni centimetro che faccio, le sue urla probabilmente si stanno sentendo in tutto il palazzo, inesorabilmente poco alla volta entra, lei supplica di fare piano e in fretta, mi muovo, lei cerca di strozzare le sue urla affondando i denti nel cuscino, afferro i suoi fianchi e con poco delicatezza inizio la mia galoppata, movimenti rapidi e decisi, la pressione è parecchia la sento stringere con forza, le sollevo il busto e mentre continuo a muovermi dentro di lei in maniera più lenta, una mano le afferra il seno e l’altra va tra le sue cosce, la bocca spalancata non emette suono, qualche lacrima le cola dagli occhi o pochi centimetri dal mio viso. Un'espressione strana, un misto dolore piacere, la mia bocca torna finalmente sul suo collo, dove tutto era iniziato. Proprio mentre stava iniziando a nascere un po’ di compassione, una voce senza forza mi invita a sfondarla. Le mie dita che stavano torturando il suo clitoride si infilano nuovamente nella fessura umida, la mano che era dai seni la afferra e la sorregge per il collo puntando il suo viso verso il soffitto, le succhio il collo e l'orecchio mentre i miei colpi sempre più rapidi e violenti mi portano al culmine. Come mollo la presa si lascia cadere inerme, il suo piccolo buco stretto resta leggermente divaricato, boccheggia, si contorce come se mi stessi ancora muovendo dentro di lei fin quando poco alla volta, come un eco che va lentamente scemando si chiude, una piccola pernacchia lascia uscire quello che avevo appena depositato dentro di lei.
Mi metto sdraiato di fianco a lei, in quel letto completamente sfasciato, il suo viso semi sprofondando nel cuscino, il suo corpo senza vita mosso solo dalla forza del suo respiro, L’occhio destro, l’unica parte del corpo che apparentemente riesce a controllare per seguire i miei movimenti.
_Allora chi è che ha vinto stronzetta!
Dopo qualche minuto riacquistato un minimo di forze ci facciamo una doccia per poi addormentarci abbracciati sul divano con indosso solo l’intimo e senza aver cenato.
A mezzanotte però vengo svegliato dai crampi dello stomaco…
Il solito battibecco iniziato da una nullaggine degenerato in urla.
Un caldo tramonto estivo, come di consuetudine ci prepariamo per andare a fare una corsa, leggings attillati dove il taglio della cosca e il suo monte di venere pronunciato non possono fa altro che attirare l’attenzione, quelle due bocce che madre natura le ha donato strizzate sotto un misero top sportivo. Ho perso la testa per lei non appena l’ho vista: alta, capello lungo, riccio e scuro, il corpo tonico, ben definito ma con le giuste curve morbide. Le labbra carnose, la pelle color nocciola e quelle piccole lentiggini che incorniciano quel suo dannato sguardo penetrante.
L’adoro cosi al naturale, con quei piccoli difetti che la rendono ancora più unica, ma lei ama truccarsi dice che la fa sentire più donna, più eccitante e più eccitata. Anche per una semplice corsa deve inutilmente truccarsi.
Come sempre è tardi, perde tempo davanti allo specchio a strofinare quel piccolo stantuffo sulle labbra, tira baci alla sua immagine riflessa sistemando quel superfluo luccichio.
_Muoviti che tra un po’ andiamo a correre al chiaro di luna! Sei bellissima bastavano i due litri di profumo per andare a correre, fai senza metterti addosso tutta quella robaccia!
_Faccio quel cazzo che mi pare! se hai fretta vai!
_Vado a correre solo per guardarti il culo e le tette che ballano, andare da solo non ha senso!
_Coglione!
Mi avvicino e le sfilo di mano il mascara.
_Ridammelo!
Mi spinge contro la parete, inutilmente cerca di prendermi di mano quel piccolo cilindro. Il suo corpo strofina contro il mio, tenta di arrampicarsi per raggiungere l’ambito bene trafugato, saltella, il suo seno sbatte su di me, i suoi capezzoli poco alla volta si affacciano sempre di più. Il suo collo mi si agita davanti alla bocca, non resisto ed inizio a baciarlo, con la mano mi afferra i capelli, cerca di allontanarmi in maniera non troppo convinta. Nel mentre l’altra mia mano è scesa sotto i leggings forzatamente incastrata lungo la spaccatura del suo fondoschiena. Mi stacco un attimo dal suo collo mentre con forza mi tira per i capelli, ci fissiamo un attimo, sorridiamo entrambi, poi avventa quelle fantastiche labbra carnose su le mie. Le lingue danzano i respiri si uniscono e di colpo mi sfila dalla mano il suo prezioso mascara.
Ci sono cascato, mi ha distratto. Inconsciamente l’afferro inserendo il dito in quel piccolo buchetto rugoso che ha sul retro, l’unica parte di lei che mi era rimasta a portata. Appena la prima falange entra si getta con il corpo verso di me. Avvicinando la sua bocca al mio orecchio sussurra
_Se lo vuoi devi prendertelo.
Mi lancia lontano da lei usando entrambe le mani, però si è spostata più lei da me che io da lei. La prendo per la coda che si era fatta con tanta cura per andare a correre, la tiro verso di me, non appena i nostri visi si avvicinano nuovamente le nostre lingue tornano a danzare. Cerca più volte si sfuggirmi, ma tenendola ben salda riporto sempre la sua bocca da me. La mia mano risale il bacino e solleva il top facendo uscire da sotto quelle due povere prigioniere, i capezzoli duri e turgidi attirano subito la mia attenzione, ricevono il mio tocco, sento sorridere la sua bocca mentre mi bacia. Si getta a terra improvvisamente lasciandomi solamente il suo top tra le mani, in quell’inaspettato tuffo mi afferra gli shorts da corsa ed insieme ai boxer si ritrovano a terra sui miei piedi. È in ginocchio con qualcosa che le sventola sulla testa, lo afferra con la bocca, lo succhia con voracità come se fosse nei suoi piani fin dall’inizio. La sua mano mi afferra le sfere gonfie, stringe con forza, mi fai malissimo, si alza e mi trascina verso il letto senza mollare la presa, più cerco di liberarmi o di oppormi e più dolore mi arreca. Mi ordina di stendermi, mentre con l'altra mano goffamente si leva leggings e perizoma. Sono disteso a letto, appoggia il ginocchio di fianco al mio viso e con uno scatto, come se stesse salendo a cavallo, colloca la parte inferiore del suo pube su la mia bocca. Una strizzata forte accompagna il suo ordine.
_Lecca!
Non c’era bisogno a dire il vero, la mia lingua stava già navigando in quella calda e umida fessura, il mio olfatto viene lentamente invaso dall’odore inebriante del suo sesso. In pochi secondi stava cavalcando il mio viso tenendo strette le mie palle come le briglie di un destriero. Sento il suo busto scendere, il suo seno appoggiarsi sul mio ventre e il calore del suo respiro avvolgere la mia pelle più sensibile, lo tiene in bocca i denti incastrati tra la corona e la pelle, sembra una ghigliottina pronta a scattare al mio minimo movimento falso. Viene, il suo sesso sbatte ripetutamente sulla mia faccia mente la sua bocca emette lamenti strozzati.
Cerco di liberarmi per raggiungere il lubrificante nel cassetto del comodino, lei no si stacca, le sue gambe strette forti intorno al mio collo mentre la sua bocca senza sosta succhia, un 69 dal quale non riesco a liberarmi, le sue unghie sono conficcate nel mio costato mentre il suo ritmo non accenna a diminuire. Con la punta delle dita tiro verso di me il cassetto, ma la sua dannata bravura mi fa esplodere. Ci stacchiamo, alza le braccia ed acclama la sua vittoria mentre un piccolo rivolo bianco le scende dalla bocca: Io deluso non mi do per vinto, la spingo sul letto facendo prevalere la mia forza fisica che qualche minuto prima si era volatilizzata, le afferro il colo, ride mentre le mie dita penetrano tra le sue cosce, scavano, si muovono, un lungo e costante movimento ripetitivo che si fa sempre più veloce e difficoltoso, le sue pareti si fanno sempre più strette rendendomi difficile muovermi. Il braccio dolorante come se stesse per arrivare un crampo da un momento all'altro, le vene gonfie risaltano sotto la pelle sottile rendono il mio braccio simile ad un gigantesco pene. Il suo bacino si inarca sempre di più fin quando esplode anche lei, tremante e umida si lascia distesa sul letto quasi priva di sensi. Lui è gonfio, ma non ancora pronto per tornare in gioco, mentre sembra ancora incosciente afferro le sue gambe, porto le sue ginocchia verso il suo seno, il pube arrossato è in bella mostra e la mia bocca si avventa su di lei, il sapore deciso del suo sesso scende giù nella mia gola, è diventata una droga e non riesco a smettere. Sembro un animale assetato che ha trovato una pozza in mezzo al deserto. Mugugna mentre la mia lingua coglie tutto quello che mi offre, con la punta schiaffeggio il suo clitoride intrappolato nuovamente in un movimento ripetitivo dall’alto verso il basso, le sue mani afferrano la mia testa, non mi permettono di allontanarmi nemmeno per prendere fiato. Un urlo forte, un urlo liberatorio, esplode nuovamente in incontrollabili convulsioni. È affannata, sento il cuore che batte all'impazzata sotto i suoi seni.
Le bacio dolcemente le cosce umide, con la mano cerco di afferrare il lubrificante ma lei con la coda dell’occhio se ne accorge, muove la testa e cerca di capire cosa voglio fare, tira un rapido sguardo tra le mie gambe, lo vedere dritto e gonfio più di prima. Urla, si dimena come una pazza, cerca di scappare giù dal letto, l’afferro per i fianchi mentre lei gattonando cerca di sfuggirmi, le coperte scivolano sotto i suoi movimenti ma lei non si scosta di un millimetro. Spingo la sua testa sul cuscino, involontariamente si è messa già a 90, mentre la sinistra la blocca con la destra stappo il boccettino, faccio scivolare la lozione nella fessura del sedere ed un po’ sulla mia asta dura, con le dita penetro e ungo per bene quel stretto pertugio, per poi iniziare una lentissima entrata. Si stringe e mi blocca ogni centimetro che faccio, le sue urla probabilmente si stanno sentendo in tutto il palazzo, inesorabilmente poco alla volta entra, lei supplica di fare piano e in fretta, mi muovo, lei cerca di strozzare le sue urla affondando i denti nel cuscino, afferro i suoi fianchi e con poco delicatezza inizio la mia galoppata, movimenti rapidi e decisi, la pressione è parecchia la sento stringere con forza, le sollevo il busto e mentre continuo a muovermi dentro di lei in maniera più lenta, una mano le afferra il seno e l’altra va tra le sue cosce, la bocca spalancata non emette suono, qualche lacrima le cola dagli occhi o pochi centimetri dal mio viso. Un'espressione strana, un misto dolore piacere, la mia bocca torna finalmente sul suo collo, dove tutto era iniziato. Proprio mentre stava iniziando a nascere un po’ di compassione, una voce senza forza mi invita a sfondarla. Le mie dita che stavano torturando il suo clitoride si infilano nuovamente nella fessura umida, la mano che era dai seni la afferra e la sorregge per il collo puntando il suo viso verso il soffitto, le succhio il collo e l'orecchio mentre i miei colpi sempre più rapidi e violenti mi portano al culmine. Come mollo la presa si lascia cadere inerme, il suo piccolo buco stretto resta leggermente divaricato, boccheggia, si contorce come se mi stessi ancora muovendo dentro di lei fin quando poco alla volta, come un eco che va lentamente scemando si chiude, una piccola pernacchia lascia uscire quello che avevo appena depositato dentro di lei.
Mi metto sdraiato di fianco a lei, in quel letto completamente sfasciato, il suo viso semi sprofondando nel cuscino, il suo corpo senza vita mosso solo dalla forza del suo respiro, L’occhio destro, l’unica parte del corpo che apparentemente riesce a controllare per seguire i miei movimenti.
_Allora chi è che ha vinto stronzetta!
Dopo qualche minuto riacquistato un minimo di forze ci facciamo una doccia per poi addormentarci abbracciati sul divano con indosso solo l’intimo e senza aver cenato.
A mezzanotte però vengo svegliato dai crampi dello stomaco…
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