La Signora Scotti

di
genere
etero

La signora Scotti si avvia verso il camerino di massaggi indicatole dalla bella donna addetta al ricevimento, nemmeno sa come si chiama. Forse glielo chiederà la prossima volta. Le è sembrata un po’ strana oggi. Meno professionale del solito. Accaldata, spettinata, con il camice tutto stazzonato, le mancava persino un bottone e sembrava che sotto non indossasse nulla.
Una trascuratezza insolita per quell’albergo a cinque stelle. Una trascuratezza che probabilmente a suo marito non sarebbe dispiaciuta. Suo marito, il Cesare Scotti, grossista di utensileria metallica e che ha “fatto i soldi negli anni subito dopo il boom” ampliando e portando al successo la piccola bottega di ferramenta di papà Sergio. Dio l’abbia in gloria!
Il Cesare Scotti che certamente avrebbe gradito le grazie semicoperte della bella addetta, le tette sode e il culo alto. Attributi, ahimè, non dissimili da quelli della Vittoria, la quarantenne bionda e sposata, che tiene la contabilità della ditta e che allieta spesso i pomeriggi del titolare in attività più “carnali” e per le quali gode di sostanziose gratifiche natalizie che concorrono di certo all’armonia della sua famiglia. Meno della mia.
Ma a 57 anni suonati la Marisa Scotti non ha più molto interesse verso la pancia un po’ flaccida del Cesare, per quanto non sia aliena da pensieri più vivaci e impuri nei confronti di alcuni operai dell’utensileria. E soprattutto nei confronti del Mario che, ogni volta, guarda con vivo interesse le sue tette che, nonostante lei veleggi verso i sessanta, mantengono ancora una loro dignitosa compostezza, grazie anche alla collaborazione di creme e massaggi.
E questo appunto si vuole concedere stamattina. Una bella seduta di massaggi “total body”, come dice sorridendo sotto i baffi l’Enrica, l’amica delle medie con cui si scambia non pochi pettegolezzi. Tanto il Cesare è già partito con il pulmino dell’hotel verso la partenza degli impianti, e speriamo che non si rompa una gamba con questa mania dello sci alla sua età!
Il centro benessere a quest’ora è ancora immerso nel silenzio. L’unico suono è un sottofondo di musica leggera e il lento sgocciolio di un rubinetto non ben chiuso. Mentre cammina verso il camerino la Marisa pensa che a cinquantasette anni non si sente ancora del tutto da buttar via (il Mario, il Mario…!!!), anche se era un po’ di tempo che non si lasciava andare a un momento come quello, puro piacere, libero da pensieri e responsabilità. Anche per quello aveva prenotato con largo anticipo la prima ora della giornata, per essere sicura che non ci fosse nessuno o quasi nella spa.
Appena entra nella stanza destinata al massaggio nota subito con piacere il lettino già pronto, circondato da una luce soffusa e dal delicato profumo di legni esotici. Nel piccolo spogliatoio annesso un leggero e ampio telo di cotone bianco è appoggiato, piegato con cura, sulla panca di legno chiaro dove si siede per prepararsi. Nuda, la Marisa si rimira per qualche istante nello specchio a figura intera fissato alla parete. I seni generosi coronati da due capezzoli chiari fanno ancora la loro discreta figura, la pancia è un po’ molle (certo ma si vede di peggio!!), il pube con il suo pelo folto ma ben curato, le cosce forse un po’ troppo pesanti. Si gira per dare una sbirciata anche al culo che è sempre stato il suo pezzo forte. Soddisfatta indossa il telo leggero che copre a stento le cosce e il seno, si infila la fascia nera di cotone elasticizzato per fermare i capelli e va a distendersi sul lettino.
Appena distesa prova subito quel misto di ansia ed eccitazione che sente ogni volta che si prepara a essere toccata e massaggiata in tutto il corpo da mani che non conosce, siano essere femminili o più spesso maschili. E come ogni volta si chiede se non dovrebbe stendersi nuda e senza il solito telo che alla fine è solo un impaccio, come le dice sempre l’Enrica (“Prova, e vedrai quanto è più rilassante e anche eccitante…”). Questa volta l’emozione aumenta quando entra il massaggiatore che si presenta come Max (“Che mania questa dei diminutivi dei nomi…” pensa la signora Scotti), un bell’uomo bruno già brizzolato, sulla quarantina, due occhi scuri.
Una maglietta bianca aderente che evidenzia due bei pettorali e un addome teso e piatto, un paio di pantaloni di cotone leggero chiusi in vita da un cordoncino e sotto i quali si nota la libertà con cui si muove il suo “affare”. La Marisa lo nota con piacere facendo finta di nulla (“Ma è una macchia di umido che si sta asciugando quella che si vede dove la punta del cazzo poggia sul tessuto?”) e poi si distrae quando lui le sorride guardandola fossa negli occhi "Buongiorno, signora Marisa, pronta a rilassarsi?"
Lei annuisce e chiude gli occhi con un sospiro. Le mani di Max, calde e morbide, iniziano a scivolare con intensa delicatezza sulle spalle nude sciogliendo lentamente ogni tensione. Marisa sente le dita che affondano nella pelle e, quasi senza accorgersene, comincia a rilassarsi abbandonando ogni resistenza e sentendo risvegliarsi qualcosa di assopito. Sente la presenza dell’uomo accanto a sé, il suo respiro appena percettibile. L’effetto è quasi ipnotico.
Max continua il massaggio. Le mani si muovono lente lungo le braccia, il collo, la schiena. Marisa sente il respiro dell’uomo che le sfiora la pelle quando lui si china di lei. Socchiude gli occhi e a pochi centimetri dal suo viso vede il cazzo dell’uomo che si muove libero dentro i pantaloni. Ogni volta che lui si china per arrivare con le braccia a metà della schiena Marisa con eccitata emozione vede il membro quasi contro il suo naso, ne sente quasi l’odore.
Il massaggio si ferma. Max si china verso il suo orecchio e le sussurra “Signora Marisa, le crea problema se togliamo il telo in modo che io possa massaggiare bene i muscoli della sua schiena? Li sento molto contratti”. La Marisa ci pensa qualche secondo, si immagina l’Enrica che le dice di non fare la scema e poi fa cenno di si con la testa temendo che la sua voce possa tradire la sua eccitazione.
Le mani sciolgono il nodo che tiene legato il telo e in un attimo rimane nuda sdraiata prona sul lettino illuminato. Le pare di sentire gli occhi di Max che accarezzano tutta la schiena fermandosi proprio sui glutei che non sono più quelli dei suoi vent’anni ma insomma ancora non sono male.
Il massaggio riprende. Le mani scivolano lungo la schiena, si fermano sulla parte più bassa, le dita seguono i contorni del corpo con una lentezza che sembra studiata. Ogni movimento un invito a rilassarsi, ad abbandonarsi completamente alle sensazioni che la stanno travolgendo. La Marisa non resiste, apre gli occhi e vede il cazzo di Max così pericolosamente vicino al suo naso, così meravigliosamente quasi eretto, la punta che spinge contro il tessuto del pantalone muovendosi su e giù in armonia con i movimenti delle mani sulla sua schiena.
A volte le mani si trattengono sul fondo della schiena e sui fianchi per qualche secondo di troppo, in una carezza che sembra andare oltre il semplice massaggio. Marisa trattiene il respiro, percependo ogni sfioramento e ogni pressione come un invito a lasciarsi andare. Max sembra leggere i segnali che il suo corpo invia, modulando la pressione delle mani in un gioco che la fa sentire pienamente di vitale energia.
"Va tutto bene, signora Marisa? Potrebbe girarsi sulla schiena in modo che possa continuare?” le dice quella voce così profonda e rassicurante.
Ancora una volta la Marisa ci pensa su un attimo. Con un sospiro si gira tenendo gli occhi chiusi e pensando al Cesare (“Chissà cosa direbbe se mi vedesse qui nuda abbandonata alle mani di questo bel tipo…). Poi un sorriso si fa strada sulle sue labbra quando immagina la faccia dell’Enrica quando glielo racconterà.
Ogni movimento di Max ora è come una promessa, un gesto intimo e sensuale. La tensione nell’aria cresce e quando le mani si avvicinano al seno e l’uomo si piega leggermente su di lei il suo respiro caldo le sfiora la pelle. Marisa prova un irresistibile desiderio di muoversi, di spingere la testa un po’ più indietro, come per lasciare che le labbra di Max le sfiorino il collo.
Quando le mani cominciano a massaggiarle i seni e quando i capezzoli rispondono subito al tocco sapiente ed esperto, con un movimento quasi spontaneo Marisa incrocia le braccia dietro la testa e offre i suoi seni pieni e maturi all’uomo che ormai ne è padrone.
Ora le mani di Marisa sfiorano il pene eretto dell’uomo ogni volta che lui si china di più su di lei. Non è solo una sensazione il fatto che quando le dita della donna toccano il membro il massaggio si arresta e l’uomo mantiene la sua posizione.
Le mani scendono lungo l’addome. Marisa si abbandona, non pensa più a Cesare o a Enrica. Le mani scendono per poi risalire di nuovo a sfiorare decise la curva dei seni, ad accarezzare e stringere i capezzoli eretti. Marisa è travolta dall’eccitazione. Le dita si stendono ad accarezzare il cazzo di Max, a coglierne la consistenza, a misurarne le dimensioni.
“Va tutto bene, Marisa! Prenda tutto il tempo che le serve. Nessuno ha fretta!”. La donna si rende appena conto che l’ha chiamata Marisa abbandonando il “signora” che aveva usato solo fino a pochi minuti prima. Le mani di nuovo abbandonano i seni maturi e i capezzoli eretti e dolenti, rimasti a lungo nella stretta di quelle dita. Si muovono lente e sicure verso il ventre contratto, giocano per qualche secondo intorno all’ombelico sudato e scendono sui riccioli scuri del piccolo monte.
Marisa trattiene di nuovo il respiro, il cuore galoppa. Le dita sciolgono il cordino che trattiene i pantaloni che scivolano a terra liberando il desiderio di Max. La mano di Marisa lo impugna dapprima con timidezza, poi più sicura come se avesse preso una decisione. Le dita accarezzano il glande nudo. Gli occhi ora sono spalancati sul membro che vive a pochi centimetri dalle sue labbra.
La tensione e la voglia ormai non possono più essere trattenute. Max si distende sulla donna per raggiungere l’origine del piacere. Le dita si muovono nel nido bagnato, giocano con il bocciolo eretto che sporge tra le labbra umide e gonfie. Marisa spalanca la bocca per liberare l’orgasmo che sta per esplodere. La lingua accarezza il cazzo di Max. Lui si china ancora di più, glielo offre. Marisa lo prende tra le labbra, delicata lo lecca. Poi lui affonda nella sua gola. Quasi la soffoca. Marisa si lascia andare a un lungo intenso piacere che la travolge. Il cazzo le scopa la bocca, lo sperma le riempie la gola. Un poco lo sputa mentre tossisce, poi ne assapora il resto e si lecca le labbra.
Quando tutto finisce Marisa apre gli occhi lentamente e trova quelli di lui che la guardano con un sorriso discreto. “Rimanga qui fino a quando vuole, signora Marisa. Avverto io l’accoglienza che lei sta riposando”. Lei annuisce, incapace di rispondere con le parole, poi con calma si riveste. Sa che ricorderà quel mattino per molto, molto tempo.
La Marisa passa davanti al banco del ricevimento. C’è la tipa di prima, ma si è messa a posto. Ha cambiato il camice, si è pettinata e truccata gli occhi. Bella donna! La guarda e la saluta sorridendo. “Buona giornata signora Scotti, un bel massaggio?” “Magnifico, grazie. Ne farò un altro uno dei prossimi giorni!”
Risale in camera, beve un caffè. Una lunga doccia bollente per poi stendersi sul letto e addormentarsi come fosse notte. Si sveglia quando sente un rumore, il Cesare è tornato e, ansimando, si sta levando la tuta da sci: i pochi capelli arruffati, la faccia paonazza, la maglia termica che a stento contiene la pancia. “Ma sei rimasta qui tutta la mattina? Non potevi andare alla spa? Comunque oggi la neve era pazzesca. Non ti capisco. Ti porto in un paradiso e te ne stai chiusa in camera! Almeno un po’ di fondo potresti anche farlo…”
La Marisa lo guarda con occhi sognanti.
scritto il
2024-11-22
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