Anna la mia vicina di casa

di
genere
confessioni

……….. Ormai la terapia iniezioni era sorpassata, nessun medico le prescriveva più. Sono stato un paio di anni senza farne, all’epoca avevo appena compiuto 17 anni, il babbo mi era venuto a mancare per un infortunio sul lavoro, mentre mamma lavorava in un Supermarket e faceva i turni non distante da casa, rientrando in casa un tardo pomeriggio passato con gli amici trovo sul divano di casa Nicolò un bimbetto all’epoca di cinque/sei anni figlio della vicina assentatasi per andare dal medico; causa un brutto mal di schiena. Entrato mi sono fermato a giocare una mezz’oretta e vado a farmi una doccia eravamo già a fine maggio ed i primi caldi si iniziano a sentire, mentre mi asciugavo suonano la vicina Anna che veniva a prenderlo, Mamma la fa accomodare e chiede cosa gli aveva detto, senza perdersi d’animo “mi sembra di vederla” lombosciatalgia e la sentenza perché la cura possa fare prima effetto iniezioni. [Anna quando successe, era da poco separata, aveva 35 anni cappelli a caschetto castano alta 165/168, un 65 kg, terza abbondante di taglia ed un bel lato ”B” veramente , quante volte mentre stendeva i panni con la scusa della telefonata la osservavo, sempre sorridente, nel periodo estivo era facile vederla in perizoma o mutandine, o scamiciato sopra il ginocchio qualche volta in pigiama corto di quelli che coprono e non coprono e quanti rasponi mi sono fatto, pensando di poterla vedere tutte le scuse erano buone da quanti sogni : è la vicina di casa. Anche lei ancor prima di separarsi dal marito gay con una scusa bussava banale ci suonava, per il sale, per la farina, per una spoletta di filo. Una volta con Giulio che mi era venuto ad accompagnare era senza nulla sotto non volevo credere, o forse aveva il filo interdentale]. Entro in cucina e mi siedo sul divano con il figlio e giochiamo con il telefonino, seguivo i discorsi non facendomi vedere interessato, “per esser sincero tra me e me pensavo, mi piacerebbe………… era …….. uno dei sogni nel cassetto”. Anna, arrivando era tutta in tiro, pantaloni di lino larghi, una maglietta mezze maniche che risaltava decoltè, preoccupata chiede a può rivolgersi ? Lei risponde, quando il buon Mario del terzo piano avesse l’ictus veniva lui continua lei specialmente per le endovenose dovute a carenza di ferro, “ed io zitto”, distolgo l’occhio dal giochino e la guardo, quasi come se fossimo complici del misfatto, “Anna, ho la soluzione te le fai fare da lui ne ha già fatte a me, a suo padre.” Alzato la testa, cercavo con gli occhi di vedere la sua espressione, non sapeva se ridere e piangere, ed ha iniziato a fare due considerazioni: 1° non so chi chiamare, 2° devo per forza iniziare la cura. 3° che chiamo mamma la allarmo inutilmente., con l’espressione di una bambina: va bene, ho solo le medicine” Mamma, va bene per iniziare questa sera siringhe ne abbiamo. Era fatta, dopo anni di visione gratuita di panciate di cazzo duro e seghe, avevo il permesso di toccare e massaggiare il suo mappamondo, Lei rientra in casa a prendere il medicinale e si cambia, io in bagno a prendere il necessario, seguendo un consiglio di mamma era meglio la mia stanza per bucarla lettino singolo, entra con il medicinale; due scatole di Bentelan da tre fiale ed una scatola di Decontril, mamma la indirizza nella mia stanza, cambiata indossa uno scamiciato a cerchi un misto tra giallo ed arancio, e per sua fortuna in casa mi era rimasta una siringa da 5 cc, così a malincuore evitato di bucarla due volte. Rompo le fiale carico la siringa e lei con le mani congiunte davanti osserva tutti i miei movimenti, con la siringa pronta il cotone bagnato, si avvicina al letto alza lo scamiciato si mette a novanta gradi appoggiando le entrambe le mani sul letto, disinfetto un leggero pizzicotto sulla culatta destra ed inietto il medicinale, era interminabile non potevo affondare lo stantuffo della siringa l’avrei fatta gridare dal male, anche perché non conoscevo bene se il Bentelan aveva della lidocaina. Nello specchio riflesso (Anna non poteva vedere) quattro occhi che guardavano la scena, mamma e Nicolò. Finito avvicino il cotone e tiro fuori l’ago, finisco di massaggiarla lei si alza lo scamiciato scende ed il piccolo l’abbraccia. Alla fine sono rimasti a cenare con noi. Il mattino seguente a scuola ho raccontato il fatto a Giulio che è diventato matto, non ci credeva era una storia impossibile. **Questa sarà il proseguo della storia. Chiedo scusa se non sono comprensibile nei miei racconti, sono veri, i nomi sono alcuni di fantasia ed altri veri. La località cerco di ometterla volutamente. Alcune storie sono scritte a quattro mani**
scritto il
2024-10-30
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