Pensiero stupendo

di
genere
trio

Avete avuto anche voi, qualche volta, la sensazione che qualcuno vi sta guardando di nascosto dietro le spalle?
Ecco io, quella sensazione, l’avevo avuta pochi momenti prima ma sapendo che era impossibile avevo continuato a fare quello che, con sommo mio gusto, stavo facendo da diversi minuti. Un pompino.
Lo stavo facendo a un uomo che conoscevo da tempo e che avevo “incontrato” su ER dove, saltuariamente, pubblicavo qualche racconto. Ovviamente non vi dirò il mio nome e nemmeno il nickname dell’uomo che mi stava deliziando le papille gustative con il sapore del suo cazzo di marmo.
Senza dubbio anche lui traeva un certo piacere dall’opera instancabile delle mie labbra e della mia lingua. Semisdraiato sulla poltrona in pelle del suo soggiorno illuminato dal sole indossava una maglietta bianca e null’altro. Il resto, poco, glielo avevo sfilato pochi minuti dopo gli inevitabili convenevoli di rito.
Stava a gambe larghe lui, l’addome peloso davanti ai miei occhi semichiusi. Teneva le mani saldamente appoggiate tra i miei capelli freschi di parrucchiere e di rinnovo di tinta. Le mie dita accarezzavano senza posa il bastone di carne imparando i percorsi delle vene gonfie di sangue che inturgidivano l’oggetto delle mie cure muliebri.
Ogni tanto socchiudevo gli occhi ammirando le prime gocce di piacere che brillavano sul glande snudato e violaceo e che, sapevo, presto sarebbero state raccolte dalla lingua vogliosa di sentirne il sapore.
Ero nuda.
Non aveva perso tempo prima di sfilarmi i jeans di cotone leggero, la Lacoste rosa e la biancheria che avevo scelto con cura quel mattino e che lui non aveva quasi degnato di uno sguardo prima di togliermela con desiderio nervoso. Del resto sapevamo tutti e due qual era il motivo per cui quel mattino mi trovavo nel soggiorno pieno di sole.
Lui era solo, i figli a scuola e la moglie in ufficio. D’altra parte anch’io ero sola, con i figli a scuola e un marito “in viaggio d’affari”, come un tempo (ancora oggi?) si chiamavano le assenze in compagnia dell’amante di turno.
Continuavo però ad avere quella strana sensazione di essere osservata dietro le spalle. Solo io, con ogni evidenza. Perché lui se ne stava beato, a occhi chiusi, a godersi il lavoro della mia bocca. Con la mano destra tenevo ben saldo quel magnifico giocattolo di carne e sangue che avevo sentito crescere e diventare duro tra le mie labbra. Con la sinistra, sapiente per lunga esperienza, giocavo tra le labbra della mia intimità allagata, stringendo tra pollice e indice il piccolo fiore già eretto.
Non era la prima volta che ci incontravamo nella sua casa. In più di un’occasione lui mi aveva fatto violare il letto coniugale dove mi aveva scopata con foga. Dove avevo goduto più volte sentendo il cazzo riempirmi il ventre e la voce roca per il piacere chiamarmi amore e puttana. Dove avevo sentito nelle lenzuola il profumo lieve e persistente della sua donna. Dove mi ero chiesta se anche lei, a sera, avrebbe sentito il mio di profumo e il mio sudore eccitato impregnare il suo letto.
Il sole mi scaldava la schiena nuda mentre in bocca sentivo pieno il sapore del cazzo che presto mi avrebbe violato. Penetrandomi a fondo con dita nervose e bagnate di me, fantasticavo sul come e sul modo, già sapendo che tutto avrei concesso.
Il parquet, soprattutto quando è a lungo scaldato dal sole d’estate, tende a contrarsi e, a volte, basta un nulla, un passo anche leggero, un movimento imprevisto, a dare un piccolo segno di sofferenza, uno scricchiolio, quasi un lamento. E questo avevo sentito un attimo prima, quando ancora una volta avevo avuto quella sgradevole sensazione: qualcuno alle spalle!
Lui non dava segno di aver sentito qualcosa, anzi spingeva con il bacino sempre di più, sempre con maggior impeto e velocità. Il cazzo nella mia bocca, in gola. A togliermi il respiro e a darmi piacere. Le mie dita mi penetravano con crescente furia, senza tregua, senza controllo.
Poi, di nuovo, quel rumore accompagnato da un respiro interrotto. Questa volta lui si ferma, il cazzo eretto scivola fuori di bocca. Lo guardo e vedo le labbra distese nel sorriso, gli occhi eccitati e illuminati da strana luce. Sono sorpresa. La mia mano abbandona il confortevole e umido nido in cui si muoveva con sapiente perizia.
Lei. La moglie rientrata quando avrebbe dovuto essere altrove. Ma non sembra spaventato dall’arrivo imprevisto. E nemmeno sento grida furiose di mogli tradite. Sono io il giocattolo di carne e sangue delle loro fantasie che diventano vere.
Cerco di alzarmi per rivestirmi e scappare da quella situazione inattesa e indesiderata. Ma la mano di lui sulla mia spalla mi forza a rimanere in ginocchio. Lei ride e viene verso di me.
“Credevi di chattare solo con lui? Era da tempo che conoscevo i desideri nascosti di mio marito. Che leggevo i suoi racconti e le sue fantasie. Che conoscevo i vostri contatti al di fuori delle parole raccontate su ER. Un marito non riesce mai a nascondere tutto a una moglie attenta. A una donna! Dovresti saperlo! Credi che non sappia che ti ha scopato qui in casa? Credi che non abbia sentito il tuo odore tra le mie lenzuola?”
Sono senza parole. Lui continua a sorridere tenendo con la mano il cazzo davanti alla mia bocca. “Si. Lei sa tutto. Mi ha sorpreso un pomeriggio, un paio di mesi fa, e la sua reazione è stata inattesa. Ha voluto che continuassi a chattare con te, che continuassi a guardarti, che continuassi a farti venire a casa. Ti ha vista spogliare, ti ha vista nuda, ti ha vista godere per le mie parole, per la mia immagine mentre mi masturbavo. Lei stava discosta, fuori dai confini dello schermo del computer.”
“Tu sei decisamente una troia” continua lei, in piedi davanti a me. Minacciosa mi sovrasta. “Si, una troia. Ma devo ammettere che da quel giorno il sesso con lui è molto migliorato. Ora so cosa vuole, e so anche cosa voglio io! Sapessi quante volte mi ha scopata mentre ti guardavamo sullo schermo del computer, quanti pompini gli ho fatto durante le vostre chat”.
E’ bella, alta poco meno di me, matura, forse un paio di chili di troppo. I capelli rosso scuri, mossi. Seni generosi si indovinano sotto la vestaglia bianca di seta. Mi porge con la mano un capo della cintura che la chiude e con lo sguardo mi invita a tirarlo.
La vestaglia si apre sul corpo quasi nudo e scivola a terra. Solo un minimale tanga di pizzo bianco. Quasi trasparente. Rivela un monte di Venere coperto da un folto pelo bruno. Due scuri capezzoli che, eretti, coronano mammelle piene che ancora non mostrano segni del tempo che corre.
Si inginocchia al mio fianco, allunga una mano e gli toglie la presa sul cazzo. Di nuovo lo avvicina alla mia bocca. Ride mentre mi dice di continuare a succhiarlo come facevo fino a pochi minuti prima. “Ti guardavo già da qualche minuto. Ho visto che sei proprio brava, quasi una professionista. Bastava guardare la faccia beata di mio marito! Succhia, avanti! Fammi vedere!”
Mi mette una mano sulla testa e avvicina la mia bocca al glande snudato e violaceo, le prime gocce di piacere che già scivolano fuori dal meato. “Avanti, troietta, non fare la timida. Non lo sei. “
Appoggio le labbra sul cazzo, le dischiudo e di nuovo lo lascio entrare in bocca. Ricomincio, dapprima con timore poi di nuovo eccitata, a giocare con la lingua lungo l’asta che mi penetra fin quasi in gola, il naso che sfiora il ventre peloso.
Mi fermo intimidita quando sento una mano che non è la mia farsi spazio in mezzo alle cosce di nuovo umide per l’inatteso piacere. Le dita di lei trovano facile accesso nella mia intimità, premono con sicura esperienza sul bocciolo che ora si rivela e si offre senza pudore.
I suoi denti si chiudono sul mio capezzolo, lo stringono, quasi lo mordono. Il piccolo e imprevisto dolore si trasforma presto in brivido di piacere. Un gemito soffocato dalla mia gola.
La bocca lascia nudo il mio seno e risale con la lingua su fino al collo, alla gola, all’angolo della bocca che ancora imprigiona il cazzo dell’uomo. La mano di lei abbandona l’umido nido tra le mie cosce, mi lascia deserta. Mi prende con forza i capelli, li tira e mi costringe a fermarmi. Per un solo istante il membro rimane esposto, poi scompare nella sua bocca mentre lei mi mangia con gli occhi fissi nei miei.
Torno con le labbra sull’asta calda e bagnata dal piacere e dalle nostre salive. Poi, dopo pochi istanti, brevi e leggere contrazioni percorrono il cazzo. Si fanno via via più intense e profonde. Si accompagnano a un rauco prolungato gemito. Con un morbido e soffocato suono la bocca di lei abbandona il glande dell’uomo che divide con me. Le sue labbra ora accarezzano l’asta e finalmente incontrano le mie. Giocano tra loro le lingue mentre accolgono lo sperma che scivola lungo il cazzo ancora eretto.
Insieme, le due bocche si staccano dal bastone caldo e bagnato e si uniscono in una danza nervosa che mescola salive e sperma. Poi ci lasciamo cadere sul caldo parquet, le pelli illuminate dal sole. Le mani cercano i sentieri segreti che tutte le donne conoscono quando si danno piacere.
Le sue mani mi stringono la testa, mi imprigionano dentro di lei. L’addome della mia amante è contratto, il suo respiro frequente. Un lago ricolmo di nettare è la sua figa quando prendo a berne il sapore. Lui ora è dietro di me. Di nuovo potente. Mi allarga le cosce, mi sodomizza senza che nulla ostacoli la penetrazione. La mano tortura il mio clitoride gonfio.
Pieno il mio ventre. Pronta all’orgasmo che sento arrivare profondo e senza freni mentre lei mi soffoca nella sua intimità. Lava bollente è di nuovo lo sperma che lui mi scarica dentro, nettare tiepido e dolce il miele che lei regala alla gola quando si abbandona al piacere.
Dopo rimaniamo così, nudi e abbandonati sul parquet scaldato dal sole d’estate. Le mani accarezzano i corpi sudati. Senza sapere di chi sono quelle mani e di chi il corpo. Pensiero stupendo.
scritto il
2024-09-28
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