La gita in barca
di
Anonima1981
genere
trio
L’alba ci trova nude e abbracciate nel letto disfatto. Ti svegli prima di me e quando apro gli occhi ti vedo mentre mi guardi. Sento il tuo sguardo accarezzarmi la pelle.
Ti accarezzo il viso e lo avvicino al mio. Un leggero bacio a fior di labbra prima di prenderti per mano e portarti sulla terrazza a guardare il cielo sereno e il mare azzurro. Vestite solo della brezza del suo respiro.
Il nostro primo week-end, mai eravamo riuscite a organizzare una fuga dal lavoro, dalla città e soprattutto dalle famiglie ignare del nostro amore. C’erano stati incontri più o meno fugaci, un’ora, magari due. La sala appartata di un bar di periferia per guardarci negli occhi e scambiarci un bacio furtivo, la stanza anonima di un alberghetto a ore per amarci al riparo di occhi indiscreti e subito pronti a dare giudizi.
Quanto tempo è passato dal nostro primo incontro? Un anno? Forse qualcosa di più. Finalmente il caso ha voluto che entrambe fossimo libere per un intero week-end.
Mano nella mano guardiamo il mare nella luce dell’alba. Poi mi chino verso di te e ti sfioro con le labbra dietro l’orecchio. “Ho noleggiato una barca con un marinaio locale che mi hanno assicurato essere un uomo di tutta fiducia. Adesso facciamo la doccia, ci mettiamo il costume e, dopo colazione, andiamo a fare snorkeling sui banchi coralliferi dietro quel promontorio. Sono più o meno 30 minuti di motore”.
Sei contenta, ti piace andare in barca, lo so.
Come due ragazzine corriamo in bagno, una rapida doccia. Meglio farla separate: se no sappiamo come va a finire. Facciamo un nuovo gioco scegliendo ciascuna il bikini che l’altra deve indossare. Per me quello bianco. “Ti fa risaltare il colore dorato della pelle” mi dici con fare da ingenua mentre so che lo hai scelto perché quando si bagna diventa quasi trasparente e non cela quasi nulla allo sguardo. Per te scelgo invece quello rosso, quattro piccoli pezzetti di stoffa che faticano a contenere la tua prorompente femminilità.
Scendiamo per una rapida colazione, già pronte per la gita in mare.
Sulla barca, un piccolo gozzo bianco e rosso di cinque metri, ci aspetta già il marinaio. E’ un siciliano sui cinquant’anni, di media statura, magro e muscoloso, pelle cotta dal sole e capelli corti e già brizzolati. Indossa una T-shirt rossa stinta dal sole e dai frequenti lavaggi e un paio di pantaloncini chiari che avrebbero bisogno di una lavata.
Ci guarda curioso e con notevole interesse, soprattutto guarda le tue tette che, ormai ci sono abituata, attirano l’interesse di uomini e donne. All’inizio la cosa mi faceva innervosire, ora sono quasi contenta perché penso che possono guardare fin che vogliono ma qui, in questa terra lontana, tu sei solo mia.
Saliamo in barca. In poco più di 40 minuti siamo sul posto. Tiro fuori dal borsone pinne, maschere e boccagli che ci ha fornito l’albergo.
Il marinaio, si chiama Rosario, ci indica il punto dove immergerci e dove ci aspetterà per la risalita. Poi, quando ci togliamo il prendisole e rimaniamo in bikini, rimane a fissarci con la bocca spalancata e gli occhi che saltano nervosi dalle mie tette alle tue, dal tuo culo al mio quasi nudi per quegli slip inesistenti che quasi spariscono in mezzo ai glutei.
Per chiarirgli le idee prima di indossare la maschera mi avvicino e ti bacio chiamandoti “amore mio”. Ciò lo lascia ancor più sconcertato. Meglio tuffarsi.
Ed ecco la meraviglia del mare: coralli rossi e pesci d’oro e d’argento che nuotano vicini e fuggono via per paura di noi. Come sono diversi dai mille pesci colorati e diversi del Mar Rosso che vengono a curiosare contro il vetro delle maschere senza paura. Noi pinneggiamo tenendoci per mano, una murena esce dal suo rifugio e ci guarda passare.
La natura si mostra incontaminata ai nostri occhi. Distanti vedo passare due piccoli tonni, te li indico e mi stringi la mano per dirmi che li hai visti.
Il tempo scorre veloce, so che è già ora di tornare sulla barca. L’ho noleggiata solo per la mattina per non stancarci troppo e perchè noi dobbiamo vivere intensamente tutte queste nostre ore rubate.
La barca è lì ad attenderci e risaliamo afferrando la mano tesa di Rosario.
Senza nemmeno asciugarci ci stendiamo sul tavolato di prua per riscaldarci al sole del mattino. Sento lo sguardo di Rosario sul mio corpo quasi nudo, sono certa che anche tu ti senti accarezzata dai suoi occhi neri e curiosi.
Il lento e dolce rollio della barca e i suoi silenziosi rumori sono una morbida melodia che invita al torpore. Il tuo braccio caldo contro il mio, il tuo profumo mi avvolge e inebria. Giro il viso e ti guardo, spio il tuo profilo, la bocca seducente, il naso diritto, gli occhi semichiusi, i lunghi capelli bagnati poggiati sul legno.
Ti guardo e subito nasce il desiderio, come sempre quando poso lo sguardo su te.
Sfioro con un dito la pelle del tuo braccio e subito volgi il capo, sorridi.
Mi sollevo sul gomito, mi allungo verso di te e ti bacio. Un bacio leggero sulle labbra morbide e tiepide. Poi la bocca si schiude e invita la mia lingua a giocare con la tua.
Rosario ha occhi solo per noi, il suo sguardo una carezza lasciva. Ha già avviato il motore da qualche minuto e lentamente conduce la barca per vie d’acqua che conosce a memoria. Potrebbe pilotare a occhi chiusi ma i suoi occhi ora sono ben aperti e non guardano il mare.
Non riesco a smettere di baciarti. Il tuo sapore nella bocca, il profumo della tua pelle scaldata dal sole mi travolge. So di non poterti resistere. Sei padrona dei miei sensi e dei miei desideri. Prendo un seno nella mano. E’ morbido e caldo sotto il leggero tessuto. Lo stringo, ti sfugge un gemito. La tua lingua ora danza al ritmo del desiderio nella mia bocca.
Mi sussurri parole d’amore. Mi vuoi come io voglio te. Il mondo veda pure il nostro amore che si rivela senza pudore.
Guardo Rosario, gli offro un generoso extra se ritarda il rientro in porto.
Non si fa certo pregare. Porta la barca in una piccola caletta isolata e deserta poco distante. Spegne il motore e butta in mare l’ancorotto. Mi chiedo, in un angolo del cervello annebbiato dai sensi e dal caldo del sole, se lo faccia per il desiderio dei soldi offerti o se il desiderio sia un altro. La risposta al mio dubbio arriva quasi immediata quando, senza alcun imbarazzo, si porta una mano sul pantaloncino per sistemare meglio il cazzo che si rivela già duro ed eretto sotto il pantaloncino aderente, una grossa macchia bagnata all’altezza del glande.
Sorrido e gli faccio segno che tutto va bene.
Quando ti tolgo il reggiseno e libero i tuoi seni bellissimi e morbidi, i capezzoli già eccitati dalla mia mano, mi guardi stupita e mi fai segno con gli occhi che c’è Rosario che vede. Ti sussurro che tutto va bene.
Ridi, e so che la voglia già si sta facendo strada dentro di te, so che il tuo sesso è umido sotto il costume bagnato e che non è solo acqua di mare. Oggi mi sento così, strana e senza inibizioni.
Voglio fare l’amore con te qui, su questa piccola barca, esposte allo sguardo curioso di uno sconosciuto e in mezzo ai rauchi gridi dei gabbiani in alto sulle falesie.
Mi alzo e ti lascio sdraiata, la pelle ancora bagnata di acqua salata. Prendo dal mio borsone qualche banconota e le allungo a Rosario, che probabilmente non avrebbe problemi a stare qui tutto il tempo senza alcuna mancia. Ma lui accenna un sorriso e le afferra.
Poi mi giro e, in un equilibrio un po’ precario, mi slaccio i laccetti dello slip che senza rumore cade sul fondo della barca, seguito subito dopo dal piccolo reggiseno.
E rimango nuda, in piedi davanti a te. Nuda, accarezzata dai tuoi occhi e da quelli di Rosario che sento scivolare sulla pelle abbronzata.
Mi guardi con occhi pieni di stupore quando mi inginocchio tra le tue cosce, ti sfilo il piccolo slip. Ora sei nuda anche tu, come lo sono io. Non la immaginavi così la nostra escursione in barca!
La testa tra le tue cosce, la bocca sul tuo sesso bagnato di desiderio, la lingua che corre a cercare il bocciolo eccitato, ad accarezzarlo con crescente trasporto.
Ti sento già pronta a godere nella mia bocca, il dolce e tiepido miele che ho imparato ad amare e di cui non posso più fare a meno.
Ecco nascere il piacere che ti dona la lingua unito al trasgressivo godimento offerto dallo sguardo eccitato di uno sconosciuto che ti possiede con gli occhi e che forse non riuscirà a fermare il suo desiderio di maschio.
Colgo le prime contrazioni nervose del tuo ventre, le dita tra i miei capelli mi guidano verso il paradiso, mi accompagnano verso l’abisso profondo dei tuoi sensi.
La barca ha un movimento improvviso che quasi mi fa cadere di lato. Una barca è passata vicino alzando una piccola onda, mi afferro con maggiore energia alle tue cosce sudate per non perdere il contatto con la fonte del dolce nettare e della mia emozione.
Due mani ruvide e forti afferrano improvvise i miei fianchi sollevati e offerti al cielo solcato dai voli dei rumorosi gabbiani. Rosario, non una barca. Si è alzato e ora è in ginocchio dietro di me. E’ nudo, sento il suo cazzo duro e teso scivolare tra le mie natiche. Cerco di fermarlo con la mano sollevando nel contempo la testa dal tuo nido dischiuso, ma tu mi fermi. Mi vuoi tenere lì. I tuoi occhi spalancati sui miei mi dicono che sai cosa sta succedendo. Mi sussurri “Lascia che sia così!!”.
E io mi abbandono alla penetrazione dell’uomo, lo sento entrare facilmente nel mio sesso umido e caldo, quasi in attesa. Poi lui si stende sulla mia schiena, mi morde il collo. Odore di maschio, sudore e salsedine. Forti i colpi del suo cazzo dentro di me, lo sento penetrarmi fino in fondo. Ora è lui, con il suo ritmo veloce che conduce la danza della mia lingua dentro di te.
I tuoi occhi stupefatti seguono il gioco inatteso, sentono il mio piacere farsi strada nella mente e nel corpo e finalmente ti lasci travolgere da un lungo orgasmo gridato nel dolce silenzio del mare.
Il tuo piacere mi riempie la bocca, non sei mai venuta così tanto finora. Con le mani afferro i tuoi seni e li stringo, fino a quando le contrazioni del tuo ventre non si calmano.
La bocca piena di sapore e piacere. Sono ancora preda soddisfatta ed eccitata del cazzo dell’uomo dietro di me che mi porta, sapiente e instancabile, al culmine dell’orgasmo dentro al quale mi lascio precipitare senza freni e con un rumoroso sospiro.
Poi lui scivola fuori di me e lascia che mi abbandoni al tuo fianco sul fondo della barca, sul legno scaldato dal sole e dai nostri corpi sudati.
Rosario è in ginocchio, non ha ancora goduto. Si sta masturbando veloce e violento, il glande violaceo e umido, gli occhi incollati sui nostri sessi fradici dai quali ancora cola il piacere.
E finalmente, anche lui libera un urlo forte e selvaggio, che si mescola agli eterni gridi dei gabbiani sopra di noi. Esplode in copiosi getti di sperma che cadono sul fondo della barca arrivando a lambire i nostri piedi, le gambe, le cosce spalancate, umide e sudate.
Senza una parola, poco dopo, Rosario indossa di nuovo i suoi pantaloncini sudici e riavvia il motore riportando la barca lenta al porto nella luce del mattino che volge al mezzogiorno.
Ti accarezzo il viso e lo avvicino al mio. Un leggero bacio a fior di labbra prima di prenderti per mano e portarti sulla terrazza a guardare il cielo sereno e il mare azzurro. Vestite solo della brezza del suo respiro.
Il nostro primo week-end, mai eravamo riuscite a organizzare una fuga dal lavoro, dalla città e soprattutto dalle famiglie ignare del nostro amore. C’erano stati incontri più o meno fugaci, un’ora, magari due. La sala appartata di un bar di periferia per guardarci negli occhi e scambiarci un bacio furtivo, la stanza anonima di un alberghetto a ore per amarci al riparo di occhi indiscreti e subito pronti a dare giudizi.
Quanto tempo è passato dal nostro primo incontro? Un anno? Forse qualcosa di più. Finalmente il caso ha voluto che entrambe fossimo libere per un intero week-end.
Mano nella mano guardiamo il mare nella luce dell’alba. Poi mi chino verso di te e ti sfioro con le labbra dietro l’orecchio. “Ho noleggiato una barca con un marinaio locale che mi hanno assicurato essere un uomo di tutta fiducia. Adesso facciamo la doccia, ci mettiamo il costume e, dopo colazione, andiamo a fare snorkeling sui banchi coralliferi dietro quel promontorio. Sono più o meno 30 minuti di motore”.
Sei contenta, ti piace andare in barca, lo so.
Come due ragazzine corriamo in bagno, una rapida doccia. Meglio farla separate: se no sappiamo come va a finire. Facciamo un nuovo gioco scegliendo ciascuna il bikini che l’altra deve indossare. Per me quello bianco. “Ti fa risaltare il colore dorato della pelle” mi dici con fare da ingenua mentre so che lo hai scelto perché quando si bagna diventa quasi trasparente e non cela quasi nulla allo sguardo. Per te scelgo invece quello rosso, quattro piccoli pezzetti di stoffa che faticano a contenere la tua prorompente femminilità.
Scendiamo per una rapida colazione, già pronte per la gita in mare.
Sulla barca, un piccolo gozzo bianco e rosso di cinque metri, ci aspetta già il marinaio. E’ un siciliano sui cinquant’anni, di media statura, magro e muscoloso, pelle cotta dal sole e capelli corti e già brizzolati. Indossa una T-shirt rossa stinta dal sole e dai frequenti lavaggi e un paio di pantaloncini chiari che avrebbero bisogno di una lavata.
Ci guarda curioso e con notevole interesse, soprattutto guarda le tue tette che, ormai ci sono abituata, attirano l’interesse di uomini e donne. All’inizio la cosa mi faceva innervosire, ora sono quasi contenta perché penso che possono guardare fin che vogliono ma qui, in questa terra lontana, tu sei solo mia.
Saliamo in barca. In poco più di 40 minuti siamo sul posto. Tiro fuori dal borsone pinne, maschere e boccagli che ci ha fornito l’albergo.
Il marinaio, si chiama Rosario, ci indica il punto dove immergerci e dove ci aspetterà per la risalita. Poi, quando ci togliamo il prendisole e rimaniamo in bikini, rimane a fissarci con la bocca spalancata e gli occhi che saltano nervosi dalle mie tette alle tue, dal tuo culo al mio quasi nudi per quegli slip inesistenti che quasi spariscono in mezzo ai glutei.
Per chiarirgli le idee prima di indossare la maschera mi avvicino e ti bacio chiamandoti “amore mio”. Ciò lo lascia ancor più sconcertato. Meglio tuffarsi.
Ed ecco la meraviglia del mare: coralli rossi e pesci d’oro e d’argento che nuotano vicini e fuggono via per paura di noi. Come sono diversi dai mille pesci colorati e diversi del Mar Rosso che vengono a curiosare contro il vetro delle maschere senza paura. Noi pinneggiamo tenendoci per mano, una murena esce dal suo rifugio e ci guarda passare.
La natura si mostra incontaminata ai nostri occhi. Distanti vedo passare due piccoli tonni, te li indico e mi stringi la mano per dirmi che li hai visti.
Il tempo scorre veloce, so che è già ora di tornare sulla barca. L’ho noleggiata solo per la mattina per non stancarci troppo e perchè noi dobbiamo vivere intensamente tutte queste nostre ore rubate.
La barca è lì ad attenderci e risaliamo afferrando la mano tesa di Rosario.
Senza nemmeno asciugarci ci stendiamo sul tavolato di prua per riscaldarci al sole del mattino. Sento lo sguardo di Rosario sul mio corpo quasi nudo, sono certa che anche tu ti senti accarezzata dai suoi occhi neri e curiosi.
Il lento e dolce rollio della barca e i suoi silenziosi rumori sono una morbida melodia che invita al torpore. Il tuo braccio caldo contro il mio, il tuo profumo mi avvolge e inebria. Giro il viso e ti guardo, spio il tuo profilo, la bocca seducente, il naso diritto, gli occhi semichiusi, i lunghi capelli bagnati poggiati sul legno.
Ti guardo e subito nasce il desiderio, come sempre quando poso lo sguardo su te.
Sfioro con un dito la pelle del tuo braccio e subito volgi il capo, sorridi.
Mi sollevo sul gomito, mi allungo verso di te e ti bacio. Un bacio leggero sulle labbra morbide e tiepide. Poi la bocca si schiude e invita la mia lingua a giocare con la tua.
Rosario ha occhi solo per noi, il suo sguardo una carezza lasciva. Ha già avviato il motore da qualche minuto e lentamente conduce la barca per vie d’acqua che conosce a memoria. Potrebbe pilotare a occhi chiusi ma i suoi occhi ora sono ben aperti e non guardano il mare.
Non riesco a smettere di baciarti. Il tuo sapore nella bocca, il profumo della tua pelle scaldata dal sole mi travolge. So di non poterti resistere. Sei padrona dei miei sensi e dei miei desideri. Prendo un seno nella mano. E’ morbido e caldo sotto il leggero tessuto. Lo stringo, ti sfugge un gemito. La tua lingua ora danza al ritmo del desiderio nella mia bocca.
Mi sussurri parole d’amore. Mi vuoi come io voglio te. Il mondo veda pure il nostro amore che si rivela senza pudore.
Guardo Rosario, gli offro un generoso extra se ritarda il rientro in porto.
Non si fa certo pregare. Porta la barca in una piccola caletta isolata e deserta poco distante. Spegne il motore e butta in mare l’ancorotto. Mi chiedo, in un angolo del cervello annebbiato dai sensi e dal caldo del sole, se lo faccia per il desiderio dei soldi offerti o se il desiderio sia un altro. La risposta al mio dubbio arriva quasi immediata quando, senza alcun imbarazzo, si porta una mano sul pantaloncino per sistemare meglio il cazzo che si rivela già duro ed eretto sotto il pantaloncino aderente, una grossa macchia bagnata all’altezza del glande.
Sorrido e gli faccio segno che tutto va bene.
Quando ti tolgo il reggiseno e libero i tuoi seni bellissimi e morbidi, i capezzoli già eccitati dalla mia mano, mi guardi stupita e mi fai segno con gli occhi che c’è Rosario che vede. Ti sussurro che tutto va bene.
Ridi, e so che la voglia già si sta facendo strada dentro di te, so che il tuo sesso è umido sotto il costume bagnato e che non è solo acqua di mare. Oggi mi sento così, strana e senza inibizioni.
Voglio fare l’amore con te qui, su questa piccola barca, esposte allo sguardo curioso di uno sconosciuto e in mezzo ai rauchi gridi dei gabbiani in alto sulle falesie.
Mi alzo e ti lascio sdraiata, la pelle ancora bagnata di acqua salata. Prendo dal mio borsone qualche banconota e le allungo a Rosario, che probabilmente non avrebbe problemi a stare qui tutto il tempo senza alcuna mancia. Ma lui accenna un sorriso e le afferra.
Poi mi giro e, in un equilibrio un po’ precario, mi slaccio i laccetti dello slip che senza rumore cade sul fondo della barca, seguito subito dopo dal piccolo reggiseno.
E rimango nuda, in piedi davanti a te. Nuda, accarezzata dai tuoi occhi e da quelli di Rosario che sento scivolare sulla pelle abbronzata.
Mi guardi con occhi pieni di stupore quando mi inginocchio tra le tue cosce, ti sfilo il piccolo slip. Ora sei nuda anche tu, come lo sono io. Non la immaginavi così la nostra escursione in barca!
La testa tra le tue cosce, la bocca sul tuo sesso bagnato di desiderio, la lingua che corre a cercare il bocciolo eccitato, ad accarezzarlo con crescente trasporto.
Ti sento già pronta a godere nella mia bocca, il dolce e tiepido miele che ho imparato ad amare e di cui non posso più fare a meno.
Ecco nascere il piacere che ti dona la lingua unito al trasgressivo godimento offerto dallo sguardo eccitato di uno sconosciuto che ti possiede con gli occhi e che forse non riuscirà a fermare il suo desiderio di maschio.
Colgo le prime contrazioni nervose del tuo ventre, le dita tra i miei capelli mi guidano verso il paradiso, mi accompagnano verso l’abisso profondo dei tuoi sensi.
La barca ha un movimento improvviso che quasi mi fa cadere di lato. Una barca è passata vicino alzando una piccola onda, mi afferro con maggiore energia alle tue cosce sudate per non perdere il contatto con la fonte del dolce nettare e della mia emozione.
Due mani ruvide e forti afferrano improvvise i miei fianchi sollevati e offerti al cielo solcato dai voli dei rumorosi gabbiani. Rosario, non una barca. Si è alzato e ora è in ginocchio dietro di me. E’ nudo, sento il suo cazzo duro e teso scivolare tra le mie natiche. Cerco di fermarlo con la mano sollevando nel contempo la testa dal tuo nido dischiuso, ma tu mi fermi. Mi vuoi tenere lì. I tuoi occhi spalancati sui miei mi dicono che sai cosa sta succedendo. Mi sussurri “Lascia che sia così!!”.
E io mi abbandono alla penetrazione dell’uomo, lo sento entrare facilmente nel mio sesso umido e caldo, quasi in attesa. Poi lui si stende sulla mia schiena, mi morde il collo. Odore di maschio, sudore e salsedine. Forti i colpi del suo cazzo dentro di me, lo sento penetrarmi fino in fondo. Ora è lui, con il suo ritmo veloce che conduce la danza della mia lingua dentro di te.
I tuoi occhi stupefatti seguono il gioco inatteso, sentono il mio piacere farsi strada nella mente e nel corpo e finalmente ti lasci travolgere da un lungo orgasmo gridato nel dolce silenzio del mare.
Il tuo piacere mi riempie la bocca, non sei mai venuta così tanto finora. Con le mani afferro i tuoi seni e li stringo, fino a quando le contrazioni del tuo ventre non si calmano.
La bocca piena di sapore e piacere. Sono ancora preda soddisfatta ed eccitata del cazzo dell’uomo dietro di me che mi porta, sapiente e instancabile, al culmine dell’orgasmo dentro al quale mi lascio precipitare senza freni e con un rumoroso sospiro.
Poi lui scivola fuori di me e lascia che mi abbandoni al tuo fianco sul fondo della barca, sul legno scaldato dal sole e dai nostri corpi sudati.
Rosario è in ginocchio, non ha ancora goduto. Si sta masturbando veloce e violento, il glande violaceo e umido, gli occhi incollati sui nostri sessi fradici dai quali ancora cola il piacere.
E finalmente, anche lui libera un urlo forte e selvaggio, che si mescola agli eterni gridi dei gabbiani sopra di noi. Esplode in copiosi getti di sperma che cadono sul fondo della barca arrivando a lambire i nostri piedi, le gambe, le cosce spalancate, umide e sudate.
Senza una parola, poco dopo, Rosario indossa di nuovo i suoi pantaloncini sudici e riavvia il motore riportando la barca lenta al porto nella luce del mattino che volge al mezzogiorno.
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