L'hacker
di
Anonima1981
genere
etero
Una noiosa mattina di metà gennaio in una Milano grigia di pioggia. Lui è uscito con i bambini per accompagnarli a scuola prima di andare in ufficio.
Rifatti i letti e cambiate le lenzuola in quelli dei bimbi, passata la lucidatrice sui pavimenti e stirate quelle due cose che avevo lasciato indietro ieri.
Ora piove a dirotto, di uscire non se ne parla. Rimando il caffè programmato con Claudia e Teresa. Ne bevo uno in cucina. Decido cosa farò per cena stasera, viene una coppia di amici.
Continua a piovere, accendo il pc, guardo le notizie su Google. Le “solite” notizie di guerra a Gaza e in Ucraina. Un altro femminicidio. Una nuova truffa sul web. I risultati definitivi delle elezioni presidenziali in quel Paese africano che nemmeno so bene dove sia.
Sullo schermo, in basso a destra, lampeggia un segnale che non avevo notato. Ci vado sopra con il mouse (non mi sono ancora abituata a usare il touchpad del portatile.. Ci riuscirò mai??) e clicco. Subito si apre una finestra di dialogo che non riconosco: sfondo nero, lettere bianche. Due parole “Come stai?”, il trattino pulsante in attesa di risposta.
Il cuore aumenta il ritmo. Che succede? Chi è? Ferma. Rileggo due, tre, dieci volte quelle parole “Come stai?”. Chiudo la finestra di dialogo che però continua a lampeggiare sulla barra in fondo a destra.
La riapro con un po’ di timore. Altre parole, nuove parole “E’ inutile che tu chiuda. Non puoi bloccarmi. Sono dentro”.
Ora sono spaventata. Spengo il pc, devo calmarmi, vado in cucina, un altro caffè, leggo il giornale, i titoli scorrono sotto i miei occhi senza che ne capisca il senso. Carico una lavatrice di magliette colorate e di taglia diversa, macchie di sugo e di chissà cosa d’altro. Non stanno mai attenti, ma sono bimbi, è normale.
Sto sudando, la mia testa ritorna a quelle parole “Sono dentro”. Dentro dove? La pelle sotto i capelli è umida e quasi bagnata, una goccia di sudore scivola sul collo e finisce la corsa in mezzo ai seni. E’ passata quasi un’ora da quando ho spento il pc. Lo riaccendo spaventata.
La lucina è sempre lì, sembra guardarmi. Riapro la finestra di dialogo. “Sei tornata! Era ora”. La paura adesso è tanta. Sono indecisa su cosa fare. Spengo di nuovo? Fisso il trattino che lampeggia e mi decido. Digito un “Chi sei?” e aspetto.
“Sai cos’è un hacker? Io sono quello”.
Mi dico che è uno scherzo cretino. Come fa a scrivermi così, non è nemmeno una mail. E poi un hacker nel mio pc? Per fare che? So che possono violare sistemi difensivi, banche, uffici… ma il mio pc? E’ uno scherzo oppure una truffa o un nuovo modo di richiedere soldi per qualche nuovo antivirus.
“Stai bene con quella frangetta bionda. Ti mette in risalto gli occhi verdi e l’ovale del viso”.
Cazzo, ma come fa a sapere che sono bionda e ho gli occhi verdi!!
“Lo so, ora sei spaventata. Ma guarda in alto, sopra lo schermo. Vedi che la videocamera è attiva? Si, sono stato io. Ti vedo. Sei molto carina”
Il sudore e la paura crescono quando mi rendo conto che la videocamera è davvero accesa.
“No, tranquilla. Faccio parte di un gruppo di hacker che in genere vìola sistemi informatici di aziende importanti chiedendo il pagamento di riscatti in bitcoin. Solo che ogni tanto gioco da solo, come in questi giorni. Entro in qualche pc privato e ci giro un po’ dentro, guardo, curioso, seleziono. Poi esco e ne cerco un altro. Da una settimana scorsa gioco nel tuo!”
Si, ora sono molto spaventata, direi terrorizzata. Avevo letto degli hacker, chi non ne ha mai sentito parlare?? Ma mi sembravano cose che succedono agli enti pubblici, alle banche, alle industrie.
“Cosa vuoi allora? Esci dal mio pc. Io non ti do soldi”
“Quanta fretta, Roberta! Quanta fretta”.
Il mio nome, conosce il mio nome. Per forza, se è entrato nel mio pc conosce di certo anche il mio nome. Sto pensando se ci sono dati, password, elementi che possano condurre questo delinquente ai conti bancari, penso al furto nei conti correnti come si vede sempre nei film.
“Nel tuo pc ci sono cose interessanti. Non mi interessano i tuoi soldi. Sono belli i bambini. Belle le foto, le tue soprattutto. Quelle in costume e quelle più “private”, diciamo così. Chi te le ha fatte?”
Le foto, ha visto le foto dei bambini e soprattutto quelle che mi ha fatto Andrea. Quelle in intimo e senza. Magari ha visto anche quei due o tre filmini che ci siamo fatti mentre facevamo l’amore.
Come se mi leggesse nel pensiero “Si, ho visto sia le foto che i filmini. Sei brava Roberta e sei bella. E che pompini che fai. Li fai solo a lui, al maritino?”
Poi, improvvisamente, la finestra si chiude senza che io faccia niente. E’ stato un incubo, un sogno. Eppure ho letto quello parole, ho visto quella finestra di dialogo. In ogni caso copio sul mio hard-disk esterno tutte le foto e i filmini, poi li cancello dal pc e lo spengo.
……………………………..
Tre giorni. Per la paura non ho acceso il pc negli ultimi tre giorni. Non ne ho parlato con nessuno di quello che è successo, nemmeno con mio marito. Per sicurezza ho messo un pezzetto di nastro adesivo sull’obbiettivo della videocamera. Ma sto aspettando una mail importante e quindi mi faccio coraggio e accendo il computer. Guardo la posta, ecco la mail che aspettavo. Ce n’è un’altra, di due giorni fa, mescolata a tante altre inutili e invadenti. Mi colpisce l’oggetto della mail, c’è scritto solo “Sono io, leggi”.
Guardo sulla barra del pc, nessuna lucina. Apro la mail, è lui, quel maledetto. Una mail senza parole scritte ma solo con due allegati. Una mia foto in costume e una nuda. Poi, senza che io faccia nulla, si apre la finestra di dialogo.
“Ciao Roberta. Hai visto le foto che ti ho mandato?”
“Ma cosa vuoi da me? Si può sapere?” gli scrivo sull’orlo di una crisi isterica.
“Cosa voglio? Roberta, io voglio giocare con te. Io voglio te!”
“Ma tu sei matto! Io ti denuncio alla Polizia Postale” gli grido dalla tastiera.
“Non c’è problema. Fallo. Loro non risolveranno nulla e tu diventerai pubblica!”
Ho spento di nuovo il pc e sono rimasta, folle di paura, a fissare il suo coperchio grigio.
…………………………………
Negli ultimi 20 giorni ho acceso il pc solo al mattino, per pochi minuti. Giusto per vedere la posta. La lucina non si è più accesa ma quasi ogni giorno è arrivata una mail da quell’indirizzo sconosciuto. Quello dell’hacker.
A ogni mail era allegata una foto. Mia o dei bambini o di Andrea.
Poi, un giorno, alla mail è stato allegato uno dei filmini fatti da mio marito mentre ero nuda sul letto, senza alcun filtro o maschera. Ero io in piena luce. Nella mail poche parole “Forse questo filmatino piacerebbe anche ai tuoi conoscenti. Che dici? Glielo mando?”
Due giorni dopo un’altra mail con altre due foto mie, nuda mentre mi stringo i seni e guardo diritto in macchina. E si è aperta la finestra di dialogo “Voglio te, Roberta. Non puoi sottrarti perché posso rovinare te e il tuo matrimonio. Non avere paura, non voglio incontri, solo vederti in cam. A proposito, togli il nastro adesivo! Non te lo dirò ancora.”
Non ho tolto il nastro adesivo e ho di nuovo spento il pc. Le mail sono continuate ad arrivare, a scadenze irregolari. Con una foto, con due, con un filmato. Sempre mail mute, solo con allegato.
Poi dopo dieci giorni è arrivata un’altra mail. Allegato un filmato, il più esplicito. Quello dove facevo un pompino ad Andrea sul divano di casa. Chiaro, luminoso. Con visi e ambienti del tutto riconoscibili. Il mio soggiorno, il divano rosso, il viso di Andrea che sta godendo, il mio viso di profilo parzialmente coperto dai capelli mentre, nuda, sto leccandogli il cazzo. Anche questa volta la mail è muta ma, a differenza del solito, riporta un link.
Ormai ho imparato i suoi ritmi ma non ho imparato a controllare la mia paura. La novità del link me la fa esplodere nel cervello. Che cosa vuole fare adesso? Con il mouse vado sul link e lo apro.
Pochi secondi e il pc mi porta su un sito di foto e filmati amatoriali. E, soprattutto, sul filmato di una coppia amatoriale, R e A (Roberta e Andrea). E’ il mio filmato dove i visi sono stati resi irriconoscibili così come alcuni altri particolari. Ci sono già decine di commenti lascivi, di numeri telefonici, di indirizzi mail e di inviti a incontri.
Il giorno dopo una nuova mail, senza allegati questa volta “Hai visto come vieni bene in video? Ti do tre giorni e poi lo ripubblico in versione integrale, senza nascondere nulla. Lo sai che ho quella versione, Roberta! Togli il nastro adesivo!”.
Passati i tre giorni ho acceso di nuovo il pc, e tolto il nastro adesivo. La finestra si è aperta “Brava Roberta! Ora gioca con me!”.
………………………………………..
Oggi sono qui davanti al pc, per l’ennesima volta. Giorno dopo giorno mi ha fatto spogliare, un indumento per volta sono tutti caduti per terra. Ho superato la paura, la vergogna e l’imbarazzo. Non so chi c’è dall’altra parte. Un uomo, due … di più. Ormai è il mio pubblico e io lo spettacolo.
Sono nuda e lui mi sta guardando. Come al solito, mi ha ordinato di attivare il microfono e l’altoparlante. La sua voce mi dice cosa devo fare e io obbedisco.
Mi piace la voce che esce un po’ distorta dal pc. Lui vuole che gli faccia sentire la mia voce e i miei mugolii eccitati quando mi stringo i capezzoli e mi strofino in mezzo alle cosce. Lo faccio e la cosa ormai mi piace, è diventata una lasciva abitudine. Lui ordina e io obbedisco. Al mattino aspetto di essere sola per correre ad accendere il pc sperando che l’ipnotica lucina lampeggi e che lui sia lì ad aspettarmi. Mentre aspetto che lo schermo si illumini sento già battere il cuore e bagnarsi la figa, le cosce irrorate.
So che mi devo presentare vestita perché una parte del suo e del mio piacere è lasciare cadere a terra gli indumenti, scoprire lentamente la pelle, mostrare quello che non avrei mai pensato di rivelare a comando davanti a uno schermo.
L’ho supplicato di poterlo vedere almeno una volta, non ha nemmeno risposto alla mia supplica. Non ne ha bisogno mentre sa bene che io ormai dipendo dalla sua voce. Uno strumento di carne ai suoi piedi. Non deve nemmeno più minacciarmi di rendere pubbliche le immagini e i filmati. Totale è ormai la mia dipendenza da lui in quei pochi minuti rubati alla mia quotidiana realtà.
Sento che si eccita spesso. Un paio di volte ha voluto farmi partecipe del suo orgasmo e ho sentito il rauco piacere uscire dall’altoparlante. Ma in genere lui non si fa sentire quando gode. So che ha goduto perché interrompe la visione e la lucina tace. Al contrario, a me non è permesso spegnere prima di aver goduto. Lui vuole sentire il mio ansimare, vedere il respiro diventare leggero e frequente, incollare i suoi occhi al mio ventre contratto, alla schiena inarcata, alla bocca spalancata nel grido soffocato.
Mi ha fatto comperare in rete un dildo di rigido lattice grosso e lucido, nero. Ho superato anche quel limite, tremando per il timore di una consegna che facesse chiarezza sul contenuto del pacco.
Oggi mi sto penetrando con il fallo di lattice. Sento che lui sta ansimando, mi piace sentirlo. Mi piace fare quello che mi ha insegnato a fare. Il dildo è lucido degli umori copiosi della mia figa mentre lo spingo sempre più dentro. Con ritmo crescente, dentro e fuori, dentro e fuori. Vorrei un cazzo di carne, Immagino quello dell’uomo che mi sta guardando. E’ grosso, lui si sta masturbando per me, grazie a me. Sono sua in questo mondo virtuale.
Con due dita mi torturo un capezzolo duro, un rivolo di saliva mi esce dalla bocca dischiusa, mi mordo il labbro, il sudore mi ricopre la pelle con un lucido velo. Sento le onde del piacere imminente partire dal ventre, diventare più frequenti e profonde. Sto per godere ancora per lui. L’orgasmo esplode nel mio cervello, le lacrime bagnano le mie guance.
Travolta da un lungo e inarrestabile orgasmo finalmente godo. Prigioniera della sua voce e dei suoi comandi. Intrappolata nella tela di seta che lui ha creato per me liberando per sempre la mia natura segreta e le mie umide voglie.
Rifatti i letti e cambiate le lenzuola in quelli dei bimbi, passata la lucidatrice sui pavimenti e stirate quelle due cose che avevo lasciato indietro ieri.
Ora piove a dirotto, di uscire non se ne parla. Rimando il caffè programmato con Claudia e Teresa. Ne bevo uno in cucina. Decido cosa farò per cena stasera, viene una coppia di amici.
Continua a piovere, accendo il pc, guardo le notizie su Google. Le “solite” notizie di guerra a Gaza e in Ucraina. Un altro femminicidio. Una nuova truffa sul web. I risultati definitivi delle elezioni presidenziali in quel Paese africano che nemmeno so bene dove sia.
Sullo schermo, in basso a destra, lampeggia un segnale che non avevo notato. Ci vado sopra con il mouse (non mi sono ancora abituata a usare il touchpad del portatile.. Ci riuscirò mai??) e clicco. Subito si apre una finestra di dialogo che non riconosco: sfondo nero, lettere bianche. Due parole “Come stai?”, il trattino pulsante in attesa di risposta.
Il cuore aumenta il ritmo. Che succede? Chi è? Ferma. Rileggo due, tre, dieci volte quelle parole “Come stai?”. Chiudo la finestra di dialogo che però continua a lampeggiare sulla barra in fondo a destra.
La riapro con un po’ di timore. Altre parole, nuove parole “E’ inutile che tu chiuda. Non puoi bloccarmi. Sono dentro”.
Ora sono spaventata. Spengo il pc, devo calmarmi, vado in cucina, un altro caffè, leggo il giornale, i titoli scorrono sotto i miei occhi senza che ne capisca il senso. Carico una lavatrice di magliette colorate e di taglia diversa, macchie di sugo e di chissà cosa d’altro. Non stanno mai attenti, ma sono bimbi, è normale.
Sto sudando, la mia testa ritorna a quelle parole “Sono dentro”. Dentro dove? La pelle sotto i capelli è umida e quasi bagnata, una goccia di sudore scivola sul collo e finisce la corsa in mezzo ai seni. E’ passata quasi un’ora da quando ho spento il pc. Lo riaccendo spaventata.
La lucina è sempre lì, sembra guardarmi. Riapro la finestra di dialogo. “Sei tornata! Era ora”. La paura adesso è tanta. Sono indecisa su cosa fare. Spengo di nuovo? Fisso il trattino che lampeggia e mi decido. Digito un “Chi sei?” e aspetto.
“Sai cos’è un hacker? Io sono quello”.
Mi dico che è uno scherzo cretino. Come fa a scrivermi così, non è nemmeno una mail. E poi un hacker nel mio pc? Per fare che? So che possono violare sistemi difensivi, banche, uffici… ma il mio pc? E’ uno scherzo oppure una truffa o un nuovo modo di richiedere soldi per qualche nuovo antivirus.
“Stai bene con quella frangetta bionda. Ti mette in risalto gli occhi verdi e l’ovale del viso”.
Cazzo, ma come fa a sapere che sono bionda e ho gli occhi verdi!!
“Lo so, ora sei spaventata. Ma guarda in alto, sopra lo schermo. Vedi che la videocamera è attiva? Si, sono stato io. Ti vedo. Sei molto carina”
Il sudore e la paura crescono quando mi rendo conto che la videocamera è davvero accesa.
“No, tranquilla. Faccio parte di un gruppo di hacker che in genere vìola sistemi informatici di aziende importanti chiedendo il pagamento di riscatti in bitcoin. Solo che ogni tanto gioco da solo, come in questi giorni. Entro in qualche pc privato e ci giro un po’ dentro, guardo, curioso, seleziono. Poi esco e ne cerco un altro. Da una settimana scorsa gioco nel tuo!”
Si, ora sono molto spaventata, direi terrorizzata. Avevo letto degli hacker, chi non ne ha mai sentito parlare?? Ma mi sembravano cose che succedono agli enti pubblici, alle banche, alle industrie.
“Cosa vuoi allora? Esci dal mio pc. Io non ti do soldi”
“Quanta fretta, Roberta! Quanta fretta”.
Il mio nome, conosce il mio nome. Per forza, se è entrato nel mio pc conosce di certo anche il mio nome. Sto pensando se ci sono dati, password, elementi che possano condurre questo delinquente ai conti bancari, penso al furto nei conti correnti come si vede sempre nei film.
“Nel tuo pc ci sono cose interessanti. Non mi interessano i tuoi soldi. Sono belli i bambini. Belle le foto, le tue soprattutto. Quelle in costume e quelle più “private”, diciamo così. Chi te le ha fatte?”
Le foto, ha visto le foto dei bambini e soprattutto quelle che mi ha fatto Andrea. Quelle in intimo e senza. Magari ha visto anche quei due o tre filmini che ci siamo fatti mentre facevamo l’amore.
Come se mi leggesse nel pensiero “Si, ho visto sia le foto che i filmini. Sei brava Roberta e sei bella. E che pompini che fai. Li fai solo a lui, al maritino?”
Poi, improvvisamente, la finestra si chiude senza che io faccia niente. E’ stato un incubo, un sogno. Eppure ho letto quello parole, ho visto quella finestra di dialogo. In ogni caso copio sul mio hard-disk esterno tutte le foto e i filmini, poi li cancello dal pc e lo spengo.
……………………………..
Tre giorni. Per la paura non ho acceso il pc negli ultimi tre giorni. Non ne ho parlato con nessuno di quello che è successo, nemmeno con mio marito. Per sicurezza ho messo un pezzetto di nastro adesivo sull’obbiettivo della videocamera. Ma sto aspettando una mail importante e quindi mi faccio coraggio e accendo il computer. Guardo la posta, ecco la mail che aspettavo. Ce n’è un’altra, di due giorni fa, mescolata a tante altre inutili e invadenti. Mi colpisce l’oggetto della mail, c’è scritto solo “Sono io, leggi”.
Guardo sulla barra del pc, nessuna lucina. Apro la mail, è lui, quel maledetto. Una mail senza parole scritte ma solo con due allegati. Una mia foto in costume e una nuda. Poi, senza che io faccia nulla, si apre la finestra di dialogo.
“Ciao Roberta. Hai visto le foto che ti ho mandato?”
“Ma cosa vuoi da me? Si può sapere?” gli scrivo sull’orlo di una crisi isterica.
“Cosa voglio? Roberta, io voglio giocare con te. Io voglio te!”
“Ma tu sei matto! Io ti denuncio alla Polizia Postale” gli grido dalla tastiera.
“Non c’è problema. Fallo. Loro non risolveranno nulla e tu diventerai pubblica!”
Ho spento di nuovo il pc e sono rimasta, folle di paura, a fissare il suo coperchio grigio.
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Negli ultimi 20 giorni ho acceso il pc solo al mattino, per pochi minuti. Giusto per vedere la posta. La lucina non si è più accesa ma quasi ogni giorno è arrivata una mail da quell’indirizzo sconosciuto. Quello dell’hacker.
A ogni mail era allegata una foto. Mia o dei bambini o di Andrea.
Poi, un giorno, alla mail è stato allegato uno dei filmini fatti da mio marito mentre ero nuda sul letto, senza alcun filtro o maschera. Ero io in piena luce. Nella mail poche parole “Forse questo filmatino piacerebbe anche ai tuoi conoscenti. Che dici? Glielo mando?”
Due giorni dopo un’altra mail con altre due foto mie, nuda mentre mi stringo i seni e guardo diritto in macchina. E si è aperta la finestra di dialogo “Voglio te, Roberta. Non puoi sottrarti perché posso rovinare te e il tuo matrimonio. Non avere paura, non voglio incontri, solo vederti in cam. A proposito, togli il nastro adesivo! Non te lo dirò ancora.”
Non ho tolto il nastro adesivo e ho di nuovo spento il pc. Le mail sono continuate ad arrivare, a scadenze irregolari. Con una foto, con due, con un filmato. Sempre mail mute, solo con allegato.
Poi dopo dieci giorni è arrivata un’altra mail. Allegato un filmato, il più esplicito. Quello dove facevo un pompino ad Andrea sul divano di casa. Chiaro, luminoso. Con visi e ambienti del tutto riconoscibili. Il mio soggiorno, il divano rosso, il viso di Andrea che sta godendo, il mio viso di profilo parzialmente coperto dai capelli mentre, nuda, sto leccandogli il cazzo. Anche questa volta la mail è muta ma, a differenza del solito, riporta un link.
Ormai ho imparato i suoi ritmi ma non ho imparato a controllare la mia paura. La novità del link me la fa esplodere nel cervello. Che cosa vuole fare adesso? Con il mouse vado sul link e lo apro.
Pochi secondi e il pc mi porta su un sito di foto e filmati amatoriali. E, soprattutto, sul filmato di una coppia amatoriale, R e A (Roberta e Andrea). E’ il mio filmato dove i visi sono stati resi irriconoscibili così come alcuni altri particolari. Ci sono già decine di commenti lascivi, di numeri telefonici, di indirizzi mail e di inviti a incontri.
Il giorno dopo una nuova mail, senza allegati questa volta “Hai visto come vieni bene in video? Ti do tre giorni e poi lo ripubblico in versione integrale, senza nascondere nulla. Lo sai che ho quella versione, Roberta! Togli il nastro adesivo!”.
Passati i tre giorni ho acceso di nuovo il pc, e tolto il nastro adesivo. La finestra si è aperta “Brava Roberta! Ora gioca con me!”.
………………………………………..
Oggi sono qui davanti al pc, per l’ennesima volta. Giorno dopo giorno mi ha fatto spogliare, un indumento per volta sono tutti caduti per terra. Ho superato la paura, la vergogna e l’imbarazzo. Non so chi c’è dall’altra parte. Un uomo, due … di più. Ormai è il mio pubblico e io lo spettacolo.
Sono nuda e lui mi sta guardando. Come al solito, mi ha ordinato di attivare il microfono e l’altoparlante. La sua voce mi dice cosa devo fare e io obbedisco.
Mi piace la voce che esce un po’ distorta dal pc. Lui vuole che gli faccia sentire la mia voce e i miei mugolii eccitati quando mi stringo i capezzoli e mi strofino in mezzo alle cosce. Lo faccio e la cosa ormai mi piace, è diventata una lasciva abitudine. Lui ordina e io obbedisco. Al mattino aspetto di essere sola per correre ad accendere il pc sperando che l’ipnotica lucina lampeggi e che lui sia lì ad aspettarmi. Mentre aspetto che lo schermo si illumini sento già battere il cuore e bagnarsi la figa, le cosce irrorate.
So che mi devo presentare vestita perché una parte del suo e del mio piacere è lasciare cadere a terra gli indumenti, scoprire lentamente la pelle, mostrare quello che non avrei mai pensato di rivelare a comando davanti a uno schermo.
L’ho supplicato di poterlo vedere almeno una volta, non ha nemmeno risposto alla mia supplica. Non ne ha bisogno mentre sa bene che io ormai dipendo dalla sua voce. Uno strumento di carne ai suoi piedi. Non deve nemmeno più minacciarmi di rendere pubbliche le immagini e i filmati. Totale è ormai la mia dipendenza da lui in quei pochi minuti rubati alla mia quotidiana realtà.
Sento che si eccita spesso. Un paio di volte ha voluto farmi partecipe del suo orgasmo e ho sentito il rauco piacere uscire dall’altoparlante. Ma in genere lui non si fa sentire quando gode. So che ha goduto perché interrompe la visione e la lucina tace. Al contrario, a me non è permesso spegnere prima di aver goduto. Lui vuole sentire il mio ansimare, vedere il respiro diventare leggero e frequente, incollare i suoi occhi al mio ventre contratto, alla schiena inarcata, alla bocca spalancata nel grido soffocato.
Mi ha fatto comperare in rete un dildo di rigido lattice grosso e lucido, nero. Ho superato anche quel limite, tremando per il timore di una consegna che facesse chiarezza sul contenuto del pacco.
Oggi mi sto penetrando con il fallo di lattice. Sento che lui sta ansimando, mi piace sentirlo. Mi piace fare quello che mi ha insegnato a fare. Il dildo è lucido degli umori copiosi della mia figa mentre lo spingo sempre più dentro. Con ritmo crescente, dentro e fuori, dentro e fuori. Vorrei un cazzo di carne, Immagino quello dell’uomo che mi sta guardando. E’ grosso, lui si sta masturbando per me, grazie a me. Sono sua in questo mondo virtuale.
Con due dita mi torturo un capezzolo duro, un rivolo di saliva mi esce dalla bocca dischiusa, mi mordo il labbro, il sudore mi ricopre la pelle con un lucido velo. Sento le onde del piacere imminente partire dal ventre, diventare più frequenti e profonde. Sto per godere ancora per lui. L’orgasmo esplode nel mio cervello, le lacrime bagnano le mie guance.
Travolta da un lungo e inarrestabile orgasmo finalmente godo. Prigioniera della sua voce e dei suoi comandi. Intrappolata nella tela di seta che lui ha creato per me liberando per sempre la mia natura segreta e le mie umide voglie.
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