I giocattoli di Roberta

di
genere
dominazione

Che cosa aveva spinto Roberta a concepire e ideare questo strano gioco? Il tedio della quotidianità della ricca signora borghese o una pretesa battaglia di genere a scapito degli uomini che per millenni avevano utilizzato il corpo delle donne come scalpo di guerra considerandole come esseri inferiori? Quasi sicuramente nemmeno lei ne conosceva pienamente le ragioni. Più volte intraprendeva questi pensieri e quasi altrettante li abbandonava, finché un giorno mise il primo tassello perché ciò potesse avvenire.
Circa un anno prima dei fatti di quella giornata Roberta decise di iscriversi in una delle diffuse chat di incontri. Nel suo annuncio di ingresso si diceva interessata a conoscere un uomo fra i 35 e i 40 anni, dotato di forte mascolinità e con tendenze dominanti.
Il profluvio di risposte la atterrì, si diede della stupida per la sua infinita ingenuità, quale annuncio più sciocco poteva concepire? Come poter rivolgere una domanda così poco strutturata al genere maschile senza immaginare la valanga che ne sarebbe scaturita dalla loro incapacità di essere quanto meno obbiettivi sui loro limiti infiniti?
La cernita languiva in risposte tutte copia e incolla, tanto da farle dire un giorno "je m'ennuie". Si distrasse un attimo sorridendo e provando a pensare a Moravia che pronunciò la stessa frase a quattro anni.

Finalmente trovò la pazienza per ricominciare e riuscì a formare il quintetto prestabilito. Se si escludeva il colore dei capelli erano tutti dei cloni.
Adesso doveva iniziare la parte attuativa del programma. Convocò i cinque in una saletta meeting di un albergo della città. Quando Roberta giunse nella hall li trovò tutti, inconsapevoli l'uno dell'altro.
Stupiti e increduli furono fatti accomodare e gli fu spiegato che erano stati selezionati per un gioco una a cinque per un pomeriggio vicino a venire.
Roberta era certa che un unico pensiero attraversò la mente dei maschietti, che sarebbero stati coinvolti in una gang bang, dove lei in quanto donna sarebbe stata la carne da macello. Lo capì dall'identico occhio cinico spermatozoico che balenò loro in viso.
Procedette poi al dettaglio dei particolari, per una questione di privacy sarebbero stati convocati presso la stazione dei treni da una navetta che bendati li avrebbe portati a destinazione.
Il seguente sabato pomeriggio era tutto pronto, Roberta incaricò Michele il suo uomo di fiducia di andarli a prelevare con un minivan. Affidò a quest'ultimo un contenitore termico in cui aveva messo dello champagne ghiacciato al cui interno aveva fatto sbriciolato e sciolto cinque pasticche dell'erezione priapesca da far bere durante il tragitto.
Lei attese a destinazione, in una villetta di proprietà della sua società immobiliare.
Una volta giunti sul posto i cinque trovarono Roberta praticamente nuda ad esclusione di stivali di pelle rossa a mezza coscia ed un collare del medesimo colore con la scritta salope, mentre Michele si congedò.
Si spogliarono e le furono subito addosso, lei con fare studiato si accucciò ai loro piedi come una gatta in calore. Questo scatenò la bramosia dei nostri bull master che la circondarono con i loro membri spaventosamente eretti. Per qualche minuto lei li impugnò e li succhiò a turno mentre loro pronunciavano gli epiteti tipici del più classico dei canovacci.
Poi disse loro che voleva un gioco ancora più particolare. Indicò loro le cinque poltroncine messe a semicerchio nella stanza, li fece accomodare, li bendo' e lego' loro i polsi con delle fascette dietro la schiena.
Eccoli i presunti master, seduti uno a fianco all'altro, nudi come vermi e i cazzi svettanti verso l'alto che non cedevano la loro tensione, adesso il gioco poteva compiersi.
Roberta incominciò un lentissimo e sadico gioco con quei cazzi. A turnazione facendo la massima attenzione a non fermarsi troppo sullo stesso, li accarezzava con le mani, li leccava e li succhiava, ci strofinava sopra la sua figa bagnatissima.
Lo scandire del tempo era lentissimo, i loro membri avevano preso un piccolo e impercettibile tremore. Un paio di loro anche se solo per una decina di secondi Roberta se li infilò nella figa e nel culo. Poi tornò a strofinarseli sul clitoride, stando attenta a non sostare troppo sullo stesso. Perse solo il dominio della situazione solo in procinto di venire, e proprio mentre stava per godere sentì lo sperma caldo bagnarle il pube.
Ebbe un gesto d'ira e di stizza dando un fortissimo schiaffo al malcapitato. Vedendo il rivolo di sangue uscirgli dal naso provocato dall'anello lo accarezzò con un gesto che parve d'affetto.
Roberta tornò a guardare gli altri quattro, lo scenario era surreale, i loro cazzi erano così tesi che sembravano spezzarsi, bagnati dagli umori femminili e da un inizio di precum.
I versi che pronunciavano davano l'idea di un girone dell'inferno, piangevano, pregavano di venire, c'era chi chiamava la mamma.
Roberta diede loro un'ultima occhiata poi si rivestì, andò nella stanza attigua dove Michele aveva filmato tutto.
Gli disse di aspettare mezz'ora e poi come da accordi di caricarli nel mezzo e di lasciarli nella zona industriale.
Appena risalita in auto Roberta si cancello' dalla chat.
scritto il
2024-09-30
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