Pomeriggio romano

di
genere
saffico

Un hotel dalle parti del Pantheon. Sono agitata, nervosa, eccitata, spaventata, intimidita.
E’ la prima volta che ci incontriamo, non era nemmeno previsto solo 24 ore fa.
Poi la sua mail “Sarò a Roma per solo due giorni, dal pomeriggio di domani al mattino di dopodomani. Che ne dici? Ce la fai?”
Un tuffo al cuore. Batticuore. Sudore. Calore improvviso in mezzo alle cosce, là dove tante volte lei ha fatto nascere e morire il piacere, anche solo con una parola, un’immagine, un saluto. Lei.
Cosa mi invento a casa, con mio marito, per andare, che scusa? Un’amica malata che lui conosce? Un convegno di studi classici? Una mostra imperdibile di reperti augustei? Così d’improvviso, solo l’amica malata o un suo lutto grave mi può liberare.
Telefono a Laura, l’amica di sempre “Mi tieni bordone? Devo venire a Roma per incontrare una persona”.
“Ti sei fatta l’amante? Era ora, scema che non sei altro. Ma proprio a Roma dovevi trovartelo?”
Mi spiace dover mentire anche a lei, ma come faccio a dirle che l’amante che devo incontrare è una donna? Come faccio a confessarle questo amore improvviso, imprevisto. Come faccio a dirle che brucio di desiderio per una donna incontrata su un sito di racconti erotici, una donna con cui mi scrivo da mesi, con cui parlo quotidianamente al telefono, con cui da mesi faccio l’amore davanti allo schermo.
E così lei, la donna dei sogni e dei desideri inconfessabili, si muta in un fantomatico amante spagnolo che viaggia per il mondo inseguendo i suoi impegni di manager.
Poi, a sera, Laura telefona. Risponde lui, me la passa “La tua amica Laura. Ha una voce come se fosse successo qualcosa”.
Rimango seria anche quando lei, soffocando il riso, mi chiede se è stata brava a inventarsi la mamma malata.
Alta velocità Milano – Roma, 3 ore e sono arrivata. Un taxi. Alle 11 sono in albergo. La camera è pronta, salgo, è piena di luce in questa mattina romana di primavera. Il letto è grande, spazioso il box doccia, la finestra si apre su una piazza piena di alberi e di monumenti antichi.
Devo solo aspettare. Mezzogiorno, suona il telefono, è la reception. MI avverte che la mia ospite sta salendo. La voce del concierge sembra velata di ironia. Non mi importa, pensi quello che vuole.
Mi siedo sul letto, controllo un’ultima volta se la gonna nera è a posto, se sono chiusi i bottoni della camicetta di seta. L’avrò fatto dieci volte, e ogni volta ho visto che tutto era a posto.
Un leggero bussare. Rimango in silenzio, mi manca la voce, mi sento tremare. La prima volta, ho paura anche se non ho più 15 anni e ho superato i quaranta, sono sposata e ho due figli. Ho paura lo stesso di essere ancora di più travolta da questo amore impetuoso e che esplode come un temporale estivo.
La maniglia si abbassa e lei entra. E la luce della camera esplode!
Eccola. Davanti a me decine di fotografie diventano carne, decine di incontri in videochat diventano realtà viva e palpitante. Lo sguardo, il sorriso abbagliante, le morbide labbra distese. I capelli castani le incorniciano il viso mentre viene verso di me. Mi alzo, resto muta. E’ più piccola di me. Mi tende le braccia, la stringo, senza ben sapere che fare, turbata ed eccitata da un sogno che improvviso diventa vita. Le bacio una guancia, il suo profumo mi avvolge. Sento i seni morbidi e generosi appoggiarsi sui miei. Liberi sotto il leggero cotone i suoi, costretti da un borghese reggiseno i miei.
Si stacca da me. Mi guarda e vengo di nuovo rapita dagli occhi. L’imbarazzo della mia prima volta, forse anche la sua. Sole nella camera di un albergo romano. “Cosa sto facendo?” la mente mi dice in silenzio.
Poi la melodia dolce della sua voce che sussurra sulle mie labbra “Finalmente… Mi sembra impossibile che tu sia qui, che noi siamo qui. Quante volte l’abbiamo immaginato?”.
Poi solo silenzio e sospiri quando le labbra si incontrano. Titubanti e poi più sicure. Delicato un piccolo morso sul labbro, chiudo gli occhi. Con la punta della lingua assaggio le labbra. Le sento aprirsi, mi accoglie. Il suo sapore, la lingua che sfiora la mia. Il bacio diventa passione senza controllo.
Dita corrono tra i miei capelli mentre la stringo più forte. Non sento più i rumori di prima, i clacson nervosi, le grida continue, una musica suona leggera, ma forse è solo nella mia testa.
Le mani, finalmente decise, slacciano la sua camicia, scivolano sulla stoffa che leggera copre il tiepido seno. I capezzoli duri ed eretti cercano impazienti le dita. Un sospiro più lungo, una barriera che cade.
Poi nulla più frena il desiderio e l’eccitazione. Nervosi gesti febbrili slacciano bottoni, abbassano cerniere, aprono piccoli ganci, accompagnano vesti che cadono a terra. Una camicia stropicciata, una gonna, un pantalone.
Dalla finestra aperta sul sole di Roma entra una brezza che sembra il ponentino di quella vecchia canzone. Sedute sul letto ci riempiamo gli occhi di noi. Carezze leggere ci svelano dolci segreti, ci insegnano strade nascoste, ci guidano in tenere e umide oasi dove non si può cercare riposo.
Silenziose parole, mute grida e vibranti sussurri. Le sue mani liberano i seni costretti, la bocca dona l’atteso premio. Non reprimo il gemito che nasce quando i denti si chiudono improvvisi sui piccoli chiodi. Le sollevo il viso, la guardo, di nuovo la bacio.
Senza più freni la bocca scivola lungo la pelle sudata, raccoglie una piccola goccia nel solco tra i seni, riposa un istante nel tenero ombelico per poi precipitare nel suo umido bosco. Cerco con lingua sapiente il bocciolo segreto che già viene offerto alle labbra. Le sue cosce si stringono intorno al mio collo e mi imprigionano nella desiderata prigione. Le mani tra i capelli mi dicono che non c’è libertà da queste catene.
Sento contrarsi i suoi muscoli, sento il respiro che rallenta per poi diventare veloce, e poi finalmente arrestarsi per accompagnare il lungo e profondo sospiro. Mi chiama a sé, la bocca cerca la mia, il sapore del suo piacere si scioglie nel bacio violento che unisce le bocche e le lingue.
Il pomeriggio è pieno ora. La morbida luce del sole mi riempie lo sguardo mentre un brivido eterno e inarrestabile accompagna la bocca che scende lungo il mio corpo nudo, le mani che stringono forte i seni regalando una dolce tortura. Distratta dal piacere che nasce osservo i capelli castani che morbidi mi accarezzano il ventre, scorgo qualche capello bianco che accresce la sua sensuale bellezza. Poi chiudo gli occhi travolta da quella lingua che impazzisce nel mio nido bagnato, da quelle dita errabonde che penetrano nel mio segreto più intimo e alle quali mi dono in completo abbandono.
L’orgasmo arriva lento e improvviso, nasce in silenzio per esplodere in un rumoroso incendio dei sensi. Lei sta ridendo, la bocca in mezzo alle cosce, la lingua che gioca nel nido ricolmo di miele.
Ancora tremante e con il cuore al galoppo la sollevo verso di me. La guardo negli occhi e di nuovo la bacio. Una coscia in mezzo alle sue, la sua tra le mie. Un morbido moto strisciante che si accende adagio e diviene veloce in pochi istanti. Le unghie disegnano feroci percorsi sulle schiene sudate, le lingue si muovono nel ballo nervoso e perpetuo che già conoscono. Le cosce si bagnano di nuovi umori copiosi e questa volta il piacere ci sorprende nel medesimo istante. La bocca incollata al suo collo soffoca un grido sulla pelle profumata di lei che mi chiama sussurrando il nome che voglio.
L’aria della sera ci sveglia nude e assopite, le mani intrecciate, le labbra distese in lieve sorriso. Indossiamo i vestiti abbandonati in disordine ai piedi del letto per correre fuori nella primavera romana. Una rapida cena. Abbiamo ancora una notte prima che l’alba ci sorprenda e separi di nuovo lasciando negli occhi i nostri colori e nelle bocche i nostri sapori.
scritto il
2024-04-27
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