La notte di S.Lorenzo
di
Ferry Adams
genere
confessioni
E’ successo la notte di S.Lorenzo. Eravamo andati in compagnia a mangiare in collina. Abbiamo finito alle undici passate, ognuno è tornato alla sua auto. La mia e quella di G. erano al buio, parcheggiate a fianco. Nessuno dei due ha acceso lo smartphone, la mia auto si apre con un tocco. Invece l’ho sentita armeggiare con le chiavi:
-Ecco, mi sono cadute…ho lo smartphone scarico..
Ho girato attorno alla sua auto e tastando al buio sono arrivato di fianco a lei.
-Ecco…-ho acceso la luce del mio iPhone e ho illuminato lo spazio fra le due auto. G. era in ginocchio e cercava subito sotto l’auto. Il vestito leggero s’era alzato e le lasciava scoperta una coscia, dalla scollatura potevo vedere la curva dei seni piccoli.
-Dov’è finita?
Poi all'improvviso:
-Eccola! -e si è alzata mostrando soddisfatta la chiave.
Senza pensare ho spento la luce. Eravamo al buio.
-Altrimenti dovevo lasciarti qui..-ho scherzato.
Ancora senza pensare anziché fare il giro dell’auto da dietro e lasciare che aprisse la portiera per salire mi sono mosso per passare nello spazio stretto fra lei e la mia auto. Nel buio mi sono trovato contro di lei quasi bloccato dagli specchietti delle due auto.
Ci siamo trovati stretti uno all’altro. Senza dire nulla.
Le mie mani erano sui suoi fianchi e sentivo il suo profumo. Mi sono trovato con le sue braccia attorno al collo e le sue labbra sulle mie e poi la sua lingua. Un lungo bacio.
Il mio ginocchio era fra le sue gambe che si stringevano sulla mia coscia.
Ho fatto salire il vestito fino a sentire i fianchi nudi e il suo respiro accorciarsi.
-Abbiamo bevuto troppo…-ha detto.
-Sì…-son riuscito a dire.
Un bacio finiva in un altro, le sue labbra sulle mie e poi le mie sul suo collo, appena salato del sudore estivo.
Ho abbassato il ginocchio e ho fatto scendere gli slip per arrivare a mettere la mia mano fra le sue cosce a sentire la sua eccitazione.
-Lo sapevo..lo sapevo..- diceva mentre le mie dita percorrevano il suo sesso.
Il suo orgasmo è stato veloce e forte, s’è stretta a me, affondando il viso sul mio petto e stringendo l’abbraccio mentre il bacino seguiva il ritmo delle mie dita.
E’ rimasta ferma ancora stretta a me, soddisfatta. Non so quanto tempo sia passato nel buio, poi adagio ci siamo sciolti dall’abbraccio e ho ritirato la mano che lei aveva tenuta stretta fra le cosce.
Nel buio mi ha baciato sulle labbra:
-Abbiamo bevuto troppo…-poi ha fatto scattare la portiera, io mi sono ritratto perché potesse salire, ha messo in moto e se n’è andata.
Tornando in auto verso la città ero sottosopra. Quello che era successo mi lasciava scombussolato. C’era fra noi un rapporto di conoscenza, fatto anche di battute molto prudenti per non urtare la sua sensibilità di genere. Ma la differenza di età (oltre vent’anni) mi metteva al riparo da possibili equivoci. Così pensavo fino a un’ora prima. Avevamo bevuto troppo? Era una giustificazione comoda e facile per quello che era accaduto: una sera d’inizio estate, una cena in compagnia, trovarsi vicini.
La mattina dopo non sapevo cosa sarebbe successo, rincontrandoci in ufficio e dovendo lavorare insieme.
Solo verso le undici mentre passavo davanti al suo ufficio mi sono sentito chiamare:
-Ti offro un caffè, vuoi?
E anziché alla solita macchinetta siamo scesi e siamo andati nel vicino bar.
Le sue occhiate contrastavano la normalità del dialogo. Ha pagato e poi, seduti ancora al tavolino:
-Quello che è successo ieri sera..devo spiegartelo, almeno per quello che ne capisco io..
-Non devi fartene un problema…
-No, voglio parlarne, meglio subito, altrimenti poi rischio di non farlo più e non mi piace lasciare le cose in sospeso..
Non sapevo che dire, a me bastava che fosse successo e avrei accettato qualunque spiegazione.
-Da quando ho avuto il piccolo..ho avuto sempre una enorme difficoltà ad arrivare all’orgasmo, non ce ne siamo fatti un problema all’inizio poi la cosa un po’ ci ha allontanati. Non è colpa di Luca ma quando facciamo sesso è come avere un braccio legato, non riesco a lasciarmi andare come era prima e questo peggiora tutto…Così il più delle volte faccio tutto (o quasi) io e qualche volta..-e s’è interrotta spostando con un gesto la tazzina ormai vuota-ho anche fatto finta.
-Ierisera invece…
-Forse davvero avevamo bevuto ma per me è stato davvero…normale, ecco, come una volta, come sono io, anche se poi tornando mi sono accorta che avevo fatto tutto io e tu..
-Beh, puoi provare a bere con Luca..-abbiamo riso-e comunque non ti preoccupare, per me è stato così inaspettato e..sorprendente che davvero mi hai…sconvolto, un ragazzo della mia età…
-Scemo..o forse..
-Forse…
-Forse è questione di persone…con te scatta qualcosa..era un sospetto..
-Per questo dicevi “lo sapevo”..
-Davvero dicevo così?
-Sì, lo ricordo perché non abbiamo parlato molto..
Per una settimana non è successo niente, la solita routine del lavoro d‘ufficio, al massimo qualche battuta e qualche occhiata. Niente di particolare.
Poi ci siamo trovati insieme in un ufficio che la nostra azienda doveva vuotare e trasferire. I facchini hanno finito il loro lavoro e se ne sono andati nella nuova sede.
Siamo rimasti soli. Lei aveva un’abito nero, leggero, i capelli raccolti. C’era caldo e per quanto non avessimo fatto un gran lavoro manuale eravamo accaldati.
Non sapevo che fare, avrei voluto ma la situazione era diversa.
G. s’è accostata alla finestra dandomi le spalle, io mi sono accostato fino ad esserle quasi a contatto.
-Ma qui non c’è buio…-ha sussurrato.
-Puoi chiudere gli occhi..- le ho messo le mani sui fianchi, lei le ha prese e se l’è strette in un abbraccio sul ventre, abbandonando la testa all'indietro contro di me.
L’ho baciata sul collo lentamente poi ho passato la lingua fino all’attaccatura dei capelli.
-Sono sudata..
-Sei dolce e salata..- e ho continuato a baciarla e leccarla senza fretta.
Lei ha sentito la mia eccitazione e ha stretto l’abbraccio muovendo lentamente il culo sul mio sesso che rispondeva alla situazione.
Ho sottratto le mani dall’abbraccio e le ho sollevato l’abito abbassandole lo slip e trovando subito il suo sesso bagnato come l’altra volta, come l’altra volta le mie dita scorrevano su e giù e poi dentro e fuori. La tenevo stretta contro di me e continuavo a baciarla sul collo e a giocare con le mie dita dentro di lei:
-Vedi? Vedi cosa mi fai?
-Se vuoi smetto…
-No, no..vieni, vieni..
Abbiamo fatto un passo indietro insieme, le ho messo le mani sul davanzale interno della finestra, mi sono slacciato i calzoni e mi sono calato i boxer, poi ho sollevato l’abito quasi alla sue spalle, le ho spinto la testa in basso in modo che fosse messa ad angolo retto.
Ora avevo il suo culo, tante volte guardato e apprezzato, davanti al mio cazzo che ho preso e, piegandomi appena (sono alto) ho puntato prima e poi spinto dentro la sua fica bagnata. Lentamente l’ho spinto tutto dentro fino a tenerla ferma contro di me. Poi adagio ho iniziato ad andare e venire, sentivo il suo calore e il mio sesso scorrere facilmente avanti e indietro. Andavo e venivo, pensavo ad altro per non venire troppo presto, perché quel sogno non finisse subito.
Le ho accarezzato i capelli e le ho stretto il viso, lei mi ha preso in bocca un dito e lo succhiava mentre aumentavo la velocità, poi ho rimesso una mano sul suo sesso a cercarle il clito unendo la penetrazione alle carezze.
-Così,così…
L’ho sentita venire per il tremito sempre più forte che il suo sesso trasmetteva alle mie dita, poi si è spinta indetro per essere penetrata più a fondo e il suo respiro veloce:
-Stai attento…non uso niente…
Ho continuato a penetrarla e ad accarezzarla fino a quando non ho resistito, ho estratto il mio cazzo e segandomi su quel culo fantastico ho schizzato liberamente, guardando le gocce del mio sperma disperdersi sulla sua schiena.
Siamo rimasti fermi, sudati, stretti uno all’altro, il mio cazzo ormai moscio fra le sue natiche e lei appoggiata ancora alla finestra. Adagio mi sono chinato a leccare il mio sperma sulla sua pelle
-Non vale…dai…
S’è raddrizzata rapida, lasciando scorrere il vestito, s’è girata e mi ha baciato. Senza una parola.
In quell’ufficio avevano già chiuso l’acqua e così non ci siamo nemmeno lavati. Abbiamo chiuso la porta e siamo tornati in sede.
-Ecco, mi sono cadute…ho lo smartphone scarico..
Ho girato attorno alla sua auto e tastando al buio sono arrivato di fianco a lei.
-Ecco…-ho acceso la luce del mio iPhone e ho illuminato lo spazio fra le due auto. G. era in ginocchio e cercava subito sotto l’auto. Il vestito leggero s’era alzato e le lasciava scoperta una coscia, dalla scollatura potevo vedere la curva dei seni piccoli.
-Dov’è finita?
Poi all'improvviso:
-Eccola! -e si è alzata mostrando soddisfatta la chiave.
Senza pensare ho spento la luce. Eravamo al buio.
-Altrimenti dovevo lasciarti qui..-ho scherzato.
Ancora senza pensare anziché fare il giro dell’auto da dietro e lasciare che aprisse la portiera per salire mi sono mosso per passare nello spazio stretto fra lei e la mia auto. Nel buio mi sono trovato contro di lei quasi bloccato dagli specchietti delle due auto.
Ci siamo trovati stretti uno all’altro. Senza dire nulla.
Le mie mani erano sui suoi fianchi e sentivo il suo profumo. Mi sono trovato con le sue braccia attorno al collo e le sue labbra sulle mie e poi la sua lingua. Un lungo bacio.
Il mio ginocchio era fra le sue gambe che si stringevano sulla mia coscia.
Ho fatto salire il vestito fino a sentire i fianchi nudi e il suo respiro accorciarsi.
-Abbiamo bevuto troppo…-ha detto.
-Sì…-son riuscito a dire.
Un bacio finiva in un altro, le sue labbra sulle mie e poi le mie sul suo collo, appena salato del sudore estivo.
Ho abbassato il ginocchio e ho fatto scendere gli slip per arrivare a mettere la mia mano fra le sue cosce a sentire la sua eccitazione.
-Lo sapevo..lo sapevo..- diceva mentre le mie dita percorrevano il suo sesso.
Il suo orgasmo è stato veloce e forte, s’è stretta a me, affondando il viso sul mio petto e stringendo l’abbraccio mentre il bacino seguiva il ritmo delle mie dita.
E’ rimasta ferma ancora stretta a me, soddisfatta. Non so quanto tempo sia passato nel buio, poi adagio ci siamo sciolti dall’abbraccio e ho ritirato la mano che lei aveva tenuta stretta fra le cosce.
Nel buio mi ha baciato sulle labbra:
-Abbiamo bevuto troppo…-poi ha fatto scattare la portiera, io mi sono ritratto perché potesse salire, ha messo in moto e se n’è andata.
Tornando in auto verso la città ero sottosopra. Quello che era successo mi lasciava scombussolato. C’era fra noi un rapporto di conoscenza, fatto anche di battute molto prudenti per non urtare la sua sensibilità di genere. Ma la differenza di età (oltre vent’anni) mi metteva al riparo da possibili equivoci. Così pensavo fino a un’ora prima. Avevamo bevuto troppo? Era una giustificazione comoda e facile per quello che era accaduto: una sera d’inizio estate, una cena in compagnia, trovarsi vicini.
La mattina dopo non sapevo cosa sarebbe successo, rincontrandoci in ufficio e dovendo lavorare insieme.
Solo verso le undici mentre passavo davanti al suo ufficio mi sono sentito chiamare:
-Ti offro un caffè, vuoi?
E anziché alla solita macchinetta siamo scesi e siamo andati nel vicino bar.
Le sue occhiate contrastavano la normalità del dialogo. Ha pagato e poi, seduti ancora al tavolino:
-Quello che è successo ieri sera..devo spiegartelo, almeno per quello che ne capisco io..
-Non devi fartene un problema…
-No, voglio parlarne, meglio subito, altrimenti poi rischio di non farlo più e non mi piace lasciare le cose in sospeso..
Non sapevo che dire, a me bastava che fosse successo e avrei accettato qualunque spiegazione.
-Da quando ho avuto il piccolo..ho avuto sempre una enorme difficoltà ad arrivare all’orgasmo, non ce ne siamo fatti un problema all’inizio poi la cosa un po’ ci ha allontanati. Non è colpa di Luca ma quando facciamo sesso è come avere un braccio legato, non riesco a lasciarmi andare come era prima e questo peggiora tutto…Così il più delle volte faccio tutto (o quasi) io e qualche volta..-e s’è interrotta spostando con un gesto la tazzina ormai vuota-ho anche fatto finta.
-Ierisera invece…
-Forse davvero avevamo bevuto ma per me è stato davvero…normale, ecco, come una volta, come sono io, anche se poi tornando mi sono accorta che avevo fatto tutto io e tu..
-Beh, puoi provare a bere con Luca..-abbiamo riso-e comunque non ti preoccupare, per me è stato così inaspettato e..sorprendente che davvero mi hai…sconvolto, un ragazzo della mia età…
-Scemo..o forse..
-Forse…
-Forse è questione di persone…con te scatta qualcosa..era un sospetto..
-Per questo dicevi “lo sapevo”..
-Davvero dicevo così?
-Sì, lo ricordo perché non abbiamo parlato molto..
Per una settimana non è successo niente, la solita routine del lavoro d‘ufficio, al massimo qualche battuta e qualche occhiata. Niente di particolare.
Poi ci siamo trovati insieme in un ufficio che la nostra azienda doveva vuotare e trasferire. I facchini hanno finito il loro lavoro e se ne sono andati nella nuova sede.
Siamo rimasti soli. Lei aveva un’abito nero, leggero, i capelli raccolti. C’era caldo e per quanto non avessimo fatto un gran lavoro manuale eravamo accaldati.
Non sapevo che fare, avrei voluto ma la situazione era diversa.
G. s’è accostata alla finestra dandomi le spalle, io mi sono accostato fino ad esserle quasi a contatto.
-Ma qui non c’è buio…-ha sussurrato.
-Puoi chiudere gli occhi..- le ho messo le mani sui fianchi, lei le ha prese e se l’è strette in un abbraccio sul ventre, abbandonando la testa all'indietro contro di me.
L’ho baciata sul collo lentamente poi ho passato la lingua fino all’attaccatura dei capelli.
-Sono sudata..
-Sei dolce e salata..- e ho continuato a baciarla e leccarla senza fretta.
Lei ha sentito la mia eccitazione e ha stretto l’abbraccio muovendo lentamente il culo sul mio sesso che rispondeva alla situazione.
Ho sottratto le mani dall’abbraccio e le ho sollevato l’abito abbassandole lo slip e trovando subito il suo sesso bagnato come l’altra volta, come l’altra volta le mie dita scorrevano su e giù e poi dentro e fuori. La tenevo stretta contro di me e continuavo a baciarla sul collo e a giocare con le mie dita dentro di lei:
-Vedi? Vedi cosa mi fai?
-Se vuoi smetto…
-No, no..vieni, vieni..
Abbiamo fatto un passo indietro insieme, le ho messo le mani sul davanzale interno della finestra, mi sono slacciato i calzoni e mi sono calato i boxer, poi ho sollevato l’abito quasi alla sue spalle, le ho spinto la testa in basso in modo che fosse messa ad angolo retto.
Ora avevo il suo culo, tante volte guardato e apprezzato, davanti al mio cazzo che ho preso e, piegandomi appena (sono alto) ho puntato prima e poi spinto dentro la sua fica bagnata. Lentamente l’ho spinto tutto dentro fino a tenerla ferma contro di me. Poi adagio ho iniziato ad andare e venire, sentivo il suo calore e il mio sesso scorrere facilmente avanti e indietro. Andavo e venivo, pensavo ad altro per non venire troppo presto, perché quel sogno non finisse subito.
Le ho accarezzato i capelli e le ho stretto il viso, lei mi ha preso in bocca un dito e lo succhiava mentre aumentavo la velocità, poi ho rimesso una mano sul suo sesso a cercarle il clito unendo la penetrazione alle carezze.
-Così,così…
L’ho sentita venire per il tremito sempre più forte che il suo sesso trasmetteva alle mie dita, poi si è spinta indetro per essere penetrata più a fondo e il suo respiro veloce:
-Stai attento…non uso niente…
Ho continuato a penetrarla e ad accarezzarla fino a quando non ho resistito, ho estratto il mio cazzo e segandomi su quel culo fantastico ho schizzato liberamente, guardando le gocce del mio sperma disperdersi sulla sua schiena.
Siamo rimasti fermi, sudati, stretti uno all’altro, il mio cazzo ormai moscio fra le sue natiche e lei appoggiata ancora alla finestra. Adagio mi sono chinato a leccare il mio sperma sulla sua pelle
-Non vale…dai…
S’è raddrizzata rapida, lasciando scorrere il vestito, s’è girata e mi ha baciato. Senza una parola.
In quell’ufficio avevano già chiuso l’acqua e così non ci siamo nemmeno lavati. Abbiamo chiuso la porta e siamo tornati in sede.
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